Lectures Talks Comments by Antonino Saggio


Tags (categorie): Arte, Architettura, Desideri
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This blog provides audiovisual materials dealing with Architecture and Information Technology. Sources are lectures or classes given by the author or by researchers and students working with him.






Autore: Antonino Saggio, professor of Architecture Rome La Sapienza
Ultimo episodio: 12/03/22 18:35
Aggiornamento: 27/11/24 18:26 (Aggiorna adesso)
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Data: 31/05/24
No alla ricostruzione del fondale al teatro greco di Tindari

 Una critica indispensabile.

Il mio intervento di oggi a "Technology for all" è ruotato su un punto chiave: la relazione tra la costruzione del paesaggio tanto antropico che naturale e le presenze archeologiche. Qui a Tindari riannodare queste relazioni è essenziale per evitare di parlare di “oggetti” ma appunto di relazioni che si rafforzano e vivificano l’una con l’altra. Qui la relazione è da rafforzare ma è ancora fortunatamente presente. In particolare nel teatro che vive come un vero teatro greco che usa il paesaggio come sfondo. Come si sa i romani - i primi conquistatori della terra di Sicilia - odiavano questo respiro mitico con il paesaggio e costruirono massicci fondali che li nascondevano. Anche a Tindari esisteva questo muro ma ne fu ricostruito solo un frammento come una memoria vibratile dal grande archeologo Bernabó Brea negli anni trenta dello scorso secolo.Il mio amico Claudio Lucchesi ha presentato il suo progetto vincitore per il sito archeologico di Tindari che ha.seguito con accuratezza il bando e meritatamente vinto il primo premio. Ma con mia sorpresa ha proposto la ricostruzione proprio del muro romano che se effettivamente dificato chiuderebbe be la vista delle isole. Pur amico gli ho detto: ”Claudio se il muro fosse olografico - visto che parliamo in un convegno tecnologico è anche interessante come proposto (come sapete l'olografia rappresenta un sistema di proiezione illusionistico che fa apparire nell’ambiente come reali oggetti virtuali)e e se lo fai olografico benissimo e ti aiuto anche. Ma se pensi di costruire questo muro realmente - immagino con l'assenzo di forze interne alle sovrintendenza stessa - la considero un’azione contro Tindari e mi batterò sino in fondo perché non sia mai realizzato." Purtoppo dall'emozione mi ero sentito male e le mie critiche sembravano personali, ma tutt'altro: erano solo contro una idea che considero, come ho illustrata, sbagliata e lesiva. Claudio, come i mieii amici non si stupiscono di certo: sanno che posso fare critiche aspre lea tutti.


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Data: 26/12/23
È nata Imprinting: una collana per rilanciare l'architettura Italiana

 «Dietro a tutte le nostre attività intenzionali, dietro al nostro mondo domestico, c’è questo paesaggio ideale creato durante l’infanzia. Esso attraversa la nostra memoria selettiva e autocensurata, come un mito ed un idillio di come le cose dovrebbero essere, il paradiso perduto da riconquistare» Colin Ward

Imprinting” vuole presentare personalità che hanno raggiunto una piena maturità espressiva e che possano dimostrare alla cultura nazionale e internazionale che l’architettura italiana è risorta. Per presentare questa rinascita la collana sostituisce alla narratività basata sul linguaggio, lo stile, e l’ideologia  - come fu negli anni Settanta per La Tendenza di Aldo Rossi e Giorgio Grassi - una narrazione diversa. Innanzitutto  un ruolo centrale assume la presenza di un paesaggio nativo - dalle Alpi alla Sicilia - tanto mutevole nelle diverse regioni italiane quanto fonte di ispirazione e di continua riflessione per gli architetti oggetti delle monografie.  L’Italia è paese dei mille paesaggi, e questi paesaggi operano dentro le personalità sensibili come enzimi del processo creativo: un continuo ripensamento, un rovello creativo, un perenne tradimento dello scontato e del facile. Nessuno ha i nostri paesaggi, nessuno ha questa ricchezza e nessuno come i migliori architetti nostri può far sentire come ciò si trasformi in architettura di oggi con mille rimbalzi, mille negoziazioni, senza nessuna memoria nostalgica, senza nessun genius loci dato una volta per tutte. Ma ricreando e reinventando ogni volta. Questo processo e questa ricerca verso “un paesaggio ideale” dà il nome alla collana Imprinting

 Il secondo aspetto che caratterizza la collana è il legame che gli architetti oggetti delle monografie intessono con un particolare maestro italiano, una sorta di padre ideale. Questo legame dimostra quanto ricca di idee e di insegnamenti sia stata la nostra cultura architettonico e quanto essa sia ancora feconda. Il terzo aspetto riguarda lo sviluppo concreto del progetto. Chi nel disegno a mano libera, chi nei plastici in creta, chi nella pittura, chi nelle possibilità dell’informatica, chi in un rapporto maieutico con la clientela, ciascun architetto ha sviluppato un particolare “come” del. progettare che è di stimolo, riflessione e forse emulazione per i lettori ancora nella loro fase di formazione. La nuova architettura italiana non è risorta sulle ceneri di un approccio linguistico, ma al contrario ha compreso come fare leva sulla ricchezza e sulle varietà dei suoi paesaggi, sulla vitalità della propria cultura architettonica e sulla trasformazione delle difficoltà di questo nostro paese in risorse per l’architettura.  E’ stato molto difficile, ma in fondo ancora una volta ci siamo miracolosamente riusciti.


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Imprinting collana ideata e diretta da Anonino Saggio LetteraVentiude edizioni





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Data: 19/12/23
Esiti Laboratorio di sintesi 2022-2023 prof. Saggio

 

Esiti Laboratorio di Sintesi 2022-2023 Prof. Saggio
Questo Laboratorio di Sintesi ha lo scopo di coinvolgere gli studenti nella progettazione di un edificio di media-alta complessità inserito in un vuoto urbano della città di Roma che presenti implicazioni anche dal punto di vista del disegno urbano, paesaggistico e ambientale. La particolarità del Laboratorio  consiste nel rapporto che si deve instaurare tra il programma, l’area di progetto, i committenti, i previsti occupanti e l’insieme di aspetti teorici e pratici della progettazione architettonica e urbana. Il programma del progetto ricade nel grande ambito della Mixité. Propone di conseguenza una combinazione di attività diverse organizzate a partire da una forte idea d’uso, una "driving force" che motiva il progetto e la sua necessità nella città contemporanea nei termini generali, e nell’area di progetto in particolare. Ogni studente sceglierà un’area specifica per il proprio progetto in un Vuoto urbano - “Urban Void” - localizzato nel settore orientale della capitale lungo le aree molto degradate e abbandonate che si trovano sulle due sponde del fiume Aniene tra la confluenza nel Tevere e il raccordo anulare. Si tratta di un ambito specifico del progetto urbano UnLost Territories (localizzato nella zona est della capitale lungo la via Prenestina) che si occupa specificamente delle aree industriali in dimissione e di altre aree degradate sulle due sponde del fiume Aniene, da questo il titolo del Laboratorio "Aniene Rims". Nell’area prescelta dallo studente, all’interno di una mappatura di possibilità pre-selezionate dalla docenza, ogni studente svilupperà il proprio programma in rapporto con la docenza, ma anche con un promoter o cliente virtuale.
Il Laboratorio è stato organizzato in cicli tematici successivi che dalla scelta dell’area, al programma, ai concetti spaziali, distributivi ed espressivi, al ruolo delle acque ed ha sempre visto  una o più lezioni teoriche, revisioni personali e collettive e consegne. L'intero materiale con l'audio delle lezione è disponibile al sito del Corso. Il complesso intreccio delle prassi promosse dal corso si appoggiano oltre al sito,  anche alle mappe google  ed a un blog del corso  da cui si accede all’insieme di blog di ciascuno studente in una fitta rete di condivisone necessaria ad affrontare una esercitazione progettuale oggi.



