Caccia Al Fotone
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Interferenze Scientifiche in Creative Commons
http://caccialfotone.wordpress.com/
Autore: Fabio De Sicot
Ultimo episodio: 14/05/11 23:00
Aggiornamento: 04/11/23 6:43 (Aggiorna adesso)
s06xe200 – My only friend, the end
Ultima puntata. Grazie a tutti!!
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Ultima puntata. Grazie a tutti!!
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s06xe199 – Per una goccia in più
Uno dei problemi più stringenti della nostra società moderna sarà il definitivo (si spera) passaggio dalle fonti fossili alle fonti rinnovabili. Come noto, la fonte universalmente più utilizzata è il petrolio, e proprio su questa fonte si centrano centinaia e centinaia di studi per capire quanto ne sia rimasto, e per quanto tempo ancora potremo utilizzarlo. La teoria standard (meglio nota come “teoria biologica“) dice che materiali come il petrolio si formarono nella crosta terrestre grazie alla decomposizione di materiale organico. In realtà, dagli anni ’40, avanza un’altra teoria (la “teoria abiogenica“), cioè quella che ipotizza la formazione del petrolio attraverso reazioni fra rocce ed acqua che avverrebbero nella zona del mantello litosferico. - Intervista al dott. Leonardo Spanu, del dipartimento di chimica dell’università di Davis, in California.
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Uno dei problemi più stringenti della nostra società moderna sarà il definitivo (si spera) passaggio dalle fonti fossili alle fonti rinnovabili. Come noto, la fonte universalmente più utilizzata è il petrolio, e proprio su questa fonte si centrano centinaia e centinaia di studi per capire quanto ne sia rimasto, e per quanto tempo ancora potremo utilizzarlo. La teoria standard (meglio nota come “teoria biologica“) dice che materiali come il petrolio si formarono nella crosta terrestre grazie alla decomposizione di materiale organico. In realtà, dagli anni ’40, avanza un’altra teoria (la “teoria abiogenica“), cioè quella che ipotizza la formazione del petrolio attraverso reazioni fra rocce ed acqua che avverrebbero nella zona del mantello litosferico. - Intervista al dott. Leonardo Spanu, del dipartimento di chimica dell’università di Davis, in California.
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s06xe198 - Higgs: chi l'ha visto?
Qualche giorno fa la blogosfera scientifica aveva un sobbalzo: sul celebre blog di Peter Woit Not Even Wrong, appariva un commento dall' utente anonimo Higgs? (nomen omen). Riportava una internal note di ATLAS: Abstract Motivated by the result of the Higgs boson candidates at LEP with a mass of about 115~GeV/ c2, the observation given in ATLAS note ATL-COM-PHYS-2010-935 (November 18, 2010) and the publication “Production of isolated Higgs particle at the Large Hadron Collider Physics". In parole povere? La scoperta del segnale definitivo che attesterebbe la presenza ufficiale e (finalmente) definitiva del bosone di Higgs. Vero? Falso? Non lo sappiamo. Per ora le ipotesi portano a dire che il segnale altro non è che rumore di fondo dello strumento. E se non fosse così? - Intervista al dott. Tommaso Dorigo, fisico sperimentale, e autore del blog A quantum diaries survivor. Stay Tuned!
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Qualche giorno fa la blogosfera scientifica aveva un sobbalzo: sul celebre blog di Peter Woit Not Even Wrong, appariva un commento dall' utente anonimo Higgs? (nomen omen). Riportava una internal note di ATLAS: Abstract Motivated by the result of the Higgs boson candidates at LEP with a mass of about 115~GeV/ c2, the observation given in ATLAS note ATL-COM-PHYS-2010-935 (November 18, 2010) and the publication “Production of isolated Higgs particle at the Large Hadron Collider Physics". In parole povere? La scoperta del segnale definitivo che attesterebbe la presenza ufficiale e (finalmente) definitiva del bosone di Higgs. Vero? Falso? Non lo sappiamo. Per ora le ipotesi portano a dire che il segnale altro non è che rumore di fondo dello strumento. E se non fosse così? - Intervista al dott. Tommaso Dorigo, fisico sperimentale, e autore del blog A quantum diaries survivor. Stay Tuned!
