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My regular podcast
Autore: Radiobue.it
Ultimo episodio: 12/09/15 10:12
Aggiornamento: 04/11/23 6:43 (Aggiorna adesso)
I pronostici del pubblico di Venezia 72
Ultimo giorno della 72esima Mostra internazionale d'arte cinematografica e per sapere il vincitore dovremmo aspettare la cerimonia di premiazione di sabato 12 settembre. In attesa di conoscere quello che ha deciso la giuria presieduta da Alfonso Cuarón, siamo andate in giro per il Movie village a molestare giornalisti, industry e pubblico chiedendo un aggettivo per descrivere la mostra, il film che potrebbe vincere e quello più brutto.
Le reazioni sono miste e poche volte concordano, segno che la mostra di quest'anno è stata di difficile comprensione e imprevedibile!
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Ultimo giorno della 72esima Mostra internazionale d'arte cinematografica e per sapere il vincitore dovremmo aspettare la cerimonia di premiazione di sabato 12 settembre. In attesa di conoscere quello che ha deciso la giuria presieduta da Alfonso Cuarón, siamo andate in giro per il Movie village a molestare giornalisti, industry e pubblico chiedendo un aggettivo per descrivere la mostra, il film che potrebbe vincere e quello più brutto.
Le reazioni sono miste e poche volte concordano, segno che la mostra di quest'anno è stata di difficile comprensione e imprevedibile!
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Il film "Free in deed" @ Venezia 72
L’ultimo film della sezione Orizzonti che ci vediamo a Venezia72 è l’americano Free in Deed di Jake Mahaffy, che mette in scena, partendo da una storia vera, il mondo delle comunità religiose che celebrano messe cantate e operano presunte guarigioni per imposizione delle mani. A una di queste si rivolge la disperata Melva, una madre single e senza lavoro alle prese con il figlio affetto da una forma di autismo che mette in pericolo la sua incolumità e quella degli altri, ricevendo quindi l’aiuto del solitario ma molto credente Abe.
L’ossessione religiosa portata alle estreme conseguenze viene raccontata da un punto di vista oggettivo: secondo Luigi Pinton del pubblico, che non l’ha apprezzato particolarmente, diventa addirittura un racconto distaccato, che vuole essere neutrale, e che finisce per lasciare un finale ambiguo. Proprio questo finale secondo noi risolleva il livello complessivo dell’opera, che ha il merito di affrontare con una storia ben raccontata una tematica effettivamente difficile: il responso è un 25.
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L’ultimo film della sezione Orizzonti che ci vediamo a Venezia72 è l’americano Free in Deed di Jake Mahaffy, che mette in scena, partendo da una storia vera, il mondo delle comunità religiose che celebrano messe cantate e operano presunte guarigioni per imposizione delle mani. A una di queste si rivolge la disperata Melva, una madre single e senza lavoro alle prese con il figlio affetto da una forma di autismo che mette in pericolo la sua incolumità e quella degli altri, ricevendo quindi l’aiuto del solitario ma molto credente Abe.
L’ossessione religiosa portata alle estreme conseguenze viene raccontata da un punto di vista oggettivo: secondo Luigi Pinton del pubblico, che non l’ha apprezzato particolarmente, diventa addirittura un racconto distaccato, che vuole essere neutrale, e che finisce per lasciare un finale ambiguo. Proprio questo finale secondo noi risolleva il livello complessivo dell’opera, che ha il merito di affrontare con una storia ben raccontata una tematica effettivamente difficile: il responso è un 25.
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Il film "Taj Mahal" @ Venezia 72
Taj Mahal di Nicolas Saada è un film francese della sezione Orizzonti; protagonista è la notevole Stacy Martin, già vista in Nymphomaniac e qui in mostra anche in Childhood of a leader. I genitori di Louise decidono di traferirsi a Bombai per lavoro e lei diciottenne li segue per studiare fotografia. Temporaneamente alloggiati al Taj Mahal Hotel, finiranno per essere coinvolti nell'attentato del 26 novembre 2008, nello specifico Louise, intrappolata nella sua camera d'albergo; unico contatto con l'esterno sono le telefonate che scambierà con il padre. La storia è ispirata a fatti realmente accaduti, c'è anche l'onnipresente Alba Rochwacher, tutto ruota attorno a louise, tutti, compresi i genitori sono solo personaggi di contorno, poco incisivi. D'accordo con il nostro ospite Davide lo promuoviamo con un 20, colpa forse di scelte registiche poco convincenti.
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Taj Mahal di Nicolas Saada è un film francese della sezione Orizzonti; protagonista è la notevole Stacy Martin, già vista in Nymphomaniac e qui in mostra anche in Childhood of a leader. I genitori di Louise decidono di traferirsi a Bombai per lavoro e lei diciottenne li segue per studiare fotografia. Temporaneamente alloggiati al Taj Mahal Hotel, finiranno per essere coinvolti nell'attentato del 26 novembre 2008, nello specifico Louise, intrappolata nella sua camera d'albergo; unico contatto con l'esterno sono le telefonate che scambierà con il padre. La storia è ispirata a fatti realmente accaduti, c'è anche l'onnipresente Alba Rochwacher, tutto ruota attorno a louise, tutti, compresi i genitori sono solo personaggi di contorno, poco incisivi. D'accordo con il nostro ospite Davide lo promuoviamo con un 20, colpa forse di scelte registiche poco convincenti.
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Il film "Per amor vostro" @ Venezia 72
Ultimo dei film italiani in concorso, Giuseppe M. Gaudino presenta Per amor vostro con Valeria Golino, prodotto da Ricardo Scamarcio. La storia ruota attorno ad Anna, una madre di famiglia, che viene assunta per fare la gobbista. Anna è una donna ignava che chiude gli occhi sugli affari loschi del marito che le permette di vivere una vita tutto sommato dignitosa. L'assunzione a tempo determinato, l'incontro con un attore e la progressiva consapevolezza di sé, trasformano Anna che poi andrà a denunciare il marito.
La signora Loredana dell'associazione italiana Cineforum l'ha considerato un film molto bello, positivo per il cinema italiano e ha apprezzato particolarmente l'uso della luce e dei colori. Noi chiudiamo il concorso con un 20.
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Ultimo dei film italiani in concorso, Giuseppe M. Gaudino presenta Per amor vostro con Valeria Golino, prodotto da Ricardo Scamarcio. La storia ruota attorno ad Anna, una madre di famiglia, che viene assunta per fare la gobbista. Anna è una donna ignava che chiude gli occhi sugli affari loschi del marito che le permette di vivere una vita tutto sommato dignitosa. L'assunzione a tempo determinato, l'incontro con un attore e la progressiva consapevolezza di sé, trasformano Anna che poi andrà a denunciare il marito.
La signora Loredana dell'associazione italiana Cineforum l'ha considerato un film molto bello, positivo per il cinema italiano e ha apprezzato particolarmente l'uso della luce e dei colori. Noi chiudiamo il concorso con un 20.
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Le Conferenze Stampa di "Beixi Moshuo" e "Per Amor Vostro" @ Venezia 72
Le ultime due conferenze stampa che seguiamo a Venezia 72 sono quelle di due film molto diversi tra loro: il documentario cinese Beixi Moshuo in concorso del regista Zhao Liang denuncia le terribili condizioni di lavoro dei minatori della Mongolia e con lui si parla soprattutto della tematica sociale e ambientale connessa e degli inevitabili problemi di censura che il film potrebbe incontrare in patria. Di tutt'altro genere l'ultimo film italiano in concorso, Per amor vostro di Giuseppe Gaudino: il regista è incalzato dalle domande sulle scelte stilistiche effettivamente molto originali del film, motivando la commistione di bianco e nero, colori ed effetti speciali con la necessità di offrire più livelli di significato. A catturare l'attenzione però è soprattutto la (bionda) Valeria Golino, protagonista del film, seduta a qualche posto di distanza dal fidanzato Riccardo Scamarcio, qui solo in veste di produttore.
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Le ultime due conferenze stampa che seguiamo a Venezia 72 sono quelle di due film molto diversi tra loro: il documentario cinese Beixi Moshuo in concorso del regista Zhao Liang denuncia le terribili condizioni di lavoro dei minatori della Mongolia e con lui si parla soprattutto della tematica sociale e ambientale connessa e degli inevitabili problemi di censura che il film potrebbe incontrare in patria. Di tutt'altro genere l'ultimo film italiano in concorso, Per amor vostro di Giuseppe Gaudino: il regista è incalzato dalle domande sulle scelte stilistiche effettivamente molto originali del film, motivando la commistione di bianco e nero, colori ed effetti speciali con la necessità di offrire più livelli di significato. A catturare l'attenzione però è soprattutto la (bionda) Valeria Golino, protagonista del film, seduta a qualche posto di distanza dal fidanzato Riccardo Scamarcio, qui solo in veste di produttore.
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Il film "Go with Me" @ Venezia 72
Ultimo giorno di mostra prima della premiazione e il primo film è il thriller fuori concorso Go with me dell'americano di Daniel Alfredson. È la storia di una spedizione per liberare Lillian, appena tornata nel paese natale dopo la morte della madre, dalla persecuzione del violento criminale Blackway che terrorizza anche lo sceriffo. Sono disposti ad aiutarla solo il vecchio Lester e un giovane taglialegna. Matic Maijcen, sloveno, per Vecer, è rimasto deluso dalla scrittura e dal cast che forse faceva presagire qualcosa di meglio. Anche a noi non ha lasciato molto e ci accordiamo per un 24 complessivo.
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Ultimo giorno di mostra prima della premiazione e il primo film è il thriller fuori concorso Go with me dell'americano di Daniel Alfredson. È la storia di una spedizione per liberare Lillian, appena tornata nel paese natale dopo la morte della madre, dalla persecuzione del violento criminale Blackway che terrorizza anche lo sceriffo. Sono disposti ad aiutarla solo il vecchio Lester e un giovane taglialegna. Matic Maijcen, sloveno, per Vecer, è rimasto deluso dalla scrittura e dal cast che forse faceva presagire qualcosa di meglio. Anche a noi non ha lasciato molto e ci accordiamo per un 24 complessivo.
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Il film "La prima luce" @ Venezia 72
Nel pomeriggio facciamo la fila per andare a vedere La prima luce del regista italiano Vincenzo Marra per le giornate degli Autori. Riccardo Scamarcio, la star del giorno sul red carpet, interpreta un avvocato barese in crisi di coppia con la compagna cilena, la quale decide autonomamente di tornare a vivere nel paese d’origine portandosi via il figlio di 7 anni Mateo. L’intensa battaglia che ci aspetterebbe dal padre per riavere accanto il figlio viene raccontata con superficialità, con il viaggio in Cile di Marco (Riccardo Scamarcio) che rimane invischiato in un processo per violenza dai contorni confusi e rischia di non rivedere il bambino, finché il finale lascia intravedere una prospettiva diversa. I tanti aspetti non chiariti della vicenda (compreso quello strettamente legale), il fatto che questa venga trattata con una prospettiva “di parte” e la resa del personaggio di Marco hanno deluso anche Maria Teresa Perna del circolo cinefili di Matera Cinergia e noi, rilevando anche la bassa qualità dei (pochi) dialoghi, non possiamo che assegnarli un 23.