 Vedi un breve Film You tube con tutti i progetti e i partecipanti

Qui sotto una selezione di alcuni progetti. Dal nome dello studente si accede al Link al Blog personale con il lavoro completo finale e a tutto il percorso di ricerca compiuto dall'inizio del Laboratorio.
Lorenzo Marianihttps:/ / lorenzomarianisintesisaggio.blogspot.com/


Luca Martinohttps:/ / lucamartinosintesisaggio.blogspot.com/ 2023/ 02/ tavole-esame.html

Stefano Pontanihttps:/ / stefanopontanisintesisaggio.blogspot.com/ 2023/ 02/ esame.html


Simona Rossettihttps:/ / simonarossettisintesisaggio.blogspot.com/ 2023/ 02/ esame.html
Federica Zappalortohttps:/ / francescazappalortosintesisaggio.wordpress.com/ s-h-a-r-e-i-t-center/

Ilaria Ruggerihttps:/ / ilariaruggierisintesisaggio.blogspot.com/ 2023/ 02/ esame.html

Simona Rossettihttps:/ / simonarossettisintesisaggio.blogspot.com/ 2023/ 02/ esame.html


Chiara Corsetti <corsetti.1797887@studenti.unitoma1.it >
https:/ / chiaracorsettisintesisaggio.wordpress.com/

"V.E.R.A. - Violence Emergence Recognition and Awareness" - Centro di rifugio, assistenza e sostegno alle donne vittime di abusi e violenza domestica

Martina Faettini <martina.faettini98@gmail.com>
https:/ / martinafaettinisintesisaggio.blogspot.com/

"KATA" - Centro per lo studio e l'apprendimento delle arti marziali
verifica del 12 dicembre. sufficiente ma si richiede maggior Lavoro

Ludovica Marsiglia <marsiglialudovica@gmail.com>
https:/ / ludovicamarsigliasintesisaggio2022.wordpress.com

Guido Martella <guido.martella98@gmail.com>
https:/ / guidomartellasintesisaggio.blogspot.com/

Emanuele Mazzanti mazzanti319@gmail.com
https:/ / emanuelemazzantisintesisaggio.blogspot.com

Giulia Montanari <giuli.montana9@gmail.com>
https:/ / giuliamontanarisintesisaggio.blogspot.com/
"SYNERGY SPORTS" - Lo sport che lega due mondi, centro sportivo paralimpico

Federica Mercuri <federica.mercuri19@gmail.com>
https:/ / federicamercurisintesisaggio2022-23.blogspot.com/

"PROGETTO ARIA" - Struttura per il reinserimento e recupero del detenuto in condizioni di libertà negata

Maria Daniela Panzetti<marziadanielapanzetti@gmail.com>
https:/ / marziadanielapanzettisintesisaggio.blogspot.com/


Lucrezia Strombino, <lucreziastrombino@gmail.com>
https:/ / lucreziastrombinosintesisaggio.blogspot.com/
"SCUOLA DEL METAVERSO" - Scuola di formazione di realtà virtuale

Gregori e Morellini non hanno tavole finali


 















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Data: 07/11/23
Claudio Catalano "Oltre Umano Per un'architettura del vivente"

Cosa ci vuole per fare un ottimo libro? Tre cose, al solito.

Innanzitutto un autore intelligente, coltissimo che non sia interessato a carrierine e che abbia invece la ferma volontà di dire cose nuove; poi una casa editrice, che non persegua comparsate da Vespa e sia di nicchia; infine, un editor mezzo matto che ci lavori con ferrea determinazione perché vuol fare di un ottimo libro un capolavoro.

Questo lavoro di Claudio Catalano compie in cinque capitoli un viaggio incredibile e appassionante. Sapete quando ricorra al primitivo per far capire l'essenza di molte questioni? Ebbene il primo capitolo di questo libro ripercorre la centralità di questo mondo attraverso la migliore letteratura - come l'adorato John Campbell - e le più aggiornate scoperte. Il secondo capitolo è dedicato al mio fratello perduto: Johann von Ueküll. Non sapete chi sia? Meglio! Johann dimostra scientificamente che esistono molti mondi paralleli coesistenti, e che ogni essere ha il proprio. È una prova determinante di come il concetto di Informazione possa guidare la comprensione del mondo di oggi. Gli ultimi tre capitoli descrivono la tesi di "Oltre Umano". Se vogliamo veramente costruire una cultura ecologica dobbiamo ricominciare da un Grado Zero e eliminare le barriere artificiose che abbiamo dovuto sin qui costruire. Vi è continuità tra minerale, vegetale, animato.

Non ci credete? Bene leggete la preview - con la mia prefazione 'Dal Fuoco Veniamo' - prima di comprarlo. Il libro è anche in Kindle, così Alexa ve lo legge mentre state in auto o in autobus

Claudio Catalano, "Oltre Umano Per un'architettura del vivente", Vita Nostra Edizioni, Roma novembre 2023




Amazon: https:/ / www.amazon.it/ .../ B0CLH618HH/ ref=tmm_kin_swatch_0...
Preview: https:/ / www.academia.edu/ .../ Claudio_Catalano_OltreUmano...
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Data: 02/10/23

 Appena uscito con i tipi di Vita Nostra Edizioni, nella mia collana "gli Strumenti", il libro di Andrea Ariano "Infocity Città informatica società: Impatti locali e globali da una prospettiva ecologica" con una prefazione di Roberta Amirante.

Il libro rappresenta una ampia e aggiornatissima mappa tanto concettuale e metodologica che ricca di esperienze concrete al grande tema della città dell'informazione (quella che si chiama comunemente "smart city"). Se non avete troppo tempo di cercare, sicuramente questa lettura vi chiarirà parecchio cosa è in gioco.

Ecco quanto ho scritto per presentare il libro in quarta di copertina:

Quanto eravamo ingenui e felici nel 1998. Pensate, internet era ancora in fasce, google non esisteva, i telefoni cellulari erano ancora monotasking. Internet of things, Facebook e BlockChain neanche a pensarci.

Eppure avevamo chiarissimo che eravamo già nella Rivoluzione informatica e che questa rivoluzione era epocale e nitida  er l’idea che l’architettura doveva rispondere e forse introiettare su di sé il livello più potente dell’Informatica: l’interattività.

Venticinque anni dopo il mondo è cambiato “totalmente”. Innanzitutto siamo molto meno felici, anzi preoccupatissimi. L’informatica ha incredibilmente ampliato il nostro livello “comunicativo”, ma ha molto meno influenzato la soluzione delle crisi sociali ed economiche del mondo. Il tasso di alfabetizzazione, le differenze tra nord e sud, i fenomeni drammatici dell’emigrazione sono forse diminuiti? Certo che no.

Inoltre il mondo e l’ambiente è sempre più compromesso. Nel 1998 quasi non ci pensavamo, o meglio credevamo fossero problemi solo per gli specialisti. Ma nel frattempo il sistema-pianeta è precipitato e ormai come tutti sappiamo siamo sull’orlo di un burrone. Non solo: speravamo che l’informatica permettesse di  creare un vero “rebuilding nature” nelle aree dismesse e abbandonate dalla rivoluzione industriale: un fenomeno avvenuto solo in parte troppo spesso dominato dalla sola rendita fondiaria. Come se non bastasse in questi venticinque anni abbiamo scoperto che la relazione tra sistemi informatici e ambiente è molto nociva visto, in particolare l’estremo uso di energia dei server ha ricadute ecosistemiche molto pesanti.

Lo scenario appariva già abbastanza plumbeo anche senza, il Covid e la guerra in Europa, che invece incredibilmente ci sta ancora coinvolgendo.

Il libro di Andrea Ariano affronta proprio queste crisi e scandaglia con sguardo fermo i pro e i contro dell’utilizzo degli strumenti informatici nella città contemporanea. La crisi che articola il testo e i numerosi esempi che fornisce è almeno duplice: da una parte la questione ecologica, dall’altra quella tecnologica. Come suggerito dall’autore, forse le ipotesi di soluzione non possono che basarsi su una nuova e potente interconnessione tra queste due aree. E cioè deve avvenire tanto alla scala locale che a quella globale. Infocity Città informatica e società presenta una struttura tripartita: nella prima parte viene definito un quadro di riferimento a partire dalle tre parole chiave richiamate nel titolo, nella seconda vengono approfondite diverse tecnologie che riguardano la scala urbana che viene di norma definita “smart city” e nell’ultima vengono presentati quattro casi studio ritenuti significativi. Premesso da un saggio di Roberta Lucente, il libro si impone come indispensabile punto di riferimento per comprendere le grandi crisi dell’oggi e per pensare alle strategie di progetto per affrontarle.  


Disponibile anche in Kindle a questo Link


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Data: 10/11/22
Lezione di oggi

https:/ / drive.google.com/ file/ d/ 1K58kEBgV_Vwu2UTfJtFAnjChoKPM6ogI/ view?usp=drivesdk
Inviato da iPhone
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Data: 10/11/22

I segreti di Vincent van Gogh
Rachel Paul e Theo 5 novembre 2022



  •              9,00 €           goog_1897824814

Ogni pittore, e certamente Vincent van Gogh, nasconde dei segreti nei suoi dipinti. Questo libro ne rivela alcuni, in particolare la centralità della figura di Rachel, la giovane di Arles cui Vincent portò l’orecchio mozzato la notte del violentissimo alterco con Paul Gauguin. Con rigore filologico, una cronologia puntuale, la ragionata bibliografia, il libro fornisce una ricostruzione completamente diversa da quella fornita da Gauguin in Avant et Après, il libro delle sue memorie pubblicate a quindici anni dai fatti. Era una versione completamente falsa, ma - ripresa migliaia di volte acriticamente - passa ancora per verità.
Una interpretazione inusuale dell'arte di van Gogh  accompagna il lettore nello scrutare ogni dettaglio di alcuni quadri emblematici non solo per capire le ragioni del tragico destino del pittore,ma per meglio comprendere i motivi della sua arte. I quadri di van Gogh ci parlano più di qualsiasi spiegazione verbale, ci dicono che le cose (la bibbia, gli oggetti, i fiori) sono per lui persone e, reciprocamente che noi siamo le nostre cose.

