Memos
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Memos, il promemoria sull'attualità di Radio Popolare.
Raffaele Liguori vi accompagna nel suo giro quotidiano di conversazioni.
Memos è andato in onda in onda sulle frequenze di Rp (e in streaming su radiopopolare.it)
Autore: Radio Popolare
Ultimo episodio: 02/07/21 0:00
Aggiornamento: 28/11/24 18:56 (Aggiorna adesso)
Memos di venerdì 02/07/2021
L’Italia e l’antirazzismo alla Chiellini. L’originale trovata del capitano della nazionale, e dei vertici del calcio italiano, di inginocchiarsi ma solo per cortesia verso la squadra avversaria. Che cosa significa? “Significa vedere il razzismo come un problema degli altri, delle squadre che hanno al proprio interno un giocatore nero”, dice a Memos la filosofa della politica Giorgia Serughetti (università di Milano Biocca). “Mentre ai calciatori, personaggi pubblici, si chiede – racconta Serughetti - di prendere una posizione in una campagna globale (Black Lives Matter) che è contro le violenze della polizia sugli afroamericani e, in generale, contro il razzismo”. La seconda parte della puntata di oggi si occupa della pericolosa “passeggiata”, chiamiamola così, che la sinistra sta facendo sui bordi di un buco nero rappresentato dai Cinque Stelle di questi giorni. Gli alleati principali del Pd sono in frantumi e l’alleanza di centrosinistra rischia di non nascere mai. Il tutto mentre la destra radicale di Meloni e Salvini conferma nei sondaggi la propria solidità. Memos ne ha parlato con Mario Ricciardi, direttore della rivista Il Mulino e filosofo del diritto all’università Statale di Milano. Con la puntata di oggi si conclude il ciclo di Memos. Il promemoria sull’attualità di Radio Popolare entra definitivamente negli archivi di Rp. Dopo 7 stagioni, quasi 900 puntate, Memos chiude. ?Grazie a tutte e a tutti coloro che si sono alternati in questi anni al microfono come ospiti di questa trasmissione. E’ stato un piacere incontrarli. Soltanto nel corso dell’ultima stagione Memos ha ospitato 205 persone (57% uomini, 43% donne). Ma soprattutto un grazie speciale va a voi ascoltatrici e ascoltatori per la vostra generosità verso Radio Popolare. Continuate così, grazie! (Qui trovate l’archivio di tutte le puntate, dalla prima del 6 ottobre 2014 all’ultima di oggi 2 luglio 2021. Ci sono anche i testi di sette anni di appunti quotidiani per ciascuna puntata. https:/ / popolare.openradio.eu/ podcast/ popolare-memos.htm).
L’Italia e l’antirazzismo alla Chiellini. L’originale trovata del capitano della nazionale, e dei vertici del calcio italiano, di inginocchiarsi ma solo per cortesia verso la squadra avversaria. Che cosa significa? “Significa vedere il razzismo come un problema degli altri, delle squadre che hanno al proprio interno un giocatore nero”, dice a Memos la filosofa della politica Giorgia Serughetti (università di Milano Biocca). “Mentre ai calciatori, personaggi pubblici, si chiede – racconta Serughetti - di prendere una posizione in una campagna globale (Black Lives Matter) che è contro le violenze della polizia sugli afroamericani e, in generale, contro il razzismo”. La seconda parte della puntata di oggi si occupa della pericolosa “passeggiata”, chiamiamola così, che la sinistra sta facendo sui bordi di un buco nero rappresentato dai Cinque Stelle di questi giorni. Gli alleati principali del Pd sono in frantumi e l’alleanza di centrosinistra rischia di non nascere mai. Il tutto mentre la destra radicale di Meloni e Salvini conferma nei sondaggi la propria solidità. Memos ne ha parlato con Mario Ricciardi, direttore della rivista Il Mulino e filosofo del diritto all’università Statale di Milano. Con la puntata di oggi si conclude il ciclo di Memos. Il promemoria sull’attualità di Radio Popolare entra definitivamente negli archivi di Rp. Dopo 7 stagioni, quasi 900 puntate, Memos chiude. ?Grazie a tutte e a tutti coloro che si sono alternati in questi anni al microfono come ospiti di questa trasmissione. E’ stato un piacere incontrarli. Soltanto nel corso dell’ultima stagione Memos ha ospitato 205 persone (57% uomini, 43% donne). Ma soprattutto un grazie speciale va a voi ascoltatrici e ascoltatori per la vostra generosità verso Radio Popolare. Continuate così, grazie! (Qui trovate l’archivio di tutte le puntate, dalla prima del 6 ottobre 2014 all’ultima di oggi 2 luglio 2021. Ci sono anche i testi di sette anni di appunti quotidiani per ciascuna puntata. https:/ / popolare.openradio.eu/ podcast/ popolare-memos.htm).
Memos di giovedì 01/07/2021
Oggi a Memos si è parlato di frutta e di parole. Prima il rapporto dell’associazione Terra, diretta da Fabio Ciconte, sulla crisi del mercato ortofrutticolo italiano. Un mercato sempre di più messo alle strette dai vincoli della standardizzazione dei prodotti: “un cibo bello – sostengono gli autori del rapporto - non è sempre buono per l’ambiente e l’agricoltura”. E poi la sociolinguista Vera Gheno ci ha condotti alla ricerca delle parole consapevoli che rendono efficaci le nostre conversazioni (“Trovare le parole. Abbecedario per una comunicazione consapevole” con Federico Faloppa, Gruppo Abele Edizioni 2021).
Oggi a Memos si è parlato di frutta e di parole. Prima il rapporto dell’associazione Terra, diretta da Fabio Ciconte, sulla crisi del mercato ortofrutticolo italiano. Un mercato sempre di più messo alle strette dai vincoli della standardizzazione dei prodotti: “un cibo bello – sostengono gli autori del rapporto - non è sempre buono per l’ambiente e l’agricoltura”. E poi la sociolinguista Vera Gheno ci ha condotti alla ricerca delle parole consapevoli che rendono efficaci le nostre conversazioni (“Trovare le parole. Abbecedario per una comunicazione consapevole” con Federico Faloppa, Gruppo Abele Edizioni 2021).
Memos di mercoledì 30/06/2021
G8, vent’anni fa a Genova. Di cosa parlarono in quei giorni di luglio del 2001 i leader riuniti a Palazzo Ducale? Quali scenari della globalizzazione prefigurarono? Qual era il profilo politico dei protagonisti? Bush e i neocon. Blair, Schroeder e il centrismo della terza via. Chirac, il gollista. Berlusconi, l’americano amico di Putin. Ospite: Luigi Bonanate, professore emerito di relazioni internazionali all’università di Torino.
G8, vent’anni fa a Genova. Di cosa parlarono in quei giorni di luglio del 2001 i leader riuniti a Palazzo Ducale? Quali scenari della globalizzazione prefigurarono? Qual era il profilo politico dei protagonisti? Bush e i neocon. Blair, Schroeder e il centrismo della terza via. Chirac, il gollista. Berlusconi, l’americano amico di Putin. Ospite: Luigi Bonanate, professore emerito di relazioni internazionali all’università di Torino.
Memos di martedì 29/06/2021
“Per la civiltà e la giustizia sociale”. E’ iniziata la raccolta di firme per il referendum abrogativo che vuole legalizzare l’eutanasia in Italia. Entro il 30 settembre dovranno essere raccolte 500 mila firme. Il referendum è stato promosso dall’associazione “Luca Coscioni” e dai Radicali italiani. Tra i promotori c’è Marco Cappato, l’esponente radicale e dell’associazione Coscioni che aiutò a realizzare la volontà di Fabiano Antoniani, dj Fabo, di mettere fine alla propria vita. Cappato, che è stato ospite oggi a Memos, ha raccontato che solo “una persona su mille può accedere all’aiuto alla morte volontaria in Svizzera. Sono pochi anche coloro che possono ottenere qualche cosa di simile a una eutanasia clandestina o di fatto. Invece, il diritto e le regole – secondo Cappato - sono quelle che devono valere per tutti e che danno in modo uguale a tutti la libertà di poter scegliere alla fine della propria vita. E’ un fatto che in democrazia deve essere garantito indipendentemente dalle disponibilità economiche o dalle conoscenze del paziente”. Così conclude Marco Cappato: “non si tratta di essere a favore o contro l’eutanasia, ma di scegliere tra un’eutanasia clandestina che c’è già (come ricordava sempre il professor Umberto Veronesi), un’eutanasia fatta di disperazione, abbandono, solitudine; e un’eutanasia legale dove il compito delle istituzioni è quello di avere regole chiare, facilitare la conoscenza, la libertà e quindi la responsabilità individuale”.
“Per la civiltà e la giustizia sociale”. E’ iniziata la raccolta di firme per il referendum abrogativo che vuole legalizzare l’eutanasia in Italia. Entro il 30 settembre dovranno essere raccolte 500 mila firme. Il referendum è stato promosso dall’associazione “Luca Coscioni” e dai Radicali italiani. Tra i promotori c’è Marco Cappato, l’esponente radicale e dell’associazione Coscioni che aiutò a realizzare la volontà di Fabiano Antoniani, dj Fabo, di mettere fine alla propria vita. Cappato, che è stato ospite oggi a Memos, ha raccontato che solo “una persona su mille può accedere all’aiuto alla morte volontaria in Svizzera. Sono pochi anche coloro che possono ottenere qualche cosa di simile a una eutanasia clandestina o di fatto. Invece, il diritto e le regole – secondo Cappato - sono quelle che devono valere per tutti e che danno in modo uguale a tutti la libertà di poter scegliere alla fine della propria vita. E’ un fatto che in democrazia deve essere garantito indipendentemente dalle disponibilità economiche o dalle conoscenze del paziente”. Così conclude Marco Cappato: “non si tratta di essere a favore o contro l’eutanasia, ma di scegliere tra un’eutanasia clandestina che c’è già (come ricordava sempre il professor Umberto Veronesi), un’eutanasia fatta di disperazione, abbandono, solitudine; e un’eutanasia legale dove il compito delle istituzioni è quello di avere regole chiare, facilitare la conoscenza, la libertà e quindi la responsabilità individuale”.
Memos di venerdì 25/06/2021
Memos, il promemoria sull'attualità di Radio Popolare.
Raffaele Liguori vi accompagna nel suo giro quotidiano di conversazioni.
Memos è andato in onda in onda sulle frequenze di Rp (e in streaming su radiopopolare.it)
Memos, il promemoria sull'attualità di Radio Popolare.
Raffaele Liguori vi accompagna nel suo giro quotidiano di conversazioni.
Memos è andato in onda in onda sulle frequenze di Rp (e in streaming su radiopopolare.it)
Memos di giovedì 24/06/2021
Uno sfregio alla rivoluzione di Franco Basaglia, l’inventore dei centri pubblici di salute mentale, lo psichiatra che guardava negli occhi il paziente prima ancora della malattia; il medico che ha privilegiato le terapie fatte di relazioni e rifiutato le costrizioni e le violenze. Lo sfregio arriva da alcune decisioni della giunta del Friuli Venezia Giulia, guidata dalla destra, che mettono in discussione il modello Basaglia e le sue strutture. Memos ne ha parlato con Fabiana Martini, giornalista e consigliera comunale d’opposizione a Trieste, del Pd; e con Giovanni Carrosio, sociologo dell’ambiente, docente all’università di Trieste. Le parole di qualche giorno fa di Alberta Basaglia, figlia del grande psichiatra morto nel 1980, suonano come un appello alla mobilitazione: “stanno uccidendo l’eredità di mio padre. Quando saranno distrutti gli ultimi baluardi che dimostrano l’efficacia della riforma Basaglia, sarà più facile rinnegare la sua rivoluzione culturale”.
Uno sfregio alla rivoluzione di Franco Basaglia, l’inventore dei centri pubblici di salute mentale, lo psichiatra che guardava negli occhi il paziente prima ancora della malattia; il medico che ha privilegiato le terapie fatte di relazioni e rifiutato le costrizioni e le violenze. Lo sfregio arriva da alcune decisioni della giunta del Friuli Venezia Giulia, guidata dalla destra, che mettono in discussione il modello Basaglia e le sue strutture. Memos ne ha parlato con Fabiana Martini, giornalista e consigliera comunale d’opposizione a Trieste, del Pd; e con Giovanni Carrosio, sociologo dell’ambiente, docente all’università di Trieste. Le parole di qualche giorno fa di Alberta Basaglia, figlia del grande psichiatra morto nel 1980, suonano come un appello alla mobilitazione: “stanno uccidendo l’eredità di mio padre. Quando saranno distrutti gli ultimi baluardi che dimostrano l’efficacia della riforma Basaglia, sarà più facile rinnegare la sua rivoluzione culturale”.
Memos di mercoledì 23/06/2021
Caporali, imprese di comodo, criminalità: è la coalizione dello schiavismo che sfrutta il lavoro bracciantile, soprattutto dei migranti. Ma in Puglia i lavoratori sfruttati cominciano a denunciare i propri aguzzini. A Memos il racconto del Procuratore capo della Repubblica di Foggia, Ludovico Vaccaro. “Sono decine le inchieste sullo sfruttamento – dice il procuratore Vaccaro - decine le aziende sottoposte a controllo giudiziario. E’ importante che l’ultima inchiesta sia partita da una denuncia di due lavoratori sfruttati, perché testimonia un cambiamento di rotta. In passato i primi a fuggire al nostro arrivo erano i migranti, perché temevano di perdere il lavoro. Ora, abbiamo recuperato la fiducia dei lavoratori sfruttati anche grazie all’aiuto dei sindacati”. Memos ha ospitato anche un commento della sociologa Annalisa Dordoni, dell’università di Milano Bicocca. I braccianti nei campi della Puglia e i fattorini della logistica al nord condividono la condizione di sfruttati. “Il lavoro della logistica come quello dei braccianti – sostiene Dordoni - è soprattutto lavoro migrante che nelle nostre società occidentali è connesso a forme di sfruttamento e ricattabilità. In paesi come il nostro vi è una struttura del lavoro che costruisce il seguente quadro: da un lato vi sono bacini e fonti di reclutamento per circuiti di caporalato; dall’altro vi sono situazioni di irregolarità dal punto di vista giuridico (penso al cosiddetto reato di clandestinità e alle norme del pacchetto sicurezza) che portano ad una estrema ricattabilità e quindi possibilità di sfruttamento”.
Caporali, imprese di comodo, criminalità: è la coalizione dello schiavismo che sfrutta il lavoro bracciantile, soprattutto dei migranti. Ma in Puglia i lavoratori sfruttati cominciano a denunciare i propri aguzzini. A Memos il racconto del Procuratore capo della Repubblica di Foggia, Ludovico Vaccaro. “Sono decine le inchieste sullo sfruttamento – dice il procuratore Vaccaro - decine le aziende sottoposte a controllo giudiziario. E’ importante che l’ultima inchiesta sia partita da una denuncia di due lavoratori sfruttati, perché testimonia un cambiamento di rotta. In passato i primi a fuggire al nostro arrivo erano i migranti, perché temevano di perdere il lavoro. Ora, abbiamo recuperato la fiducia dei lavoratori sfruttati anche grazie all’aiuto dei sindacati”. Memos ha ospitato anche un commento della sociologa Annalisa Dordoni, dell’università di Milano Bicocca. I braccianti nei campi della Puglia e i fattorini della logistica al nord condividono la condizione di sfruttati. “Il lavoro della logistica come quello dei braccianti – sostiene Dordoni - è soprattutto lavoro migrante che nelle nostre società occidentali è connesso a forme di sfruttamento e ricattabilità. In paesi come il nostro vi è una struttura del lavoro che costruisce il seguente quadro: da un lato vi sono bacini e fonti di reclutamento per circuiti di caporalato; dall’altro vi sono situazioni di irregolarità dal punto di vista giuridico (penso al cosiddetto reato di clandestinità e alle norme del pacchetto sicurezza) che portano ad una estrema ricattabilità e quindi possibilità di sfruttamento”.
Memos di martedì 22/06/2021
I profughi nel mondo sono più di 82 milioni, quasi quanto la popolazione di un paese come la Germania. Lo raccontano i dati dell’Alto Commissariato Onu per i Rifugiati (ACNUR), diffusi in occasione della Giornata mondiale per il rifugiato del 20 giugno scorso. A Memos Valerio Calzolaio, giornalista e saggista, e la sociologa dell’università di Torino Magda Bolzoni. .Secondo Calzolaio “i dati diffusi dall’ACNUR sottostimano il dramma di chi è costretto a fuggire. Per essere censiti in quei numeri bisogna avere o lo status di rifugiato internazionale o di profugo interno. Per molte persone in fuga, però, questo status non si raggiunge mai. Allora non vengono censiti o vengono uccisi prima dai disastri naturali o dalle persecuzioni, e sono decine di milioni. L’Italia - conclude Calzolaio - non fa niente per accogliere i profughi. Anche l’Europa non è certo virtuosa. La maggior parte di loro viene accolta nei paesi poveri, con l’eccezione della Germania”. La sociologa Magda Bolzoni ricorda quali sono i pericoli da cui le persone scappano. “Si fugge da situazioni diverse. Da guerre, instabilità, terrorismo, desertificazione, eventi legati ai cambiamenti climatici. Si fugge anche da forti diseguaglianze in termini di accesso ad acqua, cibo e servizi. Le migrazioni forzate e “non forzate” sono un mix difficile da distinguere. Molto spesso le motivazioni si sovrappongono - sostiene Bolzoni - : situazioni di guerra, instabilità, persecuzioni si sommano a discriminazioni e attentati alla vita personali”.
I profughi nel mondo sono più di 82 milioni, quasi quanto la popolazione di un paese come la Germania. Lo raccontano i dati dell’Alto Commissariato Onu per i Rifugiati (ACNUR), diffusi in occasione della Giornata mondiale per il rifugiato del 20 giugno scorso. A Memos Valerio Calzolaio, giornalista e saggista, e la sociologa dell’università di Torino Magda Bolzoni. .Secondo Calzolaio “i dati diffusi dall’ACNUR sottostimano il dramma di chi è costretto a fuggire. Per essere censiti in quei numeri bisogna avere o lo status di rifugiato internazionale o di profugo interno. Per molte persone in fuga, però, questo status non si raggiunge mai. Allora non vengono censiti o vengono uccisi prima dai disastri naturali o dalle persecuzioni, e sono decine di milioni. L’Italia - conclude Calzolaio - non fa niente per accogliere i profughi. Anche l’Europa non è certo virtuosa. La maggior parte di loro viene accolta nei paesi poveri, con l’eccezione della Germania”. La sociologa Magda Bolzoni ricorda quali sono i pericoli da cui le persone scappano. “Si fugge da situazioni diverse. Da guerre, instabilità, terrorismo, desertificazione, eventi legati ai cambiamenti climatici. Si fugge anche da forti diseguaglianze in termini di accesso ad acqua, cibo e servizi. Le migrazioni forzate e “non forzate” sono un mix difficile da distinguere. Molto spesso le motivazioni si sovrappongono - sostiene Bolzoni - : situazioni di guerra, instabilità, persecuzioni si sommano a discriminazioni e attentati alla vita personali”.
Memos di venerdì 18/06/2021
Lina Khan, 32 anni, giurista laureata a Yale, docente alla Columbia Law School, è stata nominata dal presidente Usa Biden a capo dell’antitrust americana (FTC). E’ apertamente schierata contro i monopoli di Big Tech. La nomina di Khan potrà avere conseguenze a livello mondiale. Le concentrazioni di potere di società come Facebook, Amazon, Apple, Google, Netflix, Microsoft colpiscono la concorrenza e possono essere un danno anche per la democrazia. Nel 2017, in un paper sul Yale Law Journal (https:/ / www.yalelawjournal.org/ note/ amazons-antitrust-paradox) Khan ha denunciato la legislazione antitrust americana, ritenuta insufficiente di fronte alle minacce di monopoli come Amazon. “L'attuale quadro dell'antitrust - scriveva Lina Khan - non è in grado di catturare l'architettura del potere di mercato nell'economia moderna. Non possiamo conoscere i potenziali danni alla concorrenza posti dal dominio di Amazon, se misuriamo la concorrenza principalmente attraverso il prezzo e la produzione. In particolare, l'attuale dottrina sottovaluta il rischio di prezzi predatori e l'integrazione tra diverse linee di business che possono rivelarsi anti-concorrenziali”. Memos ha parlato di Lina Khan e delle conseguenze che può avere la sua nomina ai vertici dell’antitrust Usa, con la giornalista e saggista Roberta Carlini e l’economista Andrea Roventini, della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.
Lina Khan, 32 anni, giurista laureata a Yale, docente alla Columbia Law School, è stata nominata dal presidente Usa Biden a capo dell’antitrust americana (FTC). E’ apertamente schierata contro i monopoli di Big Tech. La nomina di Khan potrà avere conseguenze a livello mondiale. Le concentrazioni di potere di società come Facebook, Amazon, Apple, Google, Netflix, Microsoft colpiscono la concorrenza e possono essere un danno anche per la democrazia. Nel 2017, in un paper sul Yale Law Journal (https:/ / www.yalelawjournal.org/ note/ amazons-antitrust-paradox) Khan ha denunciato la legislazione antitrust americana, ritenuta insufficiente di fronte alle minacce di monopoli come Amazon. “L'attuale quadro dell'antitrust - scriveva Lina Khan - non è in grado di catturare l'architettura del potere di mercato nell'economia moderna. Non possiamo conoscere i potenziali danni alla concorrenza posti dal dominio di Amazon, se misuriamo la concorrenza principalmente attraverso il prezzo e la produzione. In particolare, l'attuale dottrina sottovaluta il rischio di prezzi predatori e l'integrazione tra diverse linee di business che possono rivelarsi anti-concorrenziali”. Memos ha parlato di Lina Khan e delle conseguenze che può avere la sua nomina ai vertici dell’antitrust Usa, con la giornalista e saggista Roberta Carlini e l’economista Andrea Roventini, della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.
Memos di giovedì 17/06/2021
Demografia asiatica e africana. In queste aree il XXI secolo continuerà ad essere un secolo di crescita della popolazione, come lo è stato il ‘900 per tutto il pianeta. La Cina, paese più popoloso al mondo ancora per poco, ha imboccato il sentiero dell’invecchiamento dei suoi abitanti, come accade da tempo in Occidente. Inoltre, nei prossimi anni inizierà un vero e proprio declino demografico cinese. In Italia il 2018 è stato l’anno della svolta, con la quota di anziani over 60 che ha superato i giovani under 30. Ma in Italia l’assistenza agli anziani non autosufficienti è quasi all’anno zero. E la riforma, di cui sta discutendo la commissione Paglia, spinge sulla domiciliarità dell’assistenza. Il rischio è far ricadere solo sulle famiglie il peso dell’aiuto agli anziani non autosufficienti. Memos ha ospitato oggi il demografo Alessandro Rosina e la sociologa Chiara Saraceno.
Demografia asiatica e africana. In queste aree il XXI secolo continuerà ad essere un secolo di crescita della popolazione, come lo è stato il ‘900 per tutto il pianeta. La Cina, paese più popoloso al mondo ancora per poco, ha imboccato il sentiero dell’invecchiamento dei suoi abitanti, come accade da tempo in Occidente. Inoltre, nei prossimi anni inizierà un vero e proprio declino demografico cinese. In Italia il 2018 è stato l’anno della svolta, con la quota di anziani over 60 che ha superato i giovani under 30. Ma in Italia l’assistenza agli anziani non autosufficienti è quasi all’anno zero. E la riforma, di cui sta discutendo la commissione Paglia, spinge sulla domiciliarità dell’assistenza. Il rischio è far ricadere solo sulle famiglie il peso dell’aiuto agli anziani non autosufficienti. Memos ha ospitato oggi il demografo Alessandro Rosina e la sociologa Chiara Saraceno.
Memos di mercoledì 16/06/2021
Economia e sicurezza. L’Occidente in versione novecentesca (G7 e Nato) punta il dito contro Cina e Russia. A Memos ne abbiamo parlato con l’economista Alessia Amighini, docente all’Università del Piemonte Orientale e co-direttrice dell’Osservatorio Asia dell’Ispi; e con l’analista strategico Alessandro Politi, direttore del centro di ricerca “Nato Defense College Foundation”. Secondo Politi “la Nato ha trovato un consenso su come trattare Russia e Cina”. La Russia, sostiene Politi, è un problema oggettivo. “La Crimea è stata annessa in un modo totalmente illegale. In più c’è metà dell’Ucraina sottratta alla sovranità legittima del governo di Kiev. La Cina, invece, viene trattata sostenendo che rappresenta sia una sfida che un’opportunità. C’è, quindi, un trattamento differenziato tra Russia e Cina”. A ciò l’economista Alessia Amighini aggiunge un dato che riguarda la Russia e i suoi annunci (vedi il ministro degli esteri Lavrov) di volersi svincolare dal dollaro. “La Russia – sostiene Amighini - gioca in questo modo una carta nuova e lo fa in combutta con Pechino (che da tempo ha deciso di muoversi verso la propria de-dollarizzazione, ndr) perché da sola non riuscirebbe”.
Economia e sicurezza. L’Occidente in versione novecentesca (G7 e Nato) punta il dito contro Cina e Russia. A Memos ne abbiamo parlato con l’economista Alessia Amighini, docente all’Università del Piemonte Orientale e co-direttrice dell’Osservatorio Asia dell’Ispi; e con l’analista strategico Alessandro Politi, direttore del centro di ricerca “Nato Defense College Foundation”. Secondo Politi “la Nato ha trovato un consenso su come trattare Russia e Cina”. La Russia, sostiene Politi, è un problema oggettivo. “La Crimea è stata annessa in un modo totalmente illegale. In più c’è metà dell’Ucraina sottratta alla sovranità legittima del governo di Kiev. La Cina, invece, viene trattata sostenendo che rappresenta sia una sfida che un’opportunità. C’è, quindi, un trattamento differenziato tra Russia e Cina”. A ciò l’economista Alessia Amighini aggiunge un dato che riguarda la Russia e i suoi annunci (vedi il ministro degli esteri Lavrov) di volersi svincolare dal dollaro. “La Russia – sostiene Amighini - gioca in questo modo una carta nuova e lo fa in combutta con Pechino (che da tempo ha deciso di muoversi verso la propria de-dollarizzazione, ndr) perché da sola non riuscirebbe”.
Memos di martedì 15/06/2021
Ambiente e biodiversità, tutela degli ecosistemi e degli animali. E’ iniziato il lungo iter di modifica dell’articolo 9 della nostra Costituzione. La settimana scorsa il primo sì del Senato a larghissima maggioranza. La modifica costituzionale riguarda anche l’articolo 41. Si introduce tra i principi il rispetto della salute e dell’ambiente. Memos oggi ha ospitato Annalisa Corrado, co-portavoce di Green Italia; e Andrea Pertici, costituzionalista dell’università di Pisa. “Come ecologisti non possiamo che essere contenti”, sostiene Annalisa Corrado. “L’ambiente, l’ecosistema, la salute arrivano nell’ossatura del nostro ordinamento, nel fondamento primario del nostro paese. Questo significa che l’importanza di questi temi è arrivata al massimo del livello istituzionale possibile. E’ molto importante, anche solo dal punto di vista culturale. Sarà un riferimento che potrà essere utilizzato per far leva sul decisore politico, quando dovesse allontanarsi da questo principio. Dopodichè, il problema sta nell’attuazione”. Il costituzionalista Andrea Pertici è d’accordo con Annalisa Corrado: “non si può che dire bene dell’aggiunta di ambiente, biodiversità ed ecosistemi. Tuttavia – sostiene Pertici – il problema è ciò che verrà dopo. L’inserimento in un principio costituzionale di ambiente, biodiversità, dipenderà dalle leggi. E, come ci insegna la storia costituzionale italiana, molti principi che sono stati inseriti nella Costituzione nel 1948 hanno avuto attuazione soltanto molti anni dopo”.