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s06xe197 – Per un pugno di neuroni
Secondo le stime più accreditate, esisterebbero nel nostro cervello più di 100 miliardi di neuroni. Un numero da capogiro, se pensiamo a quante connessioni essi realizzano in brevissimi intervalli di tempo, e a quante operazioni essi eseguono contemporaneamente (e in parallelo) le une alle altre. In fondo questo fa parte del fascino della nostra mente, e contribuisce ad arricchire di mistero l’organo più importante del nostro corpo. Una domanda su tutte: come si fa a schematizzare e/ o rappresentare un insieme di connessioni così ramificate? - Intervista al prof. Michele Giugliano, docente presso il gruppo di ricerca in Neurobiologia Teorica e Neuroingegneria, al Dipartimento di Scienze Biomediche, dell’Università di Anversa
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Secondo le stime più accreditate, esisterebbero nel nostro cervello più di 100 miliardi di neuroni. Un numero da capogiro, se pensiamo a quante connessioni essi realizzano in brevissimi intervalli di tempo, e a quante operazioni essi eseguono contemporaneamente (e in parallelo) le une alle altre. In fondo questo fa parte del fascino della nostra mente, e contribuisce ad arricchire di mistero l’organo più importante del nostro corpo. Una domanda su tutte: come si fa a schematizzare e/ o rappresentare un insieme di connessioni così ramificate? - Intervista al prof. Michele Giugliano, docente presso il gruppo di ricerca in Neurobiologia Teorica e Neuroingegneria, al Dipartimento di Scienze Biomediche, dell’Università di Anversa
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s06xe196 – Dedicata ad Eluana
Era il 9 febbraio 2009, e dopo una storia di sofferenze durata ben 17 anni, la vita di Eluana Englaro si spense nella casa di riposo La Quiete nella città di Udine. La sua esistenza, dopo l’incidente stradale avvenuto il 18 gennaio 1992, prese una piega particolare e simbolica, e le battaglie per una dolce morte realizzate dal coraggioso padre Beppino diventarono di importanza nazionale, sviluppando così un dibattito sociale e politico sul cosidetto testamento biologico. Chi deve decidere del proprio corpo? Come coniugare la necessità per un medico di curare e mantenere in vita il paziente con la volontà da parte di un malato in stato vegetativo di interrompere le cure? - Intervista a Nicola Latronico, prof. associato di anestesia e rianimazione presso l’università di Brescia
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Era il 9 febbraio 2009, e dopo una storia di sofferenze durata ben 17 anni, la vita di Eluana Englaro si spense nella casa di riposo La Quiete nella città di Udine. La sua esistenza, dopo l’incidente stradale avvenuto il 18 gennaio 1992, prese una piega particolare e simbolica, e le battaglie per una dolce morte realizzate dal coraggioso padre Beppino diventarono di importanza nazionale, sviluppando così un dibattito sociale e politico sul cosidetto testamento biologico. Chi deve decidere del proprio corpo? Come coniugare la necessità per un medico di curare e mantenere in vita il paziente con la volontà da parte di un malato in stato vegetativo di interrompere le cure? - Intervista a Nicola Latronico, prof. associato di anestesia e rianimazione presso l’università di Brescia
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s06xe195 - Acqua ma non sempre
Mentre vicino a noi continua ad evolvere il condominio di pianeti chiamato sistema solare, lì, nello spazio più profondo, attorno ad altre stelle, evolvono e si sviluppano nuovi sistemi planetari dove si formeranno nuovi pianeti. Quante volte qui nel fotone abbiamo parlato di esopianeti e quante volte abbiamo discusso della difficoltà di individuare pianeti di piccola dimensione per localizzare posti dove potrebbe essere presente la vita. In tutto questo c'è un piccolo dettaglio da non trascurare: l'acqua. L'acqua è l'ingrediente fondamentale per realizzare la ricetta della vita. - Intervista alla prof.ssa Ilaria Pascucci, membro del Space Telescope Science Institute, assistant professor presso l'università dell'Arizona
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Mentre vicino a noi continua ad evolvere il condominio di pianeti chiamato sistema solare, lì, nello spazio più profondo, attorno ad altre stelle, evolvono e si sviluppano nuovi sistemi planetari dove si formeranno nuovi pianeti. Quante volte qui nel fotone abbiamo parlato di esopianeti e quante volte abbiamo discusso della difficoltà di individuare pianeti di piccola dimensione per localizzare posti dove potrebbe essere presente la vita. In tutto questo c'è un piccolo dettaglio da non trascurare: l'acqua. L'acqua è l'ingrediente fondamentale per realizzare la ricetta della vita. - Intervista alla prof.ssa Ilaria Pascucci, membro del Space Telescope Science Institute, assistant professor presso l'università dell'Arizona
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s06xe194 – Accelera il consenso