Il lettore di van Gogh segreto, pubblicato nel 2011 dall'editore Kappa di Roma, troverà in questa nuova edizione molte pagine in più, rilevanti aggiornamenti bibliografici e specialmente un capitolo completamente nuovo dedicato a Strada con cipresso sotto un cielo stellato del maggio 1889 di cui - per la prima volta - vengono rilevate la storia, la ragione e i tanti segreti.
In Amazon il prezzo del libro è scontato.

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Data: 29/09/22
Inizio Corsi a Sapienza
Sono inziati i corsi a Sapienza


Link al sito del corso di sinjtesi
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Data: 18/09/22
Esiti Laboratorio di Sintesi 2021-2022 Prof. Saggio


Questo Laboratorio di Sintesi ha lo scopo di coinvolgere gli studenti nella progettazione di un edificio di media-alta complessità inserito in un vuoto urbano della città di Roma che presenti implicazioni anche dal punto di vista del disegno urbano, paesaggistico e ambientale. La particolarità del Laboratorio  consiste nel rapporto che si deve instaurare tra il programma, l’area di progetto, i committenti, i previsti occupanti e l’insieme di aspetti teorici e pratici della progettazione architettonica e urbana. Il programma del progetto ricade nel grande ambito della Mixité. Propone di conseguenza una combinazione di attività diverse organizzate a partire da una forte idea d’uso, una "driving force" che motiva il progetto e la sua necessità nella città contemporanea nei termini generali, e nell’area di progetto in particolare. Ogni studente sceglierà un’area specifica per il proprio progetto in un Vuoto urbano - “Urban Void” - localizzato nel settore orientale della capitale lungo le aree molto degradate e abbandonate che si trovano sulle due sponde del fiume Aniene tra la confluenza nel Tevere e il raccordo anulare. Si tratta di un ambito specifico del progetto urbano UnLost Territories (localizzato nella zona est della capitale lungo la via Prenestina) che si occupa specificamente delle aree industriali in dimissione e di altre aree degradate sulle due sponde del fiume Aniene, da questo il titolo del Laboratorio "Aniene Rims". Nell’area prescelta dallo studente, all’interno di una mappatura di possibilità pre-selezionate dalla docenza, ogni studente svilupperà il proprio programma in rapporto con la docenza, ma anche con un promoter o cliente virtuale.
Il Laboratorio è stato organizzato in cicli tematici successivi che dalla scelta dell’area, al programma, ai concetti spaziali, distributivi ed espressivi, al ruolo delle acque ed ha sempre visto  una o più lezioni teoriche, revisioni personali e collettive e consegne. L'intero materiale con l'audio delle lezione è disponibile al sito del Corso. Il complesso intreccio delle prassi promosse dal corso si appoggiano oltre al sito,  anche alle mappe google  ed a un blog del corso  da cui si accede all’insieme di blog di ciascuno studente in una fitta rete di condivisone necessaria ad affrontare una esercitazione progettuale oggi.



 Vedi un breve Film You tube con tutti i progetti e i partecipanti

Qui sotto una selezione di alcuni progetti. Dal nome dello studente si accede al Link al Blog personale con il lavoro completo finale e a tutto il percorso di ricerca compiuto dall'inizio del Laboratorio.

Tutte le lezioni anche in Video dalla Pagina Web del Corso



Lorenzo De Maria


Nelu Dragomir

Flamina Feliciangeli
Paolo Mezzadri
William Proietti

Laura Pelliccia
Alice Trabalzini





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Data: 25/06/22
Breviario Pattese

Ciaola 25 agosto


La torre di Piraino ha anche una storia tutta personale. Durante l'ultimo anno di vita,  mio padre era triste e provato. Diceva spesso di sentirsi "usurato". A volte il pomeriggio andavamo proprio qui alla torre Ciaola di Piraino. Lui andava a parlare con il professor Napoli. Era un monsignore e suo insegnante di latino e greco negli anni dieci e venti. Ma credo soprattutto che il professor Napoli fosse un suo mentore a tutto campo, una persona di cui aveva grande stima e con cui confidarsi. Stavano insieme in questo lungo balcone di una costruzione di quelle degli anni 60 senza arte né parte. A me mio padre diceva di fare una passeggiata alla torre. Io non capivo perché, ma mi incamminavo solo soletto lungo la statale per vedere la torre. Avevo 11 anni. Non mi sono mai chiesto cosa si dicessero I due uomini sul balcone. Stavo lì a guardare la torre forse un poco a pensare ai pirati. Obbedivo con la massima naturalezza a quanto il papà mi diceva. Punto e basta. Tutto mi è tornato in mente solo ieri che sono più vecchio di mio papà allora dopo queste visite dal professor Napoli. Era il dicembre del 1966 quando ci furono i funerali e ricordo il professor Napoli chiamare: "Raffo, Raffo"


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Tindari 27 agosto 2021 ambulatorio


Sono stato a Tindari al calar della sera, ed ecco che vi mostro. Questa piccola costruzione che negli anni cinquanta e sessanta era un ambulatorio. Per le poche anime di Tindari, arrivava qualche giorno a settimana il medico e li visitava. La cosa bella è che il medico era mio zio! Pure lui si chiamava Raffo Saggio, come il mio papà. Lo zio Raffo era simpatico ed un gran scavezzacollo. Ho trovato lettere a mio nonno in cui si parla di sue imprese da giovane e mio padre che gli voleva un bene dell'anima che intercedeva. Lo zio Raffo oltre che medico è stato un amato e bravo sindaco di Gioiosa (a lui si deve la strada belvedere che porta alla stazione e la piazzetta con Fontana) ma soprattutto lo zio Raffo era un grandissimo giocatore. Si raccontano sue imprese memorabili, tipo che dopo aver giocato in tutti i circoli di Gioiosa partiva per il casinò di Venezia e a quei tempi non c'erano autostrade. Era sempre accompagnato da un amico-scudiere. Che aveva un buffo soprannome, che ometto. Tornava da queste sue incredibili imprese e magari la mattina eccolo là a Tindari sorridente. Un tipo fantastico lo zio Raffo, una specie di Clark Gable nell'aspetto. Con quel tono scanzonato e divertente, ovviamente grande amatore, ho paura oltre i limiti di una graziosissima moglie, la zia Masina. Me lo ricordo  benissimo quando fu ricoverato all'ospedale di Patti, per un infarto, e lo andai a trovare (cosa che devono fare anche i bambini!). Dimesso continuò tutto come se niente fosse. Dopo due mesi arrivò il secondo. Mori, che aveva solo 44 anni lo zio. Che dolore anche per me piccolo, appena lenito dai fantastici regali che mi portava sempre ai giorni dei morti, via la zia Masina. Ma io ero fermamente convinto che fosse proprio lo zio Raffo che si ricordava di me.


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Tindari due l'albergo.

28 agosto


 Molto difficile da spiegarvi come mai la mia prima notte in Sicilia fu proprio qui, in questo posto che è l'albergo di Tindari che è rimasto quasi uguale. L'albergo lo vedete da voi. Affaccia sulle Eolie e la terrazza dà sui laghetti di Marinello, certo oggi bisogna mettersi una mano a destra tipo paraocchi  per non vedere Lui, l'orrore del vescovo Pullana, ma ai tempi di cui vi narro non era stato ancora dismesso lo splendido antico santuario. 

Arrivavo da Roma dove ero nato negli anni in cui il mio papà lavorava a Palazzo  Madama. Il mio primo ricordo allora è di mattina in una camera di questo albergo con papà mamma e me nel letto grande, gli scuri chiusi. Sentivo mamma e papà felici  e allegri e anche io lo ero per effetto specchio. A un certo punto arriva  in camera  una ragazza giovane giovane con i capelli neri e ricci e con un enorme vassoio. Ricordo mio papà  e mia mamma parlarle divertiti. Pochi mesi dopo divenne la nostra Rosetta  e per me amica di giochi divertenti e maestra di semplici pietanze di cui ancora ho in bocca il sapore. Per esempio la colazione delle dieci fatta con pomodori, aglio, origano e olio. Che semplice bontà e che bellezza quei colori !


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Vento


30 agosto


È mamma o moglie la madonna di Tindari? Una cosa è certa però, il Vento a Tindari è padre, anzi papà. Vedete qui la lapide che ricorda la poesia di Salvatore Quasimodo. Sta lì, tutta sola, in una parete malmessa nell'edificio dell'ambulatorio di mio zio Raffo e mai nessuno ho visto fermarsi a leggerla. Ma che peccato! O forse ha ragione: troppo abisso, troppa differenza. 