Ambiente e biodiversità, tutela degli ecosistemi e degli animali. E’ iniziato il lungo iter di modifica dell’articolo 9 della nostra Costituzione. La settimana scorsa il primo sì del Senato a larghissima maggioranza. La modifica costituzionale riguarda anche l’articolo 41. Si introduce tra i principi il rispetto della salute e dell’ambiente. Memos oggi ha ospitato Annalisa Corrado, co-portavoce di Green Italia; e Andrea Pertici, costituzionalista dell’università di Pisa. “Come ecologisti non possiamo che essere contenti”, sostiene Annalisa Corrado. “L’ambiente, l’ecosistema, la salute arrivano nell’ossatura del nostro ordinamento, nel fondamento primario del nostro paese. Questo significa che l’importanza di questi temi è arrivata al massimo del livello istituzionale possibile. E’ molto importante, anche solo dal punto di vista culturale. Sarà un riferimento che potrà essere utilizzato per far leva sul decisore politico, quando dovesse allontanarsi da questo principio. Dopodichè, il problema sta nell’attuazione”. Il costituzionalista Andrea Pertici è d’accordo con Annalisa Corrado: “non si può che dire bene dell’aggiunta di ambiente, biodiversità ed ecosistemi. Tuttavia – sostiene Pertici – il problema è ciò che verrà dopo. L’inserimento in un principio costituzionale di ambiente, biodiversità, dipenderà dalle leggi. E, come ci insegna la storia costituzionale italiana, molti principi che sono stati inseriti nella Costituzione nel 1948 hanno avuto attuazione soltanto molti anni dopo”.
Memos di venerdì 11/06/2021
Rimettere in sesto il rapporto tra esseri umani e natura, squilibrato dalla biodiversità maltrattata, dagli allevamenti intensivi e dalle emissioni di CO2. A Memos Sofia Belardinelli, ricercatrice di bioetica e etica ambientale all’università di Napoli, collaboratrice del magazine online di divulgazione scientifica dell’università di Padova “Bo Live” (https:/ / ilbolive.unipd.it/ ) e di Micromega. Del rapporto tra umano e natura discuteranno gli ospiti delle “Giornate della laicità” a Reggio Emilia nei prossimi tre giorni. A Memos la direttrice scientifica degli incontri Cinzia Sciuto, filosofa e giornalista di Micromega, presenta i temi degli incontri (https:/ / www.giornatedellalaicita.com/ ).
Rimettere in sesto il rapporto tra esseri umani e natura, squilibrato dalla biodiversità maltrattata, dagli allevamenti intensivi e dalle emissioni di CO2. A Memos Sofia Belardinelli, ricercatrice di bioetica e etica ambientale all’università di Napoli, collaboratrice del magazine online di divulgazione scientifica dell’università di Padova “Bo Live” (https:/ / ilbolive.unipd.it/ ) e di Micromega. Del rapporto tra umano e natura discuteranno gli ospiti delle “Giornate della laicità” a Reggio Emilia nei prossimi tre giorni. A Memos la direttrice scientifica degli incontri Cinzia Sciuto, filosofa e giornalista di Micromega, presenta i temi degli incontri (https:/ / www.giornatedellalaicita.com/ ).
Memos di giovedì 10/06/2021
Memos oggi vi ha riproposto l'intervista a Branko Milanovic, uno dei maggiori studiosi delle disuguaglianze economiche e sociali. Milanovic è un economista, insegna negli Stati Uniti. Il suo ultimo libro pubblicato in Italia si intitola "Capitalismo contro capitalismo" (Laterza, 2020).
Memos oggi vi ha riproposto l'intervista a Branko Milanovic, uno dei maggiori studiosi delle disuguaglianze economiche e sociali. Milanovic è un economista, insegna negli Stati Uniti. Il suo ultimo libro pubblicato in Italia si intitola "Capitalismo contro capitalismo" (Laterza, 2020).
Memos di mercoledì 09/06/2021
Joe, le taxeur. Così la settimana scorsa titolava il quotidiano francese Liberation. Joe Biden, l’esattore. Secondo il quotidiano di sinistra francese è l’uomo delle tasse del momento. All’interno degli Stati Uniti ha aumentato le tasse sulle imprese dal 21 al 28%; all’estero ha premuto sui G7 per la tassa minima sulle multinazionali. La Casa Bianca di Biden sta cercando a tutti i costi di recuperare dal passato almeno l’immaginario del New Deal rooseveltiano o della Great Society di Lyndon Johnson. Riforme e politiche fiscali redistributive verso il basso. E così di equità, tasse sui ricchi, redistribuzione fiscale si torna a parlare dopo un quarantennio di tabula rasa neoliberista. E’ solo un’operazione cosmetica, di “fiscalwashing”? Oppure si vuole mettere mano alle diseguaglianze crescenti nelle nostre società? In questo caso basta la leva fiscale per ricomporre divari e disuguaglianze? Memos ha ospitato oggi Tommaso Faccio, docente di diritto tributario alla Nottingham University Business School e segretario generale della Commissione per la riforma della tassazione delle multinazionali (ICRICT). Insieme a lui, Elena Granaglia, docente di Scienza delle Finanze all’università di Roma Tre, che fa parte del Coordinamento del Forum Disuguaglianze Diversità.
Joe, le taxeur. Così la settimana scorsa titolava il quotidiano francese Liberation. Joe Biden, l’esattore. Secondo il quotidiano di sinistra francese è l’uomo delle tasse del momento. All’interno degli Stati Uniti ha aumentato le tasse sulle imprese dal 21 al 28%; all’estero ha premuto sui G7 per la tassa minima sulle multinazionali. La Casa Bianca di Biden sta cercando a tutti i costi di recuperare dal passato almeno l’immaginario del New Deal rooseveltiano o della Great Society di Lyndon Johnson. Riforme e politiche fiscali redistributive verso il basso. E così di equità, tasse sui ricchi, redistribuzione fiscale si torna a parlare dopo un quarantennio di tabula rasa neoliberista. E’ solo un’operazione cosmetica, di “fiscalwashing”? Oppure si vuole mettere mano alle diseguaglianze crescenti nelle nostre società? In questo caso basta la leva fiscale per ricomporre divari e disuguaglianze? Memos ha ospitato oggi Tommaso Faccio, docente di diritto tributario alla Nottingham University Business School e segretario generale della Commissione per la riforma della tassazione delle multinazionali (ICRICT). Insieme a lui, Elena Granaglia, docente di Scienza delle Finanze all’università di Roma Tre, che fa parte del Coordinamento del Forum Disuguaglianze Diversità.
Memos di martedì 08/06/2021
Il PNRR non se ne occupa, l’opinione pubblica appare distratta da altro. Perché sembrano non interessare più le concentrazioni nel settore della comunicazione e dell’informazione? Da qui parte la conversazione di oggi a Memos con Flavia Barca, consulente ufficio studi Rai, e Vincenzo Vita, giornalista, già parlamentare e sottosegretario in governi di centrosinistra, esperto di media e informazione. “Le concentrazioni editoriali di oggi – racconta Vita - sono difensive. Gli editori del mondo analogico sono terrorizzati dai nuovi oligarchi delle piattaforme digitali (Facebook, Google, Amazon, Microsoft). I vecchi editori decidono le concentrazioni al solo scopo difensivo e nella speranza che aggregandosi possano difendersi meglio. Le concentrazioni di oggi – conclude Vita - hanno un sapore un po’ diverso da quelle che abbiamo conosciute in altre epoche degli anni ruggenti”. Per Flavia Barca ci sono due temi chiave. “Il primo tema – sostiene - è il significato delle concentrazioni. Si tratta di processi figli degli sconvolgimenti economici degli ultimi anni e che rappresentano un cambiamento radicale dei paradigmi di competizione. Oggi per competere e sopravvivere sui grandi mercati della comunicazione – racconta Flavia Barca - è necessario essere grandi, BIG, e ciò significa espandersi a livello internazionale e concentrarsi a livello nazionale. C’è un secondo tema fondamentale, riguarda l’esigenza di una spazio pubblico di discussione. Governo e cittadinanza-attiva dovrebbero contrapporre a queste concentrazioni un dibattito pubblico. La mancanza di uno spazio di discussione limita i ragionamenti sugli assetti proprietari, su ciò che queste concentrazioni producono in termini di pluralismo, di trasparenza dell’informazione”.
Il PNRR non se ne occupa, l’opinione pubblica appare distratta da altro. Perché sembrano non interessare più le concentrazioni nel settore della comunicazione e dell’informazione? Da qui parte la conversazione di oggi a Memos con Flavia Barca, consulente ufficio studi Rai, e Vincenzo Vita, giornalista, già parlamentare e sottosegretario in governi di centrosinistra, esperto di media e informazione. “Le concentrazioni editoriali di oggi – racconta Vita - sono difensive. Gli editori del mondo analogico sono terrorizzati dai nuovi oligarchi delle piattaforme digitali (Facebook, Google, Amazon, Microsoft). I vecchi editori decidono le concentrazioni al solo scopo difensivo e nella speranza che aggregandosi possano difendersi meglio. Le concentrazioni di oggi – conclude Vita - hanno un sapore un po’ diverso da quelle che abbiamo conosciute in altre epoche degli anni ruggenti”. Per Flavia Barca ci sono due temi chiave. “Il primo tema – sostiene - è il significato delle concentrazioni. Si tratta di processi figli degli sconvolgimenti economici degli ultimi anni e che rappresentano un cambiamento radicale dei paradigmi di competizione. Oggi per competere e sopravvivere sui grandi mercati della comunicazione – racconta Flavia Barca - è necessario essere grandi, BIG, e ciò significa espandersi a livello internazionale e concentrarsi a livello nazionale. C’è un secondo tema fondamentale, riguarda l’esigenza di una spazio pubblico di discussione. Governo e cittadinanza-attiva dovrebbero contrapporre a queste concentrazioni un dibattito pubblico. La mancanza di uno spazio di discussione limita i ragionamenti sugli assetti proprietari, su ciò che queste concentrazioni producono in termini di pluralismo, di trasparenza dell’informazione”.
Memos di venerdì 04/06/2021
Il blocco che non blocca. E’ quello dei licenziamenti. La sociologa del lavoro Giustina Orientale Caputo (dell’università Federico II di Napoli) ha raccontato a Memos che le statistiche dell’Istat mostrano tutt’altra situazione rispetto al blocco dei licenziamenti. “Nel periodo aprile 2020-aprile2021 – racconta la professoressa Orientale Caputo – sono diminuiti gli occupati permanenti (con contratto a tempo indeterminato) di 222 mila unità. Mentre nello stesso anno sono stati assunti in 229 mila con contratti a tempo determinato. La realtà dell’Istat è la seguente: primo, nonostante il sacrosanto blocco dei licenziamenti, in Italia sono stati persi 222 mila posti di lavoro; secondo, le contemporanee assunzioni a termine di 229 mila lavoratori/ trici potrebbero voler dire che negli ultimi decenni in Italia c’è stato un processo di sostituzione delle tipologie di lavoro. E cioè – conclude la sociologa della Federico II – che a fronte di contratti permanenti, con garanzie, gli imprenditori preferiscono assumere lavoratori senza protezioni. Le imprese dunque chiedono un lavoro meno garantito, più flessibile, a condizioni più basse e con una qualità sempre peggiore”. A Memos oggi anche il giurista Alessandro Somma (dell’università La Sapienza di Roma) per il quale il Piano per la ripresa (PNRR) contiene diverse stringenti condizionalità che lo fanno assomigliare in alcuni tratti ai vecchi Memorandun imposti dalla Troika (Bce, Fmi, Commissione europea) ai paesi europei in crisi finanziaria.
Il blocco che non blocca. E’ quello dei licenziamenti. La sociologa del lavoro Giustina Orientale Caputo (dell’università Federico II di Napoli) ha raccontato a Memos che le statistiche dell’Istat mostrano tutt’altra situazione rispetto al blocco dei licenziamenti. “Nel periodo aprile 2020-aprile2021 – racconta la professoressa Orientale Caputo – sono diminuiti gli occupati permanenti (con contratto a tempo indeterminato) di 222 mila unità. Mentre nello stesso anno sono stati assunti in 229 mila con contratti a tempo determinato. La realtà dell’Istat è la seguente: primo, nonostante il sacrosanto blocco dei licenziamenti, in Italia sono stati persi 222 mila posti di lavoro; secondo, le contemporanee assunzioni a termine di 229 mila lavoratori/ trici potrebbero voler dire che negli ultimi decenni in Italia c’è stato un processo di sostituzione delle tipologie di lavoro. E cioè – conclude la sociologa della Federico II – che a fronte di contratti permanenti, con garanzie, gli imprenditori preferiscono assumere lavoratori senza protezioni. Le imprese dunque chiedono un lavoro meno garantito, più flessibile, a condizioni più basse e con una qualità sempre peggiore”. A Memos oggi anche il giurista Alessandro Somma (dell’università La Sapienza di Roma) per il quale il Piano per la ripresa (PNRR) contiene diverse stringenti condizionalità che lo fanno assomigliare in alcuni tratti ai vecchi Memorandun imposti dalla Troika (Bce, Fmi, Commissione europea) ai paesi europei in crisi finanziaria.
Memos di giovedì 03/06/2021
Scuola, sta per finire un anno di restrizioni e pendolarismo forzato tra lezioni a distanza e in presenza. Memos ha ospitato un’insegnante di scuola elementare, Antonella Meiani, e un neuropsichiatra infantile e psicoterapeuta, Stefano Benzoni. “Le tracce negative di quest’anno sono sicuramente tante”, racconta Meiani. “C’è anche un desiderio che sento dai bambini e dalle bambine – aggiunge Meiani - e cioè quello di riappropriarsi del mondo, del loro corpo e di tutto quello che al corpo è stato negato”. Stefano Benzoni ha messo in evidenza quanto il malessere dei bambini e dei ragazzi fosse presente già in precedenza. “La realtà – sostiene Benzoni - è che la situazione della gestione della salute mentale era già critica in passato. Prima del Covid la situazione era la seguente: le richieste delle famiglie alle unità di neuropsichiatria infantile erano raddoppiate negli ultimi dieci anni e le risorse pubbliche dedicate dallo stato alla neuropsichiatria infantile dimezzate. Eravamo in una situazione in cui solo un utente su due riusciva ad accedere ai servizi, solo un utente su tre riusciva a ricevere un intervento e solo uno su tre riusciva ad essere accolto in un reparto per il ricovero. Oggi – prosegue Stefano Benzoni – scopriamo che non ci sono letti di neuropsichiatria infantile, ma non è l’emergenza Covid! Anche prima della pandemia i letti per la neuropsichiatria infantile non c’erano. Ma di questo non si parlava. Ora, la pandemia ci ha permesso di parlarne e questo è un bene, se ne parliamo bene. E’ un bene che si recuperi una attenzione verso il tema della salute mentale, un’attenzione che non può seguire mode e contingenze. Perchè? Perchè la metà delle persone che hanno un disturbo psichiatrico in età adulta ha avuto un esordio di problemi psicologici e psichiatrici in età infantile”. Stefano Benzoni conclude la sua ricostruzione di un quadro drammatico di disattenzione verso i problemi della salute mentale, ricordando che di fronte alla carenza cronica di risorse occorrono interventi mirati e coordinati.
Scuola, sta per finire un anno di restrizioni e pendolarismo forzato tra lezioni a distanza e in presenza. Memos ha ospitato un’insegnante di scuola elementare, Antonella Meiani, e un neuropsichiatra infantile e psicoterapeuta, Stefano Benzoni. “Le tracce negative di quest’anno sono sicuramente tante”, racconta Meiani. “C’è anche un desiderio che sento dai bambini e dalle bambine – aggiunge Meiani - e cioè quello di riappropriarsi del mondo, del loro corpo e di tutto quello che al corpo è stato negato”. Stefano Benzoni ha messo in evidenza quanto il malessere dei bambini e dei ragazzi fosse presente già in precedenza. “La realtà – sostiene Benzoni - è che la situazione della gestione della salute mentale era già critica in passato. Prima del Covid la situazione era la seguente: le richieste delle famiglie alle unità di neuropsichiatria infantile erano raddoppiate negli ultimi dieci anni e le risorse pubbliche dedicate dallo stato alla neuropsichiatria infantile dimezzate. Eravamo in una situazione in cui solo un utente su due riusciva ad accedere ai servizi, solo un utente su tre riusciva a ricevere un intervento e solo uno su tre riusciva ad essere accolto in un reparto per il ricovero. Oggi – prosegue Stefano Benzoni – scopriamo che non ci sono letti di neuropsichiatria infantile, ma non è l’emergenza Covid! Anche prima della pandemia i letti per la neuropsichiatria infantile non c’erano. Ma di questo non si parlava. Ora, la pandemia ci ha permesso di parlarne e questo è un bene, se ne parliamo bene. E’ un bene che si recuperi una attenzione verso il tema della salute mentale, un’attenzione che non può seguire mode e contingenze. Perchè? Perchè la metà delle persone che hanno un disturbo psichiatrico in età adulta ha avuto un esordio di problemi psicologici e psichiatrici in età infantile”. Stefano Benzoni conclude la sua ricostruzione di un quadro drammatico di disattenzione verso i problemi della salute mentale, ricordando che di fronte alla carenza cronica di risorse occorrono interventi mirati e coordinati.
Memos di martedì 01/06/2021
La Repubblica italiana e i suoi 75 anni. Domani 2 giugno è un anniversario speciale per la Repubblica nata dalla Resistenza al nazifascismo. Il 2 giugno 1946 si vota per il referendum monarchia-repubblica e per l’Assemblea Costituente. Per la prima vota in Italia votano anche le donne. In 75 anni di storia quante “repubbliche” ha avuto l’Italia? Memos ha chiesto ad alcuni/ e studiosi/ e di raccontarne almeno quattro: la repubblica dei valori civili (Maurizio Viroli, filosofo e teorico della politica), la repubblica della parità di genere (Marilisa D’Amico, costituzionalista), la repubblica della sovranità violata (Massimo Villone, costituzionalista) e la repubblica dei partiti (Simona Colarizi, storica).
La Repubblica italiana e i suoi 75 anni. Domani 2 giugno è un anniversario speciale per la Repubblica nata dalla Resistenza al nazifascismo. Il 2 giugno 1946 si vota per il referendum monarchia-repubblica e per l’Assemblea Costituente. Per la prima vota in Italia votano anche le donne. In 75 anni di storia quante “repubbliche” ha avuto l’Italia? Memos ha chiesto ad alcuni/ e studiosi/ e di raccontarne almeno quattro: la repubblica dei valori civili (Maurizio Viroli, filosofo e teorico della politica), la repubblica della parità di genere (Marilisa D’Amico, costituzionalista), la repubblica della sovranità violata (Massimo Villone, costituzionalista) e la repubblica dei partiti (Simona Colarizi, storica).
Memos di venerdì 28/05/2021
PNRR e salute. Un gruppo di scienziati ha bocciato il piano di Draghi: “non c’è alcun riferimento alla prevenzione”. A Memos il professor Francesco Forastiere, medico ed epidemiologo, ha spiegato le conseguenze di questa omissione, dopo averle scritte in un articolo per la rivista online “Scienza in rete”. Oggi a Memos siamo tornati a parlare delle origini incerte del virus Sars-Cov-2. La pandemia di Covid-19 è la conseguenza di un salto di specie dagli animali agli umani? Oppure è frutto di un errore di laboratorio? Ospite in trasmissione la dottoressa Elisa Vicenzi che è a capo dell’unità di ricerca in “Patogeni Virali e Biosicurezza” dell’Ospedale San Raffaele di Milano. “Conoscere l’origine del virus Sar-Cov-2 è importante anche per il futuro”, racconta la dottoresssa Vicenzi. “Se non conosciamo l’origine di questa pandemia – sostiene - come potremo affrontare le prossime pandemie?”
PNRR e salute. Un gruppo di scienziati ha bocciato il piano di Draghi: “non c’è alcun riferimento alla prevenzione”. A Memos il professor Francesco Forastiere, medico ed epidemiologo, ha spiegato le conseguenze di questa omissione, dopo averle scritte in un articolo per la rivista online “Scienza in rete”. Oggi a Memos siamo tornati a parlare delle origini incerte del virus Sars-Cov-2. La pandemia di Covid-19 è la conseguenza di un salto di specie dagli animali agli umani? Oppure è frutto di un errore di laboratorio? Ospite in trasmissione la dottoressa Elisa Vicenzi che è a capo dell’unità di ricerca in “Patogeni Virali e Biosicurezza” dell’Ospedale San Raffaele di Milano. “Conoscere l’origine del virus Sar-Cov-2 è importante anche per il futuro”, racconta la dottoresssa Vicenzi. “Se non conosciamo l’origine di questa pandemia – sostiene - come potremo affrontare le prossime pandemie?”
Memos di giovedì 27/05/2021
Sperimentazioni. La stagione delle elezioni dei sindaci è di fatto aperta. Si voterà in autunno (la data non è ancora stata fissata) nelle principali città italiane: da Roma a Milano, da Torino a Napoli, a Bologna. Coinvolti in totale quasi un migliaio di comuni, tra grandi e piccoli. In queste elezioni si sperimentano alcune forme di organizzazione della politica che prendono spunto da alcune pratiche americane. Memos presenta oggi due casi: TiCandido (con il Forum Disuguaglianze&Diversità) e Futura. La prima si ispira al modello organizzativo dei “political action committee” americani, i PAC. La seconda invece fa proprio il modello dei “caucus” statunitensi, cioè le assemblee dove si designano i candidati. Ospiti per parlare delle due esperienze: Mattia Diletti, ricercatore in scienza politica alla Sapienza di Roma. Insegna scienza politica e Sistemi politici e istituzionali; Marwa Mahmood, consigliera comunale Pd a Reggio Emilia; Ugo Mattei, giurista e attivista per i beni comuni, candidato sindaco a Torino.
Sperimentazioni. La stagione delle elezioni dei sindaci è di fatto aperta. Si voterà in autunno (la data non è ancora stata fissata) nelle principali città italiane: da Roma a Milano, da Torino a Napoli, a Bologna. Coinvolti in totale quasi un migliaio di comuni, tra grandi e piccoli. In queste elezioni si sperimentano alcune forme di organizzazione della politica che prendono spunto da alcune pratiche americane. Memos presenta oggi due casi: TiCandido (con il Forum Disuguaglianze&Diversità) e Futura. La prima si ispira al modello organizzativo dei “political action committee” americani, i PAC. La seconda invece fa proprio il modello dei “caucus” statunitensi, cioè le assemblee dove si designano i candidati. Ospiti per parlare delle due esperienze: Mattia Diletti, ricercatore in scienza politica alla Sapienza di Roma. Insegna scienza politica e Sistemi politici e istituzionali; Marwa Mahmood, consigliera comunale Pd a Reggio Emilia; Ugo Mattei, giurista e attivista per i beni comuni, candidato sindaco a Torino.
Memos di mercoledì 26/05/2021
Appalti pubblici, regole a rischio. Il governo Draghi vuole modificare le norme attuali. E’ uno degli impegni presi con la Commissione europea nel PNRR (pag.61). Le indiscrezioni sulle modifiche hanno preoccupato i sindacati, soprattutto per le parti che riguardano subappalti e massimo ribasso. A rischio ci sono salari e sicurezza di chi lavora. Quella degli appalti è materia molto tecnica, ma ciò non significa che sia una cosa solo per “tecnici”. Gli appalti pubblici toccano questioni importanti: il funzionamento di servizi e infrastrutture essenziali; il livello di legalità in un paese; le condizioni di lavoro. Su questo tema, potremmo dire, si gioca un pezzo importante dello stato di salute di una democrazia. Memos oggi ha ospitato Michele Corradino, già membro dell’Autorità Nazionale Anti Corruzione (ANAC), oggi magistrato e presidente di sezione del Consiglio di Stato (autore di “L’Italia immobile”, Chiarelettere 2020). Con Corradino abbiamo ricostruito un vademecum minimo dei contratti pubblici. Che cos’è un appalto pubblico? Chi sono i soggetti coinvolti? Quali sono i criteri di assegnazione dei lavori? Quali sono i rischi della deregulation sul massimo ribasso e sui subappalti? Ospite a Memos anche Sara Spartà, giurista, specialista in appalti pubblici e studi sull’amministrazione pubblica. Spartà ha analizzato l'intreccio tra appalti e mafie, le infiltrazioni della criminalità organizzata.
Appalti pubblici, regole a rischio. Il governo Draghi vuole modificare le norme attuali. E’ uno degli impegni presi con la Commissione europea nel PNRR (pag.61). Le indiscrezioni sulle modifiche hanno preoccupato i sindacati, soprattutto per le parti che riguardano subappalti e massimo ribasso. A rischio ci sono salari e sicurezza di chi lavora. Quella degli appalti è materia molto tecnica, ma ciò non significa che sia una cosa solo per “tecnici”. Gli appalti pubblici toccano questioni importanti: il funzionamento di servizi e infrastrutture essenziali; il livello di legalità in un paese; le condizioni di lavoro. Su questo tema, potremmo dire, si gioca un pezzo importante dello stato di salute di una democrazia. Memos oggi ha ospitato Michele Corradino, già membro dell’Autorità Nazionale Anti Corruzione (ANAC), oggi magistrato e presidente di sezione del Consiglio di Stato (autore di “L’Italia immobile”, Chiarelettere 2020). Con Corradino abbiamo ricostruito un vademecum minimo dei contratti pubblici. Che cos’è un appalto pubblico? Chi sono i soggetti coinvolti? Quali sono i criteri di assegnazione dei lavori? Quali sono i rischi della deregulation sul massimo ribasso e sui subappalti? Ospite a Memos anche Sara Spartà, giurista, specialista in appalti pubblici e studi sull’amministrazione pubblica. Spartà ha analizzato l'intreccio tra appalti e mafie, le infiltrazioni della criminalità organizzata.