Quando un ricercatore deve raggruppare dei dati, ha una sola strada davanti a sè: utilizzare uno dei tanti metodi cluster. Il clustering è una delle tecniche forse più diffuse per fare questa operazione. Si hanno degli eventi (data), si sceglie una tecnica che identifichi elementi comuni e caratteristiche comuni per creare i gruppi (data sets), e li si unisce per fra loro (clusters). Come si può capire quindi, non è assolutamente indifferente scegliere il metodo giusto per fare un cluster. Andiamo dal fuzzy clustering al clustering esclusivo, fino ad arrivare allo hier e al più celebre k-means. Per la biologia, fra i tanti, ne emerge uno chiamato il consensus clustering. Il consensus però ha un difetto: raggruppa i dati lentamente e quindi rallenta le operazioni di calcolo - Intervista al prof. Raffaele Giancarlo, ordinario di informatica all’università di Palermo, e col dott. Filippo Utro, post doc presso l’IBM di New York
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Quando un ricercatore deve raggruppare dei dati, ha una sola strada davanti a sè: utilizzare uno dei tanti metodi cluster. Il clustering è una delle tecniche forse più diffuse per fare questa operazione. Si hanno degli eventi (data), si sceglie una tecnica che identifichi elementi comuni e caratteristiche comuni per creare i gruppi (data sets), e li si unisce per fra loro (clusters). Come si può capire quindi, non è assolutamente indifferente scegliere il metodo giusto per fare un cluster. Andiamo dal fuzzy clustering al clustering esclusivo, fino ad arrivare allo hier e al più celebre k-means. Per la biologia, fra i tanti, ne emerge uno chiamato il consensus clustering. Il consensus però ha un difetto: raggruppa i dati lentamente e quindi rallenta le operazioni di calcolo - Intervista al prof. Raffaele Giancarlo, ordinario di informatica all’università di Palermo, e col dott. Filippo Utro, post doc presso l’IBM di New York
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s06xe193 – Illuminami, disse il semiconduttore…
La tecnologia fotovoltaica è una delle fonti energetiche in maggior sviluppo negli ultimi anni. Con la fine delle fonti fossili (come carbone e uranio), diventa sempre di più stretta attualità la ricerca di strumenti e tecnologie capaci di fornire energie con un’alta efficienza (e una buona continuità). Fino a qualche tempo fa, il fotovoltaico basava la sua esistenza sull’utilizzo del silicio, un semiconduttore intrinseco (e, sopratutto, inorganico) capace di far passare, attraverso un opportuno drogaggio, la carica elettrica. Una delle nuove frontiere del fotovoltaico è la creazione, in laboratorio, di opportuni polimeri capaci di rispondere efficacemente allo stimolo luminoso: sono chiamati semiconduttori organici, e hanno, come base della loro catena polimerica, l’atomo di carbonio - Intervista a l dott. Gianluca Latini, post-doc presso l’Istituto Italiano di Tecnologia di Lecce
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La tecnologia fotovoltaica è una delle fonti energetiche in maggior sviluppo negli ultimi anni. Con la fine delle fonti fossili (come carbone e uranio), diventa sempre di più stretta attualità la ricerca di strumenti e tecnologie capaci di fornire energie con un’alta efficienza (e una buona continuità). Fino a qualche tempo fa, il fotovoltaico basava la sua esistenza sull’utilizzo del silicio, un semiconduttore intrinseco (e, sopratutto, inorganico) capace di far passare, attraverso un opportuno drogaggio, la carica elettrica. Una delle nuove frontiere del fotovoltaico è la creazione, in laboratorio, di opportuni polimeri capaci di rispondere efficacemente allo stimolo luminoso: sono chiamati semiconduttori organici, e hanno, come base della loro catena polimerica, l’atomo di carbonio - Intervista a l dott. Gianluca Latini, post-doc presso l’Istituto Italiano di Tecnologia di Lecce
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s06xe192 - Tutti i nodi vengono al Network
Una delle cose forse più belle della matematica è che rappresenta non soltanto una mera successione di numeri, ma l’unico modello razionale capace di rendere “calcolabile” e “prevedibile” l’esistente. Reti sociali, reti informatiche, reti di comunicazione, tutto è matematica, e individuare il modello giusto, i suoi vantaggi, i problemi e le vulnerabilità, costituisce forse l’unico modo per prevenire e misurare gli errori che si potranno verificare nel sistema. Ma se, invece, fosse il modello stesso ad essere sbagliato? Le nostre reti elettriche - le power networks - infrastrutture sulle quali si basa la vita di qualche miliardo di persone su questo pianeta, sono anch’esse rappresentate da strutture matematiche. Ma queste infrastrutture, costruite per supportare carichi non certo ingenti come quelli attuali, stanno cominciando a presentare i loro problemi… - Intervista al dott. Fabio Pasqualetti, studente di dottorato presso l’Università di Santa Barbara in California