Nella  seconda parte degli anni venti, Salvatore Quasimodo faceva il geometra a Reggio Calabria; un giorno, dopo tanta solitudine, prende il traghetto e si incontra con un amico, finissimo uomo di animo, di lettere e di legge: Salvatore Pugliatti. Dopo qualche incontro, Quasimodo decide di rompere la timidezza e dà a Pugliatti  un manoscritto di versi. Pugliatti leggendo sobbalza. "Ma questo tesoro vero è". E lo fa conoscere al mio papà, suo amico di università che vive a Patti.  Voleva fare il pittore mio papà, aveva girato l'Europa e animerà una bella rivista di fronda che si chiamava "Vita nostra". Era  una sorta di fascista controcorrente alla Pagano. Anche lui pagherà un prezzo salatissimo.

Mio papà si entusiasmò pure di più (siamo facili agli entusiasmi noi) e invita i due giovani a Patti e soprattutto a Tindari. A loro si aggiungono altre anime elette, il poeta Vann'Antò, Glauco Natoli, Carmelo Sardo Infirri e via via altri. Si autodefiniscono la Brigata. Tindari è il luogo di elezione. Diciamola tutta, Tindari è forse il più bel luogo del mondo. Con quel teatro greco, vero scrigno che guarda le Eolie, con quel santuario antico, con quelle viste sul filo di Milazzo da una parte e dall'altra, lontano sino a Capo Calavà,  con il monte Giove in basso tra ulivi e vigne che arrivano al mare e con quelle mura di cinta messe su da marziani veri in enormi blocchi di pietra. E poi le passeggiate della Brigata, giù giù verso i laghetti con il vento e gli amici a scherzare ma, conoscendo i tipi, a declamare. Trent'anni dopo, mio padre  riesce grazie all'amico sindaco Titta Sciacca a far mettere questa lapide proprio a Tindari con la splendida poesia che Quasimodo scrisse per ricordare quell'intramontabile vento.


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La Madonna nera 29 agosto


Questi sono sempre "parte" integrante di Tindari. Sono i laghetti di Marinello, ma sono giù giù ad una distanza incredibile che si coglie solo se si vede qualche formichina sulla spiaggia. La tradizione li lega alle lacrime di Maria, e sin qui tutto a posto. Ma i problemi serissimi nascono quando si scopre che Maria qui è nera. Non abbronzatella ma nerissima, un tizzone. Come caspita sarebbe una Madonna nera? Se uno si mette a cercare (l'ho fatto in passato) si scopre che ne esistono diverse decine del mondo, ma questa di Tindari è una delle più importanti, conosciute e celebrata ad inizio settembre con pellegrini che fanno notevoli distanze per omaggiarla. Tutti conoscono Tindari per il romanzo di Camilleri, ma invece quello che si deve conoscere è "Dalla parte degli infedeli" di Sciascia. Qui il maestro scopre e racconta della rimozione del serio e austero vescovo di Patti, monsignor Ficarra, antifascista quanto poco propenso a prostrarsi agli affarucci Dc, per l'ossequiente-magniloquente monsignor Pullana il promotore del nuovo Virulento santuario a Tindari e di una abnorme e  inutile crescita del vescovado di Patti. Studiando sopra e sotto ho scoperto del culto per la dea Iside che dagli egizi era continuato nel variegato mondo pagano. Iside oltre che nera aveva sempre un alto copricapo e un bambino in petto. Esatta esatta la Madonna nera del Tindari. Indi è logicamente ipotizzabile che sia proprio questo culto "pagano" che viaggia tra i cristiani e si trasforma nella Madonna nera del Tindari e non perché le candele ne avevano annerita una effige come sfiorando il ridicolo fu detto per evitare l'imbarazzo  di una Maria nera. E tornando a Sciascia sapete  cosa si scopre? Che Ficarra aveva scritto un saggio proprio sulla ibridazione in Sicilia tra culti pagani e cristiani. Un'altra mezza prova me l'ha data il mio amico archeologo Michele Fasolo che mi ha fatta vedere una statuetta con alto Polos e bambino  al museo archeologico di Lipari. Anche io la Madonna di Tindari la eleggo a mia Madonna. Non mi importa affatto che sia nera, anzi mi sembra una bellissima cosa, di questi tempi.


 https:/ / www.facebook.com/ 1278034045/ posts/ pfbid02UatvY69Z2JLVyMpHMSqJFp5qSrjPfAtkM7PCoVqfrWixVHHemVoSwa5RbMjxEpjHl/


San giorgio 26 agosto


Adesso vi racconto questa foto, così incredibilmente insignificante! Anche questa foto ha una storia tutta personale. Si trova a San Giorgio, frazione monstre di Gioiosa. Questa casa immaginatela ad un solo piano con niente attorno (oggi invece san giorgio è una specie di Tor Vaianica). Era credo la primissima casa costruita da un emigrante, con orgoglio a San Giorgio. Mio padre la affittó affinché io mia madre e la nostra Rosetta stessimo al mare mentre lui continuava a lavorare alle sue cause  al Tribunale di Patti. Io e mamma facevamo lunghissime camminate in una spiaggia infinita per arrivare  al mare. Mia madre era simpatica e divergente, ma aveva regole atroci come quella delle due ore prima di fare il bagno. Dietro la nostra casetta viveva un pescatore che a volte ci portò nella sua barca e sua moglie, lla signora Nina. Mia madre ci parlava in  dialetto con la signora Nina! Cosa per me incredibile! Dialetto veneziano-triestino ma si capivano! La nostra casa era un forno autentico. E io facevo come si vede in Baaria. Stavo in mutande sul pavimento il pomeriggio. Era vacanza, credo che mio padre però non avesse proprio la struttura mentale della vacanza, credo la giudicava abitudine da ripudiare: lui era sempre "teso" come mi dice di fare il mio amico Antonio.




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Villa pisani 27 agosto


Ho continuato il mio giro delle visite. Questa è la Villa Pisani. Ci andavamo forse ogni mese con il papà e stavamo nella enorme terrazza che dava sul mare di Patti Marina. Era abitata da due vecchietti che erano sui zii. Lo zio credo si chiamasse Diego ed era il fratello della sua mamma. L'enorme Villa, con delle zone falso archeologiche sul retro, degli acquedotti sospesi, stalle eccetera era una donazione del Nobile Ceraolo (ancora c'è la scritta sul cancello!). Il Nobile Ceraolo, aveva come amministratore l'avvocato Pisani mio bisnonno e lasciò tutto a lui che a sua volta divise con precisa gerarchia alle due figliole Nina e mia nonna Concetta e poi ai due maschi: la Porticella, quasi un feudo, e Galice, un aranceto solcato da cipressi sul mare,  il luogo del mio imprinting, e questa Villa incredibile sul mare a Patti Marina!  Dicevo ci andavamo  in visita ai vecchietti sempre sulla enorme terrazza sul mare. A me era concesso andare nello studio dove vi erano le vestigia di un avolo garibaldino. La camicia rossa bella piegata nella bacheca e una pistola con cui mi pare guerreggiavo! Ricordo una volta la zietta dire preoccupatissima a mio padre …"Raffo ma che succede qui? non è che ci tolgono il mare" mio padre svicolava. Costruirono un bel palazzo e di cinque o sei piani che tappó tutto. I due zii ne morirono poco dopo, naturalmente.  La Villa oggi, pur chiusa in un suo recinto astratto che la isola dalla sua storia, almeno ha una funzione pubblica e non è finita come la tonnara fatta a pezzi. Io sbircio dal cancello, leggo del nobile Ceraolo a cui tutto si deve, vedo le costruzioni archeologiche  del giardino dove sempre solo mi facevo qualche piccolo film salendo qua e là.


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Galice 1 settembre


Questa è Galice, il luogo del mio imprinting. Quasi tutti i miei studenti sono passati attraverso questo durissimo esercizio: partire da un luogo della propria infanzia e da lì estrarre qualche elemento che - nei più bravi - fiorisce nel progetto. L'ho fatto anche io l'esercizio, se no non aveva senso chiederlo a loro. Ieri sono andato a ritrovarlo Galice, tra Patti e Mongiove. Galice era proprietà di zia Nina, la sorella di mia nonna Concetta. La zia Nina portava sempre il lutto, da quando il marito morì nel terremoto di Messina. Lei, incinta di suo figlio Pietro, non andó alla prima del teatro, ma lì le morì il marito. Nel 1908. E sempre portó il lutto. Io la ricordo la sera, vestita di nero con altre signore e mia madre a fare la maglia. La più notevolissima era Giovanna, sua nipote, che era rimasta a casa e aveva perso entrambi i genitori nel crollo del teatro. Era cugina prima di mio papà. Ma tra loro non era semplice cuginanza, era grande e vero affetto che li legava. Mia zia Giovanna cedette la sua camera da letto a noi. E mio padre al solito a lavorare al Tribunale. Ogni tanto veniva a pranzo e a riposare il pomeriggio. A pranzo - mi ha ricordato Giovanna, che ho felicemente incontrato ieri (la nipote della zia Giovanna) - tutti i bimbi stavano buoni e rispettosi "C'è lo zio Raffo", ne sentivano credo l'aura. Ogni tanto passava l'elicottero di suo papà a Galice  e ancora ricordo l'entusiasmo di noi che eravamo una piccola colonia di bambini, inclusi i forzuti e abbronzati figli dei contadini che avevano una stupenda casa proprio lì con uno spiazzale circolare multifunzionale davanti in cui ci si faceva di tutto: dalla vendemmia ai giri in macchinetta. Naturalmente il luogo dell'imprinting non sono queste cose, ma la struttura fisica del posto: le file magnifiche di cipressi, il giardino (di aranci e limoni, per chi non capisce), la stretta e dritta strada al mare tra le vigne (oggi ulivi) da cui è presa questa foto, ma sopra a tutto, ripeto,  i filari dei cipressi. A Galice ci si perdeva facile: ricordo un tardo pomeriggio che pure mio padre percorsa una di queste strade di filari di cipressi in Topolino con me e mia madre, finí dentro  alla fiumara e si impantanó con la macchina. Ricordo il sole del tramonto e lui con il braccio sulla spalla di mia madre. Eravamo impantanati e felici noi tre.