Memos di martedì 25/05/2021
“I primi fondi del PNRR dovrebbero arrivare in Italia durante l’estate e il processo di approvazione del piano italiano da parte dell’Europa dovrebbe essere abbastanza rapido”. A Memos l’intervista con l’economista Marco Leonardi, capo dipartimento alla programmazione economica della Presidenza del Consiglio dei Ministri, uno dei luoghi dove è stato elaborato il Piano per la ripresa. Che effetti avrà sulla crescita dell’economia? Voi stimate un moltiplicatore superiore a 1 (per ogni euro di spesa si genera più di un euro di crescita del Pil). Alcuni sostengono si tratti di una stima ottimistica? “Per essere onesti, sulle stime dei moltiplicatori hanno sempre sbagliato tutti. Il tema vero - sostiene Marco Leonardi - è quanti di questi soldi del Piano, 191 miliardi, riusciremo a spendere in maniera rapida e solida, come sapremo trasformarli in opere, infrastrutture servizi. Questo è il moltiplicatore vero, la sua stima è quella che è”. Leonardi rivendica la scelta europea di aver prima stanziato i fondi e poi richiesto di fare le riforme. “Ricordiamoci - dice - che se avessimo affrontato la crisi come nel 2008 e nel 2011, cioè imponendo riforme, austerità e tagli della spesa pubblica invece di fare politiche espansive, avremmo sbagliato anche questa volta come sbagliammo allora”. Perché le politiche contro le disuguaglianze non sono al centro del PNRR? “La parte sull’inclusione – racconta Leonardi - è saldamente dentro il piano, dove c’è istruzione, ricerca, sanità, asili nido, lavoro. Sono parti che riguardano l’inclusione, il piano non è solo digitale e verde. Molti altri paesi hanno parti più contenute sull’inclusione. Noi ci siamo impegnati molto se guardiamo le cifre su sanità, lavoro, istruzione e ricerca. Quindi non è che non c’è. Per quanto riguarda le disuguaglianze – prosegue il professor Leonardi - la tassazione della ricchezza tendenzialmente è una cosa giusta. Va bene la proposta del segretario del Pd Letta sulla tassa di successione, andrebbe rafforzata sicuramente, ma il posto giusto è la riforma fiscale. Non è dentro il PNRR, ma è un suo accompagnamento. A fine mese dovremmo presentare le linee di una delega al governo a fare la riforma fiscale. Dovrebbero essere approvate in parlamento a fine luglio. La commissione di esperti per affrontare la riforma fiscale, che a questo punto spero produca un ragionamento sulla tassa di successione e una tassa sulla ricchezza, dovrebbe partire subito dopo l’estate. Quindi – conclude il suo ragionamento l’economista di Palazzo Chigi - una riforma fiscale potrebbe avere una sua definizione, se non quest’anno, l’anno prossimo. Non sfuggono a nessuno i tempi un po’ lunghi di questa riforma fiscale. In parlamento le forze politiche non sono tutte d’accordo, quindi è un tema che verrà discusso a lungo, non solo in questo governo, ma anche nei governi prossimi”.
“I primi fondi del PNRR dovrebbero arrivare in Italia durante l’estate e il processo di approvazione del piano italiano da parte dell’Europa dovrebbe essere abbastanza rapido”. A Memos l’intervista con l’economista Marco Leonardi, capo dipartimento alla programmazione economica della Presidenza del Consiglio dei Ministri, uno dei luoghi dove è stato elaborato il Piano per la ripresa. Che effetti avrà sulla crescita dell’economia? Voi stimate un moltiplicatore superiore a 1 (per ogni euro di spesa si genera più di un euro di crescita del Pil). Alcuni sostengono si tratti di una stima ottimistica? “Per essere onesti, sulle stime dei moltiplicatori hanno sempre sbagliato tutti. Il tema vero - sostiene Marco Leonardi - è quanti di questi soldi del Piano, 191 miliardi, riusciremo a spendere in maniera rapida e solida, come sapremo trasformarli in opere, infrastrutture servizi. Questo è il moltiplicatore vero, la sua stima è quella che è”. Leonardi rivendica la scelta europea di aver prima stanziato i fondi e poi richiesto di fare le riforme. “Ricordiamoci - dice - che se avessimo affrontato la crisi come nel 2008 e nel 2011, cioè imponendo riforme, austerità e tagli della spesa pubblica invece di fare politiche espansive, avremmo sbagliato anche questa volta come sbagliammo allora”. Perché le politiche contro le disuguaglianze non sono al centro del PNRR? “La parte sull’inclusione – racconta Leonardi - è saldamente dentro il piano, dove c’è istruzione, ricerca, sanità, asili nido, lavoro. Sono parti che riguardano l’inclusione, il piano non è solo digitale e verde. Molti altri paesi hanno parti più contenute sull’inclusione. Noi ci siamo impegnati molto se guardiamo le cifre su sanità, lavoro, istruzione e ricerca. Quindi non è che non c’è. Per quanto riguarda le disuguaglianze – prosegue il professor Leonardi - la tassazione della ricchezza tendenzialmente è una cosa giusta. Va bene la proposta del segretario del Pd Letta sulla tassa di successione, andrebbe rafforzata sicuramente, ma il posto giusto è la riforma fiscale. Non è dentro il PNRR, ma è un suo accompagnamento. A fine mese dovremmo presentare le linee di una delega al governo a fare la riforma fiscale. Dovrebbero essere approvate in parlamento a fine luglio. La commissione di esperti per affrontare la riforma fiscale, che a questo punto spero produca un ragionamento sulla tassa di successione e una tassa sulla ricchezza, dovrebbe partire subito dopo l’estate. Quindi – conclude il suo ragionamento l’economista di Palazzo Chigi - una riforma fiscale potrebbe avere una sua definizione, se non quest’anno, l’anno prossimo. Non sfuggono a nessuno i tempi un po’ lunghi di questa riforma fiscale. In parlamento le forze politiche non sono tutte d’accordo, quindi è un tema che verrà discusso a lungo, non solo in questo governo, ma anche nei governi prossimi”.
Memos di giovedì 20/05/2021
“Ricomporre i divari” (Il Mulino, 2021) è il titolo di una ricerca fatta da una settantina tra architetti, urbanisti, geografi, sociologi, per lo più del Politecnico di Milano. L’Italia delle aree metropolitane, delle aree interne e l’Italia di mezzo è l’oggetto della ricerca. Le principali politiche in queste aree (per l’abitare, per la mobilità, per trasporti, sanità e scuola) possono essere anche politiche per l’uguaglianza sociale e la transizione ecologica? Che differenze ci sono, su questi temi, tra la ricerca del Politecnico e il PNRR? Risponde Arturo Lanzani, geografo e urbanista del Politecnico di Milano, uno dei coordinatori della ricerca. A Memos anche la sociologa Giovanna Procacci e il suo resoconto sul processo di Locri all’ex sindaco di Riace, Mimmo Lucano.
“Ricomporre i divari” (Il Mulino, 2021) è il titolo di una ricerca fatta da una settantina tra architetti, urbanisti, geografi, sociologi, per lo più del Politecnico di Milano. L’Italia delle aree metropolitane, delle aree interne e l’Italia di mezzo è l’oggetto della ricerca. Le principali politiche in queste aree (per l’abitare, per la mobilità, per trasporti, sanità e scuola) possono essere anche politiche per l’uguaglianza sociale e la transizione ecologica? Che differenze ci sono, su questi temi, tra la ricerca del Politecnico e il PNRR? Risponde Arturo Lanzani, geografo e urbanista del Politecnico di Milano, uno dei coordinatori della ricerca. A Memos anche la sociologa Giovanna Procacci e il suo resoconto sul processo di Locri all’ex sindaco di Riace, Mimmo Lucano.
Memos di mercoledì 19/05/2021
Mafia e PNRR, la criminalità organizzata e l’arrivo in Italia di miliardi di euro dall’Europa. Come si preparano le mafie? Ospite a Memos il sociologo Rocco Sciarrone: “le mafie – racconta - trovano nelle situazioni di emergenza un habitat ideale per prosperare, svolgere i loro affari, offrire i loro servizi e quindi affermarsi. Il flusso di denaro legato all’emergenza sanitaria rappresenta una struttura di opportunità favorevole per l’azione delle mafie”, sostiene il professor Sciarrone. Ospite a Memos anche Alessandra Dolci, magistrata a capo della Direzione Distrettuale Antimafia di Milano. Quali settori rischiano di più? “Il settore della gestione dei rifiuti”, spiega Dolci. “E quindi quelli delle energie rinnovabili, dell’economia sostenibile in generale. Poi c’è il settore storico della presenza mafiosa che è quello dell’edilizia. E il settore del turismo e della ristorazione. Ci sono anche i settori della logistica, dei servizi a basso impatto tecnologico”. In che modo le mafie cercheranno di accaparrarsi i fondi del PNRR? “Da anni – dice Alessandra Dolci - fanno sistema con un certo mondo imprenditoriale, si avvalgono di abili professionisti e quindi direi che sono in grado di architettare operazioni di carattere societario complesse per intercettare questi fondi”. E’ stato fatto tutto il possibile per evitare che la mafia metta le mani sul Pnrr? “Tutto ciò che era prevedibile – sostiene la procuratrice antimafia - è stato fatto. Credo molto nel sistema della prevenzione. Esempio: il registro dei titolari effettivi delle società, che doveva essere istituito negli scorsi mesi. Per quanto ne so, è ancora in attesa del decreto attuativo. E’ un elemento molto importante per disvelare situazioni di opacità dietro le quali si cela la presenza della criminalità organizzata”. Ospite a Memos anche Leonardo Ferrante, di Libera e Gruppo Abele, sul monitoraggio civico e il Pnrr.
Mafia e PNRR, la criminalità organizzata e l’arrivo in Italia di miliardi di euro dall’Europa. Come si preparano le mafie? Ospite a Memos il sociologo Rocco Sciarrone: “le mafie – racconta - trovano nelle situazioni di emergenza un habitat ideale per prosperare, svolgere i loro affari, offrire i loro servizi e quindi affermarsi. Il flusso di denaro legato all’emergenza sanitaria rappresenta una struttura di opportunità favorevole per l’azione delle mafie”, sostiene il professor Sciarrone. Ospite a Memos anche Alessandra Dolci, magistrata a capo della Direzione Distrettuale Antimafia di Milano. Quali settori rischiano di più? “Il settore della gestione dei rifiuti”, spiega Dolci. “E quindi quelli delle energie rinnovabili, dell’economia sostenibile in generale. Poi c’è il settore storico della presenza mafiosa che è quello dell’edilizia. E il settore del turismo e della ristorazione. Ci sono anche i settori della logistica, dei servizi a basso impatto tecnologico”. In che modo le mafie cercheranno di accaparrarsi i fondi del PNRR? “Da anni – dice Alessandra Dolci - fanno sistema con un certo mondo imprenditoriale, si avvalgono di abili professionisti e quindi direi che sono in grado di architettare operazioni di carattere societario complesse per intercettare questi fondi”. E’ stato fatto tutto il possibile per evitare che la mafia metta le mani sul Pnrr? “Tutto ciò che era prevedibile – sostiene la procuratrice antimafia - è stato fatto. Credo molto nel sistema della prevenzione. Esempio: il registro dei titolari effettivi delle società, che doveva essere istituito negli scorsi mesi. Per quanto ne so, è ancora in attesa del decreto attuativo. E’ un elemento molto importante per disvelare situazioni di opacità dietro le quali si cela la presenza della criminalità organizzata”. Ospite a Memos anche Leonardo Ferrante, di Libera e Gruppo Abele, sul monitoraggio civico e il Pnrr.
Lezioni di antimafia: Nando dalla Chiesa
Decimo e ultimo incontro del quinto ciclo di “Lezioni di antimafia” ideato dalla Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e coordinato da Raffaele Liguori. Relatore: Nando dalla Chiesa. Il titolo della sua lezione: “In nome di tutte le vittime, in nome della giustizia”. La lezione si è svolta il 10 maggio 2021 in streaming sui canali YouTube di Radio Popolare e della Scuola Caponnetto.
Decimo e ultimo incontro del quinto ciclo di “Lezioni di antimafia” ideato dalla Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e coordinato da Raffaele Liguori. Relatore: Nando dalla Chiesa. Il titolo della sua lezione: “In nome di tutte le vittime, in nome della giustizia”. La lezione si è svolta il 10 maggio 2021 in streaming sui canali YouTube di Radio Popolare e della Scuola Caponnetto.
Memos di venerdì 14/05/2021
“O facciamo la riforma della giustizia o perdiamo tutti i 191 miliardi del Recovery. Il governo si sta giocando tutto”. Parola della ministra della giustizia, Marta Cartabia. Gli interventi sull’ordinamento giudiziario ci saranno, sono fuori discussione. Dal processo penale a quello civile, fino al Consiglio Superiore della Magistratura, l’organo garante dell’autonomia delle toghe. Quale sarà la direzione politica che prenderanno queste riforme? E’ ancora difficile dirlo. Preoccupa, però, il fatto che questa tornata riformatrice avvenga in uno dei momenti di maggiore crisi della magistratura. In questi ultimi due anni c’è stato prima il caso Palamara, con l’intreccio tra esponenti politici, membri del Csm, magistrati, per pilotare nomine e posti di potere. E poi, più recentemente, il caso dei verbali dell’avvocato Piero Amara e lo scontro tra magistrati su come gestirli. C’è poi il contenuto di quelle carte: la loggia massonica raccontata da Amara, fatta di magistrati, politici, forze dell’ordine, imprenditori, esiste davvero? Nuovamente, si intravede un intreccio tra pezzi di politica e di magistratura con l’obiettivo di condizionare scelte politiche e orientamenti giudiziari delle toghe. Preoccupa, come dicevo, il fatto che la debolezza attuale della magistratura possa rafforzare le posizioni di chi la vuole meno indipendente dagli altri poteri. Memos ha ospitato oggi la giurista Grazia Mannozzi, docente di diritto penale all’Università dell’Insubria; e Alberto Vannucci, docente di scienza politica all’Università di Pisa.
“O facciamo la riforma della giustizia o perdiamo tutti i 191 miliardi del Recovery. Il governo si sta giocando tutto”. Parola della ministra della giustizia, Marta Cartabia. Gli interventi sull’ordinamento giudiziario ci saranno, sono fuori discussione. Dal processo penale a quello civile, fino al Consiglio Superiore della Magistratura, l’organo garante dell’autonomia delle toghe. Quale sarà la direzione politica che prenderanno queste riforme? E’ ancora difficile dirlo. Preoccupa, però, il fatto che questa tornata riformatrice avvenga in uno dei momenti di maggiore crisi della magistratura. In questi ultimi due anni c’è stato prima il caso Palamara, con l’intreccio tra esponenti politici, membri del Csm, magistrati, per pilotare nomine e posti di potere. E poi, più recentemente, il caso dei verbali dell’avvocato Piero Amara e lo scontro tra magistrati su come gestirli. C’è poi il contenuto di quelle carte: la loggia massonica raccontata da Amara, fatta di magistrati, politici, forze dell’ordine, imprenditori, esiste davvero? Nuovamente, si intravede un intreccio tra pezzi di politica e di magistratura con l’obiettivo di condizionare scelte politiche e orientamenti giudiziari delle toghe. Preoccupa, come dicevo, il fatto che la debolezza attuale della magistratura possa rafforzare le posizioni di chi la vuole meno indipendente dagli altri poteri. Memos ha ospitato oggi la giurista Grazia Mannozzi, docente di diritto penale all’Università dell’Insubria; e Alberto Vannucci, docente di scienza politica all’Università di Pisa.
Memos di giovedì 13/05/2021
Che cos’è un brevetto? Sospenderne l’applicazione sui vaccini anti-Covid fa aumentare la produzione dei vaccini stessi? Disapplicare il brevetto sui vaccini blocca il circuito dell’innovazione delle imprese farmaceutiche? Memos ha girato queste e altre domande a Massimo Florio, economista all’Università Statale di Milano. Sulla svolta di Biden, il sostegno alla sospensione dei brevetti sui vaccini anti-Covid, il professor Florio sostiene che il capo della Casa Bianca aprirà un negoziato con Big Pharma e da una posizione di forza. Per tre ragioni: la prima, ci sono stati oltre dieci miliardi di finanziamenti da parte del governo Usa alla ricerca farmaceutica. La seconda ragione è che i brevetti che attualmente sono stati depositati dalle industrie farmaceutiche, in particolare da Moderna e da Pfizer, utilizzano in maniera cruciale una serie di invenzioni che sono state sviluppate all'interno dell'istituto diretto da Fauci (principale consulente in materia di vaccini degli Usa). La terza ragione è che la Food and Drug Administration (agenzia di regolazione del farmaco), avendo approvato i vaccini in solo un anno (di solito ne occorrono dieci), ha dato un vantaggio enorme alle imprese farmaceutiche. Memos ha ospitato oggi anche l’antropologa della Statale di Milano Angela Biscaldi. La professoressa Biscaldi è autrice di uno studio sulle conseguenze delle misure anti-Covid sui nostri cinque sensi (“La perdita dei sensi di prossimità”, Treccani 2021).
Che cos’è un brevetto? Sospenderne l’applicazione sui vaccini anti-Covid fa aumentare la produzione dei vaccini stessi? Disapplicare il brevetto sui vaccini blocca il circuito dell’innovazione delle imprese farmaceutiche? Memos ha girato queste e altre domande a Massimo Florio, economista all’Università Statale di Milano. Sulla svolta di Biden, il sostegno alla sospensione dei brevetti sui vaccini anti-Covid, il professor Florio sostiene che il capo della Casa Bianca aprirà un negoziato con Big Pharma e da una posizione di forza. Per tre ragioni: la prima, ci sono stati oltre dieci miliardi di finanziamenti da parte del governo Usa alla ricerca farmaceutica. La seconda ragione è che i brevetti che attualmente sono stati depositati dalle industrie farmaceutiche, in particolare da Moderna e da Pfizer, utilizzano in maniera cruciale una serie di invenzioni che sono state sviluppate all'interno dell'istituto diretto da Fauci (principale consulente in materia di vaccini degli Usa). La terza ragione è che la Food and Drug Administration (agenzia di regolazione del farmaco), avendo approvato i vaccini in solo un anno (di solito ne occorrono dieci), ha dato un vantaggio enorme alle imprese farmaceutiche. Memos ha ospitato oggi anche l’antropologa della Statale di Milano Angela Biscaldi. La professoressa Biscaldi è autrice di uno studio sulle conseguenze delle misure anti-Covid sui nostri cinque sensi (“La perdita dei sensi di prossimità”, Treccani 2021).
Memos di mercoledì 12/05/2021
Democrazia europea cercasi. Il 9 maggio scorso, festa dell’Europa, c’è stato il lancio della “Conferenza per il futuro dell’Europa”. Un’assemblea che coinvolgerà 450 tra deputati, nazionali ed europei, governi, Commissione e gruppi di rappresentanze di cittadini. Non è ancora chiaro come verranno utilizzate le conclusioni di un anno di discussioni e proposte sull’Europa. L’Unione Europea resta un’architettura istituzionale molto sbilanciata dove i governi nazionali gestiscono il grosso del potere, dove la Commissione dipende dai governi nazionali e il parlamento europeo eletto dai cittadini ha meno poteri di qualsiasi parlamento nazionale. La democrazia delle istituzioni europee resta ancora incompleta. Memos ne ha parlato con Piervirgilio Dastoli, collaboratore di Altiero Spinelli, storico dell’integrazione europea. Ospite anche l’economista Antonella Stirati (Università di Roma 3) per parlare dell’Europa del futuro attraverso Next Generation EU: gli effetti dei piani di rilancio sulla crescita dell’economia; le scarse risorse effettive messe a disposizione dall’Europa ai governi nazionali al di là della grandi cifre stanziate; la gestione dei debiti pubblici accumulati, tra rischi di ritorno a forme di austerità fiscali e appelli alla cancellazione di quote di debito.
Democrazia europea cercasi. Il 9 maggio scorso, festa dell’Europa, c’è stato il lancio della “Conferenza per il futuro dell’Europa”. Un’assemblea che coinvolgerà 450 tra deputati, nazionali ed europei, governi, Commissione e gruppi di rappresentanze di cittadini. Non è ancora chiaro come verranno utilizzate le conclusioni di un anno di discussioni e proposte sull’Europa. L’Unione Europea resta un’architettura istituzionale molto sbilanciata dove i governi nazionali gestiscono il grosso del potere, dove la Commissione dipende dai governi nazionali e il parlamento europeo eletto dai cittadini ha meno poteri di qualsiasi parlamento nazionale. La democrazia delle istituzioni europee resta ancora incompleta. Memos ne ha parlato con Piervirgilio Dastoli, collaboratore di Altiero Spinelli, storico dell’integrazione europea. Ospite anche l’economista Antonella Stirati (Università di Roma 3) per parlare dell’Europa del futuro attraverso Next Generation EU: gli effetti dei piani di rilancio sulla crescita dell’economia; le scarse risorse effettive messe a disposizione dall’Europa ai governi nazionali al di là della grandi cifre stanziate; la gestione dei debiti pubblici accumulati, tra rischi di ritorno a forme di austerità fiscali e appelli alla cancellazione di quote di debito.
Lezioni di antimafia: Daniela Marcone, Lorenzo Sanua e Rosy Tallarita
Nono incontro del quinto ciclo di “Lezioni di antimafia” ideato dalla Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e coordinato da Raffaele Liguori. Relatori/ trici: Daniela Marcone, Lorenzo Sanua e Rosy Tallarita. Il titolo della loro lezione: “La domanda di verità dei familiari delle vittime e la giustizia negata”. La lezione si è svolta il 3 maggio 2021 in streaming sui canali YouTube di Radio Popolare e della Scuola Caponnetto.
Nono incontro del quinto ciclo di “Lezioni di antimafia” ideato dalla Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e coordinato da Raffaele Liguori. Relatori/ trici: Daniela Marcone, Lorenzo Sanua e Rosy Tallarita. Il titolo della loro lezione: “La domanda di verità dei familiari delle vittime e la giustizia negata”. La lezione si è svolta il 3 maggio 2021 in streaming sui canali YouTube di Radio Popolare e della Scuola Caponnetto.
Memos di venerdì 07/05/2021
Ultradestra, la ricerca di Cas Mudde oltre la democrazia liberale. Oggi Memos ha ospitato il politologo olandese Cas Mudde, 54 anni, che insegna ad Athens (Geogia, Stati Uniti) e a Oslo (Norvegia), per parlare del suo ultimo libro “Ultradestra” (Luiss, 2020). Mudde indaga l’ultradestra definita come “la destra antisistema, ostile alla democrazia liberale”. Questa destra, secondo il politologo olandese, si divide in due sottogruppi: l’estrema destra, che rifiuta l’essenza della democrazia, vale a dire la sovranità popolare e il principio di maggioranza. L’altro sottogruppo dell’ultradestra è la destra radicale che, invece, accetta l’essenza della democrazia, ma si oppone ad elementi fondamentali della democrazia liberale (diritti delle minoranze, stato di diritto, separazione dei poteri). Nell’intervista a Memos Cas Mudde dà un’interessante spiegazione del perché l’ultradestra è uscita dalla marginalità politica in Occidente. Secondo il politologo olandese, dopo l’11 settembre nella discussione politica c’è stato “il passaggio dai temi socio-economici ai temi socio-culturali. Da un lato l'11 settembre ha posto in primo piano questioni come l'identità, l'insicurezza; dall'altro, c’è stata la convergenza tra centrodestra e centrosinistra sulle questioni economiche. Quindi – conclude Cas Mudde - i partiti principali avendo meno da discutere delle questioni socio-economiche, hanno iniziato a discutere di più su questioni legate all'identità e alla sicurezza e queste sono le questioni che fanno guadagnare l'estrema destra”. L’intervista a Cas Mudde è preceduta da una breve introduzione della teorica della politica, Nadia Urbinati.
Ultradestra, la ricerca di Cas Mudde oltre la democrazia liberale. Oggi Memos ha ospitato il politologo olandese Cas Mudde, 54 anni, che insegna ad Athens (Geogia, Stati Uniti) e a Oslo (Norvegia), per parlare del suo ultimo libro “Ultradestra” (Luiss, 2020). Mudde indaga l’ultradestra definita come “la destra antisistema, ostile alla democrazia liberale”. Questa destra, secondo il politologo olandese, si divide in due sottogruppi: l’estrema destra, che rifiuta l’essenza della democrazia, vale a dire la sovranità popolare e il principio di maggioranza. L’altro sottogruppo dell’ultradestra è la destra radicale che, invece, accetta l’essenza della democrazia, ma si oppone ad elementi fondamentali della democrazia liberale (diritti delle minoranze, stato di diritto, separazione dei poteri). Nell’intervista a Memos Cas Mudde dà un’interessante spiegazione del perché l’ultradestra è uscita dalla marginalità politica in Occidente. Secondo il politologo olandese, dopo l’11 settembre nella discussione politica c’è stato “il passaggio dai temi socio-economici ai temi socio-culturali. Da un lato l'11 settembre ha posto in primo piano questioni come l'identità, l'insicurezza; dall'altro, c’è stata la convergenza tra centrodestra e centrosinistra sulle questioni economiche. Quindi – conclude Cas Mudde - i partiti principali avendo meno da discutere delle questioni socio-economiche, hanno iniziato a discutere di più su questioni legate all'identità e alla sicurezza e queste sono le questioni che fanno guadagnare l'estrema destra”. L’intervista a Cas Mudde è preceduta da una breve introduzione della teorica della politica, Nadia Urbinati.
Memos di giovedì 06/05/2021
Governare la società del dopo Covid. E’ il titolo di un documento politico scritto da un gruppo di studiosi (economisti, sociologi, scienziati politici) e offerto alle forze politiche della sinistra. Da Gianfranco Pasquino a Piero Ignazi, da Elena Granaglia a Valeria Termini, Mario Ricciardi, Giovanni Dosi: ecco il network di studiosi che dopo un paio di incontri, tra dicembre e marzo scorsi, ha elaborato quel documento di sintesi (https:/ / ripensarelasinistra.it) presentato oggi a Memos da Salvatore Biasco (economista) e Nadia Urbinati (teorica della politica). Per il professor Biasco l’obiettivo centrale del loro lavoro è stato “immaginare una società del post-Covid che sia partecipata, che mobiliti le persone mentre corregge le varie disuguaglianze, dove l’economia sia governata, il capitalismo sia costretto a produrre risultati coerenti con l’interesse pubblico”. Per la professoressa Urbinati il lavoro del network ha indicato in cinque funzioni i caratteri che possono individuare le forze politiche del campo del centrosinistra a cui il documento si rivolge. “La prima – sostiene Urbinati – è la funzione del pubblico, dello stato. La seconda: gli indirizzi strategici connessi a missioni di ricerca. Terza: indirizzi generali capaci di aver ripercussioni nel Mezzogiorno e nelle aree in ritardo del centro-nord. Quarta: le grandi imprese pubbliche orientate da mandati specifici coerenti e per un obiettivo-paese. Quinta – conclude Urbinati – la governance e l’architettura dei processi che non devono essere calati dall’alto”.
Governare la società del dopo Covid. E’ il titolo di un documento politico scritto da un gruppo di studiosi (economisti, sociologi, scienziati politici) e offerto alle forze politiche della sinistra. Da Gianfranco Pasquino a Piero Ignazi, da Elena Granaglia a Valeria Termini, Mario Ricciardi, Giovanni Dosi: ecco il network di studiosi che dopo un paio di incontri, tra dicembre e marzo scorsi, ha elaborato quel documento di sintesi (https:/ / ripensarelasinistra.it) presentato oggi a Memos da Salvatore Biasco (economista) e Nadia Urbinati (teorica della politica). Per il professor Biasco l’obiettivo centrale del loro lavoro è stato “immaginare una società del post-Covid che sia partecipata, che mobiliti le persone mentre corregge le varie disuguaglianze, dove l’economia sia governata, il capitalismo sia costretto a produrre risultati coerenti con l’interesse pubblico”. Per la professoressa Urbinati il lavoro del network ha indicato in cinque funzioni i caratteri che possono individuare le forze politiche del campo del centrosinistra a cui il documento si rivolge. “La prima – sostiene Urbinati – è la funzione del pubblico, dello stato. La seconda: gli indirizzi strategici connessi a missioni di ricerca. Terza: indirizzi generali capaci di aver ripercussioni nel Mezzogiorno e nelle aree in ritardo del centro-nord. Quarta: le grandi imprese pubbliche orientate da mandati specifici coerenti e per un obiettivo-paese. Quinta – conclude Urbinati – la governance e l’architettura dei processi che non devono essere calati dall’alto”.