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Una delle cose forse più belle della matematica è che rappresenta non soltanto una mera successione di numeri, ma l’unico modello razionale capace di rendere “calcolabile” e “prevedibile” l’esistente. Reti sociali, reti informatiche, reti di comunicazione, tutto è matematica, e individuare il modello giusto, i suoi vantaggi, i problemi e le vulnerabilità, costituisce forse l’unico modo per prevenire e misurare gli errori che si potranno verificare nel sistema. Ma se, invece, fosse il modello stesso ad essere sbagliato? Le nostre reti elettriche - le power networks - infrastrutture sulle quali si basa la vita di qualche miliardo di persone su questo pianeta, sono anch’esse rappresentate da strutture matematiche. Ma queste infrastrutture, costruite per supportare carichi non certo ingenti come quelli attuali, stanno cominciando a presentare i loro problemi… - Intervista al dott. Fabio Pasqualetti, studente di dottorato presso l’Università di Santa Barbara in California
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s06xe191 - Due riflessioni
La notizia è nota: l'11 marzo 2001 un terremoto di magnitudo 8,9 richter ha colpito la costa orientale del Giappone. Sui giornali, telegionali, radio, tweets, blog, ed altre fonti di informazione ne abbiamo viste e sentite di ogni tipo, le cifre aumentano, e i dati, purtroppo, sono destinati a modificarsi (in peggio) di ora in ora. Ma sul fronte del nucleare giapponese cosa sta succedendo? Secondo i dati della World Nuclear Association, le centrali presenti in Giappone sono ben 52, e secondo l'IAEA (al momento in cui scriviamo) ben 11 sarebbero i reattori disattivati (ma non spenti) come "misura cautelativa". Come mai si rincorrono le notizie sul meltdown del reattore n°1 nella centrale di Fukushima? E' l'unico reattore a rischio? Proviamo a fare il punto della situazione insieme a Marco Pagani, fisico, autore del blog Ecoalfabeta sulla piattaforma Blogosfere, e membro di Aspo Italia. Puntata speciale. Stay tuned!
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La notizia è nota: l'11 marzo 2001 un terremoto di magnitudo 8,9 richter ha colpito la costa orientale del Giappone. Sui giornali, telegionali, radio, tweets, blog, ed altre fonti di informazione ne abbiamo viste e sentite di ogni tipo, le cifre aumentano, e i dati, purtroppo, sono destinati a modificarsi (in peggio) di ora in ora. Ma sul fronte del nucleare giapponese cosa sta succedendo? Secondo i dati della World Nuclear Association, le centrali presenti in Giappone sono ben 52, e secondo l'IAEA (al momento in cui scriviamo) ben 11 sarebbero i reattori disattivati (ma non spenti) come "misura cautelativa". Come mai si rincorrono le notizie sul meltdown del reattore n°1 nella centrale di Fukushima? E' l'unico reattore a rischio? Proviamo a fare il punto della situazione insieme a Marco Pagani, fisico, autore del blog Ecoalfabeta sulla piattaforma Blogosfere, e membro di Aspo Italia. Puntata speciale. Stay tuned!
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s06xe190 - Prede e predatori
Li', lontano, nell’America del Nord, esiste un posto da sogno chiamato Rocky Mountains, una catena montuosa che taglia verticalmente Canada e Stati Uniti, e che conserva fra le sue rocce un pezzo di storia di quel continente. Oggi, in quelle zone, esiste uno dei parchi nazionali più belli della terra, il Rocky Mountain National Park, dove vivono animali bellissimi come alci, lupi, volpi, orsi e marmotte. Dove esiste un parco nazionale, esiste anche una meta turistica, ed è così che anno dopo anno le Rockies sono visitate da migliaia e migliaia di turisti in cerca di un angolo naturale incontaminato da vivere. Ma come reagiscono gli animali alla presenza dell’uomo? E sopratutto: quali tipi di animali reagiscono positivamente e quali invece negativamente? - Intervista al Alessandro Massolo, assistant professor presso la facoltà di medicina veterinaria dell’università di Calgary, in Canada.
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Li', lontano, nell’America del Nord, esiste un posto da sogno chiamato Rocky Mountains, una catena montuosa che taglia verticalmente Canada e Stati Uniti, e che conserva fra le sue rocce un pezzo di storia di quel continente. Oggi, in quelle zone, esiste uno dei parchi nazionali più belli della terra, il Rocky Mountain National Park, dove vivono animali bellissimi come alci, lupi, volpi, orsi e marmotte. Dove esiste un parco nazionale, esiste anche una meta turistica, ed è così che anno dopo anno le Rockies sono visitate da migliaia e migliaia di turisti in cerca di un angolo naturale incontaminato da vivere. Ma come reagiscono gli animali alla presenza dell’uomo? E sopratutto: quali tipi di animali reagiscono positivamente e quali invece negativamente? - Intervista al Alessandro Massolo, assistant professor presso la facoltà di medicina veterinaria dell’università di Calgary, in Canada.