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Nel pomeriggio facciamo la fila per andare a vedere La prima luce del regista italiano Vincenzo Marra per le giornate degli Autori. Riccardo Scamarcio, la star del giorno sul red carpet, interpreta un avvocato barese in crisi di coppia con la compagna cilena, la quale decide autonomamente di tornare a vivere nel paese d’origine portandosi via il figlio di 7 anni Mateo. L’intensa battaglia che ci aspetterebbe dal padre per riavere accanto il figlio viene raccontata con superficialità, con il viaggio in Cile di Marco (Riccardo Scamarcio) che rimane invischiato in un processo per violenza dai contorni confusi e rischia di non rivedere il bambino, finché il finale lascia intravedere una prospettiva diversa. I tanti aspetti non chiariti della vicenda (compreso quello strettamente legale), il fatto che questa venga trattata con una prospettiva “di parte” e la resa del personaggio di Marco hanno deluso anche Maria Teresa Perna del circolo cinefili di Matera Cinergia e noi, rilevando anche la bassa qualità dei (pochi) dialoghi, non possiamo che assegnarli un 23.
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Il film "Beixi Moushuo (Behemoth)" @ Venezia72
Uno degli ultimi film in concorso porta il nome di Beixi Moshu del regista cinese Liang Zhao, che porta sullo schermo una realtà a noi poco conosciuta: quella dei minatori. Sotto il sole, la celestiale bellezza delle distese erbose sarà presto consumata dalla polvere delle miniere. Tra le ceneri e il frastuono causati dalle pesanti attività minerarie, i pascoli si riducono e ai pastori non resta che partire. Al chiaro di luna le miniere di ferro sono illuminate a giorno. I lavoratori che azionano le trivelle devono rimanere svegli. È una dura lotta, contro le macchine e contro se stessi. Un’aspetto del tessuto sociale della Cina che, come ci conferma anche Ugo Brusaporco per la Regione Ticino, questo film racconta con lo scopo di denunciare e chiarire. Tuttavia, la mancanza di una buona sceneggiatura e alcune imperfezioni nel ritmo del film non ci consentono di promuoverlo con più di un 18.
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Uno degli ultimi film in concorso porta il nome di Beixi Moshu del regista cinese Liang Zhao, che porta sullo schermo una realtà a noi poco conosciuta: quella dei minatori. Sotto il sole, la celestiale bellezza delle distese erbose sarà presto consumata dalla polvere delle miniere. Tra le ceneri e il frastuono causati dalle pesanti attività minerarie, i pascoli si riducono e ai pastori non resta che partire. Al chiaro di luna le miniere di ferro sono illuminate a giorno. I lavoratori che azionano le trivelle devono rimanere svegli. È una dura lotta, contro le macchine e contro se stessi. Un’aspetto del tessuto sociale della Cina che, come ci conferma anche Ugo Brusaporco per la Regione Ticino, questo film racconta con lo scopo di denunciare e chiarire. Tuttavia, la mancanza di una buona sceneggiatura e alcune imperfezioni nel ritmo del film non ci consentono di promuoverlo con più di un 18.
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Il film "Remember" @ Venezia 72
Mancano ormai pochi film in concorso da vedere e oggi tocca a Remember del regista Canadese Atom Egoyan. La memoria è il filo conduttore del film, partendo dalla demenza senile del novantenne ebreo Zen per arrivare al problema di ricordare avvenimenti ben più importanti, che lo portano a intraprendere un lungo viaggio per compiere una missione anche a nome di un amico. I colpi di scena hanno strappato anche applausi a scena aperta. Roberto Pugliese del Piccolo trova bellissime scrittura e interpretazione del cast, e lo considera in grado di ottenere il gradimento del pubblico e forse anche qualche premio. Noi siamo rimaste con il fiato sospeso fino alla fine di fronte alla storia e alla realizzazione di questo bel film, al punto che decidiamo di dargli il massimo, 30 e lode.
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Mancano ormai pochi film in concorso da vedere e oggi tocca a Remember del regista Canadese Atom Egoyan. La memoria è il filo conduttore del film, partendo dalla demenza senile del novantenne ebreo Zen per arrivare al problema di ricordare avvenimenti ben più importanti, che lo portano a intraprendere un lungo viaggio per compiere una missione anche a nome di un amico. I colpi di scena hanno strappato anche applausi a scena aperta. Roberto Pugliese del Piccolo trova bellissime scrittura e interpretazione del cast, e lo considera in grado di ottenere il gradimento del pubblico e forse anche qualche premio. Noi siamo rimaste con il fiato sospeso fino alla fine di fronte alla storia e alla realizzazione di questo bel film, al punto che decidiamo di dargli il massimo, 30 e lode.
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Il film "Light years" @ Venezia 72
Siamo arrivate al penultimo giorno di mostra e per iniziare scegliamo un film della settimana internazionale della critica, Light years della regista inglese Esther May Campbell.
Quelli del titolo sono gli anni luce che separano i protagonisti, tre bambini di età e caratteri diversi con un padre assente che si isola nel lavoro e una madre malata che sta in una casa famiglia: quando riescono a raggiungerla lei è a tratti affettuosa e a tratti indifferente o aggressiva ma le tante domande dei figli troveranno alla fine una sorta di ricomposizione dell'unità familiare.
A Francesco Viegi del pubblico piace in particolare la resa del personaggio della madre, ma riconosce che i tempi molto dilatati delle scene richiedono un'attenzione particolare per essere apprezzati e che la regista riesce a essere originale solo a tratti. Noi, pur riconoscendo che il finale più incisivo risolleva in parte le sorti del film, lo troviamo davvero troppo lento e non possiamo dare più di 24.
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Siamo arrivate al penultimo giorno di mostra e per iniziare scegliamo un film della settimana internazionale della critica, Light years della regista inglese Esther May Campbell.
Quelli del titolo sono gli anni luce che separano i protagonisti, tre bambini di età e caratteri diversi con un padre assente che si isola nel lavoro e una madre malata che sta in una casa famiglia: quando riescono a raggiungerla lei è a tratti affettuosa e a tratti indifferente o aggressiva ma le tante domande dei figli troveranno alla fine una sorta di ricomposizione dell'unità familiare.
A Francesco Viegi del pubblico piace in particolare la resa del personaggio della madre, ma riconosce che i tempi molto dilatati delle scene richiedono un'attenzione particolare per essere apprezzati e che la regista riesce a essere originale solo a tratti. Noi, pur riconoscendo che il finale più incisivo risolleva in parte le sorti del film, lo troviamo davvero troppo lento e non possiamo dare più di 24.
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Le Conferenze Stampa di "Remember" e "Desde allà" @ Venezia 72
Temi storici e sociali belli e importanti alle conferenze stampa del penultimo giorno della mostra del cinema, che ci ha riservato anche uno dei più bei film in concorso visti finora. Si comincia però con gli ospiti del venezuelano Desde allá, tra cui l'attore protagonista Alfredo Vargas e il regista Lorenzo Vigas, che si dice addirittura ossessionato dal tema del rapporto difficile tra padri e figli, effettivamente al centro di questo film. Molte domande arrivano anche sulla situazione sociale dei bambini e ragazzi che vivono per strada in Venezuela, cha ha ispirato il personaggio del giovane Elder.
La sorpresa della mattina invece è stato Remember, film in concorso del canadese Atom Egoyan. Oltre alla grande simpatia di Christopher Plummer, attore protagonista, in collegamento con la sala su Skype, al centro della conferenza ci sono stati momenti molto intensi parlando dell'importanza di fare un film sui sopravvissuti dei campi di concentramento nazisti (Zev, il protagonista, è un novantenne ebreo che nonostante la demenza senile parte per cercare l'assassino della famiglia che ha assunto una falsa identità): molti gli applausi per la testimonianza commossa dell'anziano attore tedesco Heinz Lieven e per le parole di Bruno Ganz, sempre nel cast di Remember.
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Temi storici e sociali belli e importanti alle conferenze stampa del penultimo giorno della mostra del cinema, che ci ha riservato anche uno dei più bei film in concorso visti finora. Si comincia però con gli ospiti del venezuelano Desde allá, tra cui l'attore protagonista Alfredo Vargas e il regista Lorenzo Vigas, che si dice addirittura ossessionato dal tema del rapporto difficile tra padri e figli, effettivamente al centro di questo film. Molte domande arrivano anche sulla situazione sociale dei bambini e ragazzi che vivono per strada in Venezuela, cha ha ispirato il personaggio del giovane Elder.
La sorpresa della mattina invece è stato Remember, film in concorso del canadese Atom Egoyan. Oltre alla grande simpatia di Christopher Plummer, attore protagonista, in collegamento con la sala su Skype, al centro della conferenza ci sono stati momenti molto intensi parlando dell'importanza di fare un film sui sopravvissuti dei campi di concentramento nazisti (Zev, il protagonista, è un novantenne ebreo che nonostante la demenza senile parte per cercare l'assassino della famiglia che ha assunto una falsa identità): molti gli applausi per la testimonianza commossa dell'anziano attore tedesco Heinz Lieven e per le parole di Bruno Ganz, sempre nel cast di Remember.
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Il film "Desde allá" @ Venezia 72
Ultimo film in concorso, Desde allá di Lorenzo Vigas confonde e spiazza nel raccontare la storia di Armando. Facente parte della borghesia venezuelana, adesca ragazzini in cambio di denaro, però non li tocca, vuole solo osservarli da vicino. L'incontro con Elder cambia le carte in tavola, creando una sorta di relazione morbosa e una insospettabile intimità. Sia Armando che Elder hanno sofferto la mancanza della figura paterna e reagiscono in maniera totalmente differente.
Il nostro ospite Gabriele Niola di Mymovies.it lo considera un film non particolarmente brillante e che si perde per strada e anche noi non siamo particolarmente convinte. Per noi è un 20, anche se questa mostra ci ha abituati a film ai quali bisogna dare una seconda possibilità.
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Ultimo film in concorso, Desde allá di Lorenzo Vigas confonde e spiazza nel raccontare la storia di Armando. Facente parte della borghesia venezuelana, adesca ragazzini in cambio di denaro, però non li tocca, vuole solo osservarli da vicino. L'incontro con Elder cambia le carte in tavola, creando una sorta di relazione morbosa e una insospettabile intimità. Sia Armando che Elder hanno sofferto la mancanza della figura paterna e reagiscono in maniera totalmente differente.
Il nostro ospite Gabriele Niola di Mymovies.it lo considera un film non particolarmente brillante e che si perde per strada e anche noi non siamo particolarmente convinte. Per noi è un 20, anche se questa mostra ci ha abituati a film ai quali bisogna dare una seconda possibilità.
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Il film "Mate-me por favor" @ Venezia 72
Per la sezione orizzonti, Mate-me por favor di Anita Rocha Da Silveira lascia interdetto il pubblico tra fischi e applausi, con molte persone che hanno lasciato la sala durante la proiezione. A Rio de Janeiro un sobborgo viene investido da un'ondata di omicidi che colpiscono anche una scuola dove un gruppo di studentesse ne rimane impressionato, ognuna a suo modo.