Memos di mercoledì 05/05/2021
La pandemia, la morte che si trasforma e la recessione delle nascite. Memos ha ospitato oggi Asher Colombo, sociologo all’università di Bologna e presidente dell’istituto di ricerca “Carlo Cattaneo”. Colombo ha appena pubblicato un saggio (“La solitudine di chi resta. La morte ai tempi del contagio”, Il Mulino 2021) in cui racconta come lo sconvolgimento della vita sociale causato dal Covid_19 abbia avuto riflessi sulla morte e i suoi riti (l’ultimo saluto, il funerale, la sepoltura). Sono riti, occasioni di socialità, sospesi dalla pandemia e, a differenza di altri aspetti, non più recuperabili. Il professor Colombo per spiegare i mutamenti dell’idea sociale di morte ha condotto una serie di interviste a medici, infermieri, sacerdoti, imprese funebri e, soprattutto, ha analizzato i testi dei necrologi. “Il cambiamento principale riguarda la sostituzione della buona morte con la cattiva morte”, dice il professor Asher Colombo. “La “buona morte” è quella in cui il defunto muore circondato dai propri cari, una morte – racconta Colombo - a cui ci si prepara. Improvvisamente, con la pandemia, arriva la “cattiva morte” oppure - come dice un medico che ho intervistato - la “morte antica”, una morte a cui non siamo più preparati. Il libro – conclude il sociologo - descrive le varie strategie che le famiglie hanno utilizzato per ricucire la ferita inferta dalla pandemia col sequestro della ritualità tradizionale della morte”. La puntata di Memos si conclude con un’intervista al fondatore del giornale “Il Bullone”, Bill Niada.
La pandemia, la morte che si trasforma e la recessione delle nascite. Memos ha ospitato oggi Asher Colombo, sociologo all’università di Bologna e presidente dell’istituto di ricerca “Carlo Cattaneo”. Colombo ha appena pubblicato un saggio (“La solitudine di chi resta. La morte ai tempi del contagio”, Il Mulino 2021) in cui racconta come lo sconvolgimento della vita sociale causato dal Covid_19 abbia avuto riflessi sulla morte e i suoi riti (l’ultimo saluto, il funerale, la sepoltura). Sono riti, occasioni di socialità, sospesi dalla pandemia e, a differenza di altri aspetti, non più recuperabili. Il professor Colombo per spiegare i mutamenti dell’idea sociale di morte ha condotto una serie di interviste a medici, infermieri, sacerdoti, imprese funebri e, soprattutto, ha analizzato i testi dei necrologi. “Il cambiamento principale riguarda la sostituzione della buona morte con la cattiva morte”, dice il professor Asher Colombo. “La “buona morte” è quella in cui il defunto muore circondato dai propri cari, una morte – racconta Colombo - a cui ci si prepara. Improvvisamente, con la pandemia, arriva la “cattiva morte” oppure - come dice un medico che ho intervistato - la “morte antica”, una morte a cui non siamo più preparati. Il libro – conclude il sociologo - descrive le varie strategie che le famiglie hanno utilizzato per ricucire la ferita inferta dalla pandemia col sequestro della ritualità tradizionale della morte”. La puntata di Memos si conclude con un’intervista al fondatore del giornale “Il Bullone”, Bill Niada.
Lezioni di antimafia: Maria Luisa Iavarone
Ottavo incontro del nuovo ciclo di “Lezioni di antimafia” ideato dalla Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e coordinato da Raffaele Liguori. Relatrice: Maria Luisa Iavarone, presidente dell’Associazione A.R.T.U.R. (Adulti Responsabili per un Territorio Unito contro il Rischio) contro la marginalità e il bullismo e docente all’Università di Napoli Parthenope...Il titolo della sua lezione: “Dalle colpe dei minori alle assenze degli adulti tra responsabilità educativa e pedagogia civile”. La lezione si è svolta il 26 aprile 2021 in streaming sui canali YouTube di Radio Popolare e della Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto”.
Ottavo incontro del nuovo ciclo di “Lezioni di antimafia” ideato dalla Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e coordinato da Raffaele Liguori. Relatrice: Maria Luisa Iavarone, presidente dell’Associazione A.R.T.U.R. (Adulti Responsabili per un Territorio Unito contro il Rischio) contro la marginalità e il bullismo e docente all’Università di Napoli Parthenope...Il titolo della sua lezione: “Dalle colpe dei minori alle assenze degli adulti tra responsabilità educativa e pedagogia civile”. La lezione si è svolta il 26 aprile 2021 in streaming sui canali YouTube di Radio Popolare e della Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto”.
Memos di venerdì 30/04/2021
Bassa produttività, alta disuguaglianza (2). Torniamo sui contenuti del PNRR, dopo la puntata di ieri. Memos oggi ha ospitato la sociologa Chiara Saraceno e l’economista Gianfranco Viesti (autore di “Centri e Periferie”, Laterza 2021).
Bassa produttività, alta disuguaglianza (2). Torniamo sui contenuti del PNRR, dopo la puntata di ieri. Memos oggi ha ospitato la sociologa Chiara Saraceno e l’economista Gianfranco Viesti (autore di “Centri e Periferie”, Laterza 2021).
Memos di giovedì 29/04/2021
Bassa produttività, alta disuguaglianza. Il PNRR deve raddrizzare i principali squilibri economici e sociali dell’Italia, insieme al clima e alla transizione digitale. Mission impossible? Il PNRR da 273 pagine è stato appena licenziato dal Parlamento. Nel documento del governo si indica la bassa produttività come il male dei mali dell’economia. Nella visione di Draghi la produttività – più che le diseguaglianze – diventa l’obiettivo, il punto di riferimento di tutte le politiche, insieme agli altri due fattori: la crescita dell’economia e dell’occupazione. Memos oggi ha ospitato due economisti: Patrizia Luongo, del Forum Disuguaglianze e Diversità, e Andrea Roventini, della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.
Bassa produttività, alta disuguaglianza. Il PNRR deve raddrizzare i principali squilibri economici e sociali dell’Italia, insieme al clima e alla transizione digitale. Mission impossible? Il PNRR da 273 pagine è stato appena licenziato dal Parlamento. Nel documento del governo si indica la bassa produttività come il male dei mali dell’economia. Nella visione di Draghi la produttività – più che le diseguaglianze – diventa l’obiettivo, il punto di riferimento di tutte le politiche, insieme agli altri due fattori: la crescita dell’economia e dell’occupazione. Memos oggi ha ospitato due economisti: Patrizia Luongo, del Forum Disuguaglianze e Diversità, e Andrea Roventini, della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.
Memos di mercoledì 28/04/2021
Si potevano salvare, ma non è stato fatto. Per la strage di migranti, con oltre cento vittime, nel Mediterraneo ci sono dei responsabili. Li ha denunciati papa Bergoglio, a cui ha chiesto di provare vergogna. Li ha indicati il direttore per il Mediterraneo dell’OIM (organizzazione internazionale per le migrazioni), Laurence Hart: ”La responsabilità c'è ed è innanzitutto politica. In questo momento – sostiene Hart - più che mai è importante fare squadra e invece qui ognuno continua a giocare la sua partita. Dovrebbero essere tutti seduti allo stesso tavolo, Italia, Malta, Libia, gli altri paesi costieri, ma soprattutto l'Europa”. Memos ha ospitato oggi Cecile Kyenge, ex ministra dell’integrazione nel governo Letta (2013), ex parlamentare europea (2014-2019), oggi medica di medicina territoriale anti-Covid nel padovano. Ospite anche la giornalista e scrittrice Bianca Stancanelli e il sociologo di Eurispes e presidente dell’associazione Tempi Moderni, Marco Omizzolo.
Si potevano salvare, ma non è stato fatto. Per la strage di migranti, con oltre cento vittime, nel Mediterraneo ci sono dei responsabili. Li ha denunciati papa Bergoglio, a cui ha chiesto di provare vergogna. Li ha indicati il direttore per il Mediterraneo dell’OIM (organizzazione internazionale per le migrazioni), Laurence Hart: ”La responsabilità c'è ed è innanzitutto politica. In questo momento – sostiene Hart - più che mai è importante fare squadra e invece qui ognuno continua a giocare la sua partita. Dovrebbero essere tutti seduti allo stesso tavolo, Italia, Malta, Libia, gli altri paesi costieri, ma soprattutto l'Europa”. Memos ha ospitato oggi Cecile Kyenge, ex ministra dell’integrazione nel governo Letta (2013), ex parlamentare europea (2014-2019), oggi medica di medicina territoriale anti-Covid nel padovano. Ospite anche la giornalista e scrittrice Bianca Stancanelli e il sociologo di Eurispes e presidente dell’associazione Tempi Moderni, Marco Omizzolo.
Lezioni di antimafia: Gianrico Carofiglio
Settimo incontro del nuovo ciclo di “Lezioni di antimafia” ideato dalla Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e coordinato da Raffaele Liguori. Relatore: Gianrico Carofiglio, scrittore, parlamentare per una legislatura con il Pd, ex magistrato. Il titolo: “Il racconto della giustizia fra realtà e finzione romanzesca”. La lezione si è svolta il 19 aprile 2021 in streaming sui canali YouTube di Radio Popolare e della Scuola Caponnetto.
Settimo incontro del nuovo ciclo di “Lezioni di antimafia” ideato dalla Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e coordinato da Raffaele Liguori. Relatore: Gianrico Carofiglio, scrittore, parlamentare per una legislatura con il Pd, ex magistrato. Il titolo: “Il racconto della giustizia fra realtà e finzione romanzesca”. La lezione si è svolta il 19 aprile 2021 in streaming sui canali YouTube di Radio Popolare e della Scuola Caponnetto.
Memos di venerdì 23/04/2021
Un gigantesco trasferimento di ricchezza, dai poveri ai ricchi. In vent’anni, tra il 1995 e il 2016, il 50% più povero della popolazione (25 milioni di persone) ha perso l’80% della propria ricchezza. Nello stesso periodo lo 0,1% più ricco (50 mila persone) ha aumentato del 70% la quantità di ricchezza a disposizione. E’ una delle conclusioni di un articolo appena pubblicato da Cepr (https:/ / tinyurl.com/ RicchiPoveriIta) sulla concentrazione della ricchezza in Italia e sulle disuguaglianze. Memos ha ospitato uno degli autori: Salvatore Morelli, economista all’università di Roma Tre e membro del coordinamento del Forum Disuguaglianze e Diversità. “È un’ “inversione nelle fortune” avvenuta nelle nostre società dalla metà degli anni ’90 ai giorni nostri”, racconta Morelli a Memos. “Nel ’95 uscivamo da una crisi finanziaria molto grave, iniziava una fase di declino macroeconomico dell’Italia. Si tratta di un periodo non solo di grande stasi dei redditi aggregati della nostra economia, ma anche di varie riforme strutturali (mercato del lavoro, pensioni) e del susseguirsi di almeno una grave crisi finanziaria seguita da una crisi del debito sovrano”. A Memos Morelli spiega le ragioni che hanno fatto dell’Italia, nel corso di quel ventennio, un paese che arricchisce i più ricchi e impoverisce i più poveri.
Un gigantesco trasferimento di ricchezza, dai poveri ai ricchi. In vent’anni, tra il 1995 e il 2016, il 50% più povero della popolazione (25 milioni di persone) ha perso l’80% della propria ricchezza. Nello stesso periodo lo 0,1% più ricco (50 mila persone) ha aumentato del 70% la quantità di ricchezza a disposizione. E’ una delle conclusioni di un articolo appena pubblicato da Cepr (https:/ / tinyurl.com/ RicchiPoveriIta) sulla concentrazione della ricchezza in Italia e sulle disuguaglianze. Memos ha ospitato uno degli autori: Salvatore Morelli, economista all’università di Roma Tre e membro del coordinamento del Forum Disuguaglianze e Diversità. “È un’ “inversione nelle fortune” avvenuta nelle nostre società dalla metà degli anni ’90 ai giorni nostri”, racconta Morelli a Memos. “Nel ’95 uscivamo da una crisi finanziaria molto grave, iniziava una fase di declino macroeconomico dell’Italia. Si tratta di un periodo non solo di grande stasi dei redditi aggregati della nostra economia, ma anche di varie riforme strutturali (mercato del lavoro, pensioni) e del susseguirsi di almeno una grave crisi finanziaria seguita da una crisi del debito sovrano”. A Memos Morelli spiega le ragioni che hanno fatto dell’Italia, nel corso di quel ventennio, un paese che arricchisce i più ricchi e impoverisce i più poveri.
Memos di giovedì 22/04/2021
Quali segnali arrivano dalla Germania della grande transizione politica, del passaggio da Angel Merkel ai suoi eredi? Memos è tornato sul tema anche oggi e lo ha fatto con due analisti. Nadia Urbinati, teorica della politica che insegna alla Columbia University di New York; e Alfio Mastropaolo, scienziato della politica dell’università di Torino. Per Nadia Urbinati ci sono due segnali che arrivano dal caso tedesco. “Il primo è che chi ha governato durante il Covid_19 ha pagato un costo alto. La Cdu di Merkel è crollata. Dall’altro – prosegue la professoressa Urbinati – tra le opposizioni c’è il partito verde che si presenta in modo diverso. Annalena Baerbock è una novità, è riuscita a contenere alcune caratteristiche tradizionali dei verdi: la severità dei principi, una quasi religiosità nei comportamenti, la virtuosa etica nel controllo dei propri bisogni e comportamenti per difendere la natura. Baerbock – secondo Urbinati - ha smussato gli angoli fideisti, oltranzisti dei verdi e ha assegnato al partito una capacità di aspirare alla leadership del paese”. Anche per Alfio Mastropaolo sono due i segnali che arrivano dalla Germania. Secondo il politologo i sondaggi dimostrano che “c’è ancora una larga fetta dell’elettorato tedesco che non vuole la destra populista al governo. Inoltre i due partiti storici sono in declino. La socialdemocrazia e i democristiani. Quindi – prosegue il professor Mastropaolo - anche la destra tradizionale tedesca è in difficoltà. Quindi c’è un problema: difficile trovare una soluzione alla crisi che non sia né la proposta populista tradizionale; né la proposta neoliberale, declinata dalla Cdu e – bisogna riconoscerlo – anche dalla Spd. C’è il tentativo di trovare una Terza Via con la proposta dei verdi – conclude Mastropaolo - che però non credo sia replicabile in altri paesi”.
Quali segnali arrivano dalla Germania della grande transizione politica, del passaggio da Angel Merkel ai suoi eredi? Memos è tornato sul tema anche oggi e lo ha fatto con due analisti. Nadia Urbinati, teorica della politica che insegna alla Columbia University di New York; e Alfio Mastropaolo, scienziato della politica dell’università di Torino. Per Nadia Urbinati ci sono due segnali che arrivano dal caso tedesco. “Il primo è che chi ha governato durante il Covid_19 ha pagato un costo alto. La Cdu di Merkel è crollata. Dall’altro – prosegue la professoressa Urbinati – tra le opposizioni c’è il partito verde che si presenta in modo diverso. Annalena Baerbock è una novità, è riuscita a contenere alcune caratteristiche tradizionali dei verdi: la severità dei principi, una quasi religiosità nei comportamenti, la virtuosa etica nel controllo dei propri bisogni e comportamenti per difendere la natura. Baerbock – secondo Urbinati - ha smussato gli angoli fideisti, oltranzisti dei verdi e ha assegnato al partito una capacità di aspirare alla leadership del paese”. Anche per Alfio Mastropaolo sono due i segnali che arrivano dalla Germania. Secondo il politologo i sondaggi dimostrano che “c’è ancora una larga fetta dell’elettorato tedesco che non vuole la destra populista al governo. Inoltre i due partiti storici sono in declino. La socialdemocrazia e i democristiani. Quindi – prosegue il professor Mastropaolo - anche la destra tradizionale tedesca è in difficoltà. Quindi c’è un problema: difficile trovare una soluzione alla crisi che non sia né la proposta populista tradizionale; né la proposta neoliberale, declinata dalla Cdu e – bisogna riconoscerlo – anche dalla Spd. C’è il tentativo di trovare una Terza Via con la proposta dei verdi – conclude Mastropaolo - che però non credo sia replicabile in altri paesi”.
Memos di mercoledì 21/04/2021
La Germania e il dopo Merkel. I Grunen – dopo il sorpasso della Cdu negli ultimi sondaggi - sognano una cancelliera verde, Annalena Baerbock, neo-candidata alla guida del governo per il partito verde. I democristiani della Cdu e della Csu (il partito regionale bavarese di Markus Soeder) sperano invece di non azzuffarsi più dopo i litigi sull’eredità di Angela Merkel che hanno portato alla scelta del candidato centrista Armin Laschet. “La Cdu esce indebolita da questo scontro, avrà delle conseguenze a livello territoriale – racconta a Memos il giornalista Lorenzo Monfregola - soprattutto nelle regioni orientali dove Soeder avrebbe probabilmente evitato una perdita di voti verso Afd e la destra nazionalista ”. Ospite a Memos anche Alexandra Geese, deputata europea dei verdi tedeschi, che così descrive la neo-candidata verde. “Annalena Baerbock – racconta Geese – è una donna che non ha paura e che ha voglia di arrivare ai vertici per cambiare davvero le cose. Ha valori e obiettivi molto chiari - prosegue l’eurodeputata dei Verdi - che sono soprattutto la tutela del clima, e quindi combattere la crisi climatica in modo finalmente radicale ed efficace, ma anche creare una società in cui ci sia più giustizia sociale. Allo stesso tempo – conclude Alexandra Geese - è bravissima a trovare compromessi. E’ stata capace di impostare un dialogo con l’industria tedesca che inizialmente è stata estremamente scettica verso i verdi al governo”.
La Germania e il dopo Merkel. I Grunen – dopo il sorpasso della Cdu negli ultimi sondaggi - sognano una cancelliera verde, Annalena Baerbock, neo-candidata alla guida del governo per il partito verde. I democristiani della Cdu e della Csu (il partito regionale bavarese di Markus Soeder) sperano invece di non azzuffarsi più dopo i litigi sull’eredità di Angela Merkel che hanno portato alla scelta del candidato centrista Armin Laschet. “La Cdu esce indebolita da questo scontro, avrà delle conseguenze a livello territoriale – racconta a Memos il giornalista Lorenzo Monfregola - soprattutto nelle regioni orientali dove Soeder avrebbe probabilmente evitato una perdita di voti verso Afd e la destra nazionalista ”. Ospite a Memos anche Alexandra Geese, deputata europea dei verdi tedeschi, che così descrive la neo-candidata verde. “Annalena Baerbock – racconta Geese – è una donna che non ha paura e che ha voglia di arrivare ai vertici per cambiare davvero le cose. Ha valori e obiettivi molto chiari - prosegue l’eurodeputata dei Verdi - che sono soprattutto la tutela del clima, e quindi combattere la crisi climatica in modo finalmente radicale ed efficace, ma anche creare una società in cui ci sia più giustizia sociale. Allo stesso tempo – conclude Alexandra Geese - è bravissima a trovare compromessi. E’ stata capace di impostare un dialogo con l’industria tedesca che inizialmente è stata estremamente scettica verso i verdi al governo”.
Lezioni di antimafia: Mauro Palma
Sesto incontro del nuovo ciclo di “Lezioni di antimafia” ideato dalla Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e coordinato da Raffaele Liguori. Relatore: Mauro Palma, garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale. ..Il titolo della sua lezione: “Costituzione ed esecuzione penale. Il ruolo del Garante”. La lezione si è svolta il 23 marzo 2021 in streaming sui canali YouTube di Radio Popolare e della Scuola Caponnetto.
Sesto incontro del nuovo ciclo di “Lezioni di antimafia” ideato dalla Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e coordinato da Raffaele Liguori. Relatore: Mauro Palma, garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale. ..Il titolo della sua lezione: “Costituzione ed esecuzione penale. Il ruolo del Garante”. La lezione si è svolta il 23 marzo 2021 in streaming sui canali YouTube di Radio Popolare e della Scuola Caponnetto.
Memos di venerdì 16/04/2021
Il cristianesimo puro di Bergoglio e lo spirito primitivo del capitalismo di Boris Johnson. Il papa, parlando di vaccini e della loro condivisione, ha definito il condividere la proprietà l’essenza del “cristianesimo puro, non del comunismo”. Il premier britannico, invece, ha attribuito il merito della disponibilità di vaccini in Gran Bretagna non agli investimenti pubblici che ci sono stati, ma al “capitalismo e all’avidità” che lo anima. Quale spirito dei tempi interpretano Bergoglio e Johnson? “Johnson interpreta la voglia di un ritorno al passato”, dice il sociologo Marco Revelli, ospite a Memos. Per l’economista Laura Pennacchi, ospite della puntata di oggi, “la straordinaria novità di Bergoglio non è tanto nel rapporto con le origini del cristianesimo, quanto con la visione sociale dell’oggi da parte della Chiesa e con l’eredità politica che ci lascia il neoliberismo”. E come giudicare il neoliberismo che tenta di autoriformarsi? Il riferimento è a diverse prese di posizione, più o meno recenti, di ambienti del capitalismo globale (Pennacchi ne parla nel suo ultimo libro “Democrazia Economica”, Castelvecchi). Ad esempio, il documento della Business Roundtable americana (associazione dei manager più potenti negli Stati Uniti) che due anni fa ha chiuso con la dottrina Friedman (1970) che affidava all’impresa il solo obiettivo di massimizzare i profitti, trascurando qualsiasi altro obiettivo, anche di tipo sociale. Per Pennacchi e Revelli i tentativi di autorevisione del neoliberismo sono il riconoscimento di un fallimento e il tentativo di evitare un tracollo.
Il cristianesimo puro di Bergoglio e lo spirito primitivo del capitalismo di Boris Johnson. Il papa, parlando di vaccini e della loro condivisione, ha definito il condividere la proprietà l’essenza del “cristianesimo puro, non del comunismo”. Il premier britannico, invece, ha attribuito il merito della disponibilità di vaccini in Gran Bretagna non agli investimenti pubblici che ci sono stati, ma al “capitalismo e all’avidità” che lo anima. Quale spirito dei tempi interpretano Bergoglio e Johnson? “Johnson interpreta la voglia di un ritorno al passato”, dice il sociologo Marco Revelli, ospite a Memos. Per l’economista Laura Pennacchi, ospite della puntata di oggi, “la straordinaria novità di Bergoglio non è tanto nel rapporto con le origini del cristianesimo, quanto con la visione sociale dell’oggi da parte della Chiesa e con l’eredità politica che ci lascia il neoliberismo”. E come giudicare il neoliberismo che tenta di autoriformarsi? Il riferimento è a diverse prese di posizione, più o meno recenti, di ambienti del capitalismo globale (Pennacchi ne parla nel suo ultimo libro “Democrazia Economica”, Castelvecchi). Ad esempio, il documento della Business Roundtable americana (associazione dei manager più potenti negli Stati Uniti) che due anni fa ha chiuso con la dottrina Friedman (1970) che affidava all’impresa il solo obiettivo di massimizzare i profitti, trascurando qualsiasi altro obiettivo, anche di tipo sociale. Per Pennacchi e Revelli i tentativi di autorevisione del neoliberismo sono il riconoscimento di un fallimento e il tentativo di evitare un tracollo.
Memos di giovedì 15/04/2021
Gran Bretagna, un fallimento la lotta al riciclaggio del denaro sporco di mafie e colletti bianchi. L’Economist ha lanciato l’allarme: “stiamo perdendo la guerra” (https:/ / www.economist.com/ finance-and-economics/ 2021/ 04/ 12/ the-war-against-money-laundering-is-being-lost). C’è una responsabilità del sistema bancario che non controlla adeguatamente, sostiene il settimanale britannico. Ma una colpa ce l’hanno anche quei governi che hanno “esternalizzato al settore privato gran parte del lavoro di polizia”, in pratica c’è stata una privatizzazione dell’apparato di controllo. Ma ciò che l’Economist non dice riguarda altre modalità di lotta al riciclaggio: come si fa a combattere la ripulitura del denaro di origine criminale quando ci sono paesi (i paradisi fiscali o finanziari), riconosciuti dalla comunità internazionale, che sono ritenuti dei porti sicuri per custodire capitali di dubbia provenienza? Memos oggi ha ospitato il criminologo dell’università di Oxford in Gran Bretagna, Federico Varese. Nella seconda parte della puntata di oggi siamo tornati sulla vicenda delle intercettazioni dei giornalisti da parte delle procure di Trapani e Locri con la sociologa Giovanna Procacci che sta seguendo – anche per Memos – il processo di Locri contro l’ex sindaco di Riace, Mimmo Lucano.
Gran Bretagna, un fallimento la lotta al riciclaggio del denaro sporco di mafie e colletti bianchi. L’Economist ha lanciato l’allarme: “stiamo perdendo la guerra” (https:/ / www.economist.com/ finance-and-economics/ 2021/ 04/ 12/ the-war-against-money-laundering-is-being-lost). C’è una responsabilità del sistema bancario che non controlla adeguatamente, sostiene il settimanale britannico. Ma una colpa ce l’hanno anche quei governi che hanno “esternalizzato al settore privato gran parte del lavoro di polizia”, in pratica c’è stata una privatizzazione dell’apparato di controllo. Ma ciò che l’Economist non dice riguarda altre modalità di lotta al riciclaggio: come si fa a combattere la ripulitura del denaro di origine criminale quando ci sono paesi (i paradisi fiscali o finanziari), riconosciuti dalla comunità internazionale, che sono ritenuti dei porti sicuri per custodire capitali di dubbia provenienza? Memos oggi ha ospitato il criminologo dell’università di Oxford in Gran Bretagna, Federico Varese. Nella seconda parte della puntata di oggi siamo tornati sulla vicenda delle intercettazioni dei giornalisti da parte delle procure di Trapani e Locri con la sociologa Giovanna Procacci che sta seguendo – anche per Memos – il processo di Locri contro l’ex sindaco di Riace, Mimmo Lucano.
Memos di mercoledì 14/04/2021
La giustizia della sorveglianza. Appare così la giustizia esercitata “in nome del popolo italiano” dalle parti delle procure di Trapani e di Locri. Sorvegliati. E’ questa la condizione degli oltre quaranta giornalisti finiti nella rete delle intercettazioni delle procure di Trapani, dove indagano le Ong e le loro operazioni di salvataggio nel Mediterraneo; e di Locri, dove sotto inchiesta (ora sotto processo, da quasi due anni) c’è finito il sistema dell’accoglienza dei migranti costruito dall’ex sindaco di Riace Mimmo Lucano. Salvataggi e accoglienza! E un pezzo dell’informazione che li ha raccontati. Ora hanno scoperto tutti di essere stati ascoltati per mesi. Conversazioni, si legge negli articoli che le hanno rivelate, che riguardano anche la vita privata delle persone. Il sistema della sorveglianza ha squadernato in pubblico un catalogo di conoscenze riservate, private, professionali, numeri, indirizzi. Tutti ora consultabili on demand da parte di magistrati, avvocati della difesa e delle parti civili. L’ascolto attraverso le intercettazioni, oltre che pratica invasiva e a volte l’unica ad esempio per le indagini di mafia, è anche una pratica oggettivamente dissuasiva. Potrebbe indurre ad una silenziosa discrezione su temi fondamentali, immigrazione e accoglienza. Memos oggi ha ospitato uno dei giornalisti che ha rivelato sul proprio giornale le intercettazioni di Trapani, si tratta di Andrea Pellegrino (Domani). Ospite anche l’avvocata Caterina Malavenda, esperta di diritto dell’informazione.