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s06xe189 - E su marte vita sia!
C’era una volta un mare. Quel mare era caldo, ricco di elementi, ed accogliente. Quel mare un giorno incontrò una cometa. Fu amore a prima vista. La cometa rilasciò parte di sè in quel mare, e lui ricambiò crescendo e nutrendo quei piccoli germogli di vita. Da quei piccoli germogli naquero le 4 basi azotate chiamate adenina, guanina, timina e citosina, si legarono ad alcuni pezzi di zucchero, e nacque finalmente la vita come noi la conosciamo con la formazione delle prime molecole di DNA. Non sapremo (forse) mai se questa storia d’amore sia davvero andata così, ma il tentativo della bioastronomia è proprio questo: capire in che modo e con che tempi si sia sviluppata la vita sulla terra, per capire con che modelli studiare la sua comparsa su pianeti esterni alla Terra. Ma dove? - Intervista al prof. Giuseppe Galletta dell’Università di Padova
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C’era una volta un mare. Quel mare era caldo, ricco di elementi, ed accogliente. Quel mare un giorno incontrò una cometa. Fu amore a prima vista. La cometa rilasciò parte di sè in quel mare, e lui ricambiò crescendo e nutrendo quei piccoli germogli di vita. Da quei piccoli germogli naquero le 4 basi azotate chiamate adenina, guanina, timina e citosina, si legarono ad alcuni pezzi di zucchero, e nacque finalmente la vita come noi la conosciamo con la formazione delle prime molecole di DNA. Non sapremo (forse) mai se questa storia d’amore sia davvero andata così, ma il tentativo della bioastronomia è proprio questo: capire in che modo e con che tempi si sia sviluppata la vita sulla terra, per capire con che modelli studiare la sua comparsa su pianeti esterni alla Terra. Ma dove? - Intervista al prof. Giuseppe Galletta dell’Università di Padova
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s06xe187 - Higgs mon amour!
Il Bosone di Higgs è uno dei più grandi misteri della fisica moderna. Secondo i teorici, sarebbe proprio lui il responsabile della trasformazione dell’energia in materia, e sarebbe lui la soluzione di molti interrogativi sul Modello Standard. Per questo, qualche anno fa è stato costruito, sotto la superficie di Ginevra, il Large Hadron Collider, un grande accelleratore di particelle che dovrà rispondere all’annoso interrogativo sull’esistenza di questa particella. Non è affatto scontato che esista, ma se davvero esistesse, allora, in presenza di un intenso campo gravitazionale, dovrebbe indurre sulla radiazione uno shift spettroscopico caratteristico del Campo di Higgs da cui proviene - Intervista al dott. Roberto Onofrio, docente presso il dipartimento di fisica Galileo Galilei dell’Università di Padova
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Il Bosone di Higgs è uno dei più grandi misteri della fisica moderna. Secondo i teorici, sarebbe proprio lui il responsabile della trasformazione dell’energia in materia, e sarebbe lui la soluzione di molti interrogativi sul Modello Standard. Per questo, qualche anno fa è stato costruito, sotto la superficie di Ginevra, il Large Hadron Collider, un grande accelleratore di particelle che dovrà rispondere all’annoso interrogativo sull’esistenza di questa particella. Non è affatto scontato che esista, ma se davvero esistesse, allora, in presenza di un intenso campo gravitazionale, dovrebbe indurre sulla radiazione uno shift spettroscopico caratteristico del Campo di Higgs da cui proviene - Intervista al dott. Roberto Onofrio, docente presso il dipartimento di fisica Galileo Galilei dell’Università di Padova
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s06xe186 - La tubercolosi degli ultimi
La tubercolosi è una malattia infida. Si genera a causa di un micobatterio (mycobacterium tubercolosis), attacca comumunemente i polmoni, ma può anche interessare il sistema nervoso centrale, le ossa, e perfino la pelle. L’organizzazione mondiale della sanità WHO calcola che almeno un terzo della popolazione mondiale sia affetta da questa patologia. Un dato non troppo confortante se pensiamo che è una malattia le cui precauzioni risiedono in piccoli ed elementari regole di igiene. Un dato che la rafforza la sua importanza se pensiamo che nelle carceri (luoghi disagiati per eccellenza) la percentuale risulta addirittura più alta. Come fare quindi? Innanzi tutto attraverso una campagna serrata di prevenzione, e in secondo luogo attraverso una base statistica che ci permetta di conoscere percentuali precise e a cui far riferimento - Intervista a Iacopo Baussano, ricercatore presso l’Università del Piemonte Orientale