Il nosto ospite Alex Giugni, studente del DAMS dell'Università di Udine l'ha apprezzato molto, trovando che la regista abbia criticato la società e la scuola brasiliana in maniera molto sottile. Il film è piacevole, ma ha assolutamente bisogno di una digestione profonda per via del del suo essere crudo e duro, nonostante abbia come protagonisti degli adolescenti. Noi diamo un 25!
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Per la sezione orizzonti, Mate-me por favor di Anita Rocha Da Silveira lascia interdetto il pubblico tra fischi e applausi, con molte persone che hanno lasciato la sala durante la proiezione. A Rio de Janeiro un sobborgo viene investido da un'ondata di omicidi che colpiscono anche una scuola dove un gruppo di studentesse ne rimane impressionato, ognuna a suo modo.
Il nosto ospite Alex Giugni, studente del DAMS dell'Università di Udine l'ha apprezzato molto, trovando che la regista abbia criticato la società e la scuola brasiliana in maniera molto sottile. Il film è piacevole, ma ha assolutamente bisogno di una digestione profonda per via del del suo essere crudo e duro, nonostante abbia come protagonisti degli adolescenti. Noi diamo un 25!
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Il film "Zac, i fiori del male" @ Venezia 72
Per la prima volta andiamo a vedere un film nella nuova sala, Il cinema in Giardino per vedere Zac, i fiori del male di Massimo Denaro. Un film quanto mai attuale che racconta la storia di Pino Zac, grande maestro della satira e direttore dal 1978 de Il Male. Il documentario quindi ripercorre la carriera di un artista spesso dimenticato.
Il signor Otorino era uno dei lettori della rivista quando andava all'università e lo ha particolarmente colpito lo stato di totale abbandono della casa di Pino Zac. Il nostro voto corrisponde a quello dell'ospite. Un 27!
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Per la prima volta andiamo a vedere un film nella nuova sala, Il cinema in Giardino per vedere Zac, i fiori del male di Massimo Denaro. Un film quanto mai attuale che racconta la storia di Pino Zac, grande maestro della satira e direttore dal 1978 de Il Male. Il documentario quindi ripercorre la carriera di un artista spesso dimenticato.
Il signor Otorino era uno dei lettori della rivista quando andava all'università e lo ha particolarmente colpito lo stato di totale abbandono della casa di Pino Zac. Il nostro voto corrisponde a quello dell'ospite. Un 27!
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Le conferenze stampa di "Heart of a dog", "De Palma" e "11 minutes" @ Venezia 72
L'ottavo giorno di mostra ci porta in conferenza stampa due grandi personalità del cinema (e non solo) e una bella sorpresa. Partendo da quest'ultima, grandi applausi e grida d'entusiasmo hanno accolto gli attori e il regista polacco Jerzy Skolimowski di 11 minutes, che qualcuno definisce il migliore visto in concorso finora, al punto da parlare di possibile Leone d'oro. Il regista, occhiali da sole e un forte "Buongiorno" d'esordio, ha confermato che il film è stato costruito tutto a partire dallo spettacolare finale, per poi ripercorrere a ritroso le storie dei personaggi coinvolti.
Le grandi personalità sono invece quelle di Laurie Anderson, musicista, regista e artista visiva in concorso con il visionario Heart of a dog, dedicato a Lou Reed, che ha parlato anche del tabù della morte affrontato con grazia nel film, e l'inconfondibile Brian De Palma: il regista americano, oltre ad essere l'assoluto e unico protagonista del documentario fuori concorso che porta il suo nome, riceverà oggi anche il premio Glory to the Filmmaker 2015 riservato alle personalità che hanno segnato in modo originale il cinema contemporaneo
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L'ottavo giorno di mostra ci porta in conferenza stampa due grandi personalità del cinema (e non solo) e una bella sorpresa. Partendo da quest'ultima, grandi applausi e grida d'entusiasmo hanno accolto gli attori e il regista polacco Jerzy Skolimowski di 11 minutes, che qualcuno definisce il migliore visto in concorso finora, al punto da parlare di possibile Leone d'oro. Il regista, occhiali da sole e un forte "Buongiorno" d'esordio, ha confermato che il film è stato costruito tutto a partire dallo spettacolare finale, per poi ripercorrere a ritroso le storie dei personaggi coinvolti.
Le grandi personalità sono invece quelle di Laurie Anderson, musicista, regista e artista visiva in concorso con il visionario Heart of a dog, dedicato a Lou Reed, che ha parlato anche del tabù della morte affrontato con grazia nel film, e l'inconfondibile Brian De Palma: il regista americano, oltre ad essere l'assoluto e unico protagonista del documentario fuori concorso che porta il suo nome, riceverà oggi anche il premio Glory to the Filmmaker 2015 riservato alle personalità che hanno segnato in modo originale il cinema contemporaneo
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Il film "11 minutes" @ Venezia 72
Secondo film in concorso della mattinata è 11 minuti del polacco Jerzy Skolimowski. Una serie di storie di persone molto diverse tra loro che si intrecciano e vivono gli ultimi 11 minuti della loro vita. Anche il montaggio non segue un ritmo consequenziale e salta da un personaggio all'altro contribuendo a un senso di straniamento, che però convince in sala. Il pubblico regala grandi applausi e finalmente fischi di approvazione.
Sembrava impossibile, ma arriva il primo 30 della mostra, anche se la redazione è nettamente spaccata tra chi lo vede già come il Leone d'Oro e a chi non è proprio piaciuto. Anche il nostro ospite Bruno Roberti, che scrive per Film Critica e Fata Morgana, l'ha particolarmente apprezzato e lo paragona addirittura a un nuovo L'uomo con la macchina da presa di Dziga Vertov.
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Secondo film in concorso della mattinata è 11 minuti del polacco Jerzy Skolimowski. Una serie di storie di persone molto diverse tra loro che si intrecciano e vivono gli ultimi 11 minuti della loro vita. Anche il montaggio non segue un ritmo consequenziale e salta da un personaggio all'altro contribuendo a un senso di straniamento, che però convince in sala. Il pubblico regala grandi applausi e finalmente fischi di approvazione.
Sembrava impossibile, ma arriva il primo 30 della mostra, anche se la redazione è nettamente spaccata tra chi lo vede già come il Leone d'Oro e a chi non è proprio piaciuto. Anche il nostro ospite Bruno Roberti, che scrive per Film Critica e Fata Morgana, l'ha particolarmente apprezzato e lo paragona addirittura a un nuovo L'uomo con la macchina da presa di Dziga Vertov.
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Il film "Heart of a dog" @ Venezia 72
Siamo ormai agli ultimi giorni di mostra: l'ottavo inizia con il documentario Heart of a dog di Laurie Anderson, poliedrica artista, musicista e regista americana. Dedicato al compagno Lou Reed, morto nel 2013, il film è una bella riflessione sulla morte, partendo dal rapporto con l'adorata cagnolina Lolabelle, la religione, la famiglia, raccontato con uno stile originale e visionario. Bruno Mazzucato del Mattino di Padova lo trova un po troppo sperimentale, difficile da seguire. Anche noi pensiamo che per apprezzarlo si debba conoscere lo stile della Anderson, che non girava un film da molti anni, ma non ci è dispiaciuto e gli firmiamo un 26
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Siamo ormai agli ultimi giorni di mostra: l'ottavo inizia con il documentario Heart of a dog di Laurie Anderson, poliedrica artista, musicista e regista americana. Dedicato al compagno Lou Reed, morto nel 2013, il film è una bella riflessione sulla morte, partendo dal rapporto con l'adorata cagnolina Lolabelle, la religione, la famiglia, raccontato con uno stile originale e visionario. Bruno Mazzucato del Mattino di Padova lo trova un po troppo sperimentale, difficile da seguire. Anche noi pensiamo che per apprezzarlo si debba conoscere lo stile della Anderson, che non girava un film da molti anni, ma non ci è dispiaciuto e gli firmiamo un 26
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Il film "De Palma" @ Venezia 72
Noah Baumbach e Jake Paltrow sono gli autori di una lunga e interessante intervista a Brian De Palma, regista di capolavori come Carrie - Lo sguardo di Satana, Scarface e Gli intoccabili.
Un documentario che si presenta fuori concorso al terzo giorno della seconda settimana del festival, e che punta l’obiettivo della videocamera su Brian De Palma che si mette a nudo davanti ai due registi. Un racconto onesto e mai banale, che scorre in poco meno di due ore in cui De Palma ripercorre le tappe salienti della sua carriera attraverso i ricordi, aneddoti e qualche sassolino tolto dalla scarpa. L’impressione che si ha, come conferma anche Donato De Carlo, è che il documentario sia un prodotto ben riuscito dei due registi, completo e sincero al punto da risultare quasi indiscreto parlarne, considerando il percorso articolato della sua carriera.
Per noi è un 26, complice il finale che perde il ritmo piacevole della prima parte.
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Noah Baumbach e Jake Paltrow sono gli autori di una lunga e interessante intervista a Brian De Palma, regista di capolavori come Carrie - Lo sguardo di Satana, Scarface e Gli intoccabili.
Un documentario che si presenta fuori concorso al terzo giorno della seconda settimana del festival, e che punta l’obiettivo della videocamera su Brian De Palma che si mette a nudo davanti ai due registi. Un racconto onesto e mai banale, che scorre in poco meno di due ore in cui De Palma ripercorre le tappe salienti della sua carriera attraverso i ricordi, aneddoti e qualche sassolino tolto dalla scarpa. L’impressione che si ha, come conferma anche Donato De Carlo, è che il documentario sia un prodotto ben riuscito dei due registi, completo e sincero al punto da risultare quasi indiscreto parlarne, considerando il percorso articolato della sua carriera.
Per noi è un 26, complice il finale che perde il ritmo piacevole della prima parte.
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Il film "L'esercito più piccolo del mondo" @ Venezia 72
Per la serata scegliamo di vedere un documentario fuori concorso dal tema piuttosto originale, L’esercito più piccolo del mondo del regista italiano Gianfranco Pannone. Quella che viene mostrata è infatti la vita quotidiana delle guardie svizzere del corpo pontificio, scegliendo però un punto di vista particolare, quello di alcune giovanissime reclute che fin dal primo momento dell’arrivo in Vaticano si raccontano in una specie di diario che assume, a tratti, anche toni intimi. Attraverso i loro occhi vediamo infatti l’emozione ma anche i gesti impacciati ai primi tentativi di infilarsi la pittoresca divisa colorata, la fatica dell’addestramento e poi dei turni di guardia, i confronti, le soddisfazioni, per arrivare fino a riflessioni che allargano lo sguardo su questioni più universali e allo stesso tempo attuali: cosa comporta per un ventenne indossare una divisa così antica, e farlo in un momento in cui il Papa è una figura anticonvenzionale come Francesco?