La giustizia della sorveglianza. Appare così la giustizia esercitata “in nome del popolo italiano” dalle parti delle procure di Trapani e di Locri. Sorvegliati. E’ questa la condizione degli oltre quaranta giornalisti finiti nella rete delle intercettazioni delle procure di Trapani, dove indagano le Ong e le loro operazioni di salvataggio nel Mediterraneo; e di Locri, dove sotto inchiesta (ora sotto processo, da quasi due anni) c’è finito il sistema dell’accoglienza dei migranti costruito dall’ex sindaco di Riace Mimmo Lucano. Salvataggi e accoglienza! E un pezzo dell’informazione che li ha raccontati. Ora hanno scoperto tutti di essere stati ascoltati per mesi. Conversazioni, si legge negli articoli che le hanno rivelate, che riguardano anche la vita privata delle persone. Il sistema della sorveglianza ha squadernato in pubblico un catalogo di conoscenze riservate, private, professionali, numeri, indirizzi. Tutti ora consultabili on demand da parte di magistrati, avvocati della difesa e delle parti civili. L’ascolto attraverso le intercettazioni, oltre che pratica invasiva e a volte l’unica ad esempio per le indagini di mafia, è anche una pratica oggettivamente dissuasiva. Potrebbe indurre ad una silenziosa discrezione su temi fondamentali, immigrazione e accoglienza. Memos oggi ha ospitato uno dei giornalisti che ha rivelato sul proprio giornale le intercettazioni di Trapani, si tratta di Andrea Pellegrino (Domani). Ospite anche l’avvocata Caterina Malavenda, esperta di diritto dell’informazione.
Memos di martedì 13/04/2021
Passato e futuro del Covid_19. Qual è l’origine del virus SARS-CoV-2? Le quattro ipotesi (e i relativi giudizi) fatte dagli esperti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità inviati a Wuhan: la trasmissione zoonotica diretta dall'animale all'uomo (spillover, da possibile a probabile); il passaggio per un ospite intermedio seguito da spillover (da probabile a molto probabile); l'introduzione del virus nella comunità attraverso la catena del freddo di conservazione dei cibi (possibile); l'introduzione del virus nella comunità per un incidente di laboratorio (estremamente improbabile). Memos ne ha parlato con Simonetta Pagliani, medica di medicina generale, che scrive Scienza in Rete. Stefano Vella, docente di Salute Globale all’università Cattolica di Roma ha invece raccontato alcuni scenari futuri legati all’evoluzione della pandemia. “Questo virus – sostiene il professor Vella - resterà con noi per sempre. L’ipotesi probabile è che la pandemia si trasformerà in una endemia, il virus resterà intorno a noi”.
Passato e futuro del Covid_19. Qual è l’origine del virus SARS-CoV-2? Le quattro ipotesi (e i relativi giudizi) fatte dagli esperti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità inviati a Wuhan: la trasmissione zoonotica diretta dall'animale all'uomo (spillover, da possibile a probabile); il passaggio per un ospite intermedio seguito da spillover (da probabile a molto probabile); l'introduzione del virus nella comunità attraverso la catena del freddo di conservazione dei cibi (possibile); l'introduzione del virus nella comunità per un incidente di laboratorio (estremamente improbabile). Memos ne ha parlato con Simonetta Pagliani, medica di medicina generale, che scrive Scienza in Rete. Stefano Vella, docente di Salute Globale all’università Cattolica di Roma ha invece raccontato alcuni scenari futuri legati all’evoluzione della pandemia. “Questo virus – sostiene il professor Vella - resterà con noi per sempre. L’ipotesi probabile è che la pandemia si trasformerà in una endemia, il virus resterà intorno a noi”.
Memos di venerdì 09/04/2021
Gli eccedi nazifascisti in Jugoslavia, centinaia di migliaia le vittime. Il 6 aprile 1941, ottant’anni fa, l’invasione della Jugoslavia da parte dei militari fascisti italiani. Oggi un appello al presidente Mattarella di oltre un centinaio di storici (Giulia Albanese, Giovanni De Luna, Chiara Colombini, Davide Conti, Eric Gobetti, Marcello Flores, Paolo Rumiz e tanti altri) cerca di dare luce ad una vicenda rimasta da allora in un cono d’ombra della storia. (Qui si può leggere l’appello con le adesioni https:/ / www.reteparri.it). Memos ha ospitato gli storici Eric Gobetti e Raoul Pupo. Pupo è il curatore di una importante mostra online sui fatti del 1941 a cui ha lavorato anche Gobetti. La mostra si intitola “A ferro e fuoco. L’occupazione italiana della Jugoslavia 1941-1943” (qui è possibile visitarla https:/ / www.occupazioneitalianajugoslavia41-43.it).
Gli eccedi nazifascisti in Jugoslavia, centinaia di migliaia le vittime. Il 6 aprile 1941, ottant’anni fa, l’invasione della Jugoslavia da parte dei militari fascisti italiani. Oggi un appello al presidente Mattarella di oltre un centinaio di storici (Giulia Albanese, Giovanni De Luna, Chiara Colombini, Davide Conti, Eric Gobetti, Marcello Flores, Paolo Rumiz e tanti altri) cerca di dare luce ad una vicenda rimasta da allora in un cono d’ombra della storia. (Qui si può leggere l’appello con le adesioni https:/ / www.reteparri.it). Memos ha ospitato gli storici Eric Gobetti e Raoul Pupo. Pupo è il curatore di una importante mostra online sui fatti del 1941 a cui ha lavorato anche Gobetti. La mostra si intitola “A ferro e fuoco. L’occupazione italiana della Jugoslavia 1941-1943” (qui è possibile visitarla https:/ / www.occupazioneitalianajugoslavia41-43.it).
Memos di giovedì 08/04/2021
Quanto “green” è il piano di Biden per le infrastrutture? Memos ha ospitato Gianni Silvestrini, direttore scientifico del Kyoto Club, anche per fare alcune valutazioni sul ministro per la transizione ecologica Roberto Cingolani. E poi sempre oggi a Memos: inflazione da anti-Covid. E se i piani di rilancio dell’economia facessero ripartire una spirale inflazionistica? Lo abbiamo chiesto all’economista Valeria Termini (Università Roma Tre), studiosa di energia ed economie sostenibili.
Quanto “green” è il piano di Biden per le infrastrutture? Memos ha ospitato Gianni Silvestrini, direttore scientifico del Kyoto Club, anche per fare alcune valutazioni sul ministro per la transizione ecologica Roberto Cingolani. E poi sempre oggi a Memos: inflazione da anti-Covid. E se i piani di rilancio dell’economia facessero ripartire una spirale inflazionistica? Lo abbiamo chiesto all’economista Valeria Termini (Università Roma Tre), studiosa di energia ed economie sostenibili.
Memos di mercoledì 07/04/2021
A fine mese scadono i termini per consegnare il Recovery Plan italiano all’Europa. “Un piano che avrà effetti non sufficienti sull’economia”, dice uno studio pubblicato sulla Review of Political Economy da un gruppo di economisti italiani. Oggi alle 13 a Memos è stato ospite uno di loro, Riccardo Realfonzo, e Rossella Muroni, deputata, ex presidente di Legambiente. “Il Next Generation EU può avere effetti non sufficienti, può essere inadeguato per l’economia – racconta il professor Realfonzo - I 750 miliardi di euro previsti sono solo un terzo di quanto messo in campo dagli Stati Uniti di Biden. Nel nostro articolo siamo arrivati alla conclusione che le risorse messe in campo in Europa non riusciranno a determinare una ripresa adeguata della produzione e del Pil. L’impatto sulla crescita sarà modesto. Il Pil italiano non dovrebbe riuscire a tornare ai livelli del 2019 entro il 2025. Nonostante le ingenti risorse che saranno investite – conclude il professor Realfonzo - il Pil italiano rimarrà ben al di sotto dei livelli del 2019 e del 2007”. A Memos la deputata Muroni ha poi raccontato che il PNRR portato al voto per alcuni pareri in aula nei giorni scorsi era ancora la bozza del governo Conte2. Il governo Draghi, secondo Muroni, porterà il piano aggiornato in parlamento prima di consegnarlo alla Commissione di Bruxelles entro il prossimo 30 aprile.
A fine mese scadono i termini per consegnare il Recovery Plan italiano all’Europa. “Un piano che avrà effetti non sufficienti sull’economia”, dice uno studio pubblicato sulla Review of Political Economy da un gruppo di economisti italiani. Oggi alle 13 a Memos è stato ospite uno di loro, Riccardo Realfonzo, e Rossella Muroni, deputata, ex presidente di Legambiente. “Il Next Generation EU può avere effetti non sufficienti, può essere inadeguato per l’economia – racconta il professor Realfonzo - I 750 miliardi di euro previsti sono solo un terzo di quanto messo in campo dagli Stati Uniti di Biden. Nel nostro articolo siamo arrivati alla conclusione che le risorse messe in campo in Europa non riusciranno a determinare una ripresa adeguata della produzione e del Pil. L’impatto sulla crescita sarà modesto. Il Pil italiano non dovrebbe riuscire a tornare ai livelli del 2019 entro il 2025. Nonostante le ingenti risorse che saranno investite – conclude il professor Realfonzo - il Pil italiano rimarrà ben al di sotto dei livelli del 2019 e del 2007”. A Memos la deputata Muroni ha poi raccontato che il PNRR portato al voto per alcuni pareri in aula nei giorni scorsi era ancora la bozza del governo Conte2. Il governo Draghi, secondo Muroni, porterà il piano aggiornato in parlamento prima di consegnarlo alla Commissione di Bruxelles entro il prossimo 30 aprile.
Memos di martedì 06/04/2021
Reddito di cittadinanza, tra misura di contrasto alla povertà e misura di distribuzione del reddito. A seconda dei casi – spiega a Memos Elena Granaglia, economista all’università di Rome Tre e del Forum Diseguaglianze e Diversità – può essere o meno giustificato legare il percepimento di un assegno ad un percorso di reinserimento lavorativo. “Ad esempio, se il reddito di cittadinanza (rdc) è visto come misura di contrasto alla povertà – racconta la professoressa Granaglia - allora è coerente prevedere una forma di attivazione al lavoro. Diversamente se pensiamo al rdc come misura redistributiva (...) allora non avrebbe senso richiedere di lavorare”. A Memos Elena Granaglia ricorda i punti di forza (contrasto alla povertà) e di debolezza (obbligo lavori di comunità) delle norme attuali sul rdc. Inoltre, l’economista del Forum Disuguaglianze Diversità segnala che all’interno del PNRR (Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilienza) ci sono pochi riferimenti ai temi della redistribuzione del reddito, dell’equità e della giustizia sociale. “La ragione – dice la professoressa Granaglia – è che abbiamo una visione del welfare basata su due gambe: una gamba del capitale umano (rafforzare le persone perché possano poi aiutarsi da sé), e un’altra gamba dove si dà solo un aiuto residuale agli esclusi e vulnerabili”.
Reddito di cittadinanza, tra misura di contrasto alla povertà e misura di distribuzione del reddito. A seconda dei casi – spiega a Memos Elena Granaglia, economista all’università di Rome Tre e del Forum Diseguaglianze e Diversità – può essere o meno giustificato legare il percepimento di un assegno ad un percorso di reinserimento lavorativo. “Ad esempio, se il reddito di cittadinanza (rdc) è visto come misura di contrasto alla povertà – racconta la professoressa Granaglia - allora è coerente prevedere una forma di attivazione al lavoro. Diversamente se pensiamo al rdc come misura redistributiva (...) allora non avrebbe senso richiedere di lavorare”. A Memos Elena Granaglia ricorda i punti di forza (contrasto alla povertà) e di debolezza (obbligo lavori di comunità) delle norme attuali sul rdc. Inoltre, l’economista del Forum Disuguaglianze Diversità segnala che all’interno del PNRR (Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilienza) ci sono pochi riferimenti ai temi della redistribuzione del reddito, dell’equità e della giustizia sociale. “La ragione – dice la professoressa Granaglia – è che abbiamo una visione del welfare basata su due gambe: una gamba del capitale umano (rafforzare le persone perché possano poi aiutarsi da sé), e un’altra gamba dove si dà solo un aiuto residuale agli esclusi e vulnerabili”.
Memos di venerdì 02/04/2021
Crolla il saldo migratorio in Italia. Nel 2020 si è registrato il livello più basso della differenza tra entrate e uscite dall’Italia negli ultimi venti anni (80 mila circa). Sono dati dell’Istat che l’Istituto Cattaneo di Bologna ha rielaborato in una propria ricerca. Nel primo decennio degli anni Duemila il saldo migratorio era stato in media di 250 mila unità; negli anni dieci è calato a 200 mila unità. Nel 2020, come dicevamo, 80 mila. Memos ha ospitato il presidente del Cattaneo, il sociologo Asher Colombo, per presentarci i risultati della loro ricerca. In chiusura della trasmissione il commento di Annalisa Camilli, giornalista di Internazionale che si occupa di immigrazione.
Crolla il saldo migratorio in Italia. Nel 2020 si è registrato il livello più basso della differenza tra entrate e uscite dall’Italia negli ultimi venti anni (80 mila circa). Sono dati dell’Istat che l’Istituto Cattaneo di Bologna ha rielaborato in una propria ricerca. Nel primo decennio degli anni Duemila il saldo migratorio era stato in media di 250 mila unità; negli anni dieci è calato a 200 mila unità. Nel 2020, come dicevamo, 80 mila. Memos ha ospitato il presidente del Cattaneo, il sociologo Asher Colombo, per presentarci i risultati della loro ricerca. In chiusura della trasmissione il commento di Annalisa Camilli, giornalista di Internazionale che si occupa di immigrazione.
Memos di giovedì 01/04/2021
Lo stragismo terroristico mafioso del 1993 e i suoi mandanti esterni a Cosa nostra. La procura di Firenze, che indaga su Dell’Utri e Berlusconi, potrebbe essere vicina ad una svolta. Lo ha raccontato a Memos Attilio Bolzoni, giornalista e scrittore, cronista e studioso di mafia da quarant’anni, scrive per il quotidiano Domani. Secondo Bolzoni le indagini della procura fiorentina “sono arrivate ad un punto mai raggiunto nei trent’anni precedenti. Ritengo – racconta Bolzoni - che i magistrati di Firenze abbiano degli elementi – e non solo quelli fiorentini – per arrivare ad una decisione clamorosa”. Nel corso della puntata Bolzoni ricorda anche gli ultimi sviluppi del caso di Antonello Montante, l’ex capo della Confindustria siciliana, due anni fa condannato in primo grado per associazione a delinquere e corruzione.
Lo stragismo terroristico mafioso del 1993 e i suoi mandanti esterni a Cosa nostra. La procura di Firenze, che indaga su Dell’Utri e Berlusconi, potrebbe essere vicina ad una svolta. Lo ha raccontato a Memos Attilio Bolzoni, giornalista e scrittore, cronista e studioso di mafia da quarant’anni, scrive per il quotidiano Domani. Secondo Bolzoni le indagini della procura fiorentina “sono arrivate ad un punto mai raggiunto nei trent’anni precedenti. Ritengo – racconta Bolzoni - che i magistrati di Firenze abbiano degli elementi – e non solo quelli fiorentini – per arrivare ad una decisione clamorosa”. Nel corso della puntata Bolzoni ricorda anche gli ultimi sviluppi del caso di Antonello Montante, l’ex capo della Confindustria siciliana, due anni fa condannato in primo grado per associazione a delinquere e corruzione.
Memos di mercoledì 31/03/2021
Europa e Stati Unti, i piani multi-miliardari per rilanciare l’economia e uscire dalla crisi pandemia. Negli Usa il presidente Joe Biden sta tentando - con il piano approvato ai primi di marzo - una manovra di redistribuzione del reddito per contenere le disuguaglianze. Ma c’è chi agita, forse fuori tempo massimo come l’ex capo economista del Fmi Olivier Blanchard, lo spettro dell’inflazione. In Europa i tempi si annunciano molto più lunghi di quelli americani, con l’incognita del giudizio della Corte costituzionale tedesca sulla legittimità del Recovery Plan in Germania. Entro l’estate dovrebbero essere varati i piani nazionali e arrivare i primi anticipi degli stanziamenti europei. L’Europa sta provando una via d’uscita morbida dall’austerità. E a Berlino gli economisti della cancelliera Merkel hanno già trovato una nuova formula per sostituirla: il pragmatismo fiscale. Memos oggi ha ospitato gli economisti Annamaria Simonazzi, professoressa di economia politica, e Francesco Saraceno, docenti di macroeconomia internazionale ed europea a Sciences Po (Parigi) e Luiss (Roma).
Europa e Stati Unti, i piani multi-miliardari per rilanciare l’economia e uscire dalla crisi pandemia. Negli Usa il presidente Joe Biden sta tentando - con il piano approvato ai primi di marzo - una manovra di redistribuzione del reddito per contenere le disuguaglianze. Ma c’è chi agita, forse fuori tempo massimo come l’ex capo economista del Fmi Olivier Blanchard, lo spettro dell’inflazione. In Europa i tempi si annunciano molto più lunghi di quelli americani, con l’incognita del giudizio della Corte costituzionale tedesca sulla legittimità del Recovery Plan in Germania. Entro l’estate dovrebbero essere varati i piani nazionali e arrivare i primi anticipi degli stanziamenti europei. L’Europa sta provando una via d’uscita morbida dall’austerità. E a Berlino gli economisti della cancelliera Merkel hanno già trovato una nuova formula per sostituirla: il pragmatismo fiscale. Memos oggi ha ospitato gli economisti Annamaria Simonazzi, professoressa di economia politica, e Francesco Saraceno, docenti di macroeconomia internazionale ed europea a Sciences Po (Parigi) e Luiss (Roma).
Memos di martedì 30/03/2021
E’ stato uno degli assiomi del neoliberismo delle origini: colpire e affondare il pubblico, esaltare il privato. E lo è ancora, laddove la dottrina neoliberista resta imperante. Soltanto l’anno della pandemia è riuscito a scalfire il dogma “privato è bello”. Chi, fino ad un momento prima della diffusione del virus, era stato il difensore ortodosso della sanità privata, si è dovuto ricredere – almeno a parole – rivalutando l’indispensabile carattere pubblico della sanità. Memos oggi ha ospitato i curatori del libro “Pubblico è meglio” (Donzelli, 2021), Altero Frigerio e Roberta Lisi. Si tratta di una raccolta di conversazioni sul perché il pubblico è meglio. Ospiti a Memos anche il costituzionalista Gaetano Azzariti, la giornalista Monica Di Sisto, l’ecologista Anna Donati, la sindacalista della Cgil Gianna Fracassi e l’economista Andrea Roventini.
E’ stato uno degli assiomi del neoliberismo delle origini: colpire e affondare il pubblico, esaltare il privato. E lo è ancora, laddove la dottrina neoliberista resta imperante. Soltanto l’anno della pandemia è riuscito a scalfire il dogma “privato è bello”. Chi, fino ad un momento prima della diffusione del virus, era stato il difensore ortodosso della sanità privata, si è dovuto ricredere – almeno a parole – rivalutando l’indispensabile carattere pubblico della sanità. Memos oggi ha ospitato i curatori del libro “Pubblico è meglio” (Donzelli, 2021), Altero Frigerio e Roberta Lisi. Si tratta di una raccolta di conversazioni sul perché il pubblico è meglio. Ospiti a Memos anche il costituzionalista Gaetano Azzariti, la giornalista Monica Di Sisto, l’ecologista Anna Donati, la sindacalista della Cgil Gianna Fracassi e l’economista Andrea Roventini.
Memos di venerdì 26/03/2021
Una laurea honoris causa per la scuola e l’insegnamento. E’ quella ricevuta da Francesco Lorenzoni, maestro elementare per 40 anni a Giove (Terni), una vita impegnata nell’insegnamento, nella sperimentazione e nell’innovazione scolastica. L’università Milano-Bicocca ha riconosciuto il carattere straordinario dell’attività in campo scolastico, e della formazione primaria, del maestro Lorenzoni ospite oggi a Memos. La laurea – dice Lorenzoni – “è un riconoscimento a me, ma anche a tante maestre e maestri che si impegnano costantemente con le bambine e i bambini per migliorare questa nostra scuole di base”. La puntata si chiude con un aggiornamento della sociologa Giovanna Procacci sul processo in corso a Locri contro l’ex sindaco di Riace, Mimmo Lucano.
Una laurea honoris causa per la scuola e l’insegnamento. E’ quella ricevuta da Francesco Lorenzoni, maestro elementare per 40 anni a Giove (Terni), una vita impegnata nell’insegnamento, nella sperimentazione e nell’innovazione scolastica. L’università Milano-Bicocca ha riconosciuto il carattere straordinario dell’attività in campo scolastico, e della formazione primaria, del maestro Lorenzoni ospite oggi a Memos. La laurea – dice Lorenzoni – “è un riconoscimento a me, ma anche a tante maestre e maestri che si impegnano costantemente con le bambine e i bambini per migliorare questa nostra scuole di base”. La puntata si chiude con un aggiornamento della sociologa Giovanna Procacci sul processo in corso a Locri contro l’ex sindaco di Riace, Mimmo Lucano.
Memos di giovedì 25/03/2021
Il vaccino e i suoi usi non convenzionali. Sì, proprio così! Con le fiale anti-Covid ci sono paesi che hanno deciso di giocare una propria partita geopolitica. La Cina, con le sue dosi di vaccino, sta puntando soprattutto sull’Africa, tramite l’Etiopia. L’India, con la sua enorme industria farmaceutica, sui paesi vicini (Bangladesh, Sri Lanka, Myanmar). La Russia è divisa tra Africa e America Latina. Memos ha ospitato oggi lo studioso di relazioni internazionali David W. Ellwood. Negli anni si sono modificati anche i modi di concepire i vaccini. Dall’antipolio all’anti-Covid il passaggio è stato epocale. “Dal sistema basato su scienza e mercati aperti - racconta l’economista Ugo Pagano del Forum Disuguaglianze Diversità - si è passati ad uno fondato sulla chiusura di entrambi, sia la scienza che i mercati”. E’ il capitalismo basato sulla privatizzazione della conoscenza e sui monopoli intellettuali.
Il vaccino e i suoi usi non convenzionali. Sì, proprio così! Con le fiale anti-Covid ci sono paesi che hanno deciso di giocare una propria partita geopolitica. La Cina, con le sue dosi di vaccino, sta puntando soprattutto sull’Africa, tramite l’Etiopia. L’India, con la sua enorme industria farmaceutica, sui paesi vicini (Bangladesh, Sri Lanka, Myanmar). La Russia è divisa tra Africa e America Latina. Memos ha ospitato oggi lo studioso di relazioni internazionali David W. Ellwood. Negli anni si sono modificati anche i modi di concepire i vaccini. Dall’antipolio all’anti-Covid il passaggio è stato epocale. “Dal sistema basato su scienza e mercati aperti - racconta l’economista Ugo Pagano del Forum Disuguaglianze Diversità - si è passati ad uno fondato sulla chiusura di entrambi, sia la scienza che i mercati”. E’ il capitalismo basato sulla privatizzazione della conoscenza e sui monopoli intellettuali.
Memos di mercoledì 24/03/2021
Il valore dell’acqua. E’ il tema centrale del rapporto Onu sull’acqua di quest’anno, presentato lunedì 22 marzo a Parigi. Come si valuta l’acqua? Cosa crea il valore dell’acqua? Quanto pesano ancora – nel valutare il valore dell’acqua – i paradigmi economicisti (valore d’uso e di scambio)? Perché è, invece, importante che assumano valore anche quei paradigmi, oggi trascurati, che fanno riferimento all’immaterialità, come la cultura, la creatività e altri? Per parlarne Memos ha ospitato Cinzia Thomareizis, del comitato italiano “Contratto Mondiale sull’Acqua” e Matteo Colleoni, docente di Sociologia dell’ambiente e del territorio e delegato per la sostenibilità dell’Università Milano-Bicocca. Entrambi sono anche tra i curatori di un progetto sul consumo responsabile dell’acqua (BeviMi) che coinvolgerà gli studenti di tre università milanesi: Bicocca, Statale e Politecnico. Il progetto – presentato a Memos – partirà il prossimo autunno con l’inizio del nuovo anno accademico.
Il valore dell’acqua. E’ il tema centrale del rapporto Onu sull’acqua di quest’anno, presentato lunedì 22 marzo a Parigi. Come si valuta l’acqua? Cosa crea il valore dell’acqua? Quanto pesano ancora – nel valutare il valore dell’acqua – i paradigmi economicisti (valore d’uso e di scambio)? Perché è, invece, importante che assumano valore anche quei paradigmi, oggi trascurati, che fanno riferimento all’immaterialità, come la cultura, la creatività e altri? Per parlarne Memos ha ospitato Cinzia Thomareizis, del comitato italiano “Contratto Mondiale sull’Acqua” e Matteo Colleoni, docente di Sociologia dell’ambiente e del territorio e delegato per la sostenibilità dell’Università Milano-Bicocca. Entrambi sono anche tra i curatori di un progetto sul consumo responsabile dell’acqua (BeviMi) che coinvolgerà gli studenti di tre università milanesi: Bicocca, Statale e Politecnico. Il progetto – presentato a Memos – partirà il prossimo autunno con l’inizio del nuovo anno accademico.
Lezioni di antimafia: Sebastiano Ardita
Quinto incontro del nuovo ciclo di “Lezioni di antimafia” ideato dalla Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e coordinato da Raffaele Liguori. Relatore: Sebastiano Ardita, magistrato, procuratore aggiunto presso il Tribunale di Messina, già direttore generale dell’ufficio detenuti e responsabile dell’attuazione del regime 41bis. Titolo della quinta lezione: “Storie vissute di ricatto allo Stato, tra leggi speciali e condizioni carcerarie dei detenuti”. La lezione si è svolta il 9 marzo 2021 in streaming sui canali YouTube di Radio Popolare e della Scuola Caponnetto.
Quinto incontro del nuovo ciclo di “Lezioni di antimafia” ideato dalla Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e coordinato da Raffaele Liguori. Relatore: Sebastiano Ardita, magistrato, procuratore aggiunto presso il Tribunale di Messina, già direttore generale dell’ufficio detenuti e responsabile dell’attuazione del regime 41bis. Titolo della quinta lezione: “Storie vissute di ricatto allo Stato, tra leggi speciali e condizioni carcerarie dei detenuti”. La lezione si è svolta il 9 marzo 2021 in streaming sui canali YouTube di Radio Popolare e della Scuola Caponnetto.
Memos di venerdì 19/03/2021
P2, quarant’anni fa la scoperta degli elenchi di Licio Gelli. Il 17 marzo 1981 la perquisizione nell’ufficio del “venerabile” negli stabilimenti della Giole di Castiglion Fibocchi (Arezzo) permette di svelare un “sistema di potere occulto” che voleva governare l’Italia. Così lo chiama uno dei suoi scopritori, il giudice Giuliano Turone che 40 anni fa, insieme al suo collega Gherardo Colombo, inviò una pattuglia di finanzieri di Milano ad effettuare le perquisizioni. “Il sistema P2 – racconta il giudice Turone a Memos - è un meccanismo grazie al quale gruppi di potere fanno sì che le decisioni rilevanti vengano prese attraverso percorsi sotterranei e invisibili, in modo tale da dare la sensazione ai cittadini di essere governati da una democrazia, ma in realtà da una democrazia svuotata dall’interno dei suoi caratteri essenziali”. Due mesi e mezzo dopo la perquisizione di Castiglion Fibocchi, il 4 luglio 1981, viene ritrovato quel documento che è un po’ la carta politica e ideologica della P2. E’ il cosiddetto “piano di rinascita democratica”, redatto tra il ‘75-76. “Il Piano di rinascita democratica di Gelli – secondo Giuliano Turone - non è altro che una sorta di costituzione, regolamento, di quel colpo di stato strisciante che era il sistema di potere occulto. Dal piano emerge lo statuto del sistema di potere occulto P2 che, non a caso, tra il ‘75-76 e la fine del 1980 ha il suo massimo di potere e gestisce – sostiene il giudice Turone -tutto quello che accade in quel quinquennio. Grazie alle indagini, fatte allora e successivamente, è emerso che il sistema di potere occulto lo troviamo dappertutto. C’è sia dietro al caso Moro, che dietro la strage di Bologna”. Le analisi di Giuliano Turone sono raccolte in un libro dal titolo “Italia Occulta” (Chiarelettere, 2021) che la prossima settimana uscirà in una edizione aggiornata.