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La tubercolosi è una malattia infida. Si genera a causa di un micobatterio (mycobacterium tubercolosis), attacca comumunemente i polmoni, ma può anche interessare il sistema nervoso centrale, le ossa, e perfino la pelle. L’organizzazione mondiale della sanità WHO calcola che almeno un terzo della popolazione mondiale sia affetta da questa patologia. Un dato non troppo confortante se pensiamo che è una malattia le cui precauzioni risiedono in piccoli ed elementari regole di igiene. Un dato che la rafforza la sua importanza se pensiamo che nelle carceri (luoghi disagiati per eccellenza) la percentuale risulta addirittura più alta. Come fare quindi? Innanzi tutto attraverso una campagna serrata di prevenzione, e in secondo luogo attraverso una base statistica che ci permetta di conoscere percentuali precise e a cui far riferimento - Intervista a Iacopo Baussano, ricercatore presso l’Università del Piemonte Orientale
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s06xe185 - Al cuor non si comanda
Il nostro cuore è un muscolo autoritmico. Questo significa che, autonomamente, senza chiedere il permesso al cervello, si muove, pulsa, fa le sue funzioni, e, sopratutto, genera e regola la circolazione sanguigna. Tutto questo lo fa grazie ad una piccola e apparentemente insignificante zona: il nodo senoatriale (posto in alto a destra del cuore), meglio noto dagli addetti ai lavori come canale peacemaker dal quale si irradiano le sossettine elettriche che lo fanno pulsare. A loro volta le scossettine son generate dai canali ionici posti sulle membrane cellulari, e i canali ionici, a loro volta ancora, sono composti da proteine. Fra tutti i geni che le codificano, uno è il più importante di tutti. Si chiama Hcn4 e codifica le proteine responsabili del corretto funzionamento del canali ionici nel nodo senoatriale. E' possibile controllare l'on-off degli stimoli elettrici cardiaci? O meglio: è possibile utilizzare il gene Hcn4 come un interruttore? - Intervista al prof. Mirko Baruscotti, prof. associato di biologia all'università di Milano {pca-94d46257723f6981b05f1e34de6f425e}
Il nostro cuore è un muscolo autoritmico. Questo significa che, autonomamente, senza chiedere il permesso al cervello, si muove, pulsa, fa le sue funzioni, e, sopratutto, genera e regola la circolazione sanguigna. Tutto questo lo fa grazie ad una piccola e apparentemente insignificante zona: il nodo senoatriale (posto in alto a destra del cuore), meglio noto dagli addetti ai lavori come canale peacemaker dal quale si irradiano le sossettine elettriche che lo fanno pulsare. A loro volta le scossettine son generate dai canali ionici posti sulle membrane cellulari, e i canali ionici, a loro volta ancora, sono composti da proteine. Fra tutti i geni che le codificano, uno è il più importante di tutti. Si chiama Hcn4 e codifica le proteine responsabili del corretto funzionamento del canali ionici nel nodo senoatriale. E' possibile controllare l'on-off degli stimoli elettrici cardiaci? O meglio: è possibile utilizzare il gene Hcn4 come un interruttore? - Intervista al prof. Mirko Baruscotti, prof. associato di biologia all'università di Milano {pca-94d46257723f6981b05f1e34de6f425e}
s06xe184 - Il peer review che mancava
Qualche giorno fa qui a Bologna veniva indetta una conferenza stampa molto particolare. Il prof. Focardi, docente di fisica in pensione, e l'ingegner Rossi, presentavano davanti ad una platea di giornalisti e scienziati la loro presunta scoperta: la dimostrazione, scientifica (?), della fusione fredda. Molte cose ci rendono dubbiosi. La prima: la ricerca non è stata pubblicata su nessun giornale scientifico e non ha passato il vaglio della peer review, è stata pubblicata sul loro blog, che ha un nome altisonante, ma che non è una rivista scientifica. La seconda: ammesso e non concesso che davvero si generi energia attraverso l'effetto della fusione fredda (ci avevano già provato Fleishmann e Pons in buona fede nel 1989), questo effetto andrebbe spiegato, discusso, e non chiuso in un brevetto. La terza: la conferenza stampa sa molto di azienda che deve far profitti e non di ricerca che deve fare scienza. E allora, adesso la parola a chi (almeno) una analisi critica l'ha fatta. E' il CICAP, nella persona di Stefano Bagnasco. E quindi, fiato alle trombe, fiato alla scienza! {pca-94d46257723f6981b05f1e34de6f425e}