Gabriella Mannina, del gruppo culturale l’Arca, sottolinea la capacità del documentario di avvicinare queste figure in apparenza sempre molto distaccate umanizzandole. Anche a noi il modo leggero, piacevole e allo stesso tempo in grado di approfondire bene i temi è piaciuto, motivo per cui concordiamo su un bel 28.
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Per la serata scegliamo di vedere un documentario fuori concorso dal tema piuttosto originale, L’esercito più piccolo del mondo del regista italiano Gianfranco Pannone. Quella che viene mostrata è infatti la vita quotidiana delle guardie svizzere del corpo pontificio, scegliendo però un punto di vista particolare, quello di alcune giovanissime reclute che fin dal primo momento dell’arrivo in Vaticano si raccontano in una specie di diario che assume, a tratti, anche toni intimi. Attraverso i loro occhi vediamo infatti l’emozione ma anche i gesti impacciati ai primi tentativi di infilarsi la pittoresca divisa colorata, la fatica dell’addestramento e poi dei turni di guardia, i confronti, le soddisfazioni, per arrivare fino a riflessioni che allargano lo sguardo su questioni più universali e allo stesso tempo attuali: cosa comporta per un ventenne indossare una divisa così antica, e farlo in un momento in cui il Papa è una figura anticonvenzionale come Francesco?
Gabriella Mannina, del gruppo culturale l’Arca, sottolinea la capacità del documentario di avvicinare queste figure in apparenza sempre molto distaccate umanizzandole. Anche a noi il modo leggero, piacevole e allo stesso tempo in grado di approfondire bene i temi è piaciuto, motivo per cui concordiamo su un bel 28.
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Il film "Madame courage" @ Venezia 72
"Madame Courage" è il modo in cui vengono chiamate le compresse di artane, un tipo di droga che da coraggio, stordimento, senso di euforia. Omar, il protagonista di questo film selezionato per la categoria Orizzonti, ne è dipendente: la sua giornata tipo comprende quasi sempre confronti verbali di tipo violento con la gente che rapina, con la madre, gli spacciatori, i compratori d'oro, la sorella che si prostituisce. Lo "scontro" con Selma, sua coetanea, porterà dei cambiamenti in questa routine, senza però scadere mai nella storia d'amore e redenzione trita e ritrita (nel corso del film i due ragazzi si scambiano esattamente tre parole, le abbiamo contate!), questo particolare è piaciuto molto alla nostra ospite Doula e in fondo anche a noi. Il ritmo lento della narrazione e il protagonista che comunica praticamente solo attraverso espressioni facciali penalizzano un po' il film, a cui diamo un 23.
Una volta metabolizzato acquista valore, soprattutto per le due scene in cui Omar tenta di dimostrare il suo affetto a Selma: chi non vorrebbe un corteggiatore che nel bel mezzo della notte si piazza sotto casa tua e inizia a sparare fuochi d'artificio e bruciare fumogeni?!? Particolare, diverso.
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"Madame Courage" è il modo in cui vengono chiamate le compresse di artane, un tipo di droga che da coraggio, stordimento, senso di euforia. Omar, il protagonista di questo film selezionato per la categoria Orizzonti, ne è dipendente: la sua giornata tipo comprende quasi sempre confronti verbali di tipo violento con la gente che rapina, con la madre, gli spacciatori, i compratori d'oro, la sorella che si prostituisce. Lo "scontro" con Selma, sua coetanea, porterà dei cambiamenti in questa routine, senza però scadere mai nella storia d'amore e redenzione trita e ritrita (nel corso del film i due ragazzi si scambiano esattamente tre parole, le abbiamo contate!), questo particolare è piaciuto molto alla nostra ospite Doula e in fondo anche a noi. Il ritmo lento della narrazione e il protagonista che comunica praticamente solo attraverso espressioni facciali penalizzano un po' il film, a cui diamo un 23.
Una volta metabolizzato acquista valore, soprattutto per le due scene in cui Omar tenta di dimostrare il suo affetto a Selma: chi non vorrebbe un corteggiatore che nel bel mezzo della notte si piazza sotto casa tua e inizia a sparare fuochi d'artificio e bruciare fumogeni?!? Particolare, diverso.
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Il Leone d'oro alla carriera a Bertrand Tavernier
Il premio Leone d'oro alla carriera va al cineasta francese Bertrand Tavernier. Francese classe '41, è un artista proliedrico: regista, sceneggiatore, critico cinematografico, curatore del festival del cinema di Lyon, ma anche mentore di molti studenti. Prima della cerimonia di premiazione con il regista in sala, il direttore della mostra Alberto Barbera, una sua attrice (Sabine Azema) e il direttore del festival di Cannes, è stato proiettato il film La vie e rien d'autre (1989).
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Il premio Leone d'oro alla carriera va al cineasta francese Bertrand Tavernier. Francese classe '41, è un artista proliedrico: regista, sceneggiatore, critico cinematografico, curatore del festival del cinema di Lyon, ma anche mentore di molti studenti. Prima della cerimonia di premiazione con il regista in sala, il direttore della mostra Alberto Barbera, una sua attrice (Sabine Azema) e il direttore del festival di Cannes, è stato proiettato il film La vie e rien d'autre (1989).
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Le conferenze stampa di "Abluka", "Anomalisa" e "Sangue del mio sangue" @ Venezia 72
Nel pomeriggio andiamo a seguire tre conferenze stampa. La prima è quella di Abluka, il film turco in concorso che abbiamo visto la sera prima: il regista Emin Alper e gli attori protagonisti si soffermano spesso sul fatto che la paranoia, la paura di un nemico invisibile e di complotti sono tratti che caratterizzano l'atmosfera che si respira in Turchia negli ultimi anni, anche perché c'è più sfiducia nè confronti della politica.
Dall'incontro con registi e interpreti del film d'animazione Anomalisa, invece spicca la grande personalità di Charlie Kaufman, che regala battute, si rifiuta ostinatamente di dare spiegazioni sui presunti significati dei suoi film ma apprezza quelli attribuiti dal pubblico, concludendo: "il film è vostro". Le altre considerazioni vertono sulle belle tecniche di animazioni utilizzate e sul fatto che il film è partito grazie a una campagna di crowdfunding.
L'atmosfera è poi quasi familiare alla conferenza di Sangue del mio sangue, terzo film italiano in concorso che abbiamo visto in mattinata: sia perché con il regista Marco Bellocchio ci sono anche il figlio Piergiorgio e la figlia Elena, che recitano nel film ambientato nel 600 e poi ai giorni nostri, sia perché riappare Alba Rohrwacher, già vista a Venezia nei giorni scorsi per Viva la sposa di Ascanio Celestini e nel corto della sorella Alice presentato alle giornate degli Autori all'evento Miu Miu women's talea
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Nel pomeriggio andiamo a seguire tre conferenze stampa. La prima è quella di Abluka, il film turco in concorso che abbiamo visto la sera prima: il regista Emin Alper e gli attori protagonisti si soffermano spesso sul fatto che la paranoia, la paura di un nemico invisibile e di complotti sono tratti che caratterizzano l'atmosfera che si respira in Turchia negli ultimi anni, anche perché c'è più sfiducia nè confronti della politica.
Dall'incontro con registi e interpreti del film d'animazione Anomalisa, invece spicca la grande personalità di Charlie Kaufman, che regala battute, si rifiuta ostinatamente di dare spiegazioni sui presunti significati dei suoi film ma apprezza quelli attribuiti dal pubblico, concludendo: "il film è vostro". Le altre considerazioni vertono sulle belle tecniche di animazioni utilizzate e sul fatto che il film è partito grazie a una campagna di crowdfunding.
L'atmosfera è poi quasi familiare alla conferenza di Sangue del mio sangue, terzo film italiano in concorso che abbiamo visto in mattinata: sia perché con il regista Marco Bellocchio ci sono anche il figlio Piergiorgio e la figlia Elena, che recitano nel film ambientato nel 600 e poi ai giorni nostri, sia perché riappare Alba Rohrwacher, già vista a Venezia nei giorni scorsi per Viva la sposa di Ascanio Celestini e nel corto della sorella Alice presentato alle giornate degli Autori all'evento Miu Miu women's talea
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Il film "Sangue del mio sangue" @ Venezia 72
Ultimo film italiano in concorso, "Sangue del mio sangue" di Marco Bellocchio lascia la sala interdetta tra fischi e applausi. La storia è ambientata a Bobbio e si svolge in due momenti temporali ben distinti: fine '500 e i giorni nostri. Nel '500 una monaca seduttrice deve dichiararsi innocente e per espiare le sue colpe viene murata viva. Nei giorni nostri invece il conte (che Bellocchio suggerisce solo sia un vampiro) deve salvare il convento in cui è nascosto. Anche Giovanna dell'Università degli studi di Salerno è rimasta un po interdetta dalla proiezione e suggerisce di rivedere il film per poterlo comprendere meglio. Tutto sommato il film, però, si merita un 25
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Ultimo film italiano in concorso, "Sangue del mio sangue" di Marco Bellocchio lascia la sala interdetta tra fischi e applausi. La storia è ambientata a Bobbio e si svolge in due momenti temporali ben distinti: fine '500 e i giorni nostri. Nel '500 una monaca seduttrice deve dichiararsi innocente e per espiare le sue colpe viene murata viva. Nei giorni nostri invece il conte (che Bellocchio suggerisce solo sia un vampiro) deve salvare il convento in cui è nascosto. Anche Giovanna dell'Università degli studi di Salerno è rimasta un po interdetta dalla proiezione e suggerisce di rivedere il film per poterlo comprendere meglio. Tutto sommato il film, però, si merita un 25
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Il film "Anomalisa" @ Venezia 72
La settima giornata di mostra inizia bene, con l'originale film d'animazione Anomalisa di Charlie Kaufman e Duke Jonhson, sui quali avevamo in effetti buone aspettative: un motivatore americano del settore customer care in viaggio di lavoro è in crisi d'identità perché le persone che gli stanno vicino sembrano tutte uguali finché non incontra Lisa, che ha una caratteristica che la distingue da tutte le altre donne. Emiliano Dal Toso di Ciak nota che le tradizionali "ossessioni" di Kaufmann sono illustrate bene nella nuova forma dell'animazione, molto curata dal punto di vista tecnico. Anche noi troviamo che sia molto godibile e che le aspettative non siano state deluse: un 28 per cominciare la giornata se lo merita tutto.
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La settima giornata di mostra inizia bene, con l'originale film d'animazione Anomalisa di Charlie Kaufman e Duke Jonhson, sui quali avevamo in effetti buone aspettative: un motivatore americano del settore customer care in viaggio di lavoro è in crisi d'identità perché le persone che gli stanno vicino sembrano tutte uguali finché non incontra Lisa, che ha una caratteristica che la distingue da tutte le altre donne. Emiliano Dal Toso di Ciak nota che le tradizionali "ossessioni" di Kaufmann sono illustrate bene nella nuova forma dell'animazione, molto curata dal punto di vista tecnico. Anche noi troviamo che sia molto godibile e che le aspettative non siano state deluse: un 28 per cominciare la giornata se lo merita tutto.