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Turi? 4 settembre


Pontile Marina di Patti. Non avete idea la trasparenza del mare, nel 1964. Il

Mio papà l'estate ebbe l'idea che Alessandro  un ragazzo sui 17 figlio di una sua cliente mi badasse la mattina al Mare. Lui ci accompagnava e veniva a riprendere. Ma la cosa durò poco, forse Alessandro aveva combinato qualche pasticcio con me carusello. Ricordo che allora andammo al mercato a conoscere Turi, che li vendeva i polli. Turi era più grande solido e ponderato di Alessandro ed aveva una Vespa. Soprattutto era un sub e pescava in quel paradiso col fucile e con le trappole. Con Turi andavamo al mare e ricordo le sue tassative istruzioni al papà "Nino ha bisogno di pinne, maschera circolare e boccaglio"  nè più nè meno, forse allora capii la rilevanza degli strumenti? Io e Turi andavamo lì,  in quella limpidezza, all'inizio bevevo un poco, ma a poco a poco imparai. Io seguivo Turi per distanze veramente enormi, attraversavamo tanti diversi ambienti Marini: i sassi, le rocce, la sabbia, le alghe poi di nuovo la sabbia eccetera. ogni tanto Turi si immergeva credo per controllare le trappole, ma mai saggiamente aveva con se il fucile. Devo a queste lunghe passeggiate con Turi la mia mancanza di paura per distanza e fondali. Sono convinto che il mare di qui mi riconosca anche un poco quando ci vado. E mi domanda  di Turi ma vigliaccamente io non lo ho mai cercato, anzi non sono neanche certissimo si chiamasse Turi, secondo me invece si chiamava Filippo. Ma mi ha insegnato ad essere tranquillo e stupito a mare


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Affogarsi 5 settembre


A destra l'edificio di Rocca Bianca. Ai nostri tempi era molto più piccolo ma sempre a due piani, adesso è un feudo, ma piacevole. Vedete laggiù il mare, vedete che distanza dal parcheggio? Qui è la chiave.


Prima  delle storia del pontile, quando avevo un 5 anni andai una volta al mare proprio lì con mio zio Paolo. Si il fratello più piccolo di Giancarlo. Lo zio Paolo era anche lui molto alto e bello, studiava architettura allo Iuav e viveva anche lui a Venezia. Venne a trovarci qui in Africa-Sicilia per un po'. Un bel giorno mio padre ci porta a questa spiaggia di Rocca bianca al Saliceto. Ricordo mio padre che si raccomandava allo zio Paolo, "nino qua, nino là". E lui "si, si certo", aveva un 24 anni circa. Mi ricordo che mo zio Paolo mi badó bene e giocammo tanto (una cosa nuova per me). Poi, ad un certo punto, mi disse : "nino tu stai qui sulla spiaggia, io vado a fare due bracciate" E partì veloce! Io non so in base a quale idea divergente mi venne in mente di seguirlo. Ricordo i primi passi poi il blu molto blu e bollicine bianche e acqua dentro il naso. Guardavo la superficie del mare dal basso. Stavo affogando. Ma proprio dal punto dove ho preso la foto, mio padre, che era venuto a prenderci con mamma e Rosetta,  vide la scena. E si mise a correre  per tutta questa lunga spiaggia e si lanciò in acqua tutto vestito. Io ricordo di essere stato tirato su per i capelli. Sulla riva ricordo la mamma e Rosetta due specie di statue di sale, che so come in un quadro medievale. Io che dicevo "ma perché mi avete preso, ce la facevo" e mio zio Paolo a dire a mio padre: "Anche io lo avevo visto stavo arrivando." Mio padre lo ricordo calmo senza fare nessun cazziatone al ragazzo, dirgli al massimo un "Ah si?". 

Due anni dopo la nostra casa fu squarciata da un urlo. Era mia madre. Al telefono era il suo papà da Venezia. Lo zio Paolo era morto sul colpo in un incidente stradale nella nebbia nella macchina nuova di un amico contro un camion. Niente sarà più come prima per noi.


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La Madonna nera protesta!


25 giugno 22


La madonna del Tindari protesta!

Sempre pensai che la festa della Madonna nera del Tindari fosse a settembre.. quando vedevo i Pellegrini lungo la 113 fare la strada a piedi notte giorno. Errore! Oggi ho imparato che non è affatto così. Credo che ogni sabato dell’anno ci siano speciali pellegrinaggi che vengono a truno da un paese lontanissimo della Sicilia. Arrivano in tutti i modi, anche in bici (200 km ad andare 200 e tornare mi ha detto il quarantenne magrino). E poi hanno i mazzi di fiori sull’autobus. Dentro la chiesa a mo’ di palio c’è il loro stendardo della madonna nera che vanno ad accarezzare. E poi c’è la banda del paese che secondo me è 'na meraviglia. In compenso ecco la notizia. Raffaele, ne è uscito devastato, quando glielo ho detto. A Tindari sono scomparsi i laghetti: siccità? Climate change? Protesta della madonna nera per i fascisti americani che vogliono ridurre le ragazze povere e spesso nere come lei a morire tra le mammane? Come è, come non è, i laghetti sono scomparsi.


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Data: 02/05/22
Renato Pallavicini 1948-2022


Una delle conquiste della civiltà dei MassMedia  divenuta dirompente negli anni Sessanta dello scorso secolo, è stata la riconquista del Layer della propria giovinezza. Prima di quel momento, un adulto era un adulto e basta: doveva fronteggiare le difficoltà della sopravvivenza, del lavoro,  della famiglia se non le tragedie delle guerre. Ma la società chiamata appunto dei MassMedia  ha portato, tra molte altre, questa straordinaria novità:  far convivere  le passioni della giovinezza insieme alle responsabilità  della vita adulta.

In questo scenario anche la letteratura a fumetti assume una presenza tutta diversa dal passato. Non solo vive  tra i ragazzi, ma  quel mondo comincia ad essere indagato con l’occhio maturo della Semiologia, della Sociologia, della Storia del costume. Grandi furono gli apripista di questa nuova dimensione ”trans generazionale”. Basti ricordare Oreste Del Buono e Umberto Eco che ha scritto il manifesto di questa “presenza” dell’infanzia nella vita adulta: La misteriosa fiamma della regina Loana   (Bompiani 2004).


Ora questa novità  ha avuto in Renato Pallavicini, prematuramente scomparso il 26 aprile 2022, un interprete prestigioso a cui la rivista Fumettologica ha dedicato un bel ricordo 


Renato era nato nel 1948 ed era un architetto. Conosco bene l’ambiente in cui si era formato. Pallavicini faceva parte dell’elité della Facoltà di Architettura di Roma e si laureò  in progettazione - così come il suo compagno di corso Renato  Nicolini,  assessore alla cultura della giunta Argan - con il professore Ludovico Quaroni.


Ma ben presto Pallavicini lasciò l’architettura per diventare art director de l’Unità. Numerosi sono i suoi articoli sul quotidiano che “sdoganano” il fumetto e il cinema di animazione all’interno della cultura di sinistra. Si possono ancora leggere gli scritti e le sue famose interviste da Moebius a Schulz . Negli anni Duemila, con Furio  Colombo direttore e l’editore Mancosu, tornò  alla sua professione originaria divenendo dal 2000 al 2005 vice direttore della rivista l’Architettura cronache e storia  fondata da Bruno Zevi. Una decina di anni fa Renato conobbe Milena Guarda e venne a sapere la vicenda del fratello Giancarlo, veneziano, architetto e urbanista anche lui, ma anche grande disegnatore di fumetti  ai tempi de l’Asso di picche. I suoi ultimi due articoli su Il Fumetto - Il giornale della Anafi Associazione nazionale amici  del fumetto italiano - sono dedicati proprio a Giancarlo Guarda. Innanzitutto alla recensione del libro a fumetti  ”Zanna Bianca” - n. 117 -  disegnato da Guarda nel 1948, respinto dalla censura vaticana perché Jack London era allora all’indice, ma poi terminato negli anni Duemila, quando, ormai in pensione,  Guarda stava progressivamente perdendo la vista. Di più: Pallavicini in un altro articolo sempre su  Il Fumetto n. 116 dette visibilità al fatto che Guarda, alto due metri fosse soprannominato  “Corto” . Anche per Renato Pallavicini era plausibile che la figura del grande amico di Hugo Pratt Giancarlo Guarda sia una delle ispirazioni del personaggio di Corto Maltese creato vent’anni dopo gli anni giovanili in cui creavano fumetti insieme e vivevano  spericolate avventure  “Sopra i tetti di Venezia”  un libro dedicato alla vicenda.Sono grato a Renato per queste attenzioni e per i suoi articoli  e sono profondamente rattristato dalla sua scomparsa. Tutto i sengi della mia vicinanza alla moglie Anna alla famiglia e agli amici.