Qualche giorno fa qui a Bologna veniva indetta una conferenza stampa molto particolare. Il prof. Focardi, docente di fisica in pensione, e l'ingegner Rossi, presentavano davanti ad una platea di giornalisti e scienziati la loro presunta scoperta: la dimostrazione, scientifica (?), della fusione fredda. Molte cose ci rendono dubbiosi. La prima: la ricerca non è stata pubblicata su nessun giornale scientifico e non ha passato il vaglio della peer review, è stata pubblicata sul loro blog, che ha un nome altisonante, ma che non è una rivista scientifica. La seconda: ammesso e non concesso che davvero si generi energia attraverso l'effetto della fusione fredda (ci avevano già provato Fleishmann e Pons in buona fede nel 1989), questo effetto andrebbe spiegato, discusso, e non chiuso in un brevetto. La terza: la conferenza stampa sa molto di azienda che deve far profitti e non di ricerca che deve fare scienza. E allora, adesso la parola a chi (almeno) una analisi critica l'ha fatta. E' il CICAP, nella persona di Stefano Bagnasco. E quindi, fiato alle trombe, fiato alla scienza! {pca-94d46257723f6981b05f1e34de6f425e}
s06xe183 - La donna è empatica (qual piuma al vento)
Ne avevamo parlato due anni fa all’interno della trasmissione dedicata ai neuroni specchio: l’empatia, una delle caratteristiche peculiari che derivano dalla presenza nel nostro cervello di questo tipo di neuroni, è molto più sviluppata nelle donne piuttosto che negli uomini. Non si sa perché ma è così. La struttura del cervello femminile, i tipi di reazioni, e l’attivazione delle aree cerebrali, è diversa fra soggetti maschili e femminili. Più che essere una scoperta è, direte voi, una conferma di quella che è la vox populi. Ma l’empatia, al contrario di quel che si può pensare, non è soltanto quel “sentimento” che induce a immedesimarsi negli stati d’animo di chi ci sta vicino, ma è anche quella caratteristica che consente di imparare per imitazione. Pertanto il sesso femminile non solo è più sensibile del sesso maschile, ma è anche più reattivo agli stimoli - Intervista al dott. Daniele Marzoli, docente a contratto presso l’Università di Chieti {pca-94d46257723f6981b05f1e34de6f425e}
Ne avevamo parlato due anni fa all’interno della trasmissione dedicata ai neuroni specchio: l’empatia, una delle caratteristiche peculiari che derivano dalla presenza nel nostro cervello di questo tipo di neuroni, è molto più sviluppata nelle donne piuttosto che negli uomini. Non si sa perché ma è così. La struttura del cervello femminile, i tipi di reazioni, e l’attivazione delle aree cerebrali, è diversa fra soggetti maschili e femminili. Più che essere una scoperta è, direte voi, una conferma di quella che è la vox populi. Ma l’empatia, al contrario di quel che si può pensare, non è soltanto quel “sentimento” che induce a immedesimarsi negli stati d’animo di chi ci sta vicino, ma è anche quella caratteristica che consente di imparare per imitazione. Pertanto il sesso femminile non solo è più sensibile del sesso maschile, ma è anche più reattivo agli stimoli - Intervista al dott. Daniele Marzoli, docente a contratto presso l’Università di Chieti {pca-94d46257723f6981b05f1e34de6f425e}
s06xe182 - 52 lampi nell'universo
Viviamo in un universo turbolento, pieno di energia, materia, e fotoni in movimento. Quell’universo poetico, calmo, tranquillo (direi quasi new-age) rappresentato in video come questi non esiste. Esiste invece un universo costellato di eventi altamente energetici, come esplosioni di stelle, collisioni, pulsar, e chi più ne ha più ne metta. Fra gli eventi altamente energetici spiccano i GRB, acronimo che sta per Gamma Ray Burst, ovvero, letteralmente esplosioni di lampi gamma. Si dividono in due tipologie: gamma ray di tipo corto ( min di 2 sec e altamente energetici) e gamma ray di tipo lungo (meno energetici e max di 2 sec). Generati molto probabilmente da catastrofi cosmologiche come lo scontro di due stelle di neutroni (ma non solo), sono distribuiti in maniera isotropa nell’universo - intervista alla dott.ssa Elisabetta Bissaldi, post-doc presso l’università di Innsbruck {pca-94d46257723f6981b05f1e34de6f425e}