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Il film "Viva la Sposa!" @ Venezia 72
Viva la Sposa, un film di Ascanio Celestini candidato alla dodicesima edizione della Giornata degli Autori, è un lungometraggio che affronta il tema ideale tra sogno e realtà. Dalle connotazioni a tratti teatrali, il film viene raccontato dal regista attraverso un linguaggio narrativo in pieno stile road movie, attraverso cui ci racconta le vite dei personaggi come storie di vita vera, accomunate dalla difficoltà del vivere. In questo contesto il titolo Viva la Sposa, si inserisce per offrire a ciascuno di loro lo spunto di sopravvivenza, che si materializza nell’immagine di questa sposa che a sua volta è in vacanza nella città di Roma . Seppur sia stata apprezzata la volontà del regista di parlarci di una tematica così attuale e necessaria, è pur vero che, come dice Michele "il messaggio del regista è offuscato da una struttura che non sa comunicare". Pertanto, il nostro giudizio su Celestini è 20.
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Viva la Sposa, un film di Ascanio Celestini candidato alla dodicesima edizione della Giornata degli Autori, è un lungometraggio che affronta il tema ideale tra sogno e realtà. Dalle connotazioni a tratti teatrali, il film viene raccontato dal regista attraverso un linguaggio narrativo in pieno stile road movie, attraverso cui ci racconta le vite dei personaggi come storie di vita vera, accomunate dalla difficoltà del vivere. In questo contesto il titolo Viva la Sposa, si inserisce per offrire a ciascuno di loro lo spunto di sopravvivenza, che si materializza nell’immagine di questa sposa che a sua volta è in vacanza nella città di Roma . Seppur sia stata apprezzata la volontà del regista di parlarci di una tematica così attuale e necessaria, è pur vero che, come dice Michele "il messaggio del regista è offuscato da una struttura che non sa comunicare". Pertanto, il nostro giudizio su Celestini è 20.
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Il film "Abluka" @ Venezia 72
A concludere la settima giornata della mostra c’è il film turco in concorso Abluka di Emin Alper. Fa da sfondo alla storia una fredda Istanbul difficile da riconoscere nei quartieri grigi e poveri, dove il detenuto Kadir ha la possibilità di scontare gli ultimi due anni di carcere in libertà condizionata a patto di raccogliere indizi contro i terroristi per i servizi segreti facendo l’operatore ecologico in un quartiere a rischio. La sua strada incrocia quella del fratello perso di vista da anni, che si dimostra però poco incline a riallacciare i rapporti e sembra nascondere qualcosa. La ricerca di prove contro potenziali terroristi e quella di una relazione più intima con il fratello si incrociano nella testa di Kadir in un crescendo di tensione e misteri, che però si traduce in azioni dal ritmo poco efficace e spesso difficili da seguire per lo spettatore. Nino Petrone, giornalista in pensione, pur trovando che non tutti i passaggi della trama siano comprensibili, lo definisce un ottimo film, dove il regista ha saputo mescolare bene i momenti di realtà, allucinazione, paranoia e follia (quest’ultima è la traduzione italiana del titolo). Nell’economia generale dei film in concorso a Venezia 72 è un’opera ben costruita, al quale finiamo per assegnare un buon 27.
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A concludere la settima giornata della mostra c’è il film turco in concorso Abluka di Emin Alper. Fa da sfondo alla storia una fredda Istanbul difficile da riconoscere nei quartieri grigi e poveri, dove il detenuto Kadir ha la possibilità di scontare gli ultimi due anni di carcere in libertà condizionata a patto di raccogliere indizi contro i terroristi per i servizi segreti facendo l’operatore ecologico in un quartiere a rischio. La sua strada incrocia quella del fratello perso di vista da anni, che si dimostra però poco incline a riallacciare i rapporti e sembra nascondere qualcosa. La ricerca di prove contro potenziali terroristi e quella di una relazione più intima con il fratello si incrociano nella testa di Kadir in un crescendo di tensione e misteri, che però si traduce in azioni dal ritmo poco efficace e spesso difficili da seguire per lo spettatore. Nino Petrone, giornalista in pensione, pur trovando che non tutti i passaggi della trama siano comprensibili, lo definisce un ottimo film, dove il regista ha saputo mescolare bene i momenti di realtà, allucinazione, paranoia e follia (quest’ultima è la traduzione italiana del titolo). Nell’economia generale dei film in concorso a Venezia 72 è un’opera ben costruita, al quale finiamo per assegnare un buon 27.
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Il film "Non essere cattivo" @ Venezia 72
All'uscita dalla proiezione di Non Essere Cattivo, film in concorso, Claudio Di Biagio di Best movie ci ha spiegato perché secondo lui il film di Claudio Caligari alza il livello della mostra, al giro di boa della seconda settimana. Ci siamo trovate d'accordo con lui; il film esce postumo, dopo mille difficoltà e grazie all'aiuto del produttore e amico del regista, Valerio Mastandrea. Non delude, anzi, come già avevano fatto Amore Tossico e L'odore della Notte prova a raccontare in maniera diversa la tossicodipendenza, gli affetti, le difficoltà di due ragazzi di strada, Vittorio e Cesare. Sembra destinato a diventare un cult come i suoi predecessori, non tanto per la scomparsa del regista, quanto per il modo assolutamente schietto e allo stesso tempo scanzonato di porre davanti agli occhi dello spettatore situazioni al limite, fargliele accettare, capire. Proviamo a rimanere distaccate e gli firmiamo un bel 29.
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All'uscita dalla proiezione di Non Essere Cattivo, film in concorso, Claudio Di Biagio di Best movie ci ha spiegato perché secondo lui il film di Claudio Caligari alza il livello della mostra, al giro di boa della seconda settimana. Ci siamo trovate d'accordo con lui; il film esce postumo, dopo mille difficoltà e grazie all'aiuto del produttore e amico del regista, Valerio Mastandrea. Non delude, anzi, come già avevano fatto Amore Tossico e L'odore della Notte prova a raccontare in maniera diversa la tossicodipendenza, gli affetti, le difficoltà di due ragazzi di strada, Vittorio e Cesare. Sembra destinato a diventare un cult come i suoi predecessori, non tanto per la scomparsa del regista, quanto per il modo assolutamente schietto e allo stesso tempo scanzonato di porre davanti agli occhi dello spettatore situazioni al limite, fargliele accettare, capire. Proviamo a rimanere distaccate e gli firmiamo un bel 29.
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Il film "Rabin - the last day" @ Venezia 72
Il settimo giorno di mostra si apre con un problema tecnico. La proiezione di Rabin - the last day di Amos Gitai viene infatti interrotta dopo un quarto d'ora per la mancanza di sottotitoli che hanno visto molte persone lasciare la sala e ritardare la proiezione di un film già di per sé lungo. Il regista descrive la personalità e gli ultimi giorni di vita di Yitzhak Rabin, il primo ministro israeliano che fu assassinato il 4 novembre del 1995. Nonostante Gitai sia evidentemente di parte, il film mantiene una posizione neutra presentando sia le idee pacifiste per la riunificazione dello stato di Israele, sia le controversie che queste sue idee creavano.
Anche Gitai riconferma l'andamento piatto di questa mostra. Nessun picco in positivo e svariati picchi in negativo che fanno guadagnare al film israeliano un 25.
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Il settimo giorno di mostra si apre con un problema tecnico. La proiezione di Rabin - the last day di Amos Gitai viene infatti interrotta dopo un quarto d'ora per la mancanza di sottotitoli che hanno visto molte persone lasciare la sala e ritardare la proiezione di un film già di per sé lungo. Il regista descrive la personalità e gli ultimi giorni di vita di Yitzhak Rabin, il primo ministro israeliano che fu assassinato il 4 novembre del 1995. Nonostante Gitai sia evidentemente di parte, il film mantiene una posizione neutra presentando sia le idee pacifiste per la riunificazione dello stato di Israele, sia le controversie che queste sue idee creavano.
Anche Gitai riconferma l'andamento piatto di questa mostra. Nessun picco in positivo e svariati picchi in negativo che fanno guadagnare al film israeliano un 25.
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La conferenza stampa di "Non essere cattivo" e "Rabin, the last day" @ Venezia 72
Un collegamento per due conferenze stampa: la prima è quella di "Non essere cattivo" film di Claudio Caligari uscito postumo e quindi con la (purtroppo) particolarità di non avere il regista in sala; Valerio Mastandrea, che ha prodotto il film e grande amico di Caligari, ha risposto alla maggior parte delle domande. La seconda è quella di "Rabin, the last day" dove sono state rivolte al regista Amos Gitai molte domande di stampo politico
In chiusura, piacevolissima digressione sulla qualità dei krapfen in zona Lido
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Un collegamento per due conferenze stampa: la prima è quella di "Non essere cattivo" film di Claudio Caligari uscito postumo e quindi con la (purtroppo) particolarità di non avere il regista in sala; Valerio Mastandrea, che ha prodotto il film e grande amico di Caligari, ha risposto alla maggior parte delle domande. La seconda è quella di "Rabin, the last day" dove sono state rivolte al regista Amos Gitai molte domande di stampo politico
In chiusura, piacevolissima digressione sulla qualità dei krapfen in zona Lido
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Il film "Man Down" @ Venezia 72
Dito Montiel torna a lavorare con Shia Labeouf in questo Man Down, girato in soli 24 giorni, per lasciarlo sporco, realistico, autentico; così come lo stesso regista lo immaginava. In apparenza il protagonista Gabriel è un ex marine in difficoltà che tenta disperatamente di tornare dalla sua famiglia. Il mondo è oggettivamente cambiato, come in seguito ad un'apocalisse. Grazie al personaggio chiave interpretato da Gary Oldman e ai continui flashback del protagonista si scoprirà una lettura del tutto inaspettata della vicenda. Sala piena e applausi a scena aperta. Gli attori, presenti alla proiezione, hanno dimostrato la loro grande emozione alla visione della pellicola. Si riaccendono le luci e tutti i vari interpreti si abbracciano, visibilmente commossi. Sicuramente un finale inaspettato che la nostra ospite Mariachiara, fan di Shia, ha apprezzato. Anche a noi ha lasciato un bel ricordo. Infatti il film si merita un onesto 26.
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Dito Montiel torna a lavorare con Shia Labeouf in questo Man Down, girato in soli 24 giorni, per lasciarlo sporco, realistico, autentico; così come lo stesso regista lo immaginava. In apparenza il protagonista Gabriel è un ex marine in difficoltà che tenta disperatamente di tornare dalla sua famiglia. Il mondo è oggettivamente cambiato, come in seguito ad un'apocalisse. Grazie al personaggio chiave interpretato da Gary Oldman e ai continui flashback del protagonista si scoprirà una lettura del tutto inaspettata della vicenda. Sala piena e applausi a scena aperta. Gli attori, presenti alla proiezione, hanno dimostrato la loro grande emozione alla visione della pellicola. Si riaccendono le luci e tutti i vari interpreti si abbracciano, visibilmente commossi. Sicuramente un finale inaspettato che la nostra ospite Mariachiara, fan di Shia, ha apprezzato. Anche a noi ha lasciato un bel ricordo. Infatti il film si merita un onesto 26.