Gli articoli su Guarda possono  essere riletti da qui.. Fumettologica presenta  una ampia raccolta dei suoi articoli sulla cultura dei comics. 



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Data: 18/04/22

 Trigesimo dalla morte di Alexander




Negli anni Sessanta e Settanta Christopher Alexander era uno degli architetti più dibattuti e conosciuti. Ricordo ancora che nei seminari Zevi di tanto un tanto si parlava di "Note sulla Sintesi della Forma" e di quell'approccio basato sulla formalizzazione di relazioni "oggettive" e sviluppato con la matematica e i primi computer. Alcuni anni dopo uscì la famosa triade: "The Timeless Way of Building" "The Oregon Experiment" e soprattutto la bibbia. "The Pattern Language" non è invecchiato affatto: se avete un qualunque tema di progetto dalla macroscala urbana a quella dell'arredo vale la pena consularlo. Non è un manuale: è un insieme di precetti, un insieme di principii, insomma dei comandamenti. Quando è scomparso, il 17 marzo 2022 noi di antiTHeSi siamo stati zitti e muti. Ma adesso ad un mese dalla scomparsa la rivista pubblica questo del tutto particolare articolo di Antonio Scarponi che - conoscendone la rilevanza nel proprio lavoro - affronta un nodo importante della ricerca architettonica messo in azione proprio da Alexander: Il diagramma. Link per leggere e iscriversi alla mailing list dalla nostra home page.
Hasta Siempre!
https:/ / www.antithesi.it/ 2022/ 04/ 17/ il-sapere-della-forma-christopher-alexander/

Buone Nuove Donne In Architettura mostra al MAXXI di Roma

 






Vista della Mostra al MAXXI di Roma Buone nuove Donne in Architettura al MAXXI di Romaa curda di  Pippo Ciorra Elena Motisi, Elena Tinaccisino all 11 Settembre  2022





5. Elizabeth Diller. Diller+ Scofidio and Renfro partners  Bad Press: Dissident ironing, 1993
6. Elizabeth DillerDiller Scofidio and Renfro Partners The Shed, New York, 2019 (installazione al MAXXI)



4. Lina Malfona, Plastici di case nel Lazio

°°°

Jeanne Gang, Studio Gang, Gilder Center, New York (plastico)

3a Jeanne Gang, Studio Gang, Gilder Center, New York (disegno)

3b Jeanne Gang, Studio Gang, Gilder Center, New York Interno realizzazione





***

2 Dorte Mandrup, Icefjord Centre, 2021

2a Dorte Mandrup, Icefjord Centre, 2021 foto MAxxi



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1 Mariam Kamara, atelier masomi

Niamey Cultural Center


ººº

0.Benedetta Tagliabue, EMBT Spanish Pavilion, 2010 - World Expo Shanghai

00.Benedetta Tagliabue, EMBT Spanish Pavilion, 2010 - World Expo Shanghai Foto plastico

000.Benedetta Tagliabue, EMBT Spanish Pavilion, 2010 - World Expo Shanghai foto Plastici






LEGGI L'ARTICOLO DI SAGGIOLe idee delle donne lasciano il segno
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Data: 04/01/22
English is Easy ! ENGLISH LESSONS ai tempi delle prime Televisioni Libere


Nella seconda metà degli anni Settanta in tutta Italia si aprirono numerose Reti televisive cosiddette "libere" sostenute da imprenditori radicati nei diversi territori. A Roma ve ne era almeno una decina e tra queste la Rete S. P. Q. R. in cui esordì Milly Carlucci, ancora oggi incontrastata regina della televisione italiana. Ma, a cominciare dal 1976 quando l'emittente iniziò le sue trasmissioni, un ruolo di grande rilievo ebbe l'urbanista Loretta Schaeffer, moglie dell'architetto Giancarlo Guarda conosciuto ai tempi del loro Master all'MIT di Boston. Creativa, poliedrica, tanto bella che intelligente la Schaeffer divenne una figura chiave dell'emittente perché teneva ogni pomeriggio una puntata della trasmissione "English is Easy". ERANO LEZIONI DI INGLESE VERE E PROPRIE e trasmissioni popolari e seguite da molte ragazze e ragazzi di allora, tra cui mia moglie Donatella che scopri solo più tardi che Loretta Schaeffer era mia zia!

Mi sembra proprio bello allora rendere disponibile alcune trasmissione di quel tempo. Quando se ne aggiungeranno altre,  io aggiornerò questo post. Il lavoro è supervisionato da mia zia che vive a Baltimora. Intanto Buona visione a tutti!


1. Lezione



6. Lezione


7. Lezione


22. Lezione


34. Lezione



35. Lezione


36. Lezione


39. Lezione


43. Lezione



ALTRE Lezioni

Da questo link ancora altre lezioni in You Tube
e ancora molte altre  quiGoogle Drive






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Data: 01/11/21
La scomparsa di Carlo Melograni
La scomparsa di Carlo Melograni11 gennaio 1924 - 1 Novembre 2021

Nella foto Carlo Melograni al centro in basso tra i volontari dei Gruppo di Comattimento arruolatosi nell'esercito italiano dopo il settembre 1943 per combattere il nazi-fascismo (in Storia fotografica del partito comunista)
Con l'architetto Carlo Melograni scompare uno degli ultimi rappresentanti della generazione dell’”Anti": donne e uomini che si sono formati negli anni del regime fascista a cui seppero opporsi con valori e azioni antagoniste. Se in Bruno Zevi l'essere antifascista aveva il carattere di una adesione al credo libertario del partito d'Azione di Ferruccio Parri, in Carlo Melograni l'essere comunista era la caratteristica prima. Melograni si è mosso sempre per il sostegno alle classi più bisognose in una disciplina da centralismo democratico che naturalmente negli anni sostituì il credo della rivoluzione con un pensiero riformista. Non a caso è stato fraterno amico proprio del presidente Giorgio Napolitano, che certamente oggi lo piange. 
Nell'immediato dopoguerra, appena laureato, fece parte della squadra dei giovani dell'Ina casa (Aymonino, Valori, Fiorentino e altri) firmando l'importante quartiere del Tiburtino a Roma con capogruppo Ludovico Quaroni. Alla metà degli anni Cinquanta scrisse un lucido ed equilibratissimo saggio per “il Balcone” dedicato alla figura di Giuseppe Pagano. Il direttore di “Casabella” martire a Mauthausen è una personalità in cui Melograni si rispecchia per l'orgogliosa modestia e per la ricerca di una architettura primariamente attenta alla funzionalitá al servizio di tutti. Guarda con estremo interesse alle esperienza del Team X e vede in Giancarlo de Carlo un punto di riferimento.
Dal 1961 al 1971 si afferma un altro dei suoi credi: il teamwork. Con Tommaso Giuralongo e Leonardo Benevolo forma uno studio che realizzerà soprattutto in Emilia Romagna opere interessanti tra cui la particolarmente riuscita Fiera di Bologna. È contemporaneamente attivo anche come politico a Roma con ruoli di primo piano tra cui quello di consigliere per il PCI.
Nel quadro del rinnovamento della Facoltà di architettura di Roma, dopo l'arrivo di Quaroni e Zevi, è - dopo Palermo - incaricato dell’insegnamento prima di Disegno e rilievo e poi di Composizione architettonica. Nel caotico e sfilacciato clima della facoltà degli anni Settanta, Melograni è tra i pochi docenti di Composizione che tenga lezioni di architettura sottolineando le responsabilità sociali del progetto, rifuggendo da formalismi di ogni tipo, cercando l'adesione "scarna" al tema come indicava Pagano. Alla fine degli anni Settanta tra i suoi primi laureati sono Luigi Prestinenza e Antonino Saggio. Coordina due numeri di "Edilizia Popolare" in cui spinge per l'adozione di modelli distributivi innovativi anche nel nostro paese e nel fascicolo sulle “Case basse ad alta densità” pubblica il progetto dei due giovani di cui è relatore con Paolo Meluzzi. Sempre nei primi anni Ottanta fonda un nuovo gruppo di progettazione il P+R (Progetto e Ricerche di architettura - vedi articolo) che opererà con continuità per circa quindici anni.
Nei primi anni Novanta del secolo scorso, Carlo Melograni è il capofila nella creazione della Facoltà di Architettura di Roma Tre di cui è preside sino alla sua pensione nel 1997. Negli anni successivi continua l’attività progettuale con una nuova generazione di architetti e si impegna nella scrittura in particolare di tre volumi: “Progettare per chi va in tram” (2002) che rappresenta una risistemazione delle lezioni seguite e conosciute da molte generazioni di studenti e i due volumi che ripercorrono l’architettura italiana prima sotto il fascismo (2008) e poi negli anni della ricostruzione (2015). La sua prosa limpida e chiara sono un vero specchio della sua personalità e del suo modo di essere.