Viviamo in un universo turbolento, pieno di energia, materia, e fotoni in movimento. Quell’universo poetico, calmo, tranquillo (direi quasi new-age) rappresentato in video come questi non esiste. Esiste invece un universo costellato di eventi altamente energetici, come esplosioni di stelle, collisioni, pulsar, e chi più ne ha più ne metta. Fra gli eventi altamente energetici spiccano i GRB, acronimo che sta per Gamma Ray Burst, ovvero, letteralmente esplosioni di lampi gamma. Si dividono in due tipologie: gamma ray di tipo corto ( min di 2 sec e altamente energetici) e gamma ray di tipo lungo (meno energetici e max di 2 sec). Generati molto probabilmente da catastrofi cosmologiche come lo scontro di due stelle di neutroni (ma non solo), sono distribuiti in maniera isotropa nell’universo - intervista alla dott.ssa Elisabetta Bissaldi, post-doc presso l’università di Innsbruck {pca-94d46257723f6981b05f1e34de6f425e}
s06xe181 - Smart (non troppo) Grid
Le reti intelligenti, meglio note come Smart Grid, sono le reti strutturate per il trasporto (ma sopratutto la gestione) dell’energia elettrica prodotta da differenti fonti energetiche. Le Smart Grid nascono con lo scopo dichiarato di passare ad un sistema di distribuzione energetico in cui sia l’utente ad autoprodursi l’energia ed immetterla in rete, e non più l’utente ad acquistare energia da una sorgente unica come potrebbe essere una centrale elettrica. Domanda: un sistema come PLC (Power Line Communications), nato per distribuire dati, è adatto ad integrarsi con le moderne Smart Grid per distribuire energia? La risposta se la son data un gruppo di ricercatori dell’IEEE (Institute of Electrical and Electronics Engineers): le due tecnologie, insieme, lavorano male. Architecture Must Come First! - Intervista alla prof.ssa Anna Scaglione, senior member dell’IEEE, docente presso il Department of Electrical and Computer Engineering dell’University of California Davis {pca-94d46257723f6981b05f1e34de6f425e}
Le reti intelligenti, meglio note come Smart Grid, sono le reti strutturate per il trasporto (ma sopratutto la gestione) dell’energia elettrica prodotta da differenti fonti energetiche. Le Smart Grid nascono con lo scopo dichiarato di passare ad un sistema di distribuzione energetico in cui sia l’utente ad autoprodursi l’energia ed immetterla in rete, e non più l’utente ad acquistare energia da una sorgente unica come potrebbe essere una centrale elettrica. Domanda: un sistema come PLC (Power Line Communications), nato per distribuire dati, è adatto ad integrarsi con le moderne Smart Grid per distribuire energia? La risposta se la son data un gruppo di ricercatori dell’IEEE (Institute of Electrical and Electronics Engineers): le due tecnologie, insieme, lavorano male. Architecture Must Come First! - Intervista alla prof.ssa Anna Scaglione, senior member dell’IEEE, docente presso il Department of Electrical and Computer Engineering dell’University of California Davis {pca-94d46257723f6981b05f1e34de6f425e}
s06xe180 - Quando l’economia incontra la fisica
Adam Smith, Karl Marx e John Maynard Keynes sono soltanto alcuni dei grandi economisti che, nel corso del tempo, hanno cambiato la nostra visione del mondo. Viviamo in un mondo dove regna il capitale, come direbbe Marx, ma viviamo in un mondo, come direbbe Smith, dove il grande sistema economico autocorregge i propri errori. Un sistema perfetto all’apparenza, ma non privo di errori e di falle, tanto che, come direbbe Keynes, il sistema stesso ha bisogno di interventi pubblici dall’esterno per autosostenersi. La recente crisi economica, e l’esplosione delle bolle finanziarie, hanno portato molti studiosi a riflettere sui principi stessi dell’economia di mercato. Può la fisica aiutare a comprendere il comportamento dell’Homo Economicus e intervenire a regolare l’economia? Welcome to Econofisica World - Intervista al prof. Stefano Balietti, docente di sociologia, modellizzazioni e simulazioni presso il politecnico di Zurigo {pca-94d46257723f6981b05f1e34de6f425e}
Adam Smith, Karl Marx e John Maynard Keynes sono soltanto alcuni dei grandi economisti che, nel corso del tempo, hanno cambiato la nostra visione del mondo. Viviamo in un mondo dove regna il capitale, come direbbe Marx, ma viviamo in un mondo, come direbbe Smith, dove il grande sistema economico autocorregge i propri errori. Un sistema perfetto all’apparenza, ma non privo di errori e di falle, tanto che, come direbbe Keynes, il sistema stesso ha bisogno di interventi pubblici dall’esterno per autosostenersi. La recente crisi economica, e l’esplosione delle bolle finanziarie, hanno portato molti studiosi a riflettere sui principi stessi dell’economia di mercato. Può la fisica aiutare a comprendere il comportamento dell’Homo Economicus e intervenire a regolare l’economia? Welcome to Econofisica World - Intervista al prof. Stefano Balietti, docente di sociologia, modellizzazioni e simulazioni presso il politecnico di Zurigo {pca-94d46257723f6981b05f1e34de6f425e}