P2, quarant’anni fa la scoperta degli elenchi di Licio Gelli. Il 17 marzo 1981 la perquisizione nell’ufficio del “venerabile” negli stabilimenti della Giole di Castiglion Fibocchi (Arezzo) permette di svelare un “sistema di potere occulto” che voleva governare l’Italia. Così lo chiama uno dei suoi scopritori, il giudice Giuliano Turone che 40 anni fa, insieme al suo collega Gherardo Colombo, inviò una pattuglia di finanzieri di Milano ad effettuare le perquisizioni. “Il sistema P2 – racconta il giudice Turone a Memos - è un meccanismo grazie al quale gruppi di potere fanno sì che le decisioni rilevanti vengano prese attraverso percorsi sotterranei e invisibili, in modo tale da dare la sensazione ai cittadini di essere governati da una democrazia, ma in realtà da una democrazia svuotata dall’interno dei suoi caratteri essenziali”. Due mesi e mezzo dopo la perquisizione di Castiglion Fibocchi, il 4 luglio 1981, viene ritrovato quel documento che è un po’ la carta politica e ideologica della P2. E’ il cosiddetto “piano di rinascita democratica”, redatto tra il ‘75-76. “Il Piano di rinascita democratica di Gelli – secondo Giuliano Turone - non è altro che una sorta di costituzione, regolamento, di quel colpo di stato strisciante che era il sistema di potere occulto. Dal piano emerge lo statuto del sistema di potere occulto P2 che, non a caso, tra il ‘75-76 e la fine del 1980 ha il suo massimo di potere e gestisce – sostiene il giudice Turone -tutto quello che accade in quel quinquennio. Grazie alle indagini, fatte allora e successivamente, è emerso che il sistema di potere occulto lo troviamo dappertutto. C’è sia dietro al caso Moro, che dietro la strage di Bologna”. Le analisi di Giuliano Turone sono raccolte in un libro dal titolo “Italia Occulta” (Chiarelettere, 2021) che la prossima settimana uscirà in una edizione aggiornata.
Memos di giovedì 18/03/2021
La memoria delle vittime innocenti di mafia. Si avvicina la giornata nazionale del 21 marzo, dal 2017 proclamata con una legge dello stato. Ospite di Memos Enza Rando, vicepresidente di Libera, l’associazione che ha ideato le manifestazioni in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Con Rando abbiamo fatto un bilancio della gestione dei beni confiscati a 25 anni dalla legge sul riutilizzo a fini sociali dei beni sottratti ai mafiosi: circa la metà dei beni non viene riutilizzata. Ricordati anche i tentativi di condizionamento della gestione dei beni da parte di gruppi di interessi, la vicenda Montante (l’ex vicepresidente di Confindustria con delega alla legalità) e la scalata all’agenzia nazionale dei beni confiscati. Chiude la puntata Pierpaolo Farina, ideatore e direttore di Wikimafia-Libera Enciclopedia sulle mafie, che ha presentato l’incontro di stasera su “Mafia e Potere” con la responsabile della DdA di Milano Alessandra Dolci, la giurista Stefania Pellegrini e il sociologo Nando dalla Chiesa.
La memoria delle vittime innocenti di mafia. Si avvicina la giornata nazionale del 21 marzo, dal 2017 proclamata con una legge dello stato. Ospite di Memos Enza Rando, vicepresidente di Libera, l’associazione che ha ideato le manifestazioni in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Con Rando abbiamo fatto un bilancio della gestione dei beni confiscati a 25 anni dalla legge sul riutilizzo a fini sociali dei beni sottratti ai mafiosi: circa la metà dei beni non viene riutilizzata. Ricordati anche i tentativi di condizionamento della gestione dei beni da parte di gruppi di interessi, la vicenda Montante (l’ex vicepresidente di Confindustria con delega alla legalità) e la scalata all’agenzia nazionale dei beni confiscati. Chiude la puntata Pierpaolo Farina, ideatore e direttore di Wikimafia-Libera Enciclopedia sulle mafie, che ha presentato l’incontro di stasera su “Mafia e Potere” con la responsabile della DdA di Milano Alessandra Dolci, la giurista Stefania Pellegrini e il sociologo Nando dalla Chiesa.
Memos di mercoledì 17/03/2021
250 mila posti di lavoro a rischio, un centinaio i casi di gravi crisi aziendali. E’ l’Italia del crack pandemico che sta sul tavolo del ministro dello sviluppo Giorgetti. Quando se ne occuperà il ministro? Quali azioni verranno decise? In quali condizioni arriveranno queste imprese quando si saranno esaurite le politiche di aiuto e al loro posto arriveranno gli interventi selettivi? Memos ha ospitato Silvia Spera, che per la Cgil si occupa delle crisi industriali, e l’economista Fedele de Novellis (Refe Ricerche).
250 mila posti di lavoro a rischio, un centinaio i casi di gravi crisi aziendali. E’ l’Italia del crack pandemico che sta sul tavolo del ministro dello sviluppo Giorgetti. Quando se ne occuperà il ministro? Quali azioni verranno decise? In quali condizioni arriveranno queste imprese quando si saranno esaurite le politiche di aiuto e al loro posto arriveranno gli interventi selettivi? Memos ha ospitato Silvia Spera, che per la Cgil si occupa delle crisi industriali, e l’economista Fedele de Novellis (Refe Ricerche).
Memos di martedì 16/03/2021
Osservatorio sulla violenza contro le donne (https:/ / ovd.unimi.it). E’ stato presentato all’università Statale di Milano in un incontro online al quale hanno partecipato - tra gli altri e le altre - anche Marilisa D’Amico, costituzionalista e prorettrice della Statale, curatrice dell’evento; e Manuela Ulivi, avvocata, presidente e co-fondatrice della Casa di Accoglienza Donne Maltrattate (CADMI) di Milano. Entrambe sono state ospiti di Memos. L’evento “Settimana della Legalità” (https:/ / lastatalenews.unimi.it) nasce dalle celebrazioni delle giornate per la memoria di Guido Galli, magistrato e docente universitario, assassinato il 19 marzo 1980 proprio alla Statale di Milano da un gruppo terroristico di Prima Linea. A Memos l’avvocata Ulivi racconta: “il femminicidio è solo la punta dell’iceberg. Noi dobbiamo pensare che ci sono migliaia e migliaia di donne che subiscono violenza psicologica, economica e poi anche fisica. I centri anti-violenza - prosegue Ulivi - hanno fatto un lavoro molto importante, e cioè far emergere tutto questo, aiutando migliaia di donne”. Per quanto riguardo l’Osservatorio sulla violenza contro le donne, “faremo attenzione – dice la professoressa D’Amico – a come la violenza viene non solo giudicata, ma anche rappresentata. Cercheremo di trattare con l’Osservatorio questo fenomeno complesso sulla base di una ricchezza, la più ampia possibile, di dati: decisioni, fatti, norme”.
Osservatorio sulla violenza contro le donne (https:/ / ovd.unimi.it). E’ stato presentato all’università Statale di Milano in un incontro online al quale hanno partecipato - tra gli altri e le altre - anche Marilisa D’Amico, costituzionalista e prorettrice della Statale, curatrice dell’evento; e Manuela Ulivi, avvocata, presidente e co-fondatrice della Casa di Accoglienza Donne Maltrattate (CADMI) di Milano. Entrambe sono state ospiti di Memos. L’evento “Settimana della Legalità” (https:/ / lastatalenews.unimi.it) nasce dalle celebrazioni delle giornate per la memoria di Guido Galli, magistrato e docente universitario, assassinato il 19 marzo 1980 proprio alla Statale di Milano da un gruppo terroristico di Prima Linea. A Memos l’avvocata Ulivi racconta: “il femminicidio è solo la punta dell’iceberg. Noi dobbiamo pensare che ci sono migliaia e migliaia di donne che subiscono violenza psicologica, economica e poi anche fisica. I centri anti-violenza - prosegue Ulivi - hanno fatto un lavoro molto importante, e cioè far emergere tutto questo, aiutando migliaia di donne”. Per quanto riguardo l’Osservatorio sulla violenza contro le donne, “faremo attenzione – dice la professoressa D’Amico – a come la violenza viene non solo giudicata, ma anche rappresentata. Cercheremo di trattare con l’Osservatorio questo fenomeno complesso sulla base di una ricchezza, la più ampia possibile, di dati: decisioni, fatti, norme”.
Memos di venerdì 12/03/2021
Senza il Sud non c’è ricostruzione possibile dell’Italia. E’ il senso di un documento in dieci punti firmato da un gruppo di docenti universitari e destinato al governo Draghi impegnato in questi giorni nella stesura del Recovery Plan. Memos ha ospitato uno dei promotori, l’economista Gianfranco Viesti (Università di Bari). Con lui hanno firmato Enrica Morlicchio e Paola de Vivo (Università Federico II di Napoli), Alfio Mastropaolo (Università di Torino) e Maurizio Franzini (Università La Sapienza di Roma), e altri/ e. Ospite a Memos oggi anche Maria Panariello, dell’associazione ambientalista Terra! che si occupa di diritti e agricoltura. Panariello ha curato l’ultimo rapporto di Terra! sulla diffusione del caporalato in Europa.
Senza il Sud non c’è ricostruzione possibile dell’Italia. E’ il senso di un documento in dieci punti firmato da un gruppo di docenti universitari e destinato al governo Draghi impegnato in questi giorni nella stesura del Recovery Plan. Memos ha ospitato uno dei promotori, l’economista Gianfranco Viesti (Università di Bari). Con lui hanno firmato Enrica Morlicchio e Paola de Vivo (Università Federico II di Napoli), Alfio Mastropaolo (Università di Torino) e Maurizio Franzini (Università La Sapienza di Roma), e altri/ e. Ospite a Memos oggi anche Maria Panariello, dell’associazione ambientalista Terra! che si occupa di diritti e agricoltura. Panariello ha curato l’ultimo rapporto di Terra! sulla diffusione del caporalato in Europa.
Memos di giovedì 11/03/2021
Riarmo italiano. Cresce la spesa militare. L’aumento che si ricava dalle carte della legge di bilancio del 2021 è chiaro. Dal bilancio del ministero della Difesa risulta una crescita di circa 1 miliardo e 600 milioni di euro, passando da 22 miliardi e 940 milioni a 24 miliardi e 540 milioni. Memos ho ospitato Francesco Vignarca, coordinatore delle campagne della Rete italiana Pace e Disarmo, collaboratore di AltraEconomia. Perché cresce la spesa militare? Nel Recovery Plan ci sono fondi che finiranno all’industria degli armamenti? Perché gli Stati Uniti (anche nella versione dell’amministrazione Biden) vogliono che gli alleati europei della Nato spendano di più per la difesa? Ospite anche Serena Giusti, docente di Relazioni internazionali alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e ricercatrice dell’Ispi. Che idea di Europa ha la Casa Bianca di Joe Biden? Se l’obiettivo strategico che Washington assegna all’Europa è quello di contenere la Russia e la Cina, quali sono le posizioni dei principali paesi europei?
Riarmo italiano. Cresce la spesa militare. L’aumento che si ricava dalle carte della legge di bilancio del 2021 è chiaro. Dal bilancio del ministero della Difesa risulta una crescita di circa 1 miliardo e 600 milioni di euro, passando da 22 miliardi e 940 milioni a 24 miliardi e 540 milioni. Memos ho ospitato Francesco Vignarca, coordinatore delle campagne della Rete italiana Pace e Disarmo, collaboratore di AltraEconomia. Perché cresce la spesa militare? Nel Recovery Plan ci sono fondi che finiranno all’industria degli armamenti? Perché gli Stati Uniti (anche nella versione dell’amministrazione Biden) vogliono che gli alleati europei della Nato spendano di più per la difesa? Ospite anche Serena Giusti, docente di Relazioni internazionali alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e ricercatrice dell’Ispi. Che idea di Europa ha la Casa Bianca di Joe Biden? Se l’obiettivo strategico che Washington assegna all’Europa è quello di contenere la Russia e la Cina, quali sono le posizioni dei principali paesi europei?
Memos di mercoledì 10/03/2021
McKinsey, il Mef e il Recovery Plan. E’ solo un “aiutino” al governo oppure il colosso americano della consulenza strategica con i suoi supporti orienta anche le scelte dell’esecutivo sul piano (PNRR)? Le rivelazioni di Radio Popolare del 5 marzo scorso generano ancora molti interrogativi. Memos ha ospitato l’economista Giovanni Dosi, della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa: “è una tendenza che viene da lontano – dice il professor Dosi riferendosi ai contratti delle PA con società di consulenza private – Viene dal liberalismo integralista che si è affermato dal 1980 in poi nei diversi paesi. Il mantra era: pubblico è brutto, privato è bello. Si è poi esteso il dominio delle cose che prima erano pubbliche e che poi sono diventate private. Tutta l’evidenza suggerisce che non è vero – conclude Dosi - basti pensare alle privatizzazioni delle partecipazioni statali in Italia: un fallimento!”. Ospite a Memos anche Sabina De Luca, una lunga carriera nella Pubblica Amministrazione (PA), oggi fa parte del coordinamento de Forum Disuguaglianze e Diversità. “Veniamo da moltissimi anni di prolungato disinvestimento nella PA del nostro paese. Ci sono diffuse inadeguatezze. Se oggi non cogliamo l’opportunità di un piano come il Recovery Plan per rafforzare la nostra PA, allora saremo sempre tentati di ricorrere a scorciatorie come quelle delle consulenze esterne. Consulenze – aggiunge De Luca – che di per sé non sono un male, se aggiungono quella competenza specialistica che momentaneamente la PA non possiede, ma i cui utilizzi la PA è in grado di orientare in modo preciso ”.
McKinsey, il Mef e il Recovery Plan. E’ solo un “aiutino” al governo oppure il colosso americano della consulenza strategica con i suoi supporti orienta anche le scelte dell’esecutivo sul piano (PNRR)? Le rivelazioni di Radio Popolare del 5 marzo scorso generano ancora molti interrogativi. Memos ha ospitato l’economista Giovanni Dosi, della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa: “è una tendenza che viene da lontano – dice il professor Dosi riferendosi ai contratti delle PA con società di consulenza private – Viene dal liberalismo integralista che si è affermato dal 1980 in poi nei diversi paesi. Il mantra era: pubblico è brutto, privato è bello. Si è poi esteso il dominio delle cose che prima erano pubbliche e che poi sono diventate private. Tutta l’evidenza suggerisce che non è vero – conclude Dosi - basti pensare alle privatizzazioni delle partecipazioni statali in Italia: un fallimento!”. Ospite a Memos anche Sabina De Luca, una lunga carriera nella Pubblica Amministrazione (PA), oggi fa parte del coordinamento de Forum Disuguaglianze e Diversità. “Veniamo da moltissimi anni di prolungato disinvestimento nella PA del nostro paese. Ci sono diffuse inadeguatezze. Se oggi non cogliamo l’opportunità di un piano come il Recovery Plan per rafforzare la nostra PA, allora saremo sempre tentati di ricorrere a scorciatorie come quelle delle consulenze esterne. Consulenze – aggiunge De Luca – che di per sé non sono un male, se aggiungono quella competenza specialistica che momentaneamente la PA non possiede, ma i cui utilizzi la PA è in grado di orientare in modo preciso ”.
Lezioni di antimafia: Lucia Castellano
Quarto incontro del nuovo ciclo di “Lezioni di antimafia” ideato dalla Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e coordinato da Raffaele Liguori. Relatrice: Lucia Castellano, direttrice generale al ministero della Giustizia, già direttrice del carcere di Bollate. Titolo della lezione: «Carcere dei diritti e pena scontata sul territorio: costruire sicurezza sociale». La lezione si è svolta il 22 febbraio 2021 in streaming sui canali YouTube di Radio Popolare e della Scuola Caponnetto.
Quarto incontro del nuovo ciclo di “Lezioni di antimafia” ideato dalla Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e coordinato da Raffaele Liguori. Relatrice: Lucia Castellano, direttrice generale al ministero della Giustizia, già direttrice del carcere di Bollate. Titolo della lezione: «Carcere dei diritti e pena scontata sul territorio: costruire sicurezza sociale». La lezione si è svolta il 22 febbraio 2021 in streaming sui canali YouTube di Radio Popolare e della Scuola Caponnetto.
Memos di venerdì 05/03/2021
Occupazione e salari, quando il divario di genere è vera disuguaglianza. A Memos la sociologa Enrica Morlicchio, dell’università Federico II di Napoli, racconta l’importanza del lavoro per le donne come fattore di riscatto. “L’occupazione – dice la professoressa Morlicchio - è lo strumento principale di emancipazione delle donne; significa avere la libertà di decidere della propria vita, di uscire dalle mura domestiche, significa creare un capitale sociale, come dicono i sociologi”. In Italia l’occupazione penalizza le donne: ci sono i più bassi tassi di occupazione d’Europa, la disoccupazione recente è soprattutto femminile (secondo l’Istat, a dicembre 2020 su 101 mila posti di lavoro persi in un mese, 98 mila erano di donne). Anche gli stipendi erodono il diritto alla parità salariale di genere. “Gli ultimi dati di Eurostat – spiega il sociologo Simone Fana – sono significativi. Il gap salariale è dettato dal fatto che le donne sono occupate in rapporti di lavoro di breve durata, spesso sono rapporti temporanei e part-time. Il part-time riguarda una donna su due e, tra queste, per una donna su cinque si tratta di part-time involontario. Questa condizione – secondo l’Eurostat – determina una differenza del 20% tra le retribuzioni annuali delle donne e quelle degli uomini”.
Occupazione e salari, quando il divario di genere è vera disuguaglianza. A Memos la sociologa Enrica Morlicchio, dell’università Federico II di Napoli, racconta l’importanza del lavoro per le donne come fattore di riscatto. “L’occupazione – dice la professoressa Morlicchio - è lo strumento principale di emancipazione delle donne; significa avere la libertà di decidere della propria vita, di uscire dalle mura domestiche, significa creare un capitale sociale, come dicono i sociologi”. In Italia l’occupazione penalizza le donne: ci sono i più bassi tassi di occupazione d’Europa, la disoccupazione recente è soprattutto femminile (secondo l’Istat, a dicembre 2020 su 101 mila posti di lavoro persi in un mese, 98 mila erano di donne). Anche gli stipendi erodono il diritto alla parità salariale di genere. “Gli ultimi dati di Eurostat – spiega il sociologo Simone Fana – sono significativi. Il gap salariale è dettato dal fatto che le donne sono occupate in rapporti di lavoro di breve durata, spesso sono rapporti temporanei e part-time. Il part-time riguarda una donna su due e, tra queste, per una donna su cinque si tratta di part-time involontario. Questa condizione – secondo l’Eurostat – determina una differenza del 20% tra le retribuzioni annuali delle donne e quelle degli uomini”.
Memos di giovedì 04/03/2021
Vaccini, il mercato non ce la fa. Occorre una infrastruttura pubblica a livello europeo per produrli e distribuirli. E’ la proposta di Massimo Florio, economista all’università Statale di Milano, per superare le tendenze alla concentrazione del mercato farmaceutico. Perchè il mercato non ce la fa? La ragione - secondo il professor Florio - è che l’industria farmaceutica prima dell’emergenza Covid ha preferito concentrarsi sui farmaci per le malattie croniche, molto più redditizi di quelli per le malattie infettive. Ma si può curare la salute avendo come obiettivo la massimizzazione del profitto e non il bisogno di cura delle persone? No, secondo Massimo Florio. E per questa ragione occorre una “BioMed Europea”, una infrastruttura pubblica sul modello Cern o Agenzia Spaziale Europea, per fare ricerca, produrre e distribuire farmaci e vaccini che il mercato – in una situazione ordinaria - non produrrebbe a sufficienza. Oltre al professor Florio, Memos ha ospitato oggi anche Viviana Galli, coordinatrice dell’Alleanza europea per ricerca e sviluppo responsabili e farmaci a prezzi accessibili. Con lei abbiamo parlato dei contratti sui vaccini stipulati dalla Commissione europea con un gruppo di aziende farmaceutiche.
Vaccini, il mercato non ce la fa. Occorre una infrastruttura pubblica a livello europeo per produrli e distribuirli. E’ la proposta di Massimo Florio, economista all’università Statale di Milano, per superare le tendenze alla concentrazione del mercato farmaceutico. Perchè il mercato non ce la fa? La ragione - secondo il professor Florio - è che l’industria farmaceutica prima dell’emergenza Covid ha preferito concentrarsi sui farmaci per le malattie croniche, molto più redditizi di quelli per le malattie infettive. Ma si può curare la salute avendo come obiettivo la massimizzazione del profitto e non il bisogno di cura delle persone? No, secondo Massimo Florio. E per questa ragione occorre una “BioMed Europea”, una infrastruttura pubblica sul modello Cern o Agenzia Spaziale Europea, per fare ricerca, produrre e distribuire farmaci e vaccini che il mercato – in una situazione ordinaria - non produrrebbe a sufficienza. Oltre al professor Florio, Memos ha ospitato oggi anche Viviana Galli, coordinatrice dell’Alleanza europea per ricerca e sviluppo responsabili e farmaci a prezzi accessibili. Con lei abbiamo parlato dei contratti sui vaccini stipulati dalla Commissione europea con un gruppo di aziende farmaceutiche.
Memos di mercoledì 03/03/2021
Un mese di Draghi. Il 3 febbraio scorso l’ex presidente della Bce riceveva l’incarico da Mattarella di formare il governo. A Memos ne parliamo con Ida Dominijanni, giornalista e saggista, e con Gianfranco Pasquino, professore emerito di scienza politica all’università di Bologna. Che cosa significa il silenzio programmatico di Draghi? Governo politico, con ministri dei partiti e non: è stata una spartizione? “C’è una forma gerarchizzata di governo - sostiene Dominijanni – C’è un gotha nelle mani di tecnici e il resto ai partiti. Le leve principali del potere e della spesa sono nelle mani della banca centrale, di manager pubblici e privati, dell’alta burocrazia, di esercito e polizia”. Per il professor Pasquino “la qualità di questa democrazia è bassa. Sento – dice Pasquino – una leggera restrizione del dibattito pubblico. Alcune cose non si possono dire. Draghi è stato osannato”. Cosa pensa delle trasformazioni nel M5S? “Positive, se non perde la rappresentanza dei ceti sociali svantaggiati. Il Cinque stelle – sostiene Pasquino – può servire da contrappeso alla carica tecnocratica già fin troppo presente al governo”.
Un mese di Draghi. Il 3 febbraio scorso l’ex presidente della Bce riceveva l’incarico da Mattarella di formare il governo. A Memos ne parliamo con Ida Dominijanni, giornalista e saggista, e con Gianfranco Pasquino, professore emerito di scienza politica all’università di Bologna. Che cosa significa il silenzio programmatico di Draghi? Governo politico, con ministri dei partiti e non: è stata una spartizione? “C’è una forma gerarchizzata di governo - sostiene Dominijanni – C’è un gotha nelle mani di tecnici e il resto ai partiti. Le leve principali del potere e della spesa sono nelle mani della banca centrale, di manager pubblici e privati, dell’alta burocrazia, di esercito e polizia”. Per il professor Pasquino “la qualità di questa democrazia è bassa. Sento – dice Pasquino – una leggera restrizione del dibattito pubblico. Alcune cose non si possono dire. Draghi è stato osannato”. Cosa pensa delle trasformazioni nel M5S? “Positive, se non perde la rappresentanza dei ceti sociali svantaggiati. Il Cinque stelle – sostiene Pasquino – può servire da contrappeso alla carica tecnocratica già fin troppo presente al governo”.
Memos di martedì 02/03/2021
Che fine ha fatto il WTO? Dopo l’esordio e la contestazione altermondialista dell’Organizzazione Mondiale del Commercio, tra la metà e la fine degli anni ‘90, il WTO è entrato in un cono d’ombra dal 2001, senza più riprendersi. Il multilateralismo è andato così in soffitta, mentre il modello neoliberista è rimasto l’unico pilastro del governo del mondo. Di WTO si è ripreso a parlare recentemente, con l’arrivo della nuova Direttrice Generale Ngozi Okonjo-Iweala, ex ministra delle Finanze della Nigeria, prima donna ad assumere questo ruolo di massima responsabilità. Il WTO è anche il luogo dove sta prendendo corpo una campagna internazionale contro il monopolio di Big Pharma sui vaccini anti-Covid_19. A ottobre India e Sud Africa hanno presentato al Wto una richiesta di sospendere l’applicazione dei brevetti per i trattamenti del Covid-19, secondo l’accordo sulla proprietà intellettuale dell’organizzazione (Trips). La richiesta è sostenuta da un centinaio di paese, esclusi gli Usa e i paesi dell’Unione Europea. Memos oggi ha ospitato due economisti: Alessia Amighini, dell’università del Piemonte Orientale (“Finanza e Potere. Lungo le Nuove Vie della Seta”, Bocconi 2021); e Paolo Guerrieri dell’università La Sapienza di Roma.
Che fine ha fatto il WTO? Dopo l’esordio e la contestazione altermondialista dell’Organizzazione Mondiale del Commercio, tra la metà e la fine degli anni ‘90, il WTO è entrato in un cono d’ombra dal 2001, senza più riprendersi. Il multilateralismo è andato così in soffitta, mentre il modello neoliberista è rimasto l’unico pilastro del governo del mondo. Di WTO si è ripreso a parlare recentemente, con l’arrivo della nuova Direttrice Generale Ngozi Okonjo-Iweala, ex ministra delle Finanze della Nigeria, prima donna ad assumere questo ruolo di massima responsabilità. Il WTO è anche il luogo dove sta prendendo corpo una campagna internazionale contro il monopolio di Big Pharma sui vaccini anti-Covid_19. A ottobre India e Sud Africa hanno presentato al Wto una richiesta di sospendere l’applicazione dei brevetti per i trattamenti del Covid-19, secondo l’accordo sulla proprietà intellettuale dell’organizzazione (Trips). La richiesta è sostenuta da un centinaio di paese, esclusi gli Usa e i paesi dell’Unione Europea. Memos oggi ha ospitato due economisti: Alessia Amighini, dell’università del Piemonte Orientale (“Finanza e Potere. Lungo le Nuove Vie della Seta”, Bocconi 2021); e Paolo Guerrieri dell’università La Sapienza di Roma.
Memos di venerdì 26/02/2021
Vaccini, transizione ecologica e digitale, ambiente e democrazia, centralità delle relazioni sulle cose. Luciano Floridi, docente di filosofia ed etica dell’informazione all’università di Oxford, riprende a Memos alcuni temi della sua ricerca scientifica. La centralità degli esseri umani che vacilla, messa in discussione da quattro secoli di rivoluzioni da Copernico a Turing, passando per Galileo e Freud, rappresenta uno spartiacque nella storia dal XVI secolo ad oggi. Lo spazio lasciato vuoto dall’individualità, secondo Floridi, può essere riempito da un nuovo paradigma, più adeguato al XXI secolo, che privilegia le relazioni alle cose.