Ricca, lunga, piene di episodi positivi è stata la relazione di chi scrive con il prof. Carlo Melograni. Ma da evitare però è il ricorso all'autobiografismo perché questo è il momento del dolore che da ex alunno è certamente condiviso con i tanti suoi studenti, collaboratori e colleghi con i figli Anna e Luc?a e con la moglie e compagna Luisa Pappalardo. Rara personalità per impegno didattico, statura intellettuale e impegno politico attraverso l’architettura e l’urbanistica è stata la figura di Carlo Melograni. Che ci guardi sempre con quel suo bellissimo sorriso anche se abbiamo voluto fare da soli.Antonino Saggio "Sapienza" Università di RomaEsequie Chiesa Valdese a piazza Cavour, Roma, via Marianna Dionigi 59 ore 11 mercoledì 3 novembre 2021




Francobollo emesso nel marzo del 2024 per celebrare i cento anni dalla nascita,







Albergo distrutto - albergo ritrovato dell'architetto Giorgio Romoli






Tutti sanno che la sede del design in Italia è Milano. E non credo che bisogna ricordare i nomi di una tradizione che parte con la figura di Gio Ponti e del più giovane,  e decisamente più razionalista,  Franco Albini negli anni del Trenta del Novecento e continua vigorosa per tutto il dopoguerra, con il suo apice negli anni Sessanta e Settanta con figure quali Ettore Sottsass, Tobia Scarpa, Achille e Piergiacomo Castiglioni, Joe Colombo.






Ecco perché l’espressione di uno dei grandi maestri e critici dell’architettura italiana che vi sto per riportare appare di particolare interesse. Bruno Zevi girava sempre con un piccolo numero di dardi nella sua tasca destra. D’improvviso ne tirava fuori uno e lo usava per colpire l’avversario di turno. Vuoi un bolso architetto accademico, uno studente tronfio ma ignorante, un collega burocratico. Ma questi dardi servivano anche per fare dei centri memorabili. per cogliere la sostanza delle questioni. (Spero che non mi prendiate alla lettera, in ogni caso se ve ne prendevate uno di questi dardi anche se virtuali vi assicuro che ve lo ricordavate). Quindi In visita all’opera di cui vi vogliamo parlare oggi Zevi disse la grande frase:


"Ma allora il design esiste anche a Roma!”


L’opera che suscitò l’entusiasmo di Bruno Zevi era la ristrutturazione di un albergo centralissimo nei pressi di Piazza Fontana di Trevi, l’Hotel delle nazioni. Un albergo bellissimo come potete vedere e di cui vi presentiamo oggi le foto per tante ragioni. Innanzitutto per dare linfa ai nuovi designer di oggi perché da questa opera c’è molto da imparare. E poi perché una rivista serve a ricordare e forse un poco a vendicare. Infatti questo opera è stata brutalmente distrutta. Il suo architetto si chiama Giorgio Romoli. E’ stato per trent’anni e più professore alla facoltà di architettura a Sapienza e negli anni Novanta docente della nostra scuola a Maputo in Mozambico. Il suo amore per i luoghi lontani lo ha portato oggi nel lontano Perù (eh si, la terra di origine di Paul Gauguin) dove è ben attivo come progettista critico e docente. E se vi va scrivetegli: giorgioromoli@yahoo.it. E da quel lontano paese che mi manda una email, di questo sua opera distrutta. Ho  pensato che ExiBart fosse la rivista migliore per farla (ri)conoscere. “Ho rivisto quelle foto con una certa nostalgia - mi ha scritto - e contemporaneamente ho pensato al fatto che, tranne le poche persone che l’hanno frequentato, di cui molte straniere, i giovani non ne sapranno mai niente.”


Si tratta di una ristrutturazione di un albergo già esistente per farlo passare di categoria e quindi rinnovarlo completamente.



  

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Sempre cruciale in un albergo è il piano terra che deve essere ampio, accogliente, elegante,  il più aperto possibile. Ma allo stesso tempo nel piano terra confluiscono i discendenti dei bagni. E’ un conflitto che ogni progettista deve affrontare. Di norma i discendenti vengono deviati nel contro soffitto con la cura nel mantenere la necessaria inclinazione oppure accostati ai pilastri. L’Hotel era stato costruito a fine ottocento - si chiama allora Hotel Oriente - aveva pilastri in muratura molto spessi.  Romoli risolve il dato funzionale con un controsoffitto in legno organizzato su una maglia ‘scozzese’. Si tratta di un particolare ritmo proporzionale (progettisti di oggi, ricordatevene). Stabilite le prime due misure, la terza è la somma delle due precedenti, la quarta la somma della seconda e della terza e così via. Stabilite quindi le X e le Y degli elementi scatolari, si procede a dare le misure delle altezze, le Z, valutando le situazioni spaziali: piccole misure al centro degli ambienti, più lunghe mano a mano che ci avvicina ai pilastri, “lunghe quasi fino a terra, come fossero stalattiti e fino a terra per ricoprire pilastri e i vari discendenti.”. Questa magia di proporzioni determina la particolare armonia degli ambienti e allo stesso risolve il dato funzionale.


 





La trama scozzese permette inoltre di avvitare a a soffitto anche gli elementi dell’illuminazione e ulteriori elementi in legno che fanno vibrare lo spazio. Il tutto è basato su due colori, rosso e nero, mentre il pavimento di moquette, con vari sfalsamenti di un gradino, è alternativamente con i colori beige e marrone. 


Il tutto è particolarmente riuscito ed armonioso e fa pensare naturalmente tanto al grande architetto scozzese Charles Rennie Macintosh quanto a Frank Llyod Wright. Ma senza mai una citazione diretta, ma solo un profumo, un profumo delicato di malto.

(Antonino Saggio)



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Hotel destruìdo – Hotel redescubierto del Arquitecto 

Giorgio Romoli.



Todo el mundo sabe que la sede del diseño en Italia es Milán. Y no creo que sea necesario recordar los nombres de una tradición que comienza con la figura de Gio Ponti y el más joven, y decididamente más racionalista, Franco Albini en los años treinta del siglo XX y continúa con vigor durante toda la posguerra, con su cúspide en los años sesenta y setenta con figuras como Ettore Sottsass, Tobia Scarpa, Achille y Piergiacomo Castiglioni, Joe Colombo.



Esta es la razòn por la cual la expresión de uno de los grandes maestros y críticos de la arquitectura italiana que estoy por informarles, resulta de especial interés.

Bruno Zevi, siempre andaba con una pequeña cantidad de dardos en el bolsillo derecho. Al improviso sacaba uno y lo usaba para golpear al adversario de turno, sea un flojo arquitecto académico, un estudiante pomposo pero ignorante o un colega burocrático. Pero estos dardos también servìan para hacer centros memorables, para captar la esencia de los problemas. (Espero que no tomen lo que digo al pie de la letra, en cualquier caso si ustedes hubiesen sido golpeados por uno de estos dardos, aunque virtuales, les aseguro que lo recordarìan). Entonces una vez que visitò la obra de la que queremos hablar hoy, Zevi dijo la gran frase:


"¡Pero el diseño existe tambièn en Roma!”     


La obra que despertó el entusiasmo de Bruno Zevi fue la renovación de un hotel muy céntrico, cerca a la Plaza Fontana de Trevi, el Hotel delle Nazioni. Un hotel precioso como pueden ver y del que hoy les presentamos las fotos por muchas razones. En primer lugar, para dar vida a los nuevos diseñadores de hoy, porque hay mucho que aprender de esta obra. Y luego, porque una revista sirve para recordar y quizás un poco para vengarse. De hecho, esta obra fue brutalmente destruìda. Su arquitecto se llama Giorgio Romoli. Fue durante treinta años o más profesor en la Facultad de Arquitectura de la Sapienza y en los noventa, Docente de nuestra Facultad de Maputo en Mozambique. Y su amor por los lugares lejanos lo ha llevado al Perú (sí, la tierra de origen de Paul Gauguin) donde es muy activo como proyectista, crítico y docente. 