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Il film "The endless river" @ Venezia 72
The endless river non conquista ancora il pubblico. Il film del registra americano Oliver Hermanus, in concorso nel sesto giorno di mostra, ha come trama la storia di un francese che vive in una fattoria del Riviersonderend, in Sud Africa. Il protagonista subisce il dramma in cui la sua intera famiglia da parte di tre uomini appartenenti ad un gruppo gangster in modo violento e macabro. La storia inizia a prendere una piega inaspettata grazie a una confessione del commissario di polizia al protagonista si rivolge per le indagini. Una scheda che identifica il potenziale indiziato dell’omicidio, coincide con il marito di una giovane cameriera che diventerà la coprotagonista di questa pellicola. Il prinicale indiziato viene a sua volta ucciso durante un tentativo di rapina. I due protagonisti, legati dalle loro personali tragedie, cominciano a gravitare l’una verso l’altro. Una storia che nel complesso potrebbe raccontare molto ma che, anche secondo il nostro intervistato Jonn Bleasdale di Cinevue, perde nella sua struttura ripetitiva e a tratti scarsa. Il nostro voto riprende un po' il periodo scolastico: è intelligente ma non si applica.
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The endless river non conquista ancora il pubblico. Il film del registra americano Oliver Hermanus, in concorso nel sesto giorno di mostra, ha come trama la storia di un francese che vive in una fattoria del Riviersonderend, in Sud Africa. Il protagonista subisce il dramma in cui la sua intera famiglia da parte di tre uomini appartenenti ad un gruppo gangster in modo violento e macabro. La storia inizia a prendere una piega inaspettata grazie a una confessione del commissario di polizia al protagonista si rivolge per le indagini. Una scheda che identifica il potenziale indiziato dell’omicidio, coincide con il marito di una giovane cameriera che diventerà la coprotagonista di questa pellicola. Il prinicale indiziato viene a sua volta ucciso durante un tentativo di rapina. I due protagonisti, legati dalle loro personali tragedie, cominciano a gravitare l’una verso l’altro. Una storia che nel complesso potrebbe raccontare molto ma che, anche secondo il nostro intervistato Jonn Bleasdale di Cinevue, perde nella sua struttura ripetitiva e a tratti scarsa. Il nostro voto riprende un po' il periodo scolastico: è intelligente ma non si applica.
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Il film "Pecore in Erba" @ Venezia 72
Pecore in erba, in concorso per la sezione Orizzonti, è l'esordio alla regia di Aberto Caviglia che decide di conquistare il pubblico con il tema dell’antisemitismo di fine anni ‘90, con un linguaggio narrativo completamente unico ed efficace che vuole andare al di là della polemica, e ci riesce. Attraverso la forma narrativa del paradosso applicata al mockumentary un genere poco pratico in Italia il regista vuole stimolare lo spettatore sul tema raccontato attraverso la storia di Leonardo Zuliani, un attivista per i diritti civili che fin dalla più tenera infanzia sente dentro di sé una spinta ad impegnarsi affinché qualsiasi forma di antisemitismo potesse esprimersi liberamente senza alcuna interdizione. Il fine è quello di mettere in luce una stortura ideologica, ribaltando l’assunto come ha fatto in passato la letteratura con dei classici rimasti nella storia. Nel suo complesso è un prodotto ben riuscito e soddisfacente che finalmente si aggiudica un bel 30!
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Pecore in erba, in concorso per la sezione Orizzonti, è l'esordio alla regia di Aberto Caviglia che decide di conquistare il pubblico con il tema dell’antisemitismo di fine anni ‘90, con un linguaggio narrativo completamente unico ed efficace che vuole andare al di là della polemica, e ci riesce. Attraverso la forma narrativa del paradosso applicata al mockumentary un genere poco pratico in Italia il regista vuole stimolare lo spettatore sul tema raccontato attraverso la storia di Leonardo Zuliani, un attivista per i diritti civili che fin dalla più tenera infanzia sente dentro di sé una spinta ad impegnarsi affinché qualsiasi forma di antisemitismo potesse esprimersi liberamente senza alcuna interdizione. Il fine è quello di mettere in luce una stortura ideologica, ribaltando l’assunto come ha fatto in passato la letteratura con dei classici rimasti nella storia. Nel suo complesso è un prodotto ben riuscito e soddisfacente che finalmente si aggiudica un bel 30!
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Il film "Montanha" @ Venezia 72
Montanha dell'esordiente João Salaviza in concorso alla Settimana internazionale della critica riconferma il trend di quest'anno di film di difficile digestione. La pellicola è uno spaccato della vita di un quattordicenne portoghese, che vive fra il desiderio di trasgressione e il rapporto con una madre sbandata. I tempi lunghi e la lentezza della trama hanno purtroppo prevalso sul soggetto e su alcune scelte registiche interessanti.
La sala non ha reagito molto bene, abbandonando la proiezione prima della fine del film, anche se Verdiana da Bari ha concordato con noi. E anche Chiara ha avuto difficoltà nel trovare un ospite per commentare con noi il film e il voto non va oltre il 21.
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Montanha dell'esordiente João Salaviza in concorso alla Settimana internazionale della critica riconferma il trend di quest'anno di film di difficile digestione. La pellicola è uno spaccato della vita di un quattordicenne portoghese, che vive fra il desiderio di trasgressione e il rapporto con una madre sbandata. I tempi lunghi e la lentezza della trama hanno purtroppo prevalso sul soggetto e su alcune scelte registiche interessanti.
La sala non ha reagito molto bene, abbandonando la proiezione prima della fine del film, anche se Verdiana da Bari ha concordato con noi. E anche Chiara ha avuto difficoltà nel trovare un ospite per commentare con noi il film e il voto non va oltre il 21.
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Il film "A Bigger splash" @ Venezia 72
La quinta giornata del festival inizia male con i fischi ricevuto sia in sala che in conferenza stampa da A bigger splash di Luca Guadagnino. Remake de La piscina (1969) di Jacques Deray, il film racconta le relazioni e i delicati equilibri tra Marianne, Paul, Harry e Penelope. Marianne è una cantante che passa l'estate a Pantelleria per riposarsi dopo il delicato intervento alle core vocali con il compagno Paul. La visita dell'ex amante Harry e la figlia di lui rompono il menage fino al triste epilogo.
La lentezza del film e le inquadrature difficilmente spiegabili fanno guardagnare a Guadagnino una sonora bocciatura: 15/ 30. Un vero peccato per chi, come Guadagnino, ci ha conquistato con Io sono l'amore.
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La quinta giornata del festival inizia male con i fischi ricevuto sia in sala che in conferenza stampa da A bigger splash di Luca Guadagnino. Remake de La piscina (1969) di Jacques Deray, il film racconta le relazioni e i delicati equilibri tra Marianne, Paul, Harry e Penelope. Marianne è una cantante che passa l'estate a Pantelleria per riposarsi dopo il delicato intervento alle core vocali con il compagno Paul. La visita dell'ex amante Harry e la figlia di lui rompono il menage fino al triste epilogo.
La lentezza del film e le inquadrature difficilmente spiegabili fanno guardagnare a Guadagnino una sonora bocciatura: 15/ 30. Un vero peccato per chi, come Guadagnino, ci ha conquistato con Io sono l'amore.
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Il film "El Clan" @ Venezia 72
Prodotto da Pedro Almodovar, El Clan di Pablo Trapero è il secondo film in concorso di domenica 6 settembre. Come per molti film prima di lui, è tratto una storia vera. Il clan del titolo è quello della famiglia Puccio che, guidata dal padre, rapisce persone facoltose con il beneplacito delle istituizioni. Questo sottobosco di piccola criminalità coinvolge tutti i membri della famiglia, in un modo o nell'altro. I figli più grandi sono attivamente parte dei sequesti, mentre moglie e figlie evitano di vedere quello che succede, nonostante la presenza degli ostaggi sia tangibile.
Abbiamo intervistato Maria Pia Fusco, giornalista de La Repubblica, che è stata colpita dal ritmo e dalla recitazione del protagonista Peter Lanzani e ci consiglia di andare a vedere Non essere cattivo di Calligari. Il voto che abbiamo deciso di dare è 26 perché ci è piaciuto il climax nella parte finale.
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Prodotto da Pedro Almodovar, El Clan di Pablo Trapero è il secondo film in concorso di domenica 6 settembre. Come per molti film prima di lui, è tratto una storia vera. Il clan del titolo è quello della famiglia Puccio che, guidata dal padre, rapisce persone facoltose con il beneplacito delle istituizioni. Questo sottobosco di piccola criminalità coinvolge tutti i membri della famiglia, in un modo o nell'altro. I figli più grandi sono attivamente parte dei sequesti, mentre moglie e figlie evitano di vedere quello che succede, nonostante la presenza degli ostaggi sia tangibile.
Abbiamo intervistato Maria Pia Fusco, giornalista de La Repubblica, che è stata colpita dal ritmo e dalla recitazione del protagonista Peter Lanzani e ci consiglia di andare a vedere Non essere cattivo di Calligari. Il voto che abbiamo deciso di dare è 26 perché ci è piaciuto il climax nella parte finale.
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Il film "L'hermine" @ Venezia 72
La quarta giornata della Mostra del cinema si chiude con una commedia francese in concorso, L’hermine di Christian Vincent. Il titolo (in italiano l’ermellino) fa riferimento alla professione del protagonista, Xavier Racine, un giudice presidente di corte d’assise che introduce lo spettatore in un tribunale popolato da personaggi alquanto originali. La durata dell’intero film, infatti, coincide con quella di un processo per omicidio a carico di un padre accusato di aver ucciso la figlia di sette mesi, con le scene in tribunale intervallate da quelle della vita privata del protagonista del giudice Racine, che tra i giurati incontra una donna di cui si era innamorato in passato.
Ed è proprio la leggerezza di questa storia d’amore molto sui generis, unita alla qualità dell’intrattenimento offerto dalla storia, che è piaciuta ad Alexander Edwards, studente del DAMS all’università di Udine. Per noi la commedia è godibile, sono apprezzabili i riferimenti al mondo teatrale, ma più di 25 il film non merita.
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La quarta giornata della Mostra del cinema si chiude con una commedia francese in concorso, L’hermine di Christian Vincent. Il titolo (in italiano l’ermellino) fa riferimento alla professione del protagonista, Xavier Racine, un giudice presidente di corte d’assise che introduce lo spettatore in un tribunale popolato da personaggi alquanto originali. La durata dell’intero film, infatti, coincide con quella di un processo per omicidio a carico di un padre accusato di aver ucciso la figlia di sette mesi, con le scene in tribunale intervallate da quelle della vita privata del protagonista del giudice Racine, che tra i giurati incontra una donna di cui si era innamorato in passato.
Ed è proprio la leggerezza di questa storia d’amore molto sui generis, unita alla qualità dell’intrattenimento offerto dalla storia, che è piaciuta ad Alexander Edwards, studente del DAMS all’università di Udine. Per noi la commedia è godibile, sono apprezzabili i riferimenti al mondo teatrale, ma più di 25 il film non merita.