Vaccini, transizione ecologica e digitale, ambiente e democrazia, centralità delle relazioni sulle cose. Luciano Floridi, docente di filosofia ed etica dell’informazione all’università di Oxford, riprende a Memos alcuni temi della sua ricerca scientifica. La centralità degli esseri umani che vacilla, messa in discussione da quattro secoli di rivoluzioni da Copernico a Turing, passando per Galileo e Freud, rappresenta uno spartiacque nella storia dal XVI secolo ad oggi. Lo spazio lasciato vuoto dall’individualità, secondo Floridi, può essere riempito da un nuovo paradigma, più adeguato al XXI secolo, che privilegia le relazioni alle cose.
Memos di giovedì 25/02/2021
Europa, tra aiuti e vaccini. Non si parla d’altro nel vecchio continente: dei soldi del Recovery Plan e dei vaccini che non arrivano a sufficienza per combattere la pandemia. Fondamentale il programma Next Generation EU, ma non basta. “Se dal progetto di aiuti e prestiti – dice Lorenzo Marsili ospite di Memos - scaturirà quell’unione fiscale, politica ed economica capace di rimettere in moto un sistema finanziario ed economico che non funziona più, allora avremo compiuto un primo passo, uno spartiacque, in un cammino verso una federazione economica e politica europea”. Lorenzo Marsili è saggista, filosofo, direttore di European Alternatives (ong internazionale). A Memos parliamo di alcune tracce del presente che possono servire a capire quale sarà il futuro dell’Europa. I rischi di una transizione ecologica che ignori l’ambiente; il pericolo che la transizione digitale non sia un processo lineare, ma che possa portare ad una torsione della democrazia (attraverso i monopoli delle Big Tech, il capitalismo della sorveglianza). E poi il futuro della vigilanza sui conti pubblici dei paesi dell’Unione. E’ finita definitivamente l’austerità, torneranno e in che forma i patti di stabilità e i fiscal compact? Infine, la prova dei vaccini per questa Europa malata di Covid-19. Un mezzo fallimento. Com’è stato possibile? La Commissione di Bruxelles si rivela più adatta a capire i codici del finanzcapitalismo che non della salute pubblica e dei vaccini? Memos ne ha parlato con Laura Iacovone, economista dell’università Statale di Milano, esperta di industria farmaceutica.
Europa, tra aiuti e vaccini. Non si parla d’altro nel vecchio continente: dei soldi del Recovery Plan e dei vaccini che non arrivano a sufficienza per combattere la pandemia. Fondamentale il programma Next Generation EU, ma non basta. “Se dal progetto di aiuti e prestiti – dice Lorenzo Marsili ospite di Memos - scaturirà quell’unione fiscale, politica ed economica capace di rimettere in moto un sistema finanziario ed economico che non funziona più, allora avremo compiuto un primo passo, uno spartiacque, in un cammino verso una federazione economica e politica europea”. Lorenzo Marsili è saggista, filosofo, direttore di European Alternatives (ong internazionale). A Memos parliamo di alcune tracce del presente che possono servire a capire quale sarà il futuro dell’Europa. I rischi di una transizione ecologica che ignori l’ambiente; il pericolo che la transizione digitale non sia un processo lineare, ma che possa portare ad una torsione della democrazia (attraverso i monopoli delle Big Tech, il capitalismo della sorveglianza). E poi il futuro della vigilanza sui conti pubblici dei paesi dell’Unione. E’ finita definitivamente l’austerità, torneranno e in che forma i patti di stabilità e i fiscal compact? Infine, la prova dei vaccini per questa Europa malata di Covid-19. Un mezzo fallimento. Com’è stato possibile? La Commissione di Bruxelles si rivela più adatta a capire i codici del finanzcapitalismo che non della salute pubblica e dei vaccini? Memos ne ha parlato con Laura Iacovone, economista dell’università Statale di Milano, esperta di industria farmaceutica.
Memos di mercoledì 24/02/2021
Draghi, Giavazzi e il fisco. Gli stralci sulle tasse del discorso di Draghi sulla fiducia al Senato sono identici ad un articolo dell’economista della Bocconi del 30 giugno scorso apparso sul Corriere della Sera. Il capo del governo ha saccheggiato da quel testo di Giavazzi diverse cose: la riforma fiscale danese (meno tasse ai redditi più alti) portata ad esempio in quel discorso; e poi il metodo della commissione di esperti; e ancora i riferimenti storici alle riforme Vanoni e Visentini. Il testo di Draghi sembra scritto da Giavazzi. All’ex capo della Bce non è scappata né una virgoletta né la citazione di una fonte. Ma Giavazzi, affermato sostenitore del pensiero neoliberale e della sfortunata dottrina dell’austerità espansiva, è il maître-à-penser di Draghi sulle tasse? Il quesito non viene risolto nemmeno dallo scopritore della scopiazzatura, il giornalista Carlo Clericetti di Repubblica, ospite oggi a Memos. Ma se il modello di riforma fiscale di Draghi è quello “danese-Giavazzi”, come si concilia la sbandierata (da Draghi) progressività con la riduzione delle aliquote per i più ricchi? Su questo punto Memos ha intervistato l’economista della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, Maria Enrica Virgillito. Per concludere la puntata, Memos ha chiesto a un costituzionalista dell’Università di Torino come il professor Francesco Pallante (“Elogio delle tasse”, Edizioni Gruppo Abele 2021) quali sono le ragioni che hanno spinto i costituenti a scegliere (art.53) la progressività come principio fondamentale del sistema fiscale.
Draghi, Giavazzi e il fisco. Gli stralci sulle tasse del discorso di Draghi sulla fiducia al Senato sono identici ad un articolo dell’economista della Bocconi del 30 giugno scorso apparso sul Corriere della Sera. Il capo del governo ha saccheggiato da quel testo di Giavazzi diverse cose: la riforma fiscale danese (meno tasse ai redditi più alti) portata ad esempio in quel discorso; e poi il metodo della commissione di esperti; e ancora i riferimenti storici alle riforme Vanoni e Visentini. Il testo di Draghi sembra scritto da Giavazzi. All’ex capo della Bce non è scappata né una virgoletta né la citazione di una fonte. Ma Giavazzi, affermato sostenitore del pensiero neoliberale e della sfortunata dottrina dell’austerità espansiva, è il maître-à-penser di Draghi sulle tasse? Il quesito non viene risolto nemmeno dallo scopritore della scopiazzatura, il giornalista Carlo Clericetti di Repubblica, ospite oggi a Memos. Ma se il modello di riforma fiscale di Draghi è quello “danese-Giavazzi”, come si concilia la sbandierata (da Draghi) progressività con la riduzione delle aliquote per i più ricchi? Su questo punto Memos ha intervistato l’economista della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, Maria Enrica Virgillito. Per concludere la puntata, Memos ha chiesto a un costituzionalista dell’Università di Torino come il professor Francesco Pallante (“Elogio delle tasse”, Edizioni Gruppo Abele 2021) quali sono le ragioni che hanno spinto i costituenti a scegliere (art.53) la progressività come principio fondamentale del sistema fiscale.
Lezioni di antimafia: Piercamillo Davigo
Terzo incontro del nuovo ciclo di “Lezioni di antimafia” ideato dalla Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e coordinato da Raffaele Liguori. Relatore: Piercamillo Davigo, già presidente della Seconda Sezione Penale della Corte di Cassazione. Titolo della lezione: «Legislazione e processo penale in Italia nella repressione dei fenomeni criminali». La lezione si è svolta l’8 febbraio 2021 in streaming sui canali YouTube di Radio Popolare e della Scuola Caponnetto.
Terzo incontro del nuovo ciclo di “Lezioni di antimafia” ideato dalla Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e coordinato da Raffaele Liguori. Relatore: Piercamillo Davigo, già presidente della Seconda Sezione Penale della Corte di Cassazione. Titolo della lezione: «Legislazione e processo penale in Italia nella repressione dei fenomeni criminali». La lezione si è svolta l’8 febbraio 2021 in streaming sui canali YouTube di Radio Popolare e della Scuola Caponnetto.
Memos di venerdì 19/02/2021
Jean-Paul Fitoussi è un economista francese. Studioso di integrazione europea, disuguaglianze, benessere e sostenibilità ambientale. Con i due Nobel Joseph Stiglitz e Amartya Sen, Fitoussi ha elaborato una misura dell’economia e del progresso sociale alternativa al Prodotto interno lordo (Pil). Nel calcolo della “ricchezza delle nazioni” – sostengono i tre economisti - vanno incluse variabili come istruzione, salute, reddito familiare, conseguenze ambientali della crescita. Fitoussi è stato ospite a Memos per parlare di Draghi e della “svolta keynesiana” in Europa, con il Next Generation EU e le centinaia di miliardi di euro da spendere dopo anni di austerità. “Non ci credo, nemmeno per un secondo, non hanno cambiato idea!”, dice il professor Fitoussi che cita il precedente del G20 di Londra del 2009. Furono stanziati, pochi mesi dopo lo scoppio della bolla dei subprime, circa mille miliardi di dollari per uscire dalla crisi finanziaria, ma un anno dopo fu scatenata la crisi dei debiti sovrani. Il professor Fitoussi parla anche della sinistra a Memos. “Senza uguaglianza non esiste la sinistra. Così come le disuguaglianze oggi hanno tradito la democrazia. E questo – conclude l’economista francese – è il dramma in cui viviamo. Non sarà facile tornare indietro ad una concezione egualitaria della democrazia”.
Jean-Paul Fitoussi è un economista francese. Studioso di integrazione europea, disuguaglianze, benessere e sostenibilità ambientale. Con i due Nobel Joseph Stiglitz e Amartya Sen, Fitoussi ha elaborato una misura dell’economia e del progresso sociale alternativa al Prodotto interno lordo (Pil). Nel calcolo della “ricchezza delle nazioni” – sostengono i tre economisti - vanno incluse variabili come istruzione, salute, reddito familiare, conseguenze ambientali della crescita. Fitoussi è stato ospite a Memos per parlare di Draghi e della “svolta keynesiana” in Europa, con il Next Generation EU e le centinaia di miliardi di euro da spendere dopo anni di austerità. “Non ci credo, nemmeno per un secondo, non hanno cambiato idea!”, dice il professor Fitoussi che cita il precedente del G20 di Londra del 2009. Furono stanziati, pochi mesi dopo lo scoppio della bolla dei subprime, circa mille miliardi di dollari per uscire dalla crisi finanziaria, ma un anno dopo fu scatenata la crisi dei debiti sovrani. Il professor Fitoussi parla anche della sinistra a Memos. “Senza uguaglianza non esiste la sinistra. Così come le disuguaglianze oggi hanno tradito la democrazia. E questo – conclude l’economista francese – è il dramma in cui viviamo. Non sarà facile tornare indietro ad una concezione egualitaria della democrazia”.
Memos di giovedì 18/02/2021
Usare la paura per governare. Manipolare le emozioni per riscuotere consensi. Sono i danni collaterali della pandemia. Il caso della Germania, le rivelazioni del quotidiano tedesco Die Welt sul carteggio tra il ministro dell’interno Horst Seehofer e l’istituto della sanità pubblica tedesco Robert Koch. Pagine e pagine di mail in cui il ministro chiede all’istituto di preparare report sulla pandemia capaci di spaventare, traumatizzare i tedeschi e prepararli così ad accettare le misure restrittive anti-Covid. A Memos Michael Braun, corrispondente da Roma del quotidiano berlinese Tageszeitung. E i commenti della sociologa Giorgia Serughetti e del filosofo Roberto Escobar.
Usare la paura per governare. Manipolare le emozioni per riscuotere consensi. Sono i danni collaterali della pandemia. Il caso della Germania, le rivelazioni del quotidiano tedesco Die Welt sul carteggio tra il ministro dell’interno Horst Seehofer e l’istituto della sanità pubblica tedesco Robert Koch. Pagine e pagine di mail in cui il ministro chiede all’istituto di preparare report sulla pandemia capaci di spaventare, traumatizzare i tedeschi e prepararli così ad accettare le misure restrittive anti-Covid. A Memos Michael Braun, corrispondente da Roma del quotidiano berlinese Tageszeitung. E i commenti della sociologa Giorgia Serughetti e del filosofo Roberto Escobar.
Memos di mercoledì 17/02/2021
Virus, vaccini e varianti. Quanto è alto il rischio che il virus Sars-Cov-2 diventi endemico, non “stagionale”? I vaccini sono capaci di bloccare anche la trasmissione dell’infezione, oltre che la malattia? Tra le varianti in circolazione, quella inglese è più letale del virus “originario”? Memos ha girato queste e altre domande a Ilaria Dorigatti, epidemiologa all’Imperial College di Londra, una delle più autorevoli università in campo medico e scientifico. La professoressa Dorigatti, insieme ad altri colleghi, un anno fa (metà gennaio 2020) lanciò il primo allarme sul pericolo del nuovo coronavirus rappresentato dai numerosi contagi che cominciavano a riscontrarsi anche fuori dalla Cina. Ilaria Dorigatti si occupa di sviluppo di modelli statistici per capire come si trasmettono i virus nelle popolazioni. Collabora con un epidemiologo di fama internazionale come Neil Ferguson, consulente del governo britannico che ha convinto Boris Johnson a fare marcia indietro sulla politica anti-Covid.
Virus, vaccini e varianti. Quanto è alto il rischio che il virus Sars-Cov-2 diventi endemico, non “stagionale”? I vaccini sono capaci di bloccare anche la trasmissione dell’infezione, oltre che la malattia? Tra le varianti in circolazione, quella inglese è più letale del virus “originario”? Memos ha girato queste e altre domande a Ilaria Dorigatti, epidemiologa all’Imperial College di Londra, una delle più autorevoli università in campo medico e scientifico. La professoressa Dorigatti, insieme ad altri colleghi, un anno fa (metà gennaio 2020) lanciò il primo allarme sul pericolo del nuovo coronavirus rappresentato dai numerosi contagi che cominciavano a riscontrarsi anche fuori dalla Cina. Ilaria Dorigatti si occupa di sviluppo di modelli statistici per capire come si trasmettono i virus nelle popolazioni. Collabora con un epidemiologo di fama internazionale come Neil Ferguson, consulente del governo britannico che ha convinto Boris Johnson a fare marcia indietro sulla politica anti-Covid.
Memos di martedì 16/02/2021
Quanto ecologica sarà la transizione del governo Draghi? Memos ha ospitato oggi Giovanni Carrosio, sociologo del territorio e dell’ambiente all’università di Trieste, uno dei curatori del progetto “Riabitare l’Italia” e tra gli animatori del Forum Disuguaglianze Diversità. Carrosio esprime una prima impressione “a caldo” sul nuovo ministero della transizione ecologica. “La sensazione – dice il professor Carrosio – è che questo ministero sia senza ecologia, nel senso che tutto è sacrificato sull’altare della de-carbonizzazione che diventa lo strumento per tentare un nuovo ciclo di accumulazione. Sembrano sparire le dimensioni ecologiche della crisi ambientale. La questione ambientale – conclude il sociologo – non si può affrontare solo con l’innovazione tecnologica, come se non importassero le dimensioni territoriali e le interconnessioni tra i territori nel nostro modello di sviluppo”. Ospite a Memos anche Annalisa Corrado, ingegnera meccanica e co-portavoce di Green Italia. “Noi ecologisti – racconta Corrado - avevamo sempre auspicato una sorta di cabina di regia molto alta (addirittura in seno alla Presidenza del Consiglio) proprio perché contrastare il cambiamento climatico in modo serio e veloce prevede di poter agire su tematiche ampie: l’energia, la mobilità, le infrastrutture, i trasporti, l’allevamento, l’agricoltura, la biodiversità, le bonifiche. Insomma – conclude la co-portavoce di Green Italia - ci vuole una rivoluzione per arrivare agli obiettivi degli accordi di Parigi. E per fare in modo che questa rivoluzione non pesi sulle fasce più deboli della popolazione, non bisogna dimenticare le necessarie infrastrutture sociali. Ci vuole coordinamento, mentre i ministeri hanno sempre lavorato ciascuno sul proprio pezzo”. Infine, nella puntata di oggi la giornalista Vanessa Ricciardi (Domani) ha ricostruito alcuni tratti del profilo politico del ministro Roberto Cingolani, attraverso sue dichiarazioni e interviste rilasciate in passato.
Quanto ecologica sarà la transizione del governo Draghi? Memos ha ospitato oggi Giovanni Carrosio, sociologo del territorio e dell’ambiente all’università di Trieste, uno dei curatori del progetto “Riabitare l’Italia” e tra gli animatori del Forum Disuguaglianze Diversità. Carrosio esprime una prima impressione “a caldo” sul nuovo ministero della transizione ecologica. “La sensazione – dice il professor Carrosio – è che questo ministero sia senza ecologia, nel senso che tutto è sacrificato sull’altare della de-carbonizzazione che diventa lo strumento per tentare un nuovo ciclo di accumulazione. Sembrano sparire le dimensioni ecologiche della crisi ambientale. La questione ambientale – conclude il sociologo – non si può affrontare solo con l’innovazione tecnologica, come se non importassero le dimensioni territoriali e le interconnessioni tra i territori nel nostro modello di sviluppo”. Ospite a Memos anche Annalisa Corrado, ingegnera meccanica e co-portavoce di Green Italia. “Noi ecologisti – racconta Corrado - avevamo sempre auspicato una sorta di cabina di regia molto alta (addirittura in seno alla Presidenza del Consiglio) proprio perché contrastare il cambiamento climatico in modo serio e veloce prevede di poter agire su tematiche ampie: l’energia, la mobilità, le infrastrutture, i trasporti, l’allevamento, l’agricoltura, la biodiversità, le bonifiche. Insomma – conclude la co-portavoce di Green Italia - ci vuole una rivoluzione per arrivare agli obiettivi degli accordi di Parigi. E per fare in modo che questa rivoluzione non pesi sulle fasce più deboli della popolazione, non bisogna dimenticare le necessarie infrastrutture sociali. Ci vuole coordinamento, mentre i ministeri hanno sempre lavorato ciascuno sul proprio pezzo”. Infine, nella puntata di oggi la giornalista Vanessa Ricciardi (Domani) ha ricostruito alcuni tratti del profilo politico del ministro Roberto Cingolani, attraverso sue dichiarazioni e interviste rilasciate in passato.
Memos di venerdì 12/02/2021
Propaganda, revisionismi, abusi politici della storia. L’evento “Giorno del Ricordo” rivela col passare del tempo il suo volto più autentico: e cioè, trasformare le violenze “politiche” dei partigiani jugoslavi negli anni ‘43-’45, le foibe, in violenze “etniche”. “Non c’è stata alcuna pulizia etnica di istriani e dalmati, si è invece trattato di un esodo”, racconta a Memos Raoul Pupo, storico dell’Università di Trieste. Chi vuole forzare la verità su quelle violenze? Negli anni – sostiene a Memos lo storico Eric Gobetti - “i partiti di destra hanno cercato di far sì che questa giornata del 10 febbraio diventasse un memoriale di destra, se non vogliamo dire neo-fascista”. E per far questo gli italiani del “confine orientale” devono essere rappresentati come vittime “etniche”, gli stessi fascisti devono sembrare vittime. “Questa modalità di commemorazione – scrive lo storico Gobetti nel suo ultimo libro “E allora le foibe?”- rischia dunque di far passare i fascisti per vittime, ma anche le vittime per fascisti”. Conclusione: è in corso un tentativo di rovesciamento dei ruoli tra vittime e carnefici, di narrazione di improbabili accostamenti tra Shoah e foibe, di colonizzazione da destra della memoria di quegli anni per “trasformare – dice il professor Pupo - il Giorno del Ricordo nella memoria delle vittime del comunismo”.
Propaganda, revisionismi, abusi politici della storia. L’evento “Giorno del Ricordo” rivela col passare del tempo il suo volto più autentico: e cioè, trasformare le violenze “politiche” dei partigiani jugoslavi negli anni ‘43-’45, le foibe, in violenze “etniche”. “Non c’è stata alcuna pulizia etnica di istriani e dalmati, si è invece trattato di un esodo”, racconta a Memos Raoul Pupo, storico dell’Università di Trieste. Chi vuole forzare la verità su quelle violenze? Negli anni – sostiene a Memos lo storico Eric Gobetti - “i partiti di destra hanno cercato di far sì che questa giornata del 10 febbraio diventasse un memoriale di destra, se non vogliamo dire neo-fascista”. E per far questo gli italiani del “confine orientale” devono essere rappresentati come vittime “etniche”, gli stessi fascisti devono sembrare vittime. “Questa modalità di commemorazione – scrive lo storico Gobetti nel suo ultimo libro “E allora le foibe?”- rischia dunque di far passare i fascisti per vittime, ma anche le vittime per fascisti”. Conclusione: è in corso un tentativo di rovesciamento dei ruoli tra vittime e carnefici, di narrazione di improbabili accostamenti tra Shoah e foibe, di colonizzazione da destra della memoria di quegli anni per “trasformare – dice il professor Pupo - il Giorno del Ricordo nella memoria delle vittime del comunismo”.
Memos di giovedì 11/02/2021
Democrazia e monopoli non stanno insieme. Negli Stati Uniti è un principio antico, un cardine della legislazione contro i “trust” di fine ‘800. Oggi un rapporto della Commissione giustizia del Congresso Usa lo riafferma con un documento di quasi 500 pagine che punta il dito contro i monopoli di Big Tech (Google, Amazon, Facebook, Apple; https:/ / tinyurl.com/ BigTechAntitrust, ottobre 2020). Non solo il reddito, anche il capitale tende a concentrarsi in forme monopolistiche (dal digitale al farmaceutico, dall’auto ai media) mettendo in tensione gli equilibri della democrazia e i principi della giustizia sociale. Memos ha ospitato l’economista Michele Polo, studioso di politica industriale e legislazione antitrust all’università Bocconi di Milano.
Democrazia e monopoli non stanno insieme. Negli Stati Uniti è un principio antico, un cardine della legislazione contro i “trust” di fine ‘800. Oggi un rapporto della Commissione giustizia del Congresso Usa lo riafferma con un documento di quasi 500 pagine che punta il dito contro i monopoli di Big Tech (Google, Amazon, Facebook, Apple; https:/ / tinyurl.com/ BigTechAntitrust, ottobre 2020). Non solo il reddito, anche il capitale tende a concentrarsi in forme monopolistiche (dal digitale al farmaceutico, dall’auto ai media) mettendo in tensione gli equilibri della democrazia e i principi della giustizia sociale. Memos ha ospitato l’economista Michele Polo, studioso di politica industriale e legislazione antitrust all’università Bocconi di Milano.
Memos di mercoledì 10/02/2021
Calabria, il maxiprocesso “Rinascita Scott” di Lamezia Terme e le relazioni criminose tra clan, professionisti, imprenditori. E politici. Il racconto di Alessia Candito, giornalista di Repubblica che sta seguendo il processo. E poi, la nuova stagione elettorale con il “ritorno” in Calabria di Luigi De Magistris. Ospite anche Federico Varese, criminologo dell’università di Oxford (GB), tra i più autorevoli studiosi di organizzazioni criminali. “Com’è possibile - si chiede il professor Varese - che un’organizzazione criminale possa penetrare la società così a fondo? Cosa pensa di fare la politica per ribaltare quest’equilibrio perverso in cui sembra che la ‘ndrangheta sia un altro degli attori nel contesto e non venga, invece, rigettata dai professionisti e dalla politica stessa?”. La ‘ndrangheta delle collusioni con la politica e senza confini è invece quella che emerge dall’”Atlante illustrato della ‘ndrangheta” (Rizzoli 2020). A Memos il suo autore Giovanni Tizian, giornalista di Domani. La puntata di oggi si conclude con un aggiornamento sul processo di Locri contro l’ex sindaco di Riace, Mimmo Lucano. Grazie alla sociologa Giovanna Procacci per avercelo inviato.
Calabria, il maxiprocesso “Rinascita Scott” di Lamezia Terme e le relazioni criminose tra clan, professionisti, imprenditori. E politici. Il racconto di Alessia Candito, giornalista di Repubblica che sta seguendo il processo. E poi, la nuova stagione elettorale con il “ritorno” in Calabria di Luigi De Magistris. Ospite anche Federico Varese, criminologo dell’università di Oxford (GB), tra i più autorevoli studiosi di organizzazioni criminali. “Com’è possibile - si chiede il professor Varese - che un’organizzazione criminale possa penetrare la società così a fondo? Cosa pensa di fare la politica per ribaltare quest’equilibrio perverso in cui sembra che la ‘ndrangheta sia un altro degli attori nel contesto e non venga, invece, rigettata dai professionisti e dalla politica stessa?”. La ‘ndrangheta delle collusioni con la politica e senza confini è invece quella che emerge dall’”Atlante illustrato della ‘ndrangheta” (Rizzoli 2020). A Memos il suo autore Giovanni Tizian, giornalista di Domani. La puntata di oggi si conclude con un aggiornamento sul processo di Locri contro l’ex sindaco di Riace, Mimmo Lucano. Grazie alla sociologa Giovanna Procacci per avercelo inviato.
Lezioni di antimafia: Giacinto Siciliano
Secondo incontro del nuovo ciclo di “Lezioni di antimafia” ideato dalla Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e realizzato con Radio Popolare. Relatore: Giacinto Siciliano, direttore del carcere di San Vittore a Milano. Titolo della lezione: «Cuore e coraggio nell’azione e nell’esperienza di un direttore». La lezione si è svolta il 25 gennaio 2021 in streaming sui canali YouTube di Radio Popolare e della Scuola Caponnetto.
Secondo incontro del nuovo ciclo di “Lezioni di antimafia” ideato dalla Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e realizzato con Radio Popolare. Relatore: Giacinto Siciliano, direttore del carcere di San Vittore a Milano. Titolo della lezione: «Cuore e coraggio nell’azione e nell’esperienza di un direttore». La lezione si è svolta il 25 gennaio 2021 in streaming sui canali YouTube di Radio Popolare e della Scuola Caponnetto.
Memos di venerdì 05/02/2021
Pandemia, clima e politica. Conversazione con lo storico Adriano Prosperi, professore emerito di Storia moderna alla Scuola Normale Superiore di Pisa. Lo storico parla del Covid che invade il nostro presente di clausura e distoglie lo sguardo dalle emergenze del futuro, come il clima. Prosperi riprende un tema del suo ultimo libro: il passato dimenticato e la storia “vituperata e marginalizzata” (“Un tempo senza storia”, Einaudi 2021). E poi la politica e la sua crisi.
Pandemia, clima e politica. Conversazione con lo storico Adriano Prosperi, professore emerito di Storia moderna alla Scuola Normale Superiore di Pisa. Lo storico parla del Covid che invade il nostro presente di clausura e distoglie lo sguardo dalle emergenze del futuro, come il clima. Prosperi riprende un tema del suo ultimo libro: il passato dimenticato e la storia “vituperata e marginalizzata” (“Un tempo senza storia”, Einaudi 2021). E poi la politica e la sua crisi.
Memos di giovedì 04/02/2021
Il lavoro e la fatica, il lavoro e l’identità, il lavoro e l’algoritmo digitale. Sono solo alcuni dei racconti possibili del lavoro, oggi. Che cos’è il lavoro? A Memos risponde la sociologa Annalisa Dordoni, dell’università Bicocca di Milano (autrice dell’introduzione a “Perchè lavoro?”, Feltrinelli 2020). Ospite anche il giuslavorista Antonio Aloisi (“Il tuo capo è un algoritmo”, Laterza 2020): come si protegge il lavoro oggi, la sua dignità?
Il lavoro e la fatica, il lavoro e l’identità, il lavoro e l’algoritmo digitale. Sono solo alcuni dei racconti possibili del lavoro, oggi. Che cos’è il lavoro? A Memos risponde la sociologa Annalisa Dordoni, dell’università Bicocca di Milano (autrice dell’introduzione a “Perchè lavoro?”, Feltrinelli 2020). Ospite anche il giuslavorista Antonio Aloisi (“Il tuo capo è un algoritmo”, Laterza 2020): come si protegge il lavoro oggi, la sua dignità?
Memos di mercoledì 03/02/2021
Un mese di Draghi. Il 3 febbraio scorso l’ex presidente della Bce riceveva l’incarico da Mattarella di formare il governo. A Memos ne parliamo con Ida Dominijanni, giornalista e saggista, e con Gianfranco Pasquino, professore emerito di scienza politica all’università di Bologna. Che cosa significa il silenzio programmatico di Draghi? Governo politico, con ministri dei partiti e non: è stata una spartizione? “C’è una forma gerarchizzata di governo - sostiene Dominijanni – C’è un gotha nelle mani di tecnici e il resto ai partiti. Le leve principali del potere e della spesa sono nelle mani della banca centrale, di manager pubblici e privati, dell’alta burocrazia, di esercito e polizia”. Per il professor Pasquino “la qualità di questa democrazia è bassa. Sento – dice Pasquino – una leggera restrizione del dibattito pubblico. Alcune cose non si possono dire. Draghi è stato osannato”. Cosa pensa delle trasformazioni del M5S? “Positivo se non perde i ceti sociali svantaggiati. Il Cinque stelle – secondo Pasquino – può servire da contrappeso alla carica tecnocratica fin troppo presente al governo”.
Un mese di Draghi. Il 3 febbraio scorso l’ex presidente della Bce riceveva l’incarico da Mattarella di formare il governo. A Memos ne parliamo con Ida Dominijanni, giornalista e saggista, e con Gianfranco Pasquino, professore emerito di scienza politica all’università di Bologna. Che cosa significa il silenzio programmatico di Draghi? Governo politico, con ministri dei partiti e non: è stata una spartizione? “C’è una forma gerarchizzata di governo - sostiene Dominijanni – C’è un gotha nelle mani di tecnici e il resto ai partiti. Le leve principali del potere e della spesa sono nelle mani della banca centrale, di manager pubblici e privati, dell’alta burocrazia, di esercito e polizia”. Per il professor Pasquino “la qualità di questa democrazia è bassa. Sento – dice Pasquino – una leggera restrizione del dibattito pubblico. Alcune cose non si possono dire. Draghi è stato osannato”. Cosa pensa delle trasformazioni del M5S? “Positivo se non perde i ceti sociali svantaggiati. Il Cinque stelle – secondo Pasquino – può servire da contrappeso alla carica tecnocratica fin troppo presente al governo”.
Memos di martedì 02/02/2021
Paesi ricchi vs. paesi poveri: diseguali anche nella distribuzione di vaccini anti-Covid19. E’ uno squilibrio che il direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, Tedros Ghebreyesus, ha definito“un catastrofico fallimento morale”. A Memos ne abbiamo parlato con la giornalista scientifica Chiara Sabelli (Scienza in rete) e l’economista Francesco Saraceno (Luiss Roma e SciencesPo Parigi).
Paesi ricchi vs. paesi poveri: diseguali anche nella distribuzione di vaccini anti-Covid19. E’ uno squilibrio che il direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, Tedros Ghebreyesus, ha definito“un catastrofico fallimento morale”. A Memos ne abbiamo parlato con la giornalista scientifica Chiara Sabelli (Scienza in rete) e l’economista Francesco Saraceno (Luiss Roma e SciencesPo Parigi).
Lezioni di antimafia: Nando dalla Chiesa
Primo incontro del nuovo ciclo di “Lezioni di antimafia” ideato dalla Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e realizzato con Radio Popolare. Relatore: Nando dalla Chiesa, sociologo, direttore dell’Osservatorio sulla criminalità organizzata (UniMi) e presidente della Scuola Caponnetto. Titolo della lezione: «Dalle rivolte nelle carceri del marzo 2020 alla scarcerazione dei boss: le contraddizioni della cultura progressista». La lezione si è svolta l’11 gennaio 2021 in streaming sui canali YouTube di Radio Popolare (https:/ / t.co/ X7YYhvVVVt?amp=1) e della Scuola "Antonino Caponnetto" (https:/ / t.co/ y41Xmu25sg?amp=1).
Primo incontro del nuovo ciclo di “Lezioni di antimafia” ideato dalla Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e realizzato con Radio Popolare. Relatore: Nando dalla Chiesa, sociologo, direttore dell’Osservatorio sulla criminalità organizzata (UniMi) e presidente della Scuola Caponnetto. Titolo della lezione: «Dalle rivolte nelle carceri del marzo 2020 alla scarcerazione dei boss: le contraddizioni della cultura progressista». La lezione si è svolta l’11 gennaio 2021 in streaming sui canali YouTube di Radio Popolare (https:/ / t.co/ X7YYhvVVVt?amp=1) e della Scuola "Antonino Caponnetto" (https:/ / t.co/ y41Xmu25sg?amp=1).
Memos di giovedì 28/01/2021
L’inumano che non passa. Dopo aver fatto irruzione nella storia del Novecento con lo sterminio nazista di Auschwitz, la Shoah degli ebrei, oggi permangono nelle società forme di disumanità. Chiara Volpato e Marco Revelli le hanno raccontate in due loro libri. Volpato, psicologa sociale, ha scritto in “Deumanizzazione” (Laterza, 2011) di come le diverse forme del disumano finiscono per legittimare altre forme di violenza, ne sono in qualche modo la premessa (ad esempio nel caso della violenza maschile contro le donne). Lo storico e sociologo Revelli ha descritto (in “Umano, Inumano, Post-umano”, Einaudi 2020) le linee di frattura che separano l’umano sia dall'inumano che dal post-umano (dove il primato dell’umanità vacilla, ad esempio di fronte alle intelligenze artificiali).
L’inumano che non passa. Dopo aver fatto irruzione nella storia del Novecento con lo sterminio nazista di Auschwitz, la Shoah degli ebrei, oggi permangono nelle società forme di disumanità. Chiara Volpato e Marco Revelli le hanno raccontate in due loro libri. Volpato, psicologa sociale, ha scritto in “Deumanizzazione” (Laterza, 2011) di come le diverse forme del disumano finiscono per legittimare altre forme di violenza, ne sono in qualche modo la premessa (ad esempio nel caso della violenza maschile contro le donne). Lo storico e sociologo Revelli ha descritto (in “Umano, Inumano, Post-umano”, Einaudi 2020) le linee di frattura che separano l’umano sia dall'inumano che dal post-umano (dove il primato dell’umanità vacilla, ad esempio di fronte alle intelligenze artificiali).
Memos di mercoledì 27/01/2021
Giorno della Memoria, 27 gennaio 1945 la liberazione del campo di sterminio nazista di Auschwitz. Si ricordano le vittime della Shoah, in quel campo quasi un milione di ebrei furono uccisi nelle camere a gas. Vittime anche rom e sinti, omosessuali, oppositori politici. Oggi si ricordano anche le vittime del fascismo italiano, delle leggi razziali e del sostegno dato dal regime mussoliniano alla logica genocidaria nazista. Ospite di Memos lo storico Simon Levis Sullam, dell’università di Venezia. Chiude la puntata la riproposizione della testimonianza di due sopravvissute allo sterminio nazista ad Auschwitz, le sorelle Tatiana e Andra Bucci, di 81 e 83 anni.
Giorno della Memoria, 27 gennaio 1945 la liberazione del campo di sterminio nazista di Auschwitz. Si ricordano le vittime della Shoah, in quel campo quasi un milione di ebrei furono uccisi nelle camere a gas. Vittime anche rom e sinti, omosessuali, oppositori politici. Oggi si ricordano anche le vittime del fascismo italiano, delle leggi razziali e del sostegno dato dal regime mussoliniano alla logica genocidaria nazista. Ospite di Memos lo storico Simon Levis Sullam, dell’università di Venezia. Chiude la puntata la riproposizione della testimonianza di due sopravvissute allo sterminio nazista ad Auschwitz, le sorelle Tatiana e Andra Bucci, di 81 e 83 anni.
Memos di venerdì 22/01/2021
Conversazione sul Pci (seconda puntata, ieri la prima). Cent’anni fa nasceva il Partito Comunista d’Italia e trent’anni fa il Pci decideva di sciogliersi. Una storia lunga che ha riguardato milioni e milioni di persone in Italia. Una storia che è un pezzo fondamentale della biografia civile e politica di questo paese nel corso di settant’anni. I suoi leader, tutti uomini, sono stati Bordiga e Gramsci, Togliatti e Longo, Berlinguer e Natta fino all’ultimo segretario Occhetto. Il Pci, il partito dell’antifascismo, della Costituzione repubblicana e poi della via italiana al socialismo. Il partito che ha vacillato di fronte ai fatti di Ungheria e Praga. Il partito del compromesso storico e delle lotte per i diritti, il partito della questione morale. Il conflitto con i movimenti e gli intellettuali. Fino al crollo del Muro di Berlino, la Bolognina, la Cosa, lo scioglimento nel congresso del febbraio 1991, a pochi mesi dalla dissoluzione dell’Urss. Una lunga storia che Memos ha cercato di ripercorrere in buona parte con lo storico Angelo D’Orsi, allievo di Norberto Bobbio e biografo di Antonio Gramsci.
Conversazione sul Pci (seconda puntata, ieri la prima). Cent’anni fa nasceva il Partito Comunista d’Italia e trent’anni fa il Pci decideva di sciogliersi. Una storia lunga che ha riguardato milioni e milioni di persone in Italia. Una storia che è un pezzo fondamentale della biografia civile e politica di questo paese nel corso di settant’anni. I suoi leader, tutti uomini, sono stati Bordiga e Gramsci, Togliatti e Longo, Berlinguer e Natta fino all’ultimo segretario Occhetto. Il Pci, il partito dell’antifascismo, della Costituzione repubblicana e poi della via italiana al socialismo. Il partito che ha vacillato di fronte ai fatti di Ungheria e Praga. Il partito del compromesso storico e delle lotte per i diritti, il partito della questione morale. Il conflitto con i movimenti e gli intellettuali. Fino al crollo del Muro di Berlino, la Bolognina, la Cosa, lo scioglimento nel congresso del febbraio 1991, a pochi mesi dalla dissoluzione dell’Urss. Una lunga storia che Memos ha cercato di ripercorrere in buona parte con lo storico Angelo D’Orsi, allievo di Norberto Bobbio e biografo di Antonio Gramsci.
Memos di giovedì 21/01/2021
Conversazione sul Pci. Cent’anni fa nasceva il Partito Comunista d’Italia e trent’anni fa il Pci decideva di sciogliersi. Una storia lunga che ha riguardato milioni e milioni di persone in Italia. Una storia che è un pezzo fondamentale della biografia civile e politica di questo paese nel corso di settant’anni. I suoi leader, tutti uomini, sono stati Bordiga e Gramsci, Togliatti e Longo, Berlinguer e Natta fino all’ultimo segretario Occhetto. Il Pci, il partito dell’antifascismo, della Costituzione repubblicana e poi della via italiana al socialismo. Il partito che ha vacillato di fronte ai fatti di Ungheria e Praga. Il partito del compromesso storico e delle lotte per i diritti, il partito della questione morale. Il conflitto con i movimenti e gli intellettuali. Fino al crollo del Muro di Berlino, la Bolognina, la Cosa, lo scioglimento nel congresso del febbraio 1991, a pochi mesi dalla dissoluzione dell’Urss. Una lunga storia che Memos ha cercato di ripercorrere in buona parte con lo storico Angelo D’Orsi, allievo di Norberto Bobbio e biografo di Antonio Gramsci. Quella di oggi è la prima di due puntate. La seconda, domani.
Conversazione sul Pci. Cent’anni fa nasceva il Partito Comunista d’Italia e trent’anni fa il Pci decideva di sciogliersi. Una storia lunga che ha riguardato milioni e milioni di persone in Italia. Una storia che è un pezzo fondamentale della biografia civile e politica di questo paese nel corso di settant’anni. I suoi leader, tutti uomini, sono stati Bordiga e Gramsci, Togliatti e Longo, Berlinguer e Natta fino all’ultimo segretario Occhetto. Il Pci, il partito dell’antifascismo, della Costituzione repubblicana e poi della via italiana al socialismo. Il partito che ha vacillato di fronte ai fatti di Ungheria e Praga. Il partito del compromesso storico e delle lotte per i diritti, il partito della questione morale. Il conflitto con i movimenti e gli intellettuali. Fino al crollo del Muro di Berlino, la Bolognina, la Cosa, lo scioglimento nel congresso del febbraio 1991, a pochi mesi dalla dissoluzione dell’Urss. Una lunga storia che Memos ha cercato di ripercorrere in buona parte con lo storico Angelo D’Orsi, allievo di Norberto Bobbio e biografo di Antonio Gramsci. Quella di oggi è la prima di due puntate. La seconda, domani.
Memos di mercoledì 20/01/2021
La Russia di Putin e la rivoluzione di Navalny. Reazioni indignate in Europa e Stati Uniti per l’arresto di Alexei Navalny, il principale oppositore del leader russo. Sbrigativo il ministro degli esteri Lavrov: “l’Occidente cerca un diversivo alla crisi del modello di sviluppo liberale”. Ospiti a Memos la giornalista Anna Zafesova e la politologa Mara Morini dell’università di Genova. “Navalny ha in testa – dice Zafesova – almeno due rivoluzioni: una nelle urne e una nelle piazze, anche se molto difficile perché dominate dai controlli di Putin. Ce n’è poi una terza: spingere l’elite putiniana a staccarsi dal capo del Cremlino”. Anche Mara Morini vede necessario allargare le crepe all’interno del sistema di potere putiniano: “se dovrà esserci una rivoluzione, Navalny dovrà trovare il sostegno di una o più fazioni che stanno sostenendo Putin”.
La Russia di Putin e la rivoluzione di Navalny. Reazioni indignate in Europa e Stati Uniti per l’arresto di Alexei Navalny, il principale oppositore del leader russo. Sbrigativo il ministro degli esteri Lavrov: “l’Occidente cerca un diversivo alla crisi del modello di sviluppo liberale”. Ospiti a Memos la giornalista Anna Zafesova e la politologa Mara Morini dell’università di Genova. “Navalny ha in testa – dice Zafesova – almeno due rivoluzioni: una nelle urne e una nelle piazze, anche se molto difficile perché dominate dai controlli di Putin. Ce n’è poi una terza: spingere l’elite putiniana a staccarsi dal capo del Cremlino”. Anche Mara Morini vede necessario allargare le crepe all’interno del sistema di potere putiniano: “se dovrà esserci una rivoluzione, Navalny dovrà trovare il sostegno di una o più fazioni che stanno sostenendo Putin”.
Memos di venerdì 15/01/2021
Freddo intenso in arrivo nel prossimo fine settimana. Non è la prima volta che succede in questo inverno pandemico. I fenomeni di “freddo estremo” sono la conferma della malattia del nostro pianeta: il riscaldamento climatico. Uno studio pubblicato in questi giorni sulla rivista "Nature Climate Change" sostiene che a causare il freddo estremo è l’aumento della temperature dell’oceano Pacifico settentrionale, tra Siberia e Alaska, tra Giappone e California. Lo studio è stato fatto da ricercatori delle università di Milano-Bicocca e di Harvard, negli Stati Uniti. Memos ha ospitato Claudia Pasquero, professoressa associata di Oceanografia e Fisica Atmosferica alla Bicocca e una degli autori della ricerca. A Memos oggi anche il direttore scientifico del Kyoto Club Gianni Silvestrini, per commentare la ricerca e i contenuti del Recovery Plan sulla transizione ecologica.
Freddo intenso in arrivo nel prossimo fine settimana. Non è la prima volta che succede in questo inverno pandemico. I fenomeni di “freddo estremo” sono la conferma della malattia del nostro pianeta: il riscaldamento climatico. Uno studio pubblicato in questi giorni sulla rivista "Nature Climate Change" sostiene che a causare il freddo estremo è l’aumento della temperature dell’oceano Pacifico settentrionale, tra Siberia e Alaska, tra Giappone e California. Lo studio è stato fatto da ricercatori delle università di Milano-Bicocca e di Harvard, negli Stati Uniti. Memos ha ospitato Claudia Pasquero, professoressa associata di Oceanografia e Fisica Atmosferica alla Bicocca e una degli autori della ricerca. A Memos oggi anche il direttore scientifico del Kyoto Club Gianni Silvestrini, per commentare la ricerca e i contenuti del Recovery Plan sulla transizione ecologica.
Memos di giovedì 14/01/2021
Vita da giovani. Se hanno tra i 14-18 anni sono lasciati fuori dalle loro scuole per colpa del Covid. Se hanno qualche anno in più, non riescono nemmeno a frequentare le università. Infine, quando arriva l’età dell’impiego una parte di loro, i millennials, finiscono nel “buco nero del mercato del lavoro”, come lo ha chiamato il demografo Alessandro Rosina. “E’ una generazione debole, sia dal punto di vista demografico (un milione in meno rispetto ai loro fratelli maggiori di dieci anni fa) che dei percorsi professionali”, ha spiegato Rosina. Memos ha parlato oggi anche con la sociologa Chiara Saraceno, caustica nel giudizio su giovani e Recovery plan: “per le giovani generazioni – sostiene - non c’è niente di più di qualche trickle-down” (una sorta di mancia che, nell’ideologia reaganiana degli anni ‘80, indicava quella ricchezza che sgocciola dai ricchi nelle tasche dei poveri).
Vita da giovani. Se hanno tra i 14-18 anni sono lasciati fuori dalle loro scuole per colpa del Covid. Se hanno qualche anno in più, non riescono nemmeno a frequentare le università. Infine, quando arriva l’età dell’impiego una parte di loro, i millennials, finiscono nel “buco nero del mercato del lavoro”, come lo ha chiamato il demografo Alessandro Rosina. “E’ una generazione debole, sia dal punto di vista demografico (un milione in meno rispetto ai loro fratelli maggiori di dieci anni fa) che dei percorsi professionali”, ha spiegato Rosina. Memos ha parlato oggi anche con la sociologa Chiara Saraceno, caustica nel giudizio su giovani e Recovery plan: “per le giovani generazioni – sostiene - non c’è niente di più di qualche trickle-down” (una sorta di mancia che, nell’ideologia reaganiana degli anni ‘80, indicava quella ricchezza che sgocciola dai ricchi nelle tasche dei poveri).
Memos di mercoledì 13/01/2021
Nella puntata di oggi torniamo sul lavoro e il Covid. “La pandemia ha avuto un impatto drammatico sull’occupazione nei paesi europei”, ha raccontato a Memos Stefano Scarpetta, direttore per l’occupazione, il lavoro e gli affari sociali dell’Ocse (organizzazione che raccoglie una trentina di paesi industrializzati). “Nell’anno della pandemia (nov2019-20) – ha aggiunto Scarpetta - sono stati persi 390 mila posti di lavoro. Ad aggravare il dato ci sono gli oltre 479 mila che hanno smesso di cercare un lavoro nello stesso periodo”. Con l’economista Riccardo D’Orsi dell’università di Leeds (GB), invece, abbiamo parlato di declino dell’economia italiana e austerità. Uno studio fatto dall’economista e ricercatore spiega le cause del “baco” del sistema produttivo italiano: e cioè del calo della produttività del lavoro. A partire dalla metà degli anni ‘90 – sostiene D’Orsi - sono state le politiche restrittive (bilanci pubblici in attivo, al netto della spesa per interessi) a causare il declino della produttività.
Nella puntata di oggi torniamo sul lavoro e il Covid. “La pandemia ha avuto un impatto drammatico sull’occupazione nei paesi europei”, ha raccontato a Memos Stefano Scarpetta, direttore per l’occupazione, il lavoro e gli affari sociali dell’Ocse (organizzazione che raccoglie una trentina di paesi industrializzati). “Nell’anno della pandemia (nov2019-20) – ha aggiunto Scarpetta - sono stati persi 390 mila posti di lavoro. Ad aggravare il dato ci sono gli oltre 479 mila che hanno smesso di cercare un lavoro nello stesso periodo”. Con l’economista Riccardo D’Orsi dell’università di Leeds (GB), invece, abbiamo parlato di declino dell’economia italiana e austerità. Uno studio fatto dall’economista e ricercatore spiega le cause del “baco” del sistema produttivo italiano: e cioè del calo della produttività del lavoro. A partire dalla metà degli anni ‘90 – sostiene D’Orsi - sono state le politiche restrittive (bilanci pubblici in attivo, al netto della spesa per interessi) a causare il declino della produttività.
Memos di martedì 12/01/2021
L’occupazione alla prova del Covid-19. Cosa succederà ai posti di lavoro nelle imprese italiane quando a fine marzo finirà il blocco dei licenziamenti e la cassa integrazione speciale Covid?Quanti posti di lavoro verranno dichiarati persi per sempre? Che cosa rischiano centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori? Memos ha ospitato Tania Scacchetti, della segreteria nazionale della Cgil, e l’economista Massimo Amato, dell’università Bocconi.
L’occupazione alla prova del Covid-19. Cosa succederà ai posti di lavoro nelle imprese italiane quando a fine marzo finirà il blocco dei licenziamenti e la cassa integrazione speciale Covid?Quanti posti di lavoro verranno dichiarati persi per sempre? Che cosa rischiano centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori? Memos ha ospitato Tania Scacchetti, della segreteria nazionale della Cgil, e l’economista Massimo Amato, dell’università Bocconi.
Memos di mercoledì 23/12/2020
Lavoro sfruttato e lavoratori de-umanizzati. A Ischia di Castro (nel viterbese) si vive da schiavi e si muore di fatica. Una storia degli orrori che si consuma all’interno di un’azienda agricola con la famiglia di padroni che minaccia e sfrutta le sue vittime, spesso ai limiti dell’indigenza. A Memos il racconto del cronista di Repubblica Clemente Pistelli. Ma quanto è ancora diffuso il caporalato in agricoltura, nonostante la legge del 2016? Jean René Bilongo, sindacalista della Flai Cgil, ci racconta l’ultimo rapporto agromafie e caporalato dell’Osservatorio Placido Rizzotto-FlaiCgil. Infine chiude la puntata una storia di riscatto: nel 2011 lo studente del Politecnico di Torino Yvan Sagnet guida la protesta contro i caporali a Nardò (Lecce), fa nascere il movimento che porterà alla legge del 2016 e nel 2017 fonda l’associazione NoCap e viene ordinato da Mattarella Cavaliere al Merito della Repubblica per la sua lotta contro il caporalato.
Lavoro sfruttato e lavoratori de-umanizzati. A Ischia di Castro (nel viterbese) si vive da schiavi e si muore di fatica. Una storia degli orrori che si consuma all’interno di un’azienda agricola con la famiglia di padroni che minaccia e sfrutta le sue vittime, spesso ai limiti dell’indigenza. A Memos il racconto del cronista di Repubblica Clemente Pistelli. Ma quanto è ancora diffuso il caporalato in agricoltura, nonostante la legge del 2016? Jean René Bilongo, sindacalista della Flai Cgil, ci racconta l’ultimo rapporto agromafie e caporalato dell’Osservatorio Placido Rizzotto-FlaiCgil. Infine chiude la puntata una storia di riscatto: nel 2011 lo studente del Politecnico di Torino Yvan Sagnet guida la protesta contro i caporali a Nardò (Lecce), fa nascere il movimento che porterà alla legge del 2016 e nel 2017 fonda l’associazione NoCap e viene ordinato da Mattarella Cavaliere al Merito della Repubblica per la sua lotta contro il caporalato.
Memos di martedì 22/12/2020
Dialogo sulle emozioni e altruismo. All’università Milano-Bicocca una ricerca rivela che favorire forme di dialogo sulle emozioni tra i bambini degli asili nido genera comportamenti prosociali, altruistici. Che cosa lega il discorso sulle emozioni ad un atteggiamento empatico verso gli altri? Come si svolge il dialogo sull’emotività tra soggetti che maneggiano con qualche difficoltà il linguaggio verbale? Parlare delle emozioni (proprie e altrui) apre all’altruismo anche ad altre età, non solo per i bambini e le bambini dei nidi? Memos ha girato queste domande a Elisa Brazzelli e Ilaria Grazzani, entrambe psicologhe dello sviluppo, e curatrici della ricerca condotta presso il Dipartimento di Scienze Umane per la Formazione “Riccardo Massa” dell’università Milano-Bicocca.
Dialogo sulle emozioni e altruismo. All’università Milano-Bicocca una ricerca rivela che favorire forme di dialogo sulle emozioni tra i bambini degli asili nido genera comportamenti prosociali, altruistici. Che cosa lega il discorso sulle emozioni ad un atteggiamento empatico verso gli altri? Come si svolge il dialogo sull’emotività tra soggetti che maneggiano con qualche difficoltà il linguaggio verbale? Parlare delle emozioni (proprie e altrui) apre all’altruismo anche ad altre età, non solo per i bambini e le bambini dei nidi? Memos ha girato queste domande a Elisa Brazzelli e Ilaria Grazzani, entrambe psicologhe dello sviluppo, e curatrici della ricerca condotta presso il Dipartimento di Scienze Umane per la Formazione “Riccardo Massa” dell’università Milano-Bicocca.
Memos di venerdì 18/12/2020
Aspettando il vaccino anti-Covid. Come si verifica l’efficacia delle dosi, sarà in grado di bloccare la trasmissibilità del virus tra individui e impedire che il paziente vaccinato si infetti? E poi, ancora, il vaccino a chi verrà somministrato per primo, quali strutture lo forniranno, con quali tempi? A Memos la biologa Stefania Salmaso e la medica Simonetta Pogliani. La puntata si chiude con il racconto della sociologa Giovanna Procacci che ci aggiorna sul processo di Locri all’ex sindaco di Riace, Mimmo Lucano.
Aspettando il vaccino anti-Covid. Come si verifica l’efficacia delle dosi, sarà in grado di bloccare la trasmissibilità del virus tra individui e impedire che il paziente vaccinato si infetti? E poi, ancora, il vaccino a chi verrà somministrato per primo, quali strutture lo forniranno, con quali tempi? A Memos la biologa Stefania Salmaso e la medica Simonetta Pogliani. La puntata si chiude con il racconto della sociologa Giovanna Procacci che ci aggiorna sul processo di Locri all’ex sindaco di Riace, Mimmo Lucano.
Memos di giovedì 17/12/2020
Anziani e bambini, dai dati Istat esce un’Italia che invecchia. Ma è sbagliato rappresentare le due generazioni come se fossero in conflitto, sostiene a Memos la sociologa Enrica Morlicchio, dell’università “Federico II” di Napoli. Oggi a Memos anche Alessandro Sòlipaca, direttore dell’Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane dell’università Cattolica di Roma. L’Osservatorio ha curato un’analisi della variabilità del tasso di letalità del Covid-19 (decessi su positivi) per regione: si va da un massimo del 5,4% in Lombardia a un minimo dell’1,3% in Campania, con una media del 3,5% a livello nazionale.
Anziani e bambini, dai dati Istat esce un’Italia che invecchia. Ma è sbagliato rappresentare le due generazioni come se fossero in conflitto, sostiene a Memos la sociologa Enrica Morlicchio, dell’università “Federico II” di Napoli. Oggi a Memos anche Alessandro Sòlipaca, direttore dell’Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane dell’università Cattolica di Roma. L’Osservatorio ha curato un’analisi della variabilità del tasso di letalità del Covid-19 (decessi su positivi) per regione: si va da un massimo del 5,4% in Lombardia a un minimo dell’1,3% in Campania, con una media del 3,5% a livello nazionale.
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