Si les va, escríbanle a: giorgioromoli@yahoo.it.  Es desde ese país lejano que me envía un correo electrónico, sobre esta obra suya destrozada. Pensé que ExiBart era la mejor revista para darlo a (re) conocer. “Revisé esas fotos con cierta nostalgia -me escribió- y al mismo tiempo pensé en el hecho de que, salvo las personas que lo frecuentaban, muchas de las cuales eran extranjeras, los jóvenes no sabrán nada al respecto. "



Se trata de una remodelación de un hotel existente para actualizarlo a una nueva categoría y luego renovarlo por completo.



Siempre es crucial en un hotel, la planta baja, que debe ser amplia, acogedora, elegante y lo más abierta posible. Pero al mismo tiempo confluyen en la planta baja las tuberìas de los baños. Es un conflicto que todo diseñador debe afrontar. Normalmente las tuberìas vienen desviadas dentro el falso techo, cuidando en mantener la inclinación necesaria y la cercanìa a las columnas. El hotel fue construido a finales del siglo XIX -se llamaba Hotel Oriente- tenía columnas de muros muy gruesos. Romoli resuelve el dato funcional con un falso techo de madera organizado sobre una malla 'escocesa'. Se trata de un ritmo proporcional particular (diseñadores de hoy, tòmenlo en cuenta!). Una vez establecidas las dos primeras medidas, la tercera es la suma de las dos anteriores, la cuarta la suma de la segunda y la tercera y así sucesivamente. 

Una vez establecidas las X e Y de los elementos en forma de caja, procedemos a dar las medidas de las alturas, la Z, evaluando las situaciones espaciales: pequeñas medidas en el centro de las habitaciones, más largas a medida que nos acercamos a las columnas, “largos casi hasta el suelo, como si fueran estalactitas, para cubrir los pilares y las diversas tuberìas". Esta magia de proporciones, determina la particular armonía de los ambientes y al mismo tiempo resuelve los datos funcionales.


La textura escocesa también permite atornillar al techo los elementos de iluminación y los otros elementos de madera que hacen vibrar el espacio. El conjunto se basa en dos colores, rojo y negro, mientras que el suelo de moqueta, con varios desplazamientos de un escalón va alternativamente con los colores beige y marrón.


El conjunto es particularmente exitoso asì como armonioso y naturalmente hace pensar tanto al grande arquitecto escocés Charles Rennie Macintosh cuanto a  Frank Lloyd Wright. Pero sin citar directamente, sino solo un perfume, un delicado aroma a malta.


(Antonino Saggio)


































Hotel delle Nazioni a Roma, architetto Giorgio Romoli 1974. Oggi distrutto. 
L'articolo di Saggio è stato pubblicato su "ExiBart on paper" n.113
Un testo dell'architetto Romoli con foto  sono pubblicate su "Amate l'architettura" 





Pisa Conference sulla Rivoluzione Informatica in Architettura
Ascolta 200 Minuti

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Conferenza all'Università di Pisa del 14 dicembre 2011

Bruno Zevi un architetto rivoluzionario

 Ascolta 1:31


Conferenza all'Ordine degli architetti di Ravenna 29 novembre 2018. 

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Degli Imprintinglontani e vicini

 Ascolta 1,30


Lezione al Corso di Gianluca Peluffo alla Università Kore di Enna 12 maggio 2021

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Lectio magistralis su Caravaggio

 Ascolta l'audio 130 minuti


tenuta al museo Macro di Roma il 14 giugno 2019

Caravaggio compie una rivoluzione. Al tempo immobile dell’Umanesimo rinascimentale sostituisce la presa di coscienza drammatica dell’attimo come campo delle scelte individuali; al disegno accademico, la pittura e il colore in presa diretta; alla profondità inquadrata dal telaio, un proscenio in cui personaggi veri danno spessore alla vita; alla luce omogenea, la forza abbacinante di un flash; alla staticità della posa, l’essere (dei personaggi, degli oggetti, degli spazi, della vita stessa) sempre in bilico. Gli scritti di Antonino Saggio, in diverse lingue ed edizioni, l'ultimo "Caravaggio La rottura del telaio" (ListLab 2018) propongono ipotesi nuove su fatti sin’ora trascurati, ma soprattutto sono tesi a far comprendere come la presenza dei nuovi strumenti ottici non sia ricetta meccanica o prodigio tecnico, ma si inserisca nella necessità estetica di una nuova visione. Caravaggio, Galileo e Borromini vengono a costituire, all'interno di questa lettura, una triade indispensabile per comprendere la nascita di una visione laica, per la prima volta "dal basso verso l'alto".

Le mie idee

 Comunicazione 34 minuti

Diap, Dipartimento architettura e progetto Sapienza Università di Roma. 15 febbraio 2018


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Data: 24/04/21
Officina Saggio di Paolo Allegrezza

Chi da anni frequenta il lavoro di Antonino Saggio sa che un termine che ben si presta a definirne il senso, è officina. Ciò vale sia in riferimento alle varie attività di ricerca collettiva promosse dalla sua cattedra di Progettazione architettonica a “La Sapienza” (il gruppo Nitro, le proposte di Urban voids e Tevere Cavo, le collane editoriali), sia in quella estiva del Sicily Lab dai cui workshop sono nate proposte e installazioni artistiche. L’attività centrale è quella di teorico dell’architettura (i libri su Pagano, Terragni, Sauer, fino ad Architettura e modernità, dedicato alla rivoluzione informatica) cui si aggiunge, a mo’ di divertissement, il lavoro critico su due artisti che da sempre lo appassionano: Caravaggio e Van Gogh. Su quest’ultimo da segnalare, oltre al volume “Van Gogh segreto”, anche la conferenza tenuta lo scorso anno al Macro. 

Di recente, l’officina S. ha realizzato due libri sul fumetto che si rivelano due vere e proprie chicche per appassionati (e non solo). 

Nel primo caso, si tratta di un’operazione di recupero della produzione di un disegnatore, Gian Carlo Guarda (Venezia, 1930), che nel 1950 si era brillantemente misurato con la versione a fumetti di “Zanna Bianca”. Lavoro, tuttavia, portato a termine solo molti anni dopo, allorché Guarda, essendosi nel frattempo dedicato all’attività di architetto negli Usa e ormai in pensione, si dedicò al completamento delle dodici tavole mancanti. Il lavoro completo, già pubblicato nel 2005, è ora riproposto in una nuova edizione curata da S. che, nipote di Guarda, ha potuto ricostruire una vicenda che illumina anche un pezzo di storia italiana. 


Zanna Bianca di Gian Carlo Guarda Copertina interna e una Tavola

Guarda, giovane e talentuoso disegnatore, nel ’50 giunge a Roma per proporre le sue tavole al “Vittorioso”, il periodico a fumetti (1937 – 1967) promosso dall’Azione Cattolica. All’iniziale apprezzamento per il suo lavoro, vide opporsi il rifiuto alla pubblicazione essendo London autore messo all’indice dalla Chiesa. La delusione spinse l’autore ad abbandonare la carriera di disegnatore e a completare gli studi in architettura. La pubblicazione consente di apprezzare il talento di Guarda - notevoli, in particolare, i volti e le scene notturne - e di godere delle emozioni del fumetto d’antan che ricorda il primo Tex di Galeppini (il cui esordio data proprio al 1948, anche se non risultano contatti tra i due).

Una pagina del libro "Sopra i tetti di Venezia" e sopra una immagine del palazzo Muti-Baglioni 


Il secondo lavoro riguarda ancora, seppure indirettamente, Gian Carlo Guarda. Siamo a Venezia ove tra la fine della guerra e i primi anni ’50 opera un gruppo di giovani talenti tra cui Hugo Pratt, il futuro creatore di Corto Maltese. S., utilizzando le fonti fotografiche e le lettere di Guarda, ricostruisce il clima di amicizia creativa che ha per sfondo un luogo insolito quanto evocativo: i tetti di Venezia. Qui Pratt e gli altri amavano intrattenersi e qui si dipana una vicenda che attiene alla genealogia di Corto Maltese e che lasciamo al lettore scoprire. Oltre alla ricostruzione filologica che il libro contiene, l’elemento di interesse riguarda la relazione e lo scambio creativo che si intuisce animavano il gruppo di giovani creativi amici di Pratt. 

A smentita del luogo comune sulla solitudine del genio, è dalla contaminazione che nacquero sia il lavoro di Guarda, si pensi al tema della libertà caro a London ed evocato dai tetti di Venezia, sia il futuro capolavoro di Pratt. Anch’esso un inno al viaggio. Ancora una volta, il tema dell’officina. 

Paolo Allegrezza è studioso e autore di storia politica e critico di letteratura. Scrive regolarmente su "Mondo Operaio". Insegna italiano e storia nella capitale. 


Gian Carlo Guarda, Zanna Bianca, Ed. Amazon, (Torino), 2020, 92 pp. in B/ N, f.to 22x28, brossura

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Antonino Saggio, Sopra i tetti di Venezia alla ricerca di Corto Maltese, Ed Amazon, Torino) 1920 48 pp. in B/ N f.to 15x21 Brossua

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