Credevo fosse immortale
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«Gli eroi vengono rapiti in cielo su un carro di fuoco». Epica pura, parole di Gianni Brera, un intellettuale di grande statura, una delle penne più sagaci, creative e anticonvenzionali che la prosa sportiva italiana abbia mai avuto. A cento anni dalla sua nascita, Storie avvolgibili gli dedica “Credevo fosse immortale”, un podcast da ascoltare tutto d’un fiato per ricordare visione, grandezza e umanità di un maestro di vita e di parole.
Autore: Storie avvolgibili
Ultimo episodio: 11/12/19 16:27
Aggiornamento: 29/11/24 19:07 (Aggiorna adesso)
Credevo fosse immortale: Gianni Brera raccontato da Adalberto Scemma nel centenario della sua nascita
L’8 settembre 1919 nasce a San Zenone, in provincia di Parma, Giovanni Luigi Brera, “padano di riva e di golena, di boschi e di sabbioni, nonché autorevole figlio legittimo del Po”. Giòann è stato tantissime cose: un grande scrittore e un superbo cronista, un fine letterato e un critico sagace e indipendente, un paracadutista e un partigiano, un poeta appassionato e un profeta della buona tavola, un saccheggiatore di cantine e un fumatore incallito, un padre attento e un temerario, un calciatore mancato e un maestro di tattica, un pugile e un “teorico” del “gran gioco”. Ma, su tutto, Brera è stato il creatore di una neolingua, di un universo verbale di echi e richiami che intrecciava i miti classici con il quotidiano raccolto delle vulgate popolari, l’architetto di un lessico moderno e anticonvenzionale che ha vinto, sul campo e fuori, ogni sfida con il tempo e la polvere.
L’8 settembre 1919 nasce a San Zenone, in provincia di Parma, Giovanni Luigi Brera, “padano di riva e di golena, di boschi e di sabbioni, nonché autorevole figlio legittimo del Po”. Giòann è stato tantissime cose: un grande scrittore e un superbo cronista, un fine letterato e un critico sagace e indipendente, un paracadutista e un partigiano, un poeta appassionato e un profeta della buona tavola, un saccheggiatore di cantine e un fumatore incallito, un padre attento e un temerario, un calciatore mancato e un maestro di tattica, un pugile e un “teorico” del “gran gioco”. Ma, su tutto, Brera è stato il creatore di una neolingua, di un universo verbale di echi e richiami che intrecciava i miti classici con il quotidiano raccolto delle vulgate popolari, l’architetto di un lessico moderno e anticonvenzionale che ha vinto, sul campo e fuori, ogni sfida con il tempo e la polvere.