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Il film "Krigen" @ Venezia 72
Per la sezione Orizzonti, Krigen (A War) del regista danese Tobias Lindholm procede con due storie parallele: quella di Claus, soldato danese in missione in Afghanistan, e quella della sua famiglia, la moglie e i tre figli che aspettano il suo ritorno. Dopo aver preso una decisione difficile in seguito ad un attacco da parte di alcuni talebani, il protagonista subirà un processo. È un film che strizza l'occhio ad American Sniper senza mai decollare, nonostante il regista dia grande importanza ai legami tra i vari personaggi. Sala Darsena piena perchè alla proiezione erano presenti gli attori e il regista, con una standing ovation finale. Il film nonostante tutto è buono ed emoziona la sala e la nostra ospite ?erman, una ragazza turca.
Per noi il voto è 24 per colpa di un soggetto non originalissimo, un nemico che non si vede mai, personaggi che sulla carta potevano sembrare forti, ma poco incisivi quasi "slavati".
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Per la sezione Orizzonti, Krigen (A War) del regista danese Tobias Lindholm procede con due storie parallele: quella di Claus, soldato danese in missione in Afghanistan, e quella della sua famiglia, la moglie e i tre figli che aspettano il suo ritorno. Dopo aver preso una decisione difficile in seguito ad un attacco da parte di alcuni talebani, il protagonista subirà un processo. È un film che strizza l'occhio ad American Sniper senza mai decollare, nonostante il regista dia grande importanza ai legami tra i vari personaggi. Sala Darsena piena perchè alla proiezione erano presenti gli attori e il regista, con una standing ovation finale. Il film nonostante tutto è buono ed emoziona la sala e la nostra ospite ?erman, una ragazza turca.
Per noi il voto è 24 per colpa di un soggetto non originalissimo, un nemico che non si vede mai, personaggi che sulla carta potevano sembrare forti, ma poco incisivi quasi "slavati".
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Il film "The Childhood of a leader" @ Venezia72
The Childhood of a Leader di Brady Corbet è in concorso nella sezione Orizzonti. La storia si svolge in Francia nel 1918 quando un bambino tiene in scacco la sua famiglia con il suo fare molto autoritario e i suoi capricci, fino a trasformarsi poi in un leader dittatoriale. Il film è di difficile digestione con un accompagnamento musicale assordante e un'aura Dark. Anche per Arianna, studentessa del Dams di Padova e in Giuria per la sezione Classici, è confusionario e molto noir.
Per noi il voto a The Childhood of a Leader è un 18 e di merita la sufficienza per l'uso della musica e della fotografia.
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The Childhood of a Leader di Brady Corbet è in concorso nella sezione Orizzonti. La storia si svolge in Francia nel 1918 quando un bambino tiene in scacco la sua famiglia con il suo fare molto autoritario e i suoi capricci, fino a trasformarsi poi in un leader dittatoriale. Il film è di difficile digestione con un accompagnamento musicale assordante e un'aura Dark. Anche per Arianna, studentessa del Dams di Padova e in Giuria per la sezione Classici, è confusionario e molto noir.
Per noi il voto a The Childhood of a Leader è un 18 e di merita la sufficienza per l'uso della musica e della fotografia.
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Il film "L'attesa" @ Venezia72
La mattina del quarto giorno alla Mostra del cinema comincia con il primo film italiano in concorso, L’attesa dell’esordiente Piero Messina: Anna è nella sua casa in Sicilia alle prese con un lutto che non riesce a elaborare quando arriva Jeanne, la fidanzata del figlio, e nei giorni che trascorrono insieme la loro attesa ha due significati molto diversi, fino a che la realtà si impone sulla vita di entrambe.
Alcuni rimandi allo stile di Paolo Sorrentino, di cui Piero Messina è stato aiuto regista, sono evidenti e il film nel complesso piace, con alcune riserve: ad Alberto Cano, tra gli organizzatori del Lago di Como film festival, è piaciuta la scelta di creare uno spazio sospeso di elaborazione del lutto per la donna, e le scelte estetiche a suo parere più profonde di quelle di Sorrentino, ma trova che manchi un po’ di calore alla fine.
Noi apprezziamo l’intensa recitazione di Juliette Binoche (Anna), concordiamo con l’applauso della sala e decidiamo di assegnare un 28 meritato.
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La mattina del quarto giorno alla Mostra del cinema comincia con il primo film italiano in concorso, L’attesa dell’esordiente Piero Messina: Anna è nella sua casa in Sicilia alle prese con un lutto che non riesce a elaborare quando arriva Jeanne, la fidanzata del figlio, e nei giorni che trascorrono insieme la loro attesa ha due significati molto diversi, fino a che la realtà si impone sulla vita di entrambe.
Alcuni rimandi allo stile di Paolo Sorrentino, di cui Piero Messina è stato aiuto regista, sono evidenti e il film nel complesso piace, con alcune riserve: ad Alberto Cano, tra gli organizzatori del Lago di Como film festival, è piaciuta la scelta di creare uno spazio sospeso di elaborazione del lutto per la donna, e le scelte estetiche a suo parere più profonde di quelle di Sorrentino, ma trova che manchi un po’ di calore alla fine.
Noi apprezziamo l’intensa recitazione di Juliette Binoche (Anna), concordiamo con l’applauso della sala e decidiamo di assegnare un 28 meritato.
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Il film "The danish girl" @ Venezia72
The Danish Girl di Tom Hooper divide la redazione, chi lo difende a spada tratta e chi lo accusa di aver rovinato con dei momenti di pura banalità un soggetto splendido che tratta di un tema un po' delicato: il primo artista transgender ambientato negli anni '20 del novecento. Eddie Redmayne, reduce da un Oscar per aver interpretato Stephen Hawking ormai è il preferito della mostra del cinema, che gli dedica sviolinate alla conferenza stampa. Daniele Moro di Mediaset pensa che sia scioccante e che il tema di questo film sia segno di come il mercato americano stia cambiando.
Il film ha diviso la redazione, anche se alla fine la virtù sta nel mezzo e per noi The danish girl è un 26.
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The Danish Girl di Tom Hooper divide la redazione, chi lo difende a spada tratta e chi lo accusa di aver rovinato con dei momenti di pura banalità un soggetto splendido che tratta di un tema un po' delicato: il primo artista transgender ambientato negli anni '20 del novecento. Eddie Redmayne, reduce da un Oscar per aver interpretato Stephen Hawking ormai è il preferito della mostra del cinema, che gli dedica sviolinate alla conferenza stampa. Daniele Moro di Mediaset pensa che sia scioccante e che il tema di questo film sia segno di come il mercato americano stia cambiando.
Il film ha diviso la redazione, anche se alla fine la virtù sta nel mezzo e per noi The danish girl è un 26.
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Il film "Banat - il viaggio" @ Venezia 72
Con Banat - Il viaggio, si apre la 30esima Settimana della Critica che lo giudica "geometrico e sensuale" rispetto a una tematica molto vicina ai nostri giorni. Stiamo parlando dell'opera con cui Adriano Valerio, fotografa una generazione di trentenni in completa crisi economica, sociale e sentimentale che per costruire un proprio futuro arriva a stravolgere anche le consuetudini dei flussi migratori del nostro paese. Da una parte c'è Ivo un trentenne laureato in Agronomia che da San Nicola di Bari, si trasferisce nella regione rurale del Banat in Romania tramite un bando di mobilità della Comunità Europea. Dall'altra Clara, che è appena uscita da una relazione e sta per perdere il lavoro. Entrambi si incontrano per caso e finiscono per innamorarsi proprio mentre le loro strade sono divise dalle loro scelte lavorative. Finiranno per rincontrarsi, ma sarà difficile per loro perseguire la strada della felicità.
Per noi Banat è un 23.
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Con Banat - Il viaggio, si apre la 30esima Settimana della Critica che lo giudica "geometrico e sensuale" rispetto a una tematica molto vicina ai nostri giorni. Stiamo parlando dell'opera con cui Adriano Valerio, fotografa una generazione di trentenni in completa crisi economica, sociale e sentimentale che per costruire un proprio futuro arriva a stravolgere anche le consuetudini dei flussi migratori del nostro paese. Da una parte c'è Ivo un trentenne laureato in Agronomia che da San Nicola di Bari, si trasferisce nella regione rurale del Banat in Romania tramite un bando di mobilità della Comunità Europea. Dall'altra Clara, che è appena uscita da una relazione e sta per perdere il lavoro. Entrambi si incontrano per caso e finiscono per innamorarsi proprio mentre le loro strade sono divise dalle loro scelte lavorative. Finiranno per rincontrarsi, ma sarà difficile per loro perseguire la strada della felicità.
Per noi Banat è un 23.
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Il film "Equals" @ Venezia 72
Il terzo giorno di mostra si chiude con un film che ci trasporta nel futuro distopico e asettico di Equals, dell'americano Drake Doremus: nell'efficientissima società dove "Il Collettivo" controlla ogni aspetto della vita quotidiana degli individui e dove i sentimenti che contraddistinguono gli esseri umani sono trattati come virus per i quali si sta cercando una cura definitiva, Silas (Nicholas Hoult ) e Nia (Kristen Stewart) si scoprono "malati" e addirittura innamorati, ma sempre più decisi a proteggere questa nuova piacevole condizione, contro ogni regola.
Era complessivamente una buona idea, ben raccontata, ma siamo d'accordo con Sebastiano Perulli del web magazine Rumori fuori scena nel dire che il finale, un happy ending immotivato, abbia rovinato decisamente tutto. Il nostro rimandato a settembre non può che essere implacabile.
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Il terzo giorno di mostra si chiude con un film che ci trasporta nel futuro distopico e asettico di Equals, dell'americano Drake Doremus: nell'efficientissima società dove "Il Collettivo" controlla ogni aspetto della vita quotidiana degli individui e dove i sentimenti che contraddistinguono gli esseri umani sono trattati come virus per i quali si sta cercando una cura definitiva, Silas (Nicholas Hoult ) e Nia (Kristen Stewart) si scoprono "malati" e addirittura innamorati, ma sempre più decisi a proteggere questa nuova piacevole condizione, contro ogni regola.
Era complessivamente una buona idea, ben raccontata, ma siamo d'accordo con Sebastiano Perulli del web magazine Rumori fuori scena nel dire che il finale, un happy ending immotivato, abbia rovinato decisamente tutto. Il nostro rimandato a settembre non può che essere implacabile.
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Il film "Mountain" @ Venezia 72
Assistiamo alla proiezione di Mountain, film della sezione Orizzonti della regista israeliana Yaelle Kayam, con il cast presente e applauditissimo in sala. La storia di un donna ebrea che va a vivere con l'intera famiglia, molto devota, in una casa che confina con il cimitero ebraico sul Monte degli Ulivi a Gerusalemme, e che a partire da questo luogo così carico di significati si scopre sempre più divisa tra le proprie esigenze di donna e moglie e il rapporto freddo e insoddisfacente con il marito, è ricca di simboli molto apprezzati da Paola Dei, psicanalista e giornalista del quotidiano Il cittadino on line: la scissione della donna in una specie di dottor Jekyll e mister Hyde, la ricerca di trasgressione di notte e quella di sicurezza di giorno, i riti di purificazione a cui si sottopone la protagonista, per arrivare al finale che lascia intravedere una "soluzione" terribile per la sua crisi senza però svelarne gli esiti. Forse addirittura troppi temi che non lasciano spazio all'azione e a una buona storia, motivo per cui il film finisce per meritarsi solo un 21.
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Assistiamo alla proiezione di Mountain, film della sezione Orizzonti della regista israeliana Yaelle Kayam, con il cast presente e applauditissimo in sala. La storia di un donna ebrea che va a vivere con l'intera famiglia, molto devota, in una casa che confina con il cimitero ebraico sul Monte degli Ulivi a Gerusalemme, e che a partire da questo luogo così carico di significati si scopre sempre più divisa tra le proprie esigenze di donna e moglie e il rapporto freddo e insoddisfacente con il marito, è ricca di simboli molto apprezzati da Paola Dei, psicanalista e giornalista del quotidiano Il cittadino on line: la scissione della donna in una specie di dottor Jekyll e mister Hyde, la ricerca di trasgressione di notte e quella di sicurezza di giorno, i riti di purificazione a cui si sottopone la protagonista, per arrivare al finale che lascia intravedere una "soluzione" terribile per la sua crisi senza però svelarne gli esiti. Forse addirittura troppi temi che non lasciano spazio all'azione e a una buona storia, motivo per cui il film finisce per meritarsi solo un 21.
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Il film "Boi Neon" @ Venezia 72
Sala piena per Boi Neon di Gabriel Mascaro per la sezione Orizzonti, film ambientato nel microcosmo dei tornei itineranti Vaquejadas, nel sud del Brasile. Iremar, il protagonista, fa il mandriano ma sogna di cucire vestiti. In effetti, già crea i costumi di scena della ballerina degli spettacoli notturni di questo "carrozzone" di personaggi improbabili, uniti come una famiglia, spinti dalla necessità. Abbiamo sicuramente apprezzato il soggetto molto originale e lo stile registico indipendente, che guida lo spettatore all'interno della quotidianità improbabile dei personaggi, funestata da piccoli drammi e continue contraddizioni.
La cosa che forse ha scandalizzato la sala e sicuramente la nostra ospite Carla, spegnendo quasi subito gli applausi alla fine della proiezione, è la fisicità quasi disturbante di acune scene, rese però visivamente molto godibili dal punto di vista fotografico. Boi Neon per noi è un 20 penalizzato dal fatto di non aver preso una direzione precisa, anche se, vista la complessità del film, merita sicuramente una seconda occasione.
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Sala piena per Boi Neon di Gabriel Mascaro per la sezione Orizzonti, film ambientato nel microcosmo dei tornei itineranti Vaquejadas, nel sud del Brasile. Iremar, il protagonista, fa il mandriano ma sogna di cucire vestiti. In effetti, già crea i costumi di scena della ballerina degli spettacoli notturni di questo "carrozzone" di personaggi improbabili, uniti come una famiglia, spinti dalla necessità. Abbiamo sicuramente apprezzato il soggetto molto originale e lo stile registico indipendente, che guida lo spettatore all'interno della quotidianità improbabile dei personaggi, funestata da piccoli drammi e continue contraddizioni.
La cosa che forse ha scandalizzato la sala e sicuramente la nostra ospite Carla, spegnendo quasi subito gli applausi alla fine della proiezione, è la fisicità quasi disturbante di acune scene, rese però visivamente molto godibili dal punto di vista fotografico. Boi Neon per noi è un 20 penalizzato dal fatto di non aver preso una direzione precisa, anche se, vista la complessità del film, merita sicuramente una seconda occasione.
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Il film "Italian Gangsters" @ Venezia 72
Un film italiano per iniziare il pomeriggio della terza giornata di mostra. Una pellicola che vuole analizzare la vita dei grandi criminali dell'Italia dopo la seconda guerra mondiale, un viaggio attraverso la cronaca nostrana. Raccontato con maestria da attori che ci fanno rivivere la vita di questi volti che hanno fatto la storia della cronaca italiana. Delia di Cattleya ci racconta come il film, arricchito con immagini di repertorio e parti di film ci trasporta nella vera realtà senza divinizzare questi personaggi. Il nostro voto comunque è un 18: la storia è entusiasmante ma il regista Renato de Maria non riesce a catturare con verve la loro identità.
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Un film italiano per iniziare il pomeriggio della terza giornata di mostra. Una pellicola che vuole analizzare la vita dei grandi criminali dell'Italia dopo la seconda guerra mondiale, un viaggio attraverso la cronaca nostrana. Raccontato con maestria da attori che ci fanno rivivere la vita di questi volti che hanno fatto la storia della cronaca italiana. Delia di Cattleya ci racconta come il film, arricchito con immagini di repertorio e parti di film ci trasporta nella vera realtà senza divinizzare questi personaggi. Il nostro voto comunque è un 18: la storia è entusiasmante ma il regista Renato de Maria non riesce a catturare con verve la loro identità.
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Il film "Black Mass" @ Venezia 72
Con il secondo film della giornata torniamo a Boston, già ambientazione di Spotlight: Black Mass di Scott Cooper, fuori concorso, è un classico gangster movie con l'attesissimo Johnny Depp quasi irriconoscibile nei panni del terribile mafioso Jimmy Bugler protetto per anni da un agente dell'FBI. Non ci ha convinte e anche Fabio di Gazzetta TV trova che non ci sia niente di nuovo, nemmeno la recitazione di Depp che noi avremmo salvato. La conclusione è che più di 24 questo film non merita.
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Con il secondo film della giornata torniamo a Boston, già ambientazione di Spotlight: Black Mass di Scott Cooper, fuori concorso, è un classico gangster movie con l'attesissimo Johnny Depp quasi irriconoscibile nei panni del terribile mafioso Jimmy Bugler protetto per anni da un agente dell'FBI. Non ci ha convinte e anche Fabio di Gazzetta TV trova che non ci sia niente di nuovo, nemmeno la recitazione di Depp che noi avremmo salvato. La conclusione è che più di 24 questo film non merita.
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Il film "Marguerite" @ Venezia 72
Il primo di film del terzo giorno è Marguerite del francese Xavier Giannoli: parla di una nobildonna francese stonatissima che però ama cantare e che nessuno ha il coraggio di deludere, primo fra tutti il marito che ama non ricambiata. Un dramedy che Massimo Caminiti di Cin & media ha trovato equilibrato e godibile e che anche noi abbiamo apprezzato per l'umorismo e la dolcezza di alcuni momenti: è complessivamente promosso con 27
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Il primo di film del terzo giorno è Marguerite del francese Xavier Giannoli: parla di una nobildonna francese stonatissima che però ama cantare e che nessuno ha il coraggio di deludere, primo fra tutti il marito che ama non ricambiata. Un dramedy che Massimo Caminiti di Cin & media ha trovato equilibrato e godibile e che anche noi abbiamo apprezzato per l'umorismo e la dolcezza di alcuni momenti: è complessivamente promosso con 27
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Il film "Francofonia" @ Venezia 72
Il terzo film in concorso porta a Venezia un ritorno eccellente, quello del regista russo Aleksandr Sokurov, già Leone d'oro nel 2011 con Faust. Francofonia è un omaggio alla storia del Louvre e alla collaborazione riuscita del 1940 tra il direttore Jacques Jaujard e il nazista Franz Wolff-Metternich per salvaguardare i suoi tesori nel difficile periodo della guerra.
La ricostruzione storica narrata in sottofondo dallo stesso Sokurov è però davvero di difficile metabolizzazione e Giovanni Natoli, de La Voce di Venezia, apprezza la riflessione sulla complessità del rapporto tra arte e guerra (i musei diventano baluardo di difesa dell'identità nazionale) ma boccia altre cose, tra cui le figure caricaturali di Napoleone e della Marianna che tornano a più riprese.
Per noi la riflessione non basta a salvarlo, e Francofonia diventa così il primo rimandato a gennaio di Venezia72.
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Il terzo film in concorso porta a Venezia un ritorno eccellente, quello del regista russo Aleksandr Sokurov, già Leone d'oro nel 2011 con Faust. Francofonia è un omaggio alla storia del Louvre e alla collaborazione riuscita del 1940 tra il direttore Jacques Jaujard e il nazista Franz Wolff-Metternich per salvaguardare i suoi tesori nel difficile periodo della guerra.
La ricostruzione storica narrata in sottofondo dallo stesso Sokurov è però davvero di difficile metabolizzazione e Giovanni Natoli, de La Voce di Venezia, apprezza la riflessione sulla complessità del rapporto tra arte e guerra (i musei diventano baluardo di difesa dell'identità nazionale) ma boccia altre cose, tra cui le figure caricaturali di Napoleone e della Marianna che tornano a più riprese.
Per noi la riflessione non basta a salvarlo, e Francofonia diventa così il primo rimandato a gennaio di Venezia72.
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Il film "Lolo" e i corti "Miu Miu Tales" @ Venezia 72
Nel pomeriggio del secondo giorno assistiamo alla proiezione delle prime Miu Miu Women's tales, evento speciale delle Giornate degli autori dedicato alle opere di alcune registe internazionali che raccontano il mondo della creatività femminile. Due i cortometraggi: TheDjess di Alice Rohrwacher, con la sorella Alba che recita in un linguaggio inventato e un abito dotato di volontà propria e Les 3 Boutons, della regista ultraottantenne Agnès Varda, sul viaggio nei desideri di crescita della giovanissima Jasmine. Si ride nella commedia Lolo di Julie Delpy con protagonista una quarantenne in cerca di una relazione sentimentale stabile e il figlio ventenne con complesso di Edipo che fa scappare tutti i potenziali candidati.
Alessandro Bressanello di Produzioni Teatrali Veneziane apprezza la creatività, lo stile e l'umorismo delle tre opere (con un debole per Julie Delpy) e noi concordiamo promuovendole con un 28 complessivo.
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Nel pomeriggio del secondo giorno assistiamo alla proiezione delle prime Miu Miu Women's tales, evento speciale delle Giornate degli autori dedicato alle opere di alcune registe internazionali che raccontano il mondo della creatività femminile. Due i cortometraggi: TheDjess di Alice Rohrwacher, con la sorella Alba che recita in un linguaggio inventato e un abito dotato di volontà propria e Les 3 Boutons, della regista ultraottantenne Agnès Varda, sul viaggio nei desideri di crescita della giovanissima Jasmine. Si ride nella commedia Lolo di Julie Delpy con protagonista una quarantenne in cerca di una relazione sentimentale stabile e il figlio ventenne con complesso di Edipo che fa scappare tutti i potenziali candidati.
Alessandro Bressanello di Produzioni Teatrali Veneziane apprezza la creatività, lo stile e l'umorismo delle tre opere (con un debole per Julie Delpy) e noi concordiamo promuovendole con un 28 complessivo